Lappo
e i suoi amici (bozza)
Volpacchiotta la Volpe magica della
Terra Remota aprì gli occhi al di sopra della sua folta coda per controllare
che fosse effettivamente l’ultimo giorno dell’anno in cui il sole sorgeva e
tramontava.
Un raggio attraversò i rami di un abete,
la luce si scompose in un prisma arcobaleno e la lunga notte lappone calò sul
villaggio. L’alba successiva ci sarebbe stata a gennaio, dopo circa un mese, e
lei non aveva intenzione alcuna di perdersi l’occasione di pigrare tanto a
lungo. Volpacchiotta era, a memoria di ghiacciaio, una delle creature più
veloci che si fossero mai viste in quelle lande ed era tanto svelta quanto
incline al relax.
‘Presto e bene’ era il suo motto: le
piaceva sbrigare velocemente le incombenze e i doveri per poter poi godere a
suo piacimento del meritatissimo tempo libero.
Non era inusuale incontrarla presso la SPA
Geyser, un complesso termale particolarmente ben attrezzato dove indulgeva in
lunghe sedute di fox-massage o massaggio volpesco, hair-cuddle-brushing o
spazzolamento coccoloso, sauna aromatica, o semplicemente rimaneva immersa per
ore nell’acqua calda tra i ghiacci artici a contemplare i fiocchi di neve
adagiarsi lievi sugli igloo.
Stiracchiò le zampe anteriori e si
produsse in un ampio sbadiglio, preparò lesta uno spuntino a base di salmone
affumicato con un filo d’olio, qualche goccia di sciroppo d’acero, crema di
mirtilli rossi e crostini croccanti di pane lappone. Da bere, Betullica, la
bevanda preparata da Lilla, cavallo bianco con una gran voglia di vivere che,
per lo strazio di vicini e amici, amava esternare cantando, nonostante fosse la
più stonata del villaggio.
Qualcuno aveva talvolta provato a
suggerirle di prendere lezioni di canto, magari dagli uccelli del bosco, lei ci
aveva pensato su facendo roteare gli occhioni e aveva sempre fatto spallucce.
Era convinta di non aver tempo per simili sciocchezze: non voleva mica fare la
cantante, a che le sarebbero potute servire delle lezioni di musica?
Dirle che il villaggio, l’intera Terra
Remota, nonché gli abitanti delle vicine Lupania, Terra degli Orsi Polari,
Candilandia e Yakkia avrebbero molto gradito un suo miglioramento in tal senso sarebbe
stato offensivo e le sue leccornie erano troppo prelibate per far venire in testa
a qualche impudente di rivolgerle appunti sgarbati. Senza contare che non vi
era nessun altro in grado di abbinare alghe e licheni come riusciva a farlo
lei. Nella Terra Remota, comunque, non amavano essere scortesi gli uni con gli
altri, così il suo nitrito scomposto era diventato un elemento del paesaggio
sonoro di quella parte del Pianeta e Betullica la bevanda più gradita da
Volpacchiotta la quale, nel frattempo, aveva finito lo spuntino e stava sguazzando
beata nelle calde acque termali.
“Ma se stava preparando uno spuntino
qualche riga fa, come può essere già alla SPA Geyser?”, potrebbe chiedersi chi
legge, un po’ distrattamente, verrebbe da insinuare.
“Presto e bene: qualunque attività
diversa dal relax è una perdita di preziosissimo tempo coccoloso e si deve
svolgere in men che non si dica!”.
“Che vuol dire in men che non si dica?”
“In men che non si dica, in un tempo
minore rispetto a quello necessario per raccontarlo”
“Uhm, mi sembra velocissimo”
“Lo è: è una caratteristica delle volpi
magiche”
“…”
“Possiamo proseguire?”
“Uhm, va bene”
Dunque, mentre Volpacchiotta ronfava
lasciandosi spazzolare la codona arrivò Lince la tigre delle nevi perenni che
aveva appena finito di provare una nuova canzone scritta di suo pugno, per la
gioia del villaggio, dell’intera Terra Remota, nonché degli abitanti delle
vicine Lupania, Terra degli Orsi Polari, Candilandia e Yakkia. La sua voce, al
contrario di quella di Lilla, era soave e melodiosa, le sue dita riuscivano a
produrre suoni talmente gradevoli che ascoltarla era un momento di pura estasi
sensoriale.
“Buongiorno Volpacchiotta”, disse Lince
tuffandosi in acqua
“Buongiorno a te Lince”, rispose
Volpacchiotta raggiungendo il suo amico all’istante
“Come stai?”
“Benissimo: mi aspetta un mesetto di
relax assoluto, yuhuuu”
“Davvero? Quindi non hai saputo?”
“Cosa avrei dovuto sapere?”
Lince amava cogliere Volpacchiotta in
castagna quando c’era qualche novità di cui lei non era ancora venuta a
conoscenza, gli piaceva vedere i suoi sveglissimi occhi vagare sul suo viso in
cerca di qualche indizio rivelatore. Si girò, dunque, tra le calde acque
benefiche e si crogiolò su un soffione che creava un piacevolissimo effetto
idromassaggio, e ponderò le parole facendo ben attenzione a farsi rimirare
dalla volpe magica di cui era, non troppo segretamente, innamorato. Lei, tanto
lesta ad agire quanto tarda a capire i sobbalzi degli altrui cuori e a
lasciarsi andare alle smancerie, soffermò il proprio sguardo sulla bella
pelliccia del suo amico.
