Lappo
incontra le parole
Le notti si erano rincorse nelle buie giornate
lapponi e i preparativi per l’attesissimo spettacolo incuriosivano sempre più
gli abitanti del villaggio. Nella Terra Remota, comunque, le attività
procedevano col ritmo sonnacchioso delle infinite notti. C’era sempre chi, per
un motivo o per l’altro, finiva per confondere le ore antimeridiane con quelle
pomeridiane, arrivando in ritardo agli appuntamenti di ben dodici ore ma non
accadeva spessissimo.
Si narra che una volta Lappo stesse
leggendo uno tra i suoi libri preferiti sulla sedia a dondolo davanti al
focolare domestico. Essendo alquanto freddoloso, come già detto, si era
premunito di un’ampia coltre di coperte e di una teiera termica colma di tisana
invernale. Leggendo leggendo il sonno lo aveva ammaliato tra il crepitare della
legna e il rumore ovattato della neve, egli aveva cercato di resistergli ma
l’inconfondibile rumore del suo russare si era velocemente sparso nei dintorni
e i personaggi del libro ne avevano approfittato per prendere un po’ di respiro
e soprattutto svuotargli la dispensa. Due giorni e mezzo dopo si svegliò dal
torpore sonnolento con un certo appetito e quale meraviglia ebbe nel trovare le
parole del suo libro trasformatesi in personaggi veri e propri che, peraltro
stavano divorando l’ultimo pezzettino di pan di zenzero rimasto.
“Per tutte le betulle betulliche, cosa
ci fate voi nella mia dispensa?” chiese Lappo
“Non volevamo svegliarti” rispose un
personaggio, l’unico che al momento non avesse la bocca piena di prelibatezze.
“Già già” confermò sputacchiando qualche
mollica qua e là il più corpulento tra loro
Un altro avrebbe voluto dir qualcosa ma
riuscì soltanto a mugugnare: “Shìììì SCRUNCH CRUNCH ti CRUNCH CRUNCH volevamo
CRUNCH Crunchare uno CRUNCH CRUNCH shhpuntino ma GNAM GNAM dormivi così GNAM
GNAM bene”
Lappo si stropicciò gli occhi.
Accadevano cose un po’ strane nella Terra Remota ma di personaggi usciti dalle
pagine di un libro ancora non se n’erano visti in giro. Peraltro erano
piuttosto voraci. Riguardò il libro, sfogliò le pagine. Non c’è che dire: erano
proprio vuote. Lo sbatacchiò e l’unico effetto che ottenne lo confuse ancor di
più.
“Ohi ma voi siete qui!” affermarono le
parole che si erano depositate sul pavimento e che avevano appena preso la
forma di un personaggio.
“Eccoti!” risposero in coro tra uno GNAM
GNAM, un CRUNCH CRUNCH e uno SGRUF SGRUF gli altri
“Hey ho una fame, spero mi abbiate
lasciato un pezzettino di pan di zenzero!” dissero le parole senza lasciare il
tempo a Lappo di aprir bocca per invitarli a mangiare con lui o per protestare.
Ricordar loro che quello era il suo pan
di zenzero sarebbe stato alquanto scortese, in fondo loro lo avevano
intrattenuto nei mesi invernali più e più volte, quindi non si poteva affermare
tecnicamente che fossero presenze indesiderate ma certo non aveva inviato loro
un invito formale a finirgli i dolcetti e poi aveva una vera fame da husky lupo
quale è.
Si risolse dunque nell’invitare i suoi
amici a cena, o forse era ora di pranzo? Non l’avrebbe saputo dire. Portò
dentro un arrosto che teneva nella ghiacciaia esterna. Come è facile immaginare
nella Terra Remota il freezer consiste infatti in una dispensa esterna
all’abitazione, una sorta di igloo cui si accede da una finestra speciale che
permette di non disperdere il calore e il freddo. Accartocciò le patate
condendole con timo e le mise a cuocere sotto la cenere. Preparò dunque una
sorta di tigelle, o focacce, tolse le molliche dal tavolo e apparecchiò.
Già che c’era mise a cuocere anche una
zuppa di funghi e si fece aiutare a montare la panna da servire con la
marmellata di bacche preparata sul finir dell’estate.
