sabato 4 novembre 2017

Lappo incontra le parole (bozza)

Lappo incontra le parole

Le notti si erano rincorse nelle buie giornate lapponi e i preparativi per l’attesissimo spettacolo incuriosivano sempre più gli abitanti del villaggio. Nella Terra Remota, comunque, le attività procedevano col ritmo sonnacchioso delle infinite notti. C’era sempre chi, per un motivo o per l’altro, finiva per confondere le ore antimeridiane con quelle pomeridiane, arrivando in ritardo agli appuntamenti di ben dodici ore ma non accadeva spessissimo.
Si narra che una volta Lappo stesse leggendo uno tra i suoi libri preferiti sulla sedia a dondolo davanti al focolare domestico. Essendo alquanto freddoloso, come già detto, si era premunito di un’ampia coltre di coperte e di una teiera termica colma di tisana invernale. Leggendo leggendo il sonno lo aveva ammaliato tra il crepitare della legna e il rumore ovattato della neve, egli aveva cercato di resistergli ma l’inconfondibile rumore del suo russare si era velocemente sparso nei dintorni e i personaggi del libro ne avevano approfittato per prendere un po’ di respiro e soprattutto svuotargli la dispensa. Due giorni e mezzo dopo si svegliò dal torpore sonnolento con un certo appetito e quale meraviglia ebbe nel trovare le parole del suo libro trasformatesi in personaggi veri e propri che, peraltro stavano divorando l’ultimo pezzettino di pan di zenzero rimasto.

“Per tutte le betulle betulliche, cosa ci fate voi nella mia dispensa?” chiese Lappo
“Non volevamo svegliarti” rispose un personaggio, l’unico che al momento non avesse la bocca piena di prelibatezze.
“Già già” confermò sputacchiando qualche mollica qua e là il più corpulento tra loro
Un altro avrebbe voluto dir qualcosa ma riuscì soltanto a mugugnare: “Shìììì SCRUNCH CRUNCH ti CRUNCH CRUNCH volevamo CRUNCH Crunchare uno CRUNCH CRUNCH shhpuntino ma GNAM GNAM dormivi così GNAM GNAM bene”

Lappo si stropicciò gli occhi. Accadevano cose un po’ strane nella Terra Remota ma di personaggi usciti dalle pagine di un libro ancora non se n’erano visti in giro. Peraltro erano piuttosto voraci. Riguardò il libro, sfogliò le pagine. Non c’è che dire: erano proprio vuote. Lo sbatacchiò e l’unico effetto che ottenne lo confuse ancor di più.

“Ohi ma voi siete qui!” affermarono le parole che si erano depositate sul pavimento e che avevano appena preso la forma di un personaggio.
“Eccoti!” risposero in coro tra uno GNAM GNAM, un CRUNCH CRUNCH e uno SGRUF SGRUF gli altri
“Hey ho una fame, spero mi abbiate lasciato un pezzettino di pan di zenzero!” dissero le parole senza lasciare il tempo a Lappo di aprir bocca per invitarli a mangiare con lui o per protestare.
Ricordar loro che quello era il suo pan di zenzero sarebbe stato alquanto scortese, in fondo loro lo avevano intrattenuto nei mesi invernali più e più volte, quindi non si poteva affermare tecnicamente che fossero presenze indesiderate ma certo non aveva inviato loro un invito formale a finirgli i dolcetti e poi aveva una vera fame da husky lupo quale è.
Si risolse dunque nell’invitare i suoi amici a cena, o forse era ora di pranzo? Non l’avrebbe saputo dire. Portò dentro un arrosto che teneva nella ghiacciaia esterna. Come è facile immaginare nella Terra Remota il freezer consiste infatti in una dispensa esterna all’abitazione, una sorta di igloo cui si accede da una finestra speciale che permette di non disperdere il calore e il freddo. Accartocciò le patate condendole con timo e le mise a cuocere sotto la cenere. Preparò dunque una sorta di tigelle, o focacce, tolse le molliche dal tavolo e apparecchiò.
Già che c’era mise a cuocere anche una zuppa di funghi e si fece aiutare a montare la panna da servire con la marmellata di bacche preparata sul finir dell’estate.
I personaggi si sentirono ben accolti e lo aiutarono senza neanche parlare, erano talmente abituati ad un universo fatto di lettere, interpunzioni, segni grafici e parole che sembrò loro un atto di buona educazione darsi da fare per aiutare Lappo nelle sue attività.
Il mese della notte perenne trascorse così in grande armonia, Lappo imparò a conoscere i suoi personaggi e loro si sentirono finalmente parte di una famiglia.

