1.
Un bel giorno di primavera i fiori tutti
fioriti si guardarono intorno e videro che erano davvero belli, tutti colorati
e con forme stravaganti, bizzarre oppure semplicissime.
C’era il fiore verde, tondo e sorridente,
quello viola con tanti petali quante sono le dita di due mani, quello rosa con
i triangoli intorno al pistillo, il fiore giallo, arancione, bianco e nero che
aveva proprio la forma di una girandola, quello blu con tre serie di foglie e
quello rosso a pois con tanta voglia di ballare.
“Siamo proprio belli, nevvero?” disse il
Verde
“Oh sì e siamo tutti diversi” rispose il
Rosso a pois
“Già già abbiamo forme assai peculiari e
ci muoviamo in modo differente” meditò il Viola
“Ma quello che ci distingue davvero
cos’è?” chiese il Blu
“Beh, potremmo chiederlo alle api o alle
farfalle che ci conoscono tanto bene” propose il Giallo, Arancione, Bianco e
Nero
Dopo una lunga dissertazione si giunse
alla conclusione che forse era proprio il caso di chiederlo alle api che
passavano di là ma erano tanto impegnate nel loro lavoro che non ci fu verso di
ottenere risposte se non un laconico:
“Potreste chiedere alle farfalle, loro
prima di essere tanto svolazzanti erano crisalidi e prima ancora bruchi,
conoscono tante cose potrebbero ottenere la giusta risposta”.
I fiori ci pensarono su e decisero che
il suggerimento dell’ape, sebbene un po’ sbrigativo, fosse anche giusto e
sensato e qualcosa si sarebbe anche capito domandando a chi aveva tante età
vissuto.
Appena le ali della farfalla Farfarella
si avvicinarono, i fiori si profusero in una danza tutta speciale, un richiamo
inequivocabile e irresistibile.
“Che belle movenze, come posso
aiutarvi?”
“Ciao Farfarella, stiamo cercando…”
iniziò il Giallo, Arancione, Bianco e Nero
“…di capire…” proseguì il Blu
“…cosa ci differenzi…” continuò il Viola
“…veramente” concluse la spiegazione il
Rosso a pois
“Tu lo sai?” chiese a bruciapelo il
Verde
“La questione è alquanto complessa”
affermò meditabonda Farfarella aggiungendo “siete molto diversi tra voi ma
egualmente meravigliosi, certamente l’odore caratteristico, le forme e il
colore”
“Già il colore”, risposero in coro e
posero una domanda che sembrava semplice ma forse non lo era poi tanto perché
come è noto e arcinoto e stranotissimo, non esistono domande stupide o inutili
anche se non sempre si è tenuti a rispondere.
Probabilmente si potrebbe pensare che la
domanda riguardasse il modo in cui si formano le sfumature che come è noto e
arcinoto e stranotissimo si compongono con i colori primari, il giallo, il
rosso, il blu aggiungendo bianco e nero anche se vi sono anche altre possibilità
ma il quesito non aveva a che fare con le sfumature bensì con l’essenza stessa
del colore.
“Su questo non posso rispondervi”
rispose Farfarella che si sbrigò ad aggiungere “però posso chiedere in giro
forse qualcuno ne sa qualcosa” e così dicendo sfarfallò via.
2.
Farfarella si era sentita molto
importante perché aveva ottenuto un incarico che l’aveva proprio inorgoglita.
Dopo essersi consultati tra loro e poi
con api, vespe, calabroni, libellule, coccinelle, mosche e tanti altri insetti,
i fiori, che si sentivano molto belli perché uno differente dall’altro, le
avevano chiesto di sapere qualcosa su uno degli elementi che costituisce la
loro diversità: l’essenza del colore.
Certo il compito non era facile, anzi,
era piuttosto arduo e proprio per questo le sue ali avevano avuto un fremito di
vanità mista a curiosità e in men che non si dica era andata a chiedere alle
sue amiche farfalle che aveva conosciuto quando era ancora un bruco o una
crisalide.