“Ah be’, se non lo sai posso dirtelo
senza dubbio”
“Forse non so a cosa ti riferisci”,
rispose tra il piccato e l’incuriosito Volpacchiotta cadendo con tutta la coda
nel gioco di Lince, com’egli aveva decisamente sperato.
“Può darsi”
“Potresti provare a dirmelo così vediamo
se è quello a cui penso anch’io”
“Certo tanto se lo avessi saputo mi
avresti già risposto”
“Dici?”
“Ne sono certo”
“Beh, allora dai, dimmi dimmi dimmi”
Volpacchiotta era incuriosita a puntino
e Lince era, come si suol dire, in brodo di giuggiole.
“Margot e Roberto si esibiranno alla
fine del buio”
Aveva lasciato cadere la frase con
nonchalance, pregustando l’effetto che avrebbe, e che aveva effettivamente,
sortito.
Margot e Roberto erano i più bravi
ballerini di tutti i tempi, vederli danzare era a dir poco emozionante e lo
spettacolo sarebbe stato scintillante, sorprendente, sfavillante, splendente…
“Margot e Roberto???”
Lince assaporò il fremito di curiosità
che aveva smosso i baffi di Volpacchiotta , si soffermò a rimirarsi le unghie
estraendole una alla volta come se non ci fosse nient’altro da fare in
quell’istante, si rotolò nella neve fresca per immergersi nuovamente nel tepore
acqueo osservando con i suoi occhi che vedevano ben oltre le apparenze la gamma
di reazioni contrastanti sul volto della volpe magica e aggiunse al momento
giusto:
“Uhm sì… e la coreografia è di Loïe, la
fata cristallina”
A questo punto era certo che Volpacchiotta
avrebbe seguito tutte le sue evoluzioni termali e si rilassò per qualche minuto
sotto una cascatella di acqua calda che si faceva strada tra gli alberi
innevati, si scrollò di dosso il calore umido, si rotolò su un mucchio di
foglie aromatiche, si arrampicò sulla cima più promettente e si lanciò in
un’esibizione di tree-diving. Il tuffo dall’albero innevato lasciò a bocca
aperta chiunque avesse avuto la fortuna di essere lì in quel momento tanto che
Timmy il Panda aveva immediatamente messo in produzione statuette di ghiaccio,
semplici o aromatizzate ai frutti di bosco, con le pose più plastiche assunte
dalla tigre delle nevi perenni mentre sfoggiava tanta maestria.
Timmy era un panda, di tutta evidenza, e
si trovava nella Terra Remota per uno strano caso del destino. In realtà lui
proveniva dalla Cina, un giorno in cui non aveva molto da fare decise di
prendersi del tempo libero e si incamminò verso la foresta di bambù per una
passeggiatina. Si dà il caso che avesse un pessimo senso dell’orientamento e
parecchie paturnie da scaricare: alcuni umani dispettosi lo avevano proprio
fatto innervosire e per non aggredirli, anche se avrebbe potuto liberarsene con
una semplice zampata, preferì una sana camminata.
Cammina cammina si trovò però nella
Terra Remota, non se n’era avveduto perché era il mese della luce perenne,
quando il sole non tramonta mai, chissà che mal di zampe avrà avuto quando
decise di fermarsi a dissetarsi un po’!
Il tramonto finalmente era arrivato ma
lui aveva stretto amicizia con Romy la renna, che non aveva mai scatti di
nervosismo, era sempre molto ponderato e, beh, insomma era di quelli che non ti
faranno dispetti stupidi. Timmy, seppur fosse tanto grande fisicamente e tanto
forte, non amava reagire con veemenza: preferiva levare le tende piuttosto che
iniziare una discussione che non si sapeva dove sarebbe andata a parare per cui
si era trovato proprio bene con lui.
“Hey Romy”
“Dimmi Timmy”
“Che ne pensi?”
“Di cosa?”
“Beh, sì, insomma”
“Dev’essere una questione piuttosto
spinosa se hai tante difficoltà a parlarmene. Io sono tuo amico, sai che puoi
esprimerti liberamente con me”
“Ecco, è proprio questo il punto”
“, che vuoi dire?”
“Beh, vedi, io…”
Romy capì e sorrise: “Vorresti rimanere
nella Terra Remota?”
“…Sì”, rispose arrossendo, sentendosi
finalmente compreso
“Bisognerebbe considerare i pro e i
contro,. Perché non provi a rimanere qui quest’inverno, durante la lunga notte,
così da poter prendere una decisione assennata?”
Romy era una renna di poche ma sagge
parole e Timmy, che non sapeva orientarsi tra le strade ma procedeva senza
difficoltà nel percorrere le vie del cuore, aveva capito all’istante che
sarebbe rimasto. In poco tempo aprì ‘Gigogin’, una bottega in cui creava
babbucce per bambini, e si ambientò benissimo nel villaggio nella Terra Remota.
