Zodiaco
cinese
Era
giorno di festa e nell’aria si respirava una viva sensazione di opportunità da
cogliere al volo…
Messer Shǔ il Topo aveva lavorato
alacremente con tutta la sua famiglia. È noto che il mattino ha l’oro in bocca
per cui s’era alzato prestissimo. Non c’era il tempo di perdersi in
chiacchiere, bisognava praticare gli esercizi mattutini, sistemare la tana e
prepararsi al meglio per arrivare primi e trovare così il luogo più adatto per
posizionare il banchetto con le lanterne colorate e i dolcetti color giada. Parte
del successo è saper cogliere le opportunità in anticipo sugli altri per questo
Messer Shǔ non aveva detto niente al suo vicino il Gatto che aveva un buon udito
ma a quell’ora non si sarebbe accorto di niente almeno fino a quando lui e la
sua famiglia avessero venduto tutti i biscottini e le lanterne e si fossero
potuti rilassare e godersi la festività. Era ora di uscire, il sole non era
ancora sorto e gli uccellini si crogiolavano beati nei loro giacigli prima di
cantare la loro melodiosa sveglia. In fretta e furia uscirono facendo attenzione
a non dimenticare niente e le loro fatiche vennero premiate. Pian piano
sarebbero arrivati anche gli altri ma la famiglia del Messer Shǔ era riuscita
ad arrivare prima e questo, come è ben noto, per gli affari è un gran
vantaggio.
Il sole stava per sorgere richiamato dal
canto degli uccelli che non si stancavano mai di cinguettare. Niente a che
vedere con la famiglia Niú, i Bufali. Loro erano, come si suol dire, di poche
parole, quando parlavano le ponderavano bene, scegliendole con la cura con cui
si decide qualcosa di importante e le loro opinioni erano tenute in gran
considerazione, è che non capivano proprio come si potesse chiacchierare così
tanto senza prender mai fiato. Non che desse loro noia, anzi, li allietava e
avrebbero potuto ascoltarli per ore e ore ma era giunto il momento di andare
alla festa, non volevano far troppo tardi e non avevano alcuna intenzione di
mettersi a correre anche se sarebbe stato maleducato giungere in ritardo. Si
prepararono con tutta calma come si addiceva ad una famiglia di Bufali, mangiarono
un po’ di insalata fresca, scelsero gli abiti più belli e sobri, adatti alle
grandi occasioni ma non troppo appariscenti. In un cesto misero germogli di
bambù freschi da portare ai panda, eventualmente ci fossero stati, e quindi
propiziarsi il favore degli animali più popolari dell’intera Cina. Arrivarono
per secondi e acquistarono i dolcetti color giada e le lanterne da Messer Shǔ.
Tra le montagne all’orizzonte il
luminoso astro stava sorgendo facendo capoccella con movimento lento e lesto tra
le rocciose onde ornate da bianchissima neve. Gli uccelli, accertatisi che il
Sole si era effettivamente destato, si dedicarono alla routine mattutina, così
come Tigre Hǔ e la sua numerosa famiglia. Dopo aver sorbito una tazza di tè
verde sul patio lasciando scorrere pensieri sparsi si immerse in
un’accuratissima toilette, lavò con dolcezza il suo corpo sinuoso, spazzolò i
setosi e lunghi capelli frizionandoli con una lozione di bacche di pino e fiori
di albicocco, si guardò intorno, scelse con voluttà un libro da portare con sé,
eventualmente avesse avuto un momento di tranquillità durante i festeggiamenti.
Anche gli altri componenti della sua famiglia avevano svolto le abituali
pratiche mattutine ed erano pronti. Tigre Hǔ appuntò sugli abiti da lavoro la
targhetta con i suoi dati di riconoscimento, mentre per gli altri le festività
erano una gran divertimento, ella doveva controllare, da una posizione rialzata,
che tutto filasse liscio. Era un compito pericoloso ma non le era certamente
mai mancato il coraggio. Quando arrivarono trovarono Messer Shǔ e la famiglia
Niú.