Al primo raggio di sole si dissolsero, Lappo si trovò a dondolare davanti al focolare ormai quasi spento, si svegliò come dopo un lunghissimo sonno, sfogliò il libro e non seppe mai se ciò che era accaduto fosse sogno o realtà.

“Per tutte le betulle betulliche, cosa ci fate voi nella mia dispensa?” chiese Lappo
“Non volevamo svegliarti” rispose un personaggio, l’unico che al momento non avesse la bocca piena di prelibatezze.
“Già già” confermò sputacchiando qualche mollica qua e là il più corpulento tra loro
Un altro avrebbe voluto dir qualcosa ma riuscì soltanto a mugugnare: “Shìììì SCRUNCH CRUNCH ti CRUNCH CRUNCH volevamo CRUNCH Crunchare uno CRUNCH CRUNCH shhpuntino ma GNAM GNAM dormivi così GNAM GNAM bene”

Lappo si stropicciò gli occhi. Accadevano cose un po’ strane nella Terra Remota ma di personaggi usciti dalle pagine di un libro ancora non se n’erano visti in giro. Peraltro erano piuttosto voraci. Riguardò il libro, sfogliò le pagine. Non c’è che dire: erano proprio vuote. Lo sbatacchiò e l’unico effetto che ottenne lo confuse ancor di più.

“Ohi ma voi siete qui!” affermarono le parole che si erano depositate sul pavimento e che avevano appena preso la forma di un personaggio.
“Eccoti!” risposero in coro tra uno GNAM GNAM, un CRUNCH CRUNCH e uno SGRUF SGRUF gli altri personaggi.
“Hey ho una fame, spero mi abbiate lasciato un pezzettino di pan di zenzero!” dissero le parole senza lasciare il tempo a Lappo di aprir bocca per invitarli a mangiare con lui o per protestare.
Ricordar loro che quello era il suo pan di zenzero sarebbe stato alquanto scortese, in fondo loro lo avevano intrattenuto nei mesi invernali più e più volte, quindi non si poteva affermare tecnicamente che fossero presenze indesiderate ma certo non aveva inviato loro un invito formale a finirgli i dolcetti e poi aveva una vera fame da husky lupo quale è.
Si risolse dunque nell’invitare i suoi amici a cena, o forse era ora di pranzo? Non l’avrebbe saputo dire. Portò dentro un arrosto che teneva nella ghiacciaia esterna. Come è facile immaginare il freezer consisteva infatti in una dispensa esterna all’abitazione, una specie di igloo cui si accedeva da una finestra speciale che permetteva di non disperdere il calore e il freddo. Accartocciò le patate condendole con timo e le mise a cuocere sotto la cenere. Preparò dunque una sorta di tigelle, o focacce, tolse le molliche dal tavolo e apparecchiò.
Già che c’era mise a cuocere anche una zuppa di funghi e si fece aiutare a montare la panna da servire con la marmellata di bacche preparata sul finir dell’estate.
I personaggi si sentirono ben accolti e lo aiutarono senza neanche parlare, erano talmente abituati ad un universo fatto di lettere, interpunzioni, segni grafici e parole che sembrò loro un atto di buona educazione darsi da fare per aiutare Lappo nelle sue attività.
Il mese della notte perenne trascorse così in grande armonia, Lappo imparò a conoscere i suoi personaggi e loro si sentirono finalmente parte di una famiglia.

Al primo raggio di sole si dissolsero, Lappo si trovò a dondolare davanti al focolare ormai quasi spento, si svegliò come dopo un lunghissimo sonno, sfogliò il libro e non seppe mai se ciò che era accaduto fosse sogno o realtà.

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