Romy era il suo migliore amico ma andava d’accordo un po’ con tutti ed era
piuttosto intraprendente tant’è che appena Lince effettuò i salti per
impressionare la sua amata aveva subito cominciato ad intagliare ghiaccioli.
La Volpe magica sembrava proprio
incantata di fronte a tanta maestria ma il momento di estasi idilliaca venne
bruscamente interrotto dal goffo tuffo di Lappo, l’husky lupo dagli occhi di
ghiaccio, fiero e coraggioso sincero e freddoloso.
“Ahhhh finalmente un po’ di tepore” guaì
gioioso.
Volpacchiotta al suo arrivo girò lo
sguardo e cominciò a chiacchierare amabilmente con il suo caro amico, lasciando
Lince volteggiare tra i bianchissimi alberi tra lo stupore generale ma
all’asciutto dall’unico sguardo che gli interessasse veramente.
“Ciao Lappo! Che piacere vederti”
“Ciao Volpacchiotta! Il piacere è il
mio, hai sentito che freddo? Cominciavo proprio ad intirizzirmi”
“Lappo, sei l’unico husky lupo del
Pianeta a soffrire il freddo”, lo schernì Samira la Giraffa che si rotolò nella
neve sottolineando la sua affermazione con un lungo sbuffo accompagnato dalla
più tipica delle sue espressioni: “Oh che caldo che fa”.
Cosa ci facesse una giraffa tra le lande
lapponi è presto detto: soffriva terribilmente il caldo e il solo luogo in cui
si era trovata abbastanza a suo agio era appunto il villaggio nella Terra
Remota. L’inconveniente era che sbatteva sempre contro le porte di igloo e
tende perché dimenticava di avere un lungo collo e zampe non propriamente
adatte a vivere in quello che a Lappo pareva un interminabile inverno.
Lince fu molto contento dell’intrusione
leggiadra di Samira, così poté ricominciare a cercare di carpire l’attenzione
di Volpacchiotta senza doversi inventare qualche altro stratagemma.
“Samira, Lappo, che piacere incontrarci.
Stavo giustappunto parlando a Volpacchiotta dello spettacolo di Margot e
Roberto….”
“Ne ho inteso parlare anch’io” si
intromise tra lo stupore generale la foca Bally, notoriamente interessata
soltanto a mangiare e a praticare il belly-skiing, lo sci di pancia…
L’intrusione fece gioco a Lince che poté
a quel punto sfoderare l’invito senza sembrare sgarbato o inopportuno.
“Stavo or ora proponendo a Volpacchiotta
di andare insieme a vederlo, dovrebbe essere proprio bello”
“Ma è vero che le coreografie saranno di
Loïe la fata cristallina?” chiese Samira
“Sì, e pare che la scenografia verrà
preparata da Magik la lepre bianca”, aggiunse Lince con una punta di orgoglio
Un coro di WOW si levò tra i caldi fumi
termali nella gelida e lunghissima notte lappone.
“E per la musica i The Balmung”, asserì
Romy la renna che nel frattempo si era unita al gruppo insieme a Timmy il panda
per un bicchiere di Betullica.
Lappo
incontra le parole
Le notti si erano rincorse nelle buie giornate
lapponi e i preparativi per l’attesissimo spettacolo incuriosivano sempre più
gli abitanti del villaggio. Nella Terra Remota, comunque, le attività
procedevano col ritmo sonnacchioso delle infinite notti. C’era sempre chi, per
un motivo o per l’altro, finiva per confondere le ore antimeridiane con quelle
pomeridiane, arrivando in ritardo agli appuntamenti di ben dodici ore ma non
accadeva spessissimo.
Si narra che una volta Lappo stesse
leggendo uno tra i suoi libri preferiti sulla sedia a dondolo davanti al
focolare domestico. Essendo alquanto freddoloso, come già detto, si era
premunito di un’ampia coltre di coperte e di una teiera termica colma di tisana
invernale. Leggendo leggendo il sonno lo aveva ammaliato tra il crepitare della
legna e il rumore ovattato della neve, egli aveva cercato di resistergli ma
l’inconfondibile rumore del suo russare si era velocemente sparso nei dintorni
e i personaggi del libro ne avevano approfittato per prendere un po’ di respiro
e soprattutto svuotargli la dispensa. Due giorni e mezzo dopo si svegliò dal
torpore sonnolento con un certo appetito e quale meraviglia ebbe nel trovare le
parole del suo libro trasformatesi in personaggi veri e propri che, peraltro
stavano divorando l’ultimo pezzettino di pan di zenzero rimasto.
“Per tutte le betulle betulliche, cosa
ci fate voi nella mia dispensa?” chiese Lappo
“Non volevamo svegliarti” rispose un
personaggio, l’unico che al momento non avesse la bocca piena di prelibatezze.
“Già già” confermò sputacchiando qualche
mollica qua e là il più corpulento tra loro
Un altro avrebbe voluto dir qualcosa ma
riuscì soltanto a mugugnare: “Shìììì SCRUNCH CRUNCH ti CRUNCH CRUNCH volevamo
CRUNCH Crunchare uno CRUNCH CRUNCH shhpuntino ma GNAM GNAM dormivi così GNAM
GNAM bene”
Lappo si stropicciò gli occhi.