L’aria frizzantina aveva stimolato la
famiglia Tù, le Lepri, a cominciare la giornata con una bella corsa nel parco.
Il modo migliore per procacciarsi clienti altolocati, affermava Messer Tù,
mentre Donna Tù era convinta che fosse più giusto offrire banchetti e attività
ricreative all’ora del tè. Visto che non era ancora pomeriggio, anzi era primo
mattino, optarono per il jogging, l’ideale per tonificare muscoli e ritemprare
il corpo per quella che sarebbe stata una lunga giornata di pubbliche
relazioni. Arrivare troppo presto sarebbe stato poco fruttuoso, nessuno li
avrebbe notati, arrivare troppo tardi avrebbe significato non riuscire a
studiare nel modo giusto le mosse per poter trarre profitto dalla riunione di tutte
le famiglie cittadine. Rientrarono dopo aver scaricato tossine corporee e
pensieri negativi, che come è ben noto, sono deleteri per gli affari. Si
preparano con solerzia ed uscirono. Giunsero quarti, come speravano.
Acquistarono dolcetti e lanterne complimentandosi con Messer Shǔ e la sua famiglia,
chiacchierarono brevemente con la famiglia Niú e finalmente ebbero modo di
intavolare un’amabile conversazione con Tigre Hǔ prima che iniziasse il suo
periglioso lavoro.
Messer Lóng, il Drago, non voleva
proprio saperne di uscire, tanto meno per andare in un posto che sarebbe stato
pieno di gente che lo avrebbe salutato nell’unico giorno dell’anno in cui gli
era venuto il raffreddore. Inutili sarebbero stati gli sforzi di Donna Lóng e i
capricci urlanti dei piccoli Lóng. Giammai avrebbe egli dato a vedere che s’era
ammalato proprio il giorno delle festività. Era un’onta per la sua proverbiale
salute di ferro e chissà cosa avrebbero pensato di lui se lo avessero visto
intabarrato con cappello e sciarpetta anziché nella sua usuale tenuta che
metteva in risalto il verde dorato del suo sguardo fiammeggiante. Il sole era
alto nel cielo limpido e le sue erano le uniche grida in tutto il vicinato.
Donna Lóng lo accarezzò, ella aveva deciso di andare e lui, per quanto si fosse
impuntato, non l’avrebbe certamente avuta vinta. Senza scendere sul terreno
dello scontro diretto, che evidentemente non avrebbe portato i risultati
sperati, lo coccolò di fronte agli attoniti pargoli e inferse la stoccata
chiedendogli se avesse dovuto chiamare il dottore. A quel punto Messer Lóng
andò su tutte le furie, si vestì e uscì insieme alla sua famigliola. Arrivarono
quinti.
Donna Shé, il Serpente, e la sua famigliola
avevano scelto con molto equilibrio il momento propizio per uscire. Si erano
destati senza pensieri particolari, si erano dedicati alle attività mattutine,
accurata toilette, esercizi di respirazione e allungamento, mantra e canti per facilitare
l’equilibrio psico-fisico. Avevano fatto un’abbondante e sana colazione adatta
ai loro bisogni nutrizionali e rispettosa dell’ambiente. I piccoli si erano
preparati senza fare capricci, avevano ripassato le lezioni del giorno
precedente per non rimanere indietro ad inizio settimana. Donna Shé aveva
preparato un cestino colmo di prelibatezze e piccoli doni da regalare ad amici
e conoscenti in occasione delle festività. Aveva confezionato piccoli oggetti di
foglie di bambù portafortuna, li aveva infiocchettati con fiori di violetta
selvatica. Le piaceva preparare doni, la generosità era una sua naturale
propensione e non era un problema se gli altri non avevano la sua stessa
delicatezza d’animo, ognuno aveva un lato positivo e un suo modo per dichiarare
il proprio affetto agli altri, bastava non essere impazienti. Quando tutto fu
pronto uscirono e arrivarono, sesti, né troppo presto né troppo tardi.
