Toro (terra)
Tirella s’era destata in tempo per
affrontare con assoluta concretezza tutti gli impegni della giornata. C’era da
organizzare la festa di compleanno, con quei due o tre mesi d’anticipo ma le sorprese
non le erano mai piaciute, assicurarsi che suo marito avesse caricato i pargoli
sullo scuolabus con le merende fatte in casa dalla suocera, rincalzare le
patate nell’orto, far germogliare i semi di zucchina e pomodoro, impastare la
pizza per il giorno successivo, riordinare le idee per la lunga e, si sperava,
prolifica giornata, ascoltare le previsioni meteo, preparare i fiori da portare
a sua madre. Avrebbe avuto tutto l’agio di fare colazione a casa ma andare da Leonessa
era un piacere unico che ben si incontrava col suo senso pratico. Gli
ingredienti genuini non le facevano perdere quel tempo prezioso che le sarebbe
servito per andare a fare una bella passeggiata nel parco, poteva arrivare
comodamente in bicicletta e c’era sempre qualcosa di buono. L’ambiente era
tranquillo, essenziale e gradevole, il cibo ottimo e nutriente, ideale per
iniziare bene la giornata. I lunghi capelli biondi e lo sguardo castano,
riflesso di un cheto lago originato da un vulcano probabilmente sopito ma forse
no, il corpo snello, allenato costantemente, tra i lavori nell’orto, la
manutenzione della casa e la gestione di figli, amici, parenti e le idee sempre
chiarissime su cosa fare, come, quando e perché. A volte si sentiva sola, non
molto compresa dalle persone che le volevano bene, che tendevano a sfuggire al
suo controllo, pur se non era così netto e deciso. Era convinta che tutto il
resto dell’umanità semplicemente fosse priva di una qualità che non le aveva
mai difettato, il senso pratico. Le persone tendevano a perdersi in complicate
volute di fumo mentre lei raggiungeva gli obiettivi che si era prefissata e su
cui aveva alacremente lavorato, senza perdere mai di vista l’essenziale
concretezza per realizzare qualunque cosa. Non aveva mai capito le persone che
si infiammano di ardore patriottico o che si inalberano in discussioni
complesse e senza capo né coda, loro affermavano che la vita senza tutte quelle
evoluzioni non aveva sale ma a lei era sempre sembrato che il sale della vita
fosse nella bellezza della quotidianità, del presente e del futuro. Il passato
è una terra straniera, aveva letto da qualche parte, e ne era piuttosto
convinta. C’era qualcosa di sbagliato nel ricordare, nel soffermarsi a pensare
a ciò che avrebbe potuto essere e non era stato oppure a ciò che era stato e
non era più nel presente. Era illogico e privo di senso. Se un istante non
c’era più, era passato e quindi non c’era alcun motivo di preoccuparsene e
tantomeno di occuparsene, a meno che non si volesse diventare storici. Tutte
queste digressioni ovviamente non le erano neanche passate per l’anticamera di
quel cristallino cervello sgombro di pensieri che non fossero radicati nel qui ed ora della sua ben organizzata colazione da Leonessa.
Quando entrò non si accorse di Ariella, né di suo marito che la guardava con
gli occhi colmi d’amore, non se ne accorse, non erano fatti suoi, eppure un
senso di vuoto si fece sentire proprio alla bocca dello stomaco. Non era
assolutamente una nostalgia di una passionalità che mai avrebbe avuto, no.
Scacciò via quel pensiero molesto attribuendolo ad un languorino da pedalata e
si tuffò a capofitto in una bella tazzona di yogurt magro con muesli integrale
e una centrifuga di sedano e curcuma.
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