Accadevano cose un po’ strane nella Terra Remota ma di personaggi usciti dalle
pagine di un libro ancora non se n’erano visti in giro. Peraltro erano
piuttosto voraci. Riguardò il libro, sfogliò le pagine. Non c’è che dire: erano
proprio vuote. Lo sbatacchiò e l’unico effetto che ottenne lo confuse ancor di
più.
“Ohi ma voi siete qui!” affermarono le
parole che si erano depositate sul pavimento e che avevano appena preso la
forma di un personaggio.
“Eccoti!” risposero in coro tra uno GNAM
GNAM, un CRUNCH CRUNCH e uno SGRUF SGRUF gli altri
“Hey ho una fame, spero mi abbiate
lasciato un pezzettino di pan di zenzero!” dissero le parole senza lasciare il
tempo a Lappo di aprir bocca per invitarli a mangiare con lui o per protestare.
Ricordar loro che quello era il suo pan
di zenzero sarebbe stato alquanto scortese, in fondo loro lo avevano
intrattenuto nei mesi invernali più e più volte, quindi non si poteva affermare
tecnicamente che fossero presenze indesiderate ma certo non aveva inviato loro
un invito formale a finirgli i dolcetti e poi aveva una vera fame da husky lupo
quale è.
Si risolse dunque nell’invitare i suoi
amici a cena, o forse era ora di pranzo? Non l’avrebbe saputo dire. Portò
dentro un arrosto che teneva nella ghiacciaia esterna. Come è facile immaginare
nella Terra Remota il freezer consiste infatti in una dispensa esterna
all’abitazione, una sorta di igloo cui si accede da una finestra speciale che
permette di non disperdere il calore e il freddo. Accartocciò le patate
condendole con timo e le mise a cuocere sotto la cenere. Preparò dunque una
sorta di tigelle, o focacce, tolse le molliche dal tavolo e apparecchiò.
Già che c’era mise a cuocere anche una
zuppa di funghi e si fece aiutare a montare la panna da servire con la
marmellata di bacche preparata sul finir dell’estate.
I personaggi si sentirono ben accolti e
lo aiutarono senza neanche parlare, erano talmente abituati ad un universo
fatto di lettere, interpunzioni, segni grafici e parole che sembrò loro un atto
di buona educazione darsi da fare per aiutare Lappo nelle sue attività.
Il mese della notte perenne trascorse
così in grande armonia, Lappo imparò a conoscere i suoi personaggi e loro si
sentirono finalmente parte di una famiglia.
Al primo raggio di sole si dissolsero,
Lappo si trovò a dondolare davanti al focolare ormai quasi spento, si svegliò
come dopo un lunghissimo sonno, sfogliò il libro e non seppe mai se ciò che era
accaduto fosse sogno o realtà.
Lappo
e i suoi amici. Samira la giraffa
Nella Terra Remota il freddo può essere
talmente intenso da far scricchiolare anche l’aria e Lappo, freddoloso com’è,
lo sa benissimo perché in quei giorni, soprattutto nel mese in cui le tenebre
non lasciano spazio all’aurora, è solito rintanarsi nella enorme biblioteca
dove può acculturarsi stando ben bene al calduccio e incontrare i suoi amici
senza doversi avventurare per il bosco o le stradine ammantate di ghiaccio e
neve.
Tra divani e poltrone in cui accomodarsi
per sprofondare nella lettura, vi è infatti un luogo di ritrovo dove è
possibile bere tisane, sgranocchiare uno spuntino, chiacchierare un po’ e
talvolta anche suonare. Gli inverni da quelle parti sono molto lunghi e pensare
di trascorrerli da soli è alquanto deprimente per questo gli abitanti della
Terra Remota amano riunirsi, parlare, discutere e detestano i litigi.
Un giorno di dicembre, sapeva che era
giorno perché lo aveva letto sul quadrante dell’orologio, non certo dalla luce
solare che non avrebbe raggiunto quelle lande fino a metà gennaio, Lappo si
stava concedendo un momento di puro relax ed ebbe una visione che lo lasciò
basito. La lingua gli penzolò fuori dai denti, si stropicciò gli occhi per
essere certo di aver visto bene e udì distintamente le seguenti parole:
“Oh che caldo che fa!”
seguite da una risata colma di solare
allegrezza.
Lappo si guardò intorno temendo di aver
avuto una di quelle visioni che possono a volte capitare durante le giornate
buie e notò che anche gli altri avevano avuto una reazione simile alla sua.
Non c’è da biasimarlo. Lui, un
husky-lupo coperto di caldissima peluria aveva poca dimestichezza col freddo e
cercava sempre di rintanarsi accanto a qualche stufa accesa. Vedere una
giraffa, tipicamente abituata a quei climi caldissimi che lui poteva soltanto
sognare, lamentarsi per il caldo in una giornata tanto gelida da fa battere i
denti a chiunque nella Terra Remota avrebbe destato lo stupore degli abitanti delle
vicine Lupania, Terra degli Orsi Polari, Candilandia e Yakkia.
“Salve gente! Mi chiamo Samira e sono
una giraffa giramondo”, landì allungando il collo per presentarsi in tutta la
sua altezza.