Donna Mǎ e Messer Mǎ, i Cavalli, non stavano
più nella pelle, da settimane fremevano per andare a far festa, si erano
preparati per tempo e avevano estesamente parlato con tutto il vicinato,
parenti e amici di come adornare i lunghi capelli, quale colore fosse più
propizio e ovviamente si erano ampiamente informati su tutte le novità di
relazioni, parentele, liti ma soprattutto su matrimoni e bimbi in arrivo e
tutti quegli aspetti della quotidianità che rendono interessante fare una bella
chiacchierata. Non che a loro mancassero mai gli argomenti, tanto che la
famiglia Niú aveva sovente pensato che i Mǎ fossero imparentati segretamente
con gli uccelli mattutini, anche loro non prendevano mai fiato quando c’era da
parlare di qualche argomento e se non c’era niente di cui parlare, riuscivano a
trovare qualunque spunto per intavolare una gaia e felice discussione.
Chiacchierando chiacchierando, erano usciti di casa quando il sole era già
piuttosto alto, nell’ora in cui pensavano che avrebbero trovato più
interlocutori per la loro allegria ciarliera. Uscirono non senza aver fatto
capire a tutto il vicinato dove si stavano recando quindi si avviarono di buon
passo ed arrivarono settimi.
Messer e Donna Yáng, Capra e Pecora, si
erano svegliati con comodo, dopo aver trascorso una piacevole serata tra amici.
Avevano l’abitudine di organizzare una cena della vigilia e si divertivano
molto a stupire i loro ospiti con preparazioni elaborate presentate sempre in
modo particolarmente scenografico. Amavano distinguersi sempre per qualcosa di
speciale e c’era in tutto ciò che facevano un’allure unica. Indossò una stola
di lana dipinta da lei stessa con fiori di elicriso, mentre lui aveva sfoggiato
una capigliatura a palco decisamente elaborata. I pargoli erano stati
impeccabili nel recitare le poesie e tutto si era svolto nel modo sperato.
Destarsi troppo presto non sarebbe proprio rientrato nel loro carattere,
preferirono infatti crogiolarsi nel tepore soporifero dell’alcova per poi
alzarsi e sistemare le decorazioni in modo da suscitare meraviglia e
apprezzamento da parte di tutto il vicinato. Uscirono senza fretta, camminando con
incedere elegante e pacato, si concessero un brunch nel locale più alla moda,
frequentato da intellettuali e artisti, commentarono senza troppi pettegolezzi
la serata e così facendo giunsero ottavi. Acquistarono lanterne in tono con la
loro mise.
Donna Hóu la Scimmia s’era svegliata
prima di Messer Shǔ il Topo e aveva lasciato che gli altri si preparassero e
uscissero per la semplice curiosità di vedere che cosa avrebbero combinato
durante il giorno di festa. Non tanto per curiosità quanto perché aveva deciso
di stupirli con un’ingegnosissima invenzione che non avrebbe potuto presentare
a dovere se non avesse avuto conferma dei suoi arzigogolati calcoli. Dire in
cosa consistesse sarebbe un po’ come rovinare la sorpresa per cui sarà
possibile affermare soltanto che effettivamente richiedeva non poca abilità per
idearla, progettarla e realizzarla e oggettivamente bisognava riconoscere a
Donna Hóu di aver scelto il momento giusto per presentarla. Si era, di tutta
evidenza, preparata con grande cura, indossando un simpatico cappellino su cui
aveva appuntato una targhetta col suo nome e aveva aspettato il momento
propizio per uscire. A quell’ora il sole era alto già da un po’ e il cappellino
le era tornato particolarmente utile. Uscendo incontrò Messer Hóu che l’aveva
raggiunta giusto in tempo per assistere alla presentazione della sua invenzione
e soprattutto alle reazioni di meraviglia che avrebbe suscitato. Arrivarono
decimi.
