martedì 29 novembre 2016

Una ballata celtica 3 (bozza)

Una ballata celtica 3 (bozza)

“Sento qualche dissapore in queste lande, cosa accade’”
“Salute a voi Messer e Donna Olmo e salute a tutta la famiglia”
“Messer Leprechaun e Famiglia Abete i miei ossequi, potreste dirmi cos’è questo alieno?”
“Ecco, vedete è…”
“Un pelosetto”
“Non sono un pelosetto sono un gatto!”
“Un gattoooooo???????” Le fronde olmose intrise di giustizia e libertà si scossero come una sol fronda e le radici si aggrovigliarono di colpo intorno ai tronchi forti e agili, quasi a volersi proteggere da una pozzanghera schizzata dalla strada proprio sul marciapiedi.
“Ehm sì, questo”
“Pelosetto”
“FHHHHH”
“è Felix il Gatto”
“Messere non vorrei essere scortese ma per la tranquillità nostra e degli abitanti, tra cui gli Scoiattoli, le Pernici, i Pettirossi e.. beh potreste dirmi, di grazia, per quale motivo il qui presente Ser Felix il Gatto trovasi in cotesto ameno loco?”
“Che ha detto?”
“Vuole sapere perché Felix il Gatto è qui e come c’è arrivato”
“Ah, sì sì, giusto, certo, lo avevo capito è che con tutto il daffare che ho da fare mi era sfuggita l’ultima parola… ecco, veramente”
“Lasciate che sia io a rispondere”
“Su pelosetto parla, parla pure”
“Non sono un pelosetto!”
“Felix il Gatto è qui perché vuole assaggiare lo stufato preparato da Samalaliliath, ecco”
“Oh oh oh oh, certamente una prelibatezza nota in tutte le Contee celtiche la di cui fama dev’essersi spansa per l’aere della Scozia intera et aver financo travalicato li confini de lo spazio et de lo tempo posti a sempiterna protezion de lo villaggio la di cui segretezza è ormai più che arcinota, assurta agli onori non delle vil cronache mondane bensì delle mitologiche leggende che tanta parte hanno nella gloriosa letteratura et produzione artistica più nel generale”
“Io non lo capisco quando parla”
“Sta dicendo che non è strano che un gatto venga attirato dal profumo aromatico dello stufato di Samalaliliath, visto che è ormai noto in tutte le contee, però non capisce come abbia fatto ad arrivare, eludendo i sofisticatissimi sistemi di sicurezza per la protezione della segretezza del villaggio segreto”
“Ah, ecco”
“Ma è semplice Messere, io sono un gatto”
“Già un pelosetto che si arrampica sugli alberi e infastidisce gli scoiattoli”
“Mai infastidito uno scoiattolo in vita mia e poi io non sono un pelosetto!”
“Oh oh oh orbene certo sono evidenze che debbono essere evidentemente considerate nella loro evidente evidenza, seppure potrebbe ancor sorgere negl’animi più pavidi et cauti, se non un sospetto od un dubbio amletico per lo meno, orsù et ordunque si potrebbe anco et financo immaginare che una tale presenza, seppur certo non sia sgradita per le arcinote regole della buona accoglienza et della buona creanza nonché al sentimento di più pura solennitate che è ben donde venga tributato ad un forestiero che si trovi per caso et ot accidente”
“Ma io non voglio prendere nessun accidente, che dice?”
“Non s’è capito, è soltanto la premessa ad una frase”
“Pelosetto ascolta e lasciaci ascoltare”
“dov’ero io giunto ordunque et orsù”
“et ot acci”
“Oh oh oh sì certamente e come potrebbe essere diversamente se la proverbiale, anzi direi financo leggendaria et ot mitologica in quanto è ben cognito che v’è, et ve n’è ben donde, una intera mitologia astrologica che narra di cotesto segreto villaggio le cui genti et ot non genti sono note et arcinote per ser di parecchio anzi di molto et assai bene accoglienti et ot benevolenti ne li confronti de li forestieri”
“Ah dice che il villaggio segreto è noto per essere accogliente nei confronti degli stranieri”
Mentre la famiglia degli Olmo e nello specifico Messer Olmo così parlava si era riunito un folto gruppo di famiglie arboree, lì giunte per la grande festa di Bealtaine.
C’erano gli originali e furbi Cipresso, gli indipendenti e altruisti Acero, gli indistruttibili Carpino, i solidali Castagno, e molti altri stavano arrivando oppure si erano subito messi in moto per preparare un’arena visto che pareva proprio che si presentasse uno spettacolo piuttosto interessante e che si sarebbe aperta una discussione senza ombra di dubbio alquanto memorabile. I Noce, ad esempio, si erano subito industriati a prendere nota di tutto ciò che veniva detto, e i Pino che, con gran senso logico, stavano organizzando gli spalti per la giuria e il pubblico che sicuramente non sarebbe mancato. Certamente i Corniolo e i Betulla sarebbero stati selezionati tra i giurati per cui era bene costruire gli spalti in modo che fossero adatti alla loro conformazione e alle loro esigenze. C’erano anche i Nocciolo che prontamente avevano allestito uno stand con gadget dell’evento.
“Oh oh oh dicevo, ordunque et orbene che potrebbe ritenersi necessaria una accurata disamina delle intenzioni del qui presente Ser Felix il Gatto nelle eventuali vite precedenti et ot postquam”
“Ma io sono qui soltanto per assaggiare lo stufato non ho intenzione, né mai ne ho avuta, né mai ne avrò, di arrampicarmi sugli alberi, tanto meno poi su alberi parlanti e semoventi, per disturbare gli scoiattoli”
“Pelosetto non sei stato interpellato”

“Oh Signur con tutto il daffare che ho da fare proprio un processo alle intenzioni presenti, passate e future doveva venir celebrato, ma questo non è un affare che possa distogliermi da tutto il daffare che ho da fare eppure non posso certo esimermi pur con tutto il daffare che ho da fare”

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