“Ciao Farfarella che piacere vederti!”
esordì Violetta
“Che ci racconti di bello?” le chiese
Bluette
“Va tutto bene?” domandò Verdella
“Che ne pensi delle ali?” curiosò
Fucsietta che era stata bruco insieme a lei
“Sei felice della tua nuova condizione?”
s’informò Giallina che era stata crisalide su una pietra vicina
“Dicci dicci” la esortò infine Rossetta
In poche emozionatissime parole
Farfarella spiegò ciò che le avevano chiesto e, dopo una danza svolazzante, le
sue amiche giunsero alla conclusione che la domanda fosse assai importante ma che
non avrebbero saputo dare una risposta precisa, sarebbe stato necessario
chiedere a Pandarella che casualmente passava di là proprio in quel momento.
3.
Pandarella se ne andava bella bella nei
prati quando la sua attenzione venne catturata da uno svolazzare di ali di
farfalle colorate. Era uno spettacolo davvero emozionante e sapeva che quello
era un modo per richiamare la sua attenzione.
In effetti le farfalle le avevano domandato
una cosa cui non sapeva rispondere: volevano conoscere l’essenza del colore.
A dire il vero e per dirla tutta non
erano state proprio le farfalle bensì i fiori, dopo una lunga consultazione con
api, vespe, calabroni, libellule, coccinelle, mosche e tanti altri insetti,
avevano chiesto a Farfarella di andare a chiedere informazioni e poi le sue
amiche farfalle l’avevano aiutata a capire qualcosa in più e soprattutto
avevano deciso di domandare a Pandarella.
Pandarella salutò le farfalle, ringraziò per la fiducia e promise che avrebbe fatto del suo meglio per venire a capo di una situazione tanto delicata e di una richiesta tanto complicata.
Pensa che ti ripensa che ti strapensa,
Pandarella aveva deciso di andare a chiedere di là dal mare e su una barchetta
si era avventurata.
Nel mare c’erano tantissimi pesci di
tante fogge e colori, diverso l’uno dall’altro e Pandarella colse
l’occasione per chiedere loro se ne sapessero qualcosa.
“Non sapremmo proprio che dirti”
risposero pronunciando uno speciale suono armonico che si spandeva attraverso
le onde “però anche noi abbiamo notato di essere uno diverso dall’altro per
forme e per colori anche se molte delle nostre differenze si accentuano in base
alla profondità delle acque in cui nuotiamo”.
Pandarella ringraziò e si mise ad
ascoltare lo sciabordio dell’acqua al di sopra della carena del suo natante,
era tanto rilassante che si addormentò.
4.
Forse era stato il canto delle sirene, l’ondeggiare
lento delle onde, il caldo sole o il senso di responsabilità per l’importante
missione, fatto sta che Pandarella si era proprio addormentata.
Non aveva certo dimenticato la richiesta
delle farfalle, o meglio quella che avevano fatto i fiori, dopo una lunga
consultazione con api, vespe, calabroni, libellule, coccinelle, mosche e tanti
altri insetti, a Farfarella ossia di andare a cercare di capire l’essenza del
colore.
Mentre ronfava beatamente doveva essere
trapelato qualcosa nei suoi sogni perché un cormorano, il cui nome scientifico
è Phalacrocorax carbo, si posò sul timone e, alternando trilli e gorgheggi,
suoni acuti e gravi, gli raccontò che aveva saputo che Pandarella aveva
ricevuto una richiesta molto particolare e che l’avrebbe forse potuta aiutare.
Il cormorano volò dunque verso una
scogliera e da lì si avvicinò ad un faro bianco e rosso che si stagliava
sull’oceano per chiamare a raccolta i suoi amici pennuti che accorsero di buon
grado notando che anche loro erano davvero belli e ognuno diverso dall’altro.
Tra canti e svolazzate, la ricerca di
cibo per sfamare una nidiata ecco che la richiesta era stata esaminata e la
risposta era stata che non se ne sapeva molto ma che forse Pandarella avrebbe
dovuto domandare ulteriormente in una cittadella dove vive parecchia gente
allegra e gaudente.