“Ciao Samira!”, risposero in coro
riprendendosi dallo sbigottimento gli altri
“Sono arrivata proprio oggi e ho deciso
di trascorrere qui qualche tempo… pensavo però che il clima fosse più adatto a
me” disse pensierosa. “Comunque” proseguì gaudente “mi piace la Terra Remota ed
è più fresco che nella savana. Cosa fate di bello?”.
“Leggiamo” risposero nuovamente in coro.
Vedere una giraffa in uno tra i giorni
più freddi del mese più gelido in una delle lande più ghiacciate del Pianeta
Terra affermare “oh che caldo che fa” aveva decisamente sortito un effetto
ipnotico e Lappo dovette scuotere la testa per riuscire a profferire qualche
parola, anche soltanto per essere gentile, cosa che caratterizza gli abitanti
della Terra Remota.
“Ciao, io sono Lappo e stavo leggendo un
libro di un eroe italiano che si chiama Giuseppe Garibaldi, era un tipo
simpatico anche se si trovava sempre a combattere qualche battaglia per la
libertà. Benvenuta Samira, vuoi bere una tisana con noi?”.
Samira, col suo carattere chiassoso come
i colori di cui amava adornarsi, era felice di fare amicizia e ben presto si
trovò talmente bene nella Terra Remota che nessuno più si ricordò che era
arrivata e non nata lì.
Lappo
e Lilla il Cavallo Bianco
Lappo
stava camminando a passo svelto per raggiungere il prima possibile un luogo
caldo dove ripararsi ma si fermò ad ammirare le costellazioni che adornavano il
cielo lappone nella lunga notte invernale. Era tutto immerso nelle sue
contemplazioni quando una voce che definire stonata sarebbe stato un eufemismo
irruppe nello spazio sonoro.
“Truuuuuulliilluuuu.
Che bello quando ci sei tuuuuuu. Truuuuuulliilluuuu nel cieeeeeelooo bluu”
Un
brivido, non di freddo ma di puro dispiacere uditivo, attraversò la schiena
dell’husky lupo dalla punta della coda fino alla punta delle orecchie.
La
voce era allegra e sentir cantare è sempre un piacere ma un minimo di
intonatura non sarebbe stata poi così sgradita.
“Uhiiiiii
guarda chi si vede!” esclamò giuliva la voce di cui sopra lasciando il suo
interlocutore senza fiato.
“Devi
proprio essere Lappo, l’unico husky lupo freddoloso di tutta la Lapponia”
“Uhm
be’ in effetti…son proprio io ma non mi ricordo di te, devi scusarmi”
“Oh,
non scusarti, io sono Lilla il Cavallo Bianco e ho aiutato la tua Mamma durante
il parto…. Eri un tale batuffolo e ora guarda un po’ come sei diventato grande,
grosso e forte”
“Sei
un’ostetrica?”
“Oh
nonononononononono. Sono Lilla il Cavallo Bianco”
“E
come hai fatto a…”
“Oh
è molto semplice: passavo di là e ho iniziato ad intonare, ma guarda te che
casualità, proprio Truuuuuulliilluuuu. Che bello quando ci sei tuuuuuu.
Truuuuuulliilluuuu nel cieeeeeelooo bluu”
La
schiena di Lappo venne percorsa nuovamente da un brivido che lo attraversò
dalla punta della coda fino alle orecchie.
“Non
so se lo hai notato ma sono parecchio stonata”
“Ehm
be’ sai…” rispose Lappo imbarazzato di fronte a tanta schiettezza
“Ma
a me non importa: cantare mi rilassa e mi mette di buon umore quindi….”
“Ah,
be’, se ti mette di buon umore …”
“Sì
sì e quindi, ti dicevo, stavo cantando Truuuuuulliilluuuu”
“Ho
capito non c’è proprio la necessità di ripetere tutta la canzone…”
“Sì,
tua madre ebbe una reazione simile. Sai non riusciva a partorire ma appena udì
la mia voce un fremito l’attraversò tutta e dopo qualche istante nascesti tu,
che batuffolotto!”
I
due risero di cuore e dunque Lappo invitò Lilla a bere un bicchiere di
Betullica.
“È
ottima ed è la mia bevanda preferita sai?”
“Oh,
mi fa molto piacere perché l’ha inventata la mia bisnonna, io l’ho modificata
un po’ e l’ho commercializzata. Sono stonata di voce ma non di testa! E mi fa
molto piacere averti incontrato, spero ci rivedremo presto”.
Lappo
e i suoi amici. Bally la foca.
Il giorno del compleanno del suo
carissimo amico Yakkil, che viveva nella vicina a Yakkia, la terra abitata dagli
yak, Lappo si incamminò verso il porticciolo per inviargli un messaggio di
auguri.
Aveva raccolto delle splendide bacche
colorate e le aveva unite in una specie di collanina utile a portare vari
oggetti, ad esempio una borraccia con dell’ottima Betullica. Sapendo di fargli
cosa gradita gli aveva preparato anche un paio di litri della bevanda prodotta
da Lilla il Cavallo bianco e aveva impacchettato il tutto in decorative foglie
di puolukka. Il bigliettino era pronto non gli restava che inviare il tutto con
il battello giornaliero.
Mentre era sulla banchina del molo non
resistette alla tentazione di assaporare una fumante tazza di tisana nella kota
di Bally la Foca.