Con la festività c’era un gran daffare,
non si sarebbe mai riusciti a far tutto ciò che bisognava, a preparare tutto e
c’era anche, addirittura, da prepararsi per arrivare in tempo. Messer Jī il
Gallo era certo che sarebbero arrivati primi, chi volevi che si svegliasse a
quell’ora di mattina, certamente non avrebbero trovato nessuno, non c’era
proprio da agitarsi e correre di qua e di là come stava facendo Donna Jī. In
fondo si erano organizzati per tempo, erano riusciti anche a far arrivare la Suocera
nonostante tutto ciò che c’era da fare, organizzare, sistemare, aggiustare.
Insomma in tutto quel trambusto erano riusciti, non s’era mai capito in che
modo, a farla arrivare mentre il Suocero aveva preferito proseguire i suoi giri
mattutini, andare a compare il giornale, leggerlo da cima a fondo comodamente
seduto nel bar centrale tanto sapeva che sarebbero stati gli ultimi, o quasi,
ad arrivare perché quell’impettito di suo genero non era mai riuscito a
sbrigare tutto per tempo. Ebbe tutto l’agio di leggere anche il giornale
sportivo, l’allegato scientifico e l’inserto culturale prima che la famigliola
si decidesse ad uscire. Come aveva previsto, giunsero decimi, quindi terzultimi.
La famiglia Gǒu, il Cane, aveva
approfittato della giornata festiva per godere un po’ di meritato riposo.
Avevano lasciato spenta la sveglia e non si erano minimamente preoccupati
dell’orario. Quando si destarono era già tardi e il sole si muoveva veloce nel
cielo verso Ovest. Poco importava se in realtà era la Terra a muoversi e non il
Sole, guardando il cielo l’impressione era proprio che fosse la nostra Stella a
girare. Si prepararono con tutta calma, pigrando felici. La colazione era stata
preparata la sera prima e consisteva in una nutriente e gustosa pietanza adatta
a celebrare degnamente l’inizio di quella giornata che si preannunciava molto
divertente. Si erano messi già d’accordo coi loro amici per incontrarsi anche
se non avevano definito un orario preciso, una giornata di festa era prima di
tutto un momento per recuperare le energie crogiolandosi nella propria
pigrizia. Uscirono nel pieno della giornata e si dedicarono ad attività
ricreative, quali andare a prendere il giornale con gli inserti festivi,
leggerlo o quantomeno sfogliarlo, scovare qualche prelibatezza nelle botteghe di
ghiottonerie e, fondamentalmente, bighellonare contenti e spensierati. Giunsero
penultimi.
Per niente al mondo Messer Zhū, il
Cinghiale, avrebbe lasciato a chicchessia l’onore di accompagnare la propria
donzella, Donna Zhū, pertanto aveva iniziato a prepararsi di buon mattino. Era
uscito dopo una breve toilette e si era recato di gran carriera dal barbiere
per farsi tirare a lucido. Lì aveva chiacchierato del più e del meno e si era
informato delle novità cittadine. Aveva chiesto informazioni su tutto, senza
dimenticare nessuno, pensando che sarebbe stato scortese da parte sua non
dimostrare il dovuto interessamento senza fare distinzioni. Con allegra
baldanza si era dunque recato dalla fioraia dove aveva ordinato uno splendido
mazzo di gerbere per la sua donzella e aveva fatto un salto nella cioccolateria
belga all’angolo con il giornalaio. Fece confezionare una scatolina del più
pregiato cioccolato, andando a scegliere le prelibatezze che sapeva ella
avrebbe particolarmente apprezzato, tanto che era lì si concesse uno spuntino a
base di croissant con crema di nocciole e cacao e una cioccolata in tazza con tripla
panna. Quando bussò alla porta della sua amata venne accolto con un gran
sorriso che lo inorgoglì le porse la mano galante, uscirono insieme e giunsero
ultimi.