Ariete (fuoco)
Ariella quel giorno s’era svegliata di
pessimo umore. Il clima era uggioso, il fine settimana era stato qualcosa da
cancellare per sempre dalla propria memoria e per addormentarsi tranquillamente
aveva faticato non poco. Il respiro lento e rilassato di suo marito la innervosiva invece di infonderle la solita calma, sembrava che egli fosse imperturbabile,
caratteristica ovvia del suo bilanciato segno zodiacale. Non aveva mai creduto
a quelle sciocchezze, le stelle non influenzano le nostre azioni però se le
capitava sotto mano leggeva volentieri l’oroscopo sul giornale e non cambiava stazione
se c’erano le previsioni astrali quotidiane. Si era lavata, vestita e preparata
con apparente sbadataggine. L’aveva lasciato dormire, così per dispetto, ed era
uscita di casa, lasciandogli la colazione sul tavolo. La irritava terribilmente
essere sveglia mentre lui sembrava immerso nelle più placide e comode
conversazioni tra le accoglienti braccia di Morfeo ma non lo avrebbe mai
ammesso neanche a sua madre, che però la conosceva bene. Una nebbiolina densa e
freddina avvolgeva la pianura, qualche albero sbadigliava al suo passaggio e la
strada era fondamentalmente libera. Non c’era proprio niente contro cui
scagliare le sue ubbie per cui aveva deciso di concedersi, per lo meno, una
colazione al Fireplace di Leonessa, sapeva che lì avrebbe trovato una certa
complicità e un bel camino acceso a scaldar via l’umidiccio dalle ossa. Il
fuoco esercitava su di lei un magico potere, poteva fissarlo per ore ed ore
senza mai stancarsi, lasciandosi avvolgere dalle fantasticherie e dal calore
morbido, forte e deciso. Sembrava stupido a dirsi ma le pareva che le fiamme
avessero una loro personalità specifica e in ogni fuoco si divertiva a scovare
quel mondo meraviglioso delle fiabe infantili, ognuno diverso dall’altro,
splendido e spaventoso a suo modo. Non aveva mai avuto paura di quell’elemento,
le piaceva bruciare le frasche in grandi falò insieme a Giovenale, padre forte
e indistruttibile con cui faceva sempre scintille. Si capivano all’istante,
bastava uno sguardo, un lampo. Chi li avesse osservati da fuori, e spesso suo
marito s’era letteralmente incantato a farlo, avrebbe potuto vedere qualcosa di
molto simile ad una tempesta di fulmini impetuosa e incontrollabile dissolversi
improvvisamente nel più splendente e limpido raggio di sole di una bella
giornata ferragostana, fossero anche stati nel bel mezzo di una tormenta di
neve. Lui era l’esatto opposto di lei, ma questa è un’altra
storia. Non avendo trovato neanche un minimo di traffico era arrivata con un
largo anticipo, entrò al Fireplace, il fuoco nel camino la salutò crepitando
allegro e bellicoso, Leonessa non ebbe neanche bisogno di girarsi per capire
che Ariella era entrata. Una calma improvvisa e piacevole la accarezzò da un
atavico e remotissimo angolino del suo spirito. Finalmente i loro sguardi si
incontrarono e le nubi assembrate tra le sue sopracciglia si dissolsero con
velocità felina. La selezione di tisane le riportò il sorriso, scelse il rosso
karkadè. I fiori lunghi simili a piccole fiammelle dell’hibiscus si mescolarono
nella tisaniera con le bacche oblunghe come legni carnosi di rosa canina. Senza
parlare Leonessa le indicò, inarcando il sopracciglio destro in una invitante
richiesta di assenso, una tortina di squisita pasta frolla fatta in casa con
burro d’alpeggio parmigiano e frutti di alchechengi. Ariella si sentì compresa
e coccolata. Non c’entrava assolutamente niente che fossero ambedue segni di
fuoco, si capivano e basta. La complicità non ha proprio niente a che vedere
con i segni zodiacali, assolutamente. Appena si fu riconciliata con l’universo
creato suo marito, placidamente le si accostò e le stampò un bel bacio sul
collo, sorridendole innamorato.
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