Bally detestava cordialmente qualunque
cosa fosse un dispendio inutile di energie, pensava che le case di mattoni
fossero anti-ecologiche e piuttosto ridondanti. C’erano troppe cose non
necessarie, meglio, molto meglio una bella e comoda kota, la tipica tenda
lappone.
“Ciao Lappo, che si dice in giro?”
“Ciao Bally, fa un freddo….”
“Oh, beh mi sarei stupita se non
l’avessi notato, mi è arrivata la tisana invernale, vuoi provarne una tazza?”
“Sì grazie”
“Dove vai con quel pacco?”
“Sai, è il compleanno del mio amico
Yakkil e voglio inviargli un messaggio di auguri”
“Uhm sembra un nome da yak”
“Infatti vive a Yakkia, sto aspettando
il battello”
“Sta per arrivare e se vuoi posso
portare io il regalo al tuo amico, sto andando a Yakkia per il raduno annuale
di belly-ski”
Bally la Foca era una gran golosona ma
non c’era niente che la interessasse di più del belly-skiing, lo sci di pancia
e voleva proprio andare al raduno, non sapeva se fosse il caso ma l’arrivo di
Lappo la convinse ad andare.
Lappo
e i suoi amici. Timmy il Panda.
Timmy è un panda gigante, una sorta di
orso bianco e nero che non va mai in letargo. Il giorno della sua nascita una
gran quantità di persone si era raccolta intorno a lui per fare una foto
ricordo o per guardarlo. La prima cosa che conobbe, dopo il morbido utero
materno, fu la invadente curiosità degli umani.
Crebbe tra le foreste del Sichuan, dove
i quattro fiumi si incontrano, le acque sono fredde e impetuose, i bambù
crescono spontaneamente. La sua famiglia si era trasferita in una zona
tranquilla non lontana da Chengdu ma lui non amava le grandi città, preferiva
di gran lunga stare all’aria aperta, tra le montagne dove l’orizzonte sembra
intrecciarsi con l’infinito.
Un giorno di fine estate aveva deciso di
andare ad osservare il cambiamento del colore delle foglie, il cosiddetto fall
foliage, nel Parco di Jiuzhaigou, per cui aveva salutato la sua famiglia e i
suoi amici, si era riempito la pancia di germogli di bambù e si era incamminato
verso Nord pensando di rimanere lontano per un paio di mesi o poco più.
Passeggiare tra sentieri e boschi lo
metteva di buon umore e gli stimolava l’appetito per cui, nonostante avesse un
buon passo, di quando in quando si fermava per uno spuntino. Durante una di
tali soste, incontrò un gruppo di umani che vollero farsi fotografare ma poi
cominciarono a tirargli le orecchie, mordergli il naso, fare lo scivolo sulla
sua grande schiena.
Cercò di dir loro che non gli piaceva
come si stavano comportando e che gli dava fastidio essere trattato in quel
modo ma loro per tutta risposta lo presero sempre più in giro, facendogli le
linguacce e altre smorfie. Se avesse voluto, se la sua indole fosse stata
diversa, avrebbe potuto sbarazzarsene con una semplice scrollata di spalle ed
eventualmente un paio di zampate ma non gli piaceva essere violento, lo trovava
stupido e inutile, per cui pazientemente attese la sera. Quando gli umani
andarono via per la cena Timmy si addentrò nella foresta, attraversò le
montagne e non smise di camminare fino a che incontrò Lappo.
“Ciao!” lo salutò
“Ciao” rispose Timmy guardandolo con
sospetto
“Sei nuovo di queste parti? Non ti avevo
mai visto prima”
“Non saprei, credo di essermi
allontanato un po’ più del previsto ma non so quanto ho camminato, a guardare
il cielo non più di un giorno e una notte ma a sentire i miei piedi sembra
molto di più”
“Be’ se ti sei regolato soltanto con la
luce del giorno lo credo bene: qui la notte in inverno dura quasi due mesi!”
rispose ridendo Lappo.
Timmy non si sentì canzonato da quelle
parole ma capì che doveva essersi allontanato parecchio e chiese a Lappo di
dirgli dove era.
“Sei in Lapponia ma, brrrr, senti io
avrei un po’ di freddo, ti va di venire a prendere una tazza di Betullica calda
così mi racconti la tua storia e riposi un po’?”
“Va bene grazie, io mi chiamo Timmy e
tu?”
Lappo
e i suoi amici. Romy la Renna.
Il giorno in cui Timmy arrivò nella
Terra Remota, Romy aveva deciso di andare a trovare Lappo per una bella tazza
di Betullica e chiedergli se avesse voglia di andare con lui al concerto del
gruppo di rock progressivo The Balmung.
Sapeva che avrebbe trovato nell’husky
lupo una buona compagnia per andare ad ascoltare la sua band preferita.
Romy ama la musica, gli piace
trascorrere ore ad ascoltarla e conosce tutti i gruppi, nelle varie formazioni,
della Terra Remota e delle vicine Lupania, Terra degli Orsi Polari, Candilandia
e Yakkia. Talvolta si diletta anche nel suonare qualche strumento ma non è
quello il suo interesse maggiore. Ha sempre avuto un carattere composto e
posato, insomma è una di quelli che si arrabbiano difficilmente anche perché
pensano che la rabbia sia fondamentalmente uno spreco di energie, di tempo e di
nervosismi.