Il cormorano tornò dunque ad appoggiarsi
sul timone della barchetta su cui Pandarella stava attraversando il mare, le
sussurrò di non svegliarsi proprio in quel momento e contestualmente la aggiornò
sulle richieste degli uccelli.
5.
Senza capire bene come, quando e perché
Pandarella si era ritrovata in una torre tutta colorata a strisce bianche viola
sormontata da una cupola triangolare bianca e nera.
Accanto a lei tante casette ridenti di
colori differenti.
C’era quella rossa con smerlature nere,
quella gialla con un doppio tetto di coppi solari, quella rosa con una
nuvoletta soffice in testa, ce n’era poi una verde con una scacchiera alla base
e una indaco con un bel tulipano blu che faceva la corte al tulipano rosa di
qualche aiuola più in là.
Non troppo discosti, inoltre, c’erano
due girasoli che erano però piuttosto particolari: erano infatti di una varietà
particolare tanto rara da essere quasi introvabile. Non soltanto si inclinavano
in base ai raggi del sole, come fa ogni girasole, ma i loro petali erano
cangianti e durante il giorno e la notte mutavano d’aspetto al punto da
risultare di tante sfumature quante ce ne sono in un arcobaleno.
Tra le siepi si scorgeva il riflesso
luminoso delle stelle e un raggio di luna ribalzò fino ad uno specchietto che
si trovava proprio sopra al letto di Pandarella facendola destare dal sonno profondo
e popolato di sogni sonori.
Si affacciò alla finestra e chiese al
satellite del Pianeta Terra, cioè domandò alla Luna, se avesse qualche notizia
in merito alla richiesta delle farfalle, o meglio quella che avevano fatto i
fiori, dopo una lunga consultazione con api, vespe, calabroni, libellule,
coccinelle, mosche e tanti altri insetti, a Farfarella: cercare di capire
l’essenza del colore.
“Sapevo quello che mi avresti domandato
e ho chiesto ai Pianeti del nostro Sistema Solare e poi al Sole, il quale ha
chiesto alle sue amiche Stelle della Via Lattea e la risposta è che l’essenza
del colore è luminosa”.
6.
Pandarella non fece neanche in tempo a
ringraziare la Luna, che si era girata dopo aver sbadigliato e si era addormentata di nuovo dopo tutta
quella fatica che aveva fatto per cercare di capire l’essenza del colore pur non avendo compreso granché.
Il giorno seguente, di buon mattino, Pandarella si
incamminò verso il campo di fiori dove sperava di incontrare Farfarella per
raccontarle tutta la faccenda.
Mentre camminava una pioggerella la
sorprese ma era stata previdente e aveva portato con sé un ombrello.
Appena giunse nel campo di fiori un
arcobaleno attraversò il cielo con una nettezza di rara bellezza.
“Ciao! Ho trovato la risposta alla
domanda che mi era stata posta ma non ci ho capito molto”, esordì non lasciando
tempo al tempo e continuando tutto d’un fiato “Mi hanno detto che l’essena del
colore è nella luce”
A quel punto si intromise Lumachella che
era potuta uscire dal suo guscio dopo aver mangiato tutte le foglie di basilico
che erano non troppo lontane dall’uscio.
“Io so di cosa parlavano”
“Di cosa di cosa?” Chiesero in coro
“Di particelle elementari chiamate
fotoni”, rispose con una vibrazione delle antenne.
"I fotoni?" chiesero in coro.
"Sì, vedete l'arcobaleno?", chiese Lumachella ruminando anche le foglie di insalata piantata lì vicino da un'ortolana gentile.
"L'arcobaleno è composto da raggi di sole e da gocce di pioggia!", rispose piccata Farfarella.
"Sì ma il colore è luce e la luce è una porzione di spettro elettromagnetico visibile di cui il fotone è la particella elementare", rispose Lumachella, lasciando tutti quanti con un palmo di naso, prima di ritirarsi nel suo guscio