I personaggi si sentirono ben accolti e
lo aiutarono senza neanche parlare, erano talmente abituati ad un universo
fatto di lettere, interpunzioni, segni grafici e parole che sembrò loro un atto
di buona educazione darsi da fare per aiutare Lappo nelle sue attività.
Il mese della notte perenne trascorse
così in grande armonia, Lappo imparò a conoscere i suoi personaggi e loro si
sentirono finalmente parte di una famiglia.
Al primo raggio di sole si dissolsero,
Lappo si trovò a dondolare davanti al focolare ormai quasi spento, si svegliò
come dopo un lunghissimo sonno, sfogliò il libro e non seppe mai se ciò che era
accaduto fosse sogno o realtà.
“Per tutte le betulle betulliche, cosa
ci fate voi nella mia dispensa?” chiese Lappo
“Non volevamo svegliarti” rispose un
personaggio, l’unico che al momento non avesse la bocca piena di prelibatezze.
“Già già” confermò sputacchiando qualche
mollica qua e là il più corpulento tra loro
Un altro avrebbe voluto dir qualcosa ma
riuscì soltanto a mugugnare: “Shìììì SCRUNCH CRUNCH ti CRUNCH CRUNCH volevamo
CRUNCH Crunchare uno CRUNCH CRUNCH shhpuntino ma GNAM GNAM dormivi così GNAM
GNAM bene”
Lappo si stropicciò gli occhi. Accadevano
cose un po’ strane nella Terra Remota ma di personaggi usciti dalle pagine di
un libro ancora non se n’erano visti in giro. Peraltro erano piuttosto voraci. Riguardò
il libro, sfogliò le pagine. Non c’è che dire: erano proprio vuote. Lo sbatacchiò
e l’unico effetto che ottenne lo confuse ancor di più.
“Ohi ma voi siete qui!” affermarono le
parole che si erano depositate sul pavimento e che avevano appena preso la
forma di un personaggio.
“Eccoti!” risposero in coro tra uno GNAM
GNAM, un CRUNCH CRUNCH e uno SGRUF SGRUF gli altri personaggi.
“Hey ho una fame, spero mi abbiate
lasciato un pezzettino di pan di zenzero!” dissero le parole senza lasciare il
tempo a Lappo di aprir bocca per invitarli a mangiare con lui o per protestare.
Ricordar loro che quello era il suo pan
di zenzero sarebbe stato alquanto scortese, in fondo loro lo avevano
intrattenuto nei mesi invernali più e più volte, quindi non si poteva affermare
tecnicamente che fossero presenze indesiderate ma certo non aveva inviato loro
un invito formale a finirgli i dolcetti e poi aveva una vera fame da husky lupo
quale è.
Si risolse dunque nell’invitare i suoi
amici a cena, o forse era ora di pranzo? Non l’avrebbe saputo dire. Portò dentro
un arrosto che teneva nella ghiacciaia esterna. Come è facile immaginare il freezer
consisteva infatti in una dispensa esterna all’abitazione, una specie di igloo cui
si accedeva da una finestra speciale che permetteva di non disperdere il calore
e il freddo. Accartocciò le patate condendole con timo e le mise a cuocere sotto
la cenere. Preparò dunque una sorta di tigelle, o focacce, tolse le molliche
dal tavolo e apparecchiò.
Già che c’era mise a cuocere anche una
zuppa di funghi e si fece aiutare a montare la panna da servire con la
marmellata di bacche preparata sul finir dell’estate.
I personaggi si sentirono ben accolti e
lo aiutarono senza neanche parlare, erano talmente abituati ad un universo
fatto di lettere, interpunzioni, segni grafici e parole che sembrò loro un atto
di buona educazione darsi da fare per aiutare Lappo nelle sue attività.
Il mese della notte perenne trascorse
così in grande armonia, Lappo imparò a conoscere i suoi personaggi e loro si sentirono
finalmente parte di una famiglia.
Al primo raggio di sole si dissolsero,
Lappo si trovò a dondolare davanti al focolare ormai quasi spento, si svegliò
come dopo un lunghissimo sonno, sfogliò il libro e non seppe mai se ciò che era
accaduto fosse sogno o realtà.
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