La temperatura era piuttosto freddina
nella lunga notte nella Terra Remota e sapeva che Lappo sarebbe difficilmente
andato in giro, freddoloso com’è. Era certo che l’avrebbe trovato davanti ad
una tazza fumante di Betullica.
Quando arrivò non c’era ma era certo che
non avrebbe tardato ad arrivare e infatti non ci fu molto da attendere.
“Ciao Romy!”
“Ciao Lappo, ti stavo proprio cercando!”
“Be’ sono proprio contento di vederti.
Ho appena conosciuto Timmy e penso che potresti dargli una mano ad orientarsi
nella Terra Remota, che ne dici?”
“Ciao Timmy, sono Romy, sembri stanco
che ti è capitato?”
Come Lappo aveva immaginato nacque
un’amicizia profonda tra i due tanto che ora nella Terra Remota nessuno pensa a
Timmy senza pensare anche a Romy.
Lappo
e i suoi amici. Lince la Tigre delle nevi perenni.
Lince la Tigre delle nevi perenni si era
svegliato di buon mattino, anche se non si sarebbe detto a guardare il cielo
perché era notte fonda come sempre capita nella Terra Remota tra novembre e
gennaio. Aveva un programmino bellissimo per la giornata: avrebbe incontrato
Romy e gli avrebbe fatto ascoltare una nuova melodia che aveva composto la sera
prima, era certo che gli sarebbe piaciuta moltissimo, e poi si sarebbe lanciato
dagli alberi innevati di fresco per il suo sport preferito, il tree-diving ovvero
tuffo dagli alberi, possibilmente innevati.
Non fece in tempo ad uscire che Romy,
Lappo e Timmy andarono da lui tutti contenti con un pacchetto pieno di
prelibatezze, un regalo e una bella bottiglia di Betullica.
“Tanti auguri a te, tanti auguri a te,
tanti auguri Lince, tanti auguri a te”
Intonarono in coro soddisfatti per la
riuscita sorpresa.
“Pensavi che avessimo dimenticato che
oggi è il tuo compleanno, eh?” disse Lappo facendo l’occhiolino e sgattaiolando
al calduccio.
“Sì sì” dissero Romy e Timmy
accomodandosi in poltrona sorridenti.
Lince era sinceramente confuso e
contento ma la gran sorpresa gli aveva fatto dimenticare perché stava uscendo.
Aveva una vista supersonica e una bella memoria però talvolta scordava, come
capita spesso a chicchessia, quello che stava facendo proprio l’attimo prima.
Presero una bella tazza di Betullica,
mangiarono le prelibatezze e quindi Lince aprì il regalo vero e proprio.
“Il nuovo disco dei The Balmung!”
esclamò con la felicità che gli sprizzava da tutti i pori.
Romy conosce bene la musica e sa capire
i gusti dei suoi amici, Lappo e Timmy erano certissimi che avrebbe saputo
scegliere e poi anche loro erano fan del gruppo di rock progressivo guidato da
Cloudy, il cantante e compositore che Lince aveva conosciuto alle terme un
giorno di primavera quando l’aria si riempie di colori e il clima è più mite.
Lappo e i suoi amici. Magik.
TUMP TUMP TUMP
“Per tutte le farghe! Non riesco proprio
ad azzeccare il colore giusto!”
Lappo stava camminando tranquillamente
quando udì distintamente i rumori e pronunziare tali parole.
Non
ebbe alcun dubbio sulla provenienza e senza indugiare si incamminò verso la
dimora-laboratorio di Magik, la Lepre bianca.
TUMP TUMP TUMP
Il
tramestio si faceva sempre più forte. Era evidente che stava provando qualcosa
di importante.
Magik
era una Lepre bianca che aveva una fascinazione impressionante per la luce. Ne
era profondamente innamorato e cercava, nella sua bottega, di fare tutto il
possibile per comprenderne la composizione, le variazioni, gli effetti che si
sarebbero potuti ottenere, le emozioni che essa riusciva a suscitare.
Non
era sempre una buona idea avvicinarsi troppo quando stava lavorando perché non
si poteva mai sapere, magari un razzo o un fulmine avrebbe potuto inavvertitamente
colpire il malcapitato che si fosse trovato di lì a passare per caso.
Lappo
si avvicinò cauto, e lo chiamò da lontano, per evitare qualche spiacevole
incidente.
“Ehilà
Magik!”
“Chi
va là? Entra entra non c’è pericolo al momento”
“Come
stai, che stai combinando di bello?”
“Ciao
Lappo, sto bene grazie ma sto cercando di studiare alcuni appunti di una
scienziata, una tale Marie Curie”
“Marie Curie? Beh è stata insignita del
Premio Nobel, ben due volte se non ricordo male, dev’essere sicuramente una
lettura interessante ma perché te interessi?”
“Sì esatto, per la Fisica e per la
Chimica, ma non è quello che mi interessa, o almeno non troppo direttamente.
