Vatti a fidare! Quante volte si ascolta o si pensa questa semplicissima frase, o almeno all'apparenza semplicissima. Effettivamente qualunque piccolo gesto della nostra vita quotidiana, soprattutto nelle società contemporanee, si basa su una fondamentale fiducia nel funzionamento degli ingranaggi, dei meccanismi e degli elementi che le compongono.
La geografia emozionale è altrettanto importante della geografia politica e fisica, anzi, a dire il vero i luoghi li ricordiamo più per i sentimenti e le sensazioni che abbiamo provato che non per le linee di confine disegnate su una cartina. I confini, in fondo, li creiamo nella nostra testa e li viviamo quotidianamente in una società dove tutto funziona sul principio fondamentalmente emotivo della fiducia.
Fiducia in noi stessi, certamente, e nelle persone che fanno funzionare il nostro mondo e tutto ciò cui siamo abituati. Fiducia nell'esistenza stessa delle nostre certezze e di tutto ciò che costituisce il normale svolgimento di giornate caratterizzate da una notevole socialità apparentemente non tangibile. Viviamo in case costruite con materiali sul cui processo produttivo possiamo avere un controllo virtuale ma soprattutto ci fidiamo di chi le costruisce o le ha disegnate, di chi produce la calce e il cemento, degli organismi di controllo e delle regole stesse della società.
Ci fidiamo delle convenzioni scientifiche ed empiriche che ci fanno immaginare qualcosa di buono, dimensioni spazio temporali definite e precise.
Senza parlare di tecnologie, di trasporti, persino per le funzioni primarie, respirare, nutrirsi, riprodursi.
Vatti a fidare.
Vatti a fidare.
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