Devi sapere che ha anche svolto degli studi molto interessanti sulle luci”
“Ah, adesso capisco, devi fare le luci
per il concerto dei The Balmung e stai studiando”
“Esatto, vuoi una tazza di tisana?”
“Una bella tazza di Betullica non si
rifiuta mai”
Lappo
e i suoi amici. Lo spettacolo tanto atteso.
Le attività fervevano nella Terra
Remota, Lappo e i suoi amici si stavano preparando per il grande giorno dello
spettacolo tanto atteso di cui soltanto Magik la Lepre bianca sapeva qualcosa
in più perché era addetto alle luci.
Quello che si sapeva era che i
protagonisti sarebbero stati Roberto e Margot, che la coreografia sarebbe stata
creata da Loïe la Fata cristallina, le luci di Magik e la musica del gruppo di
rock progressivo The Balmung che sarebbe giunto nella Terra Remota da un paese
italiano nella provincia romana.
Non erano trapelate notizie un po’ per
non rovinare l’effetto sorpresa e un po’ perché quello era il metodo di lavoro
di Loïe.
La Fata cristallina è sempre stata un
po’ capricciosa, una di quelle fate che non amano programmare tutto in
anticipo, o meglio, che programmano tutto nei minimi dettagli e poi si trovano,
per un motivo o per l’altro, a ricominciare quasi all’infinito.
Magik provava e riprovava le luci ed era
quasi riuscito a fare quello che gli aveva chiesto Loïe, cioè quasi
l’impossibile, trovando ispirazione in alcuni scritti di Marie Curie mentre
Roberto e Margot seguivano le indicazioni della coreografa e quasi tutti i
giorni dovevano fare qualche correzione o ricreare qualche passo.
Quando tutto sembrava perfetto ecco che
c’era da ricominciare passo passo.
Volenti o nolenti il gran giorno,
seppure fosse difficile distinguerlo dalla notte visto che era sempre buio in
quel mese dell’anno, era arrivato.
Lappo e i suoi amici si erano vestiti
per l’occasione, i The Balmung con Cloudy e gli altri erano giunti dall’Italia
e avevano subito preso un raffreddore perché non erano abituati a quel clima e
si trovavano perfettamente in sintonia con l’husky lupo dagli occhi di ghiaccio
sul freddo, Magik era uscito dal suo laboratorio con tutte le attrezzature,
Roberto e Margot avevano fatto le ultime prove generali e tutto era pronto, o
quasi.
Gli abitanti della Terra Remota, nonché
delle vicine Lupania, Terra degli Orsi Polari, Candilandia e Yakkia si erano radunati
cogliendo l’occasione per salutare amici e parenti che non vedevano da tempo e
Lince stava pregustando l’arrivo di Volpacchiotta la quale, però, sembrava aver
dimenticato di arrivare.
Cosa poteva esserle accaduto?
Non si sapeva davvero né si sarebbe
potuto immaginare. Beh, forse con un po’ di fantasia, neanche troppa a dire il
vero…”
Già già doveva proprio essersi
addormentata nelle calde acque termali e aveva certamente dimenticato di
arrivare in tempo.
I minuti trascorrevano allegri ma di
Volpacchiotta nessuna traccia.
Il volto di Lince era sempre più triste
ma non c’era spazio per la malinconia con uno spettacolo tanto bello che stava
per cominciare.
Tutto sembrava pronto, Loïe dopo varie
esitazioni aveva dato il via libera e il sipario si era alzato su uno scenario
a dir poco meraviglioso, la musica era perfetta, le luci splendide e, quando
stavano per entrare in scena Margot e Roberto nel cielo scuro si produssero
incredibili effetti luminosi. Subito si pensò che Magik questa volta avesse
superato sé stesso ma si capì ben presto che quelle luminescenze erano qualcosa
di più di un abile lavoro prodotto da faretti e luminarie: Volpacchiotta la
Volpe magica si era proprio addormentata alle terme ma si era svegliata in
tempo per accorgersi che era in ritardo per cui cominciò a correre tanto
velocemente che la sua coda a contatto con la neve produsse scintille tanto
simili a quelle che creano i fabbri con le saldatrici ma erano di colori tanto
belli che il cielo se ne innamorò e tutti gli anni decise di ricreare quella
magia con l’aurora boreale.
Lappo
e i suoi amici. La gita al mökki.
Il solstizio d’estate era vicino e Lappo
era decisamente su di giri. Nonostante la quantità di zanzare che la calda
stagione portava con sé, si poteva quasi pensare che vivesse l’anno intero
aspettando le giornate in cui il sole non tramonta mai, ideali per recarsi
tutti insieme al mökki, ma soprattutto per crogiolarsi nel tepore astrale e
stare il più possibile nella rovente sauna.
L’husky lupo dagli occhi di ghiaccio
poteva sopportare molte cose ma era decisamente freddoloso. Di opinione opposta
alla sua era Samira la Giraffa che stava proprio in quel momento guardando il
suo amico dalla sua postazione strategica, ovvero il chioschetto di gelati.
Aveva ideato una nuova ricetta che le piaceva moltissimo: si era fatta arrivare
una gran quantità di limoni dal Sud, aveva utilizzato le bucce come bicchieri
naturali, aveva triturato la polpa insieme a sciroppo d’acero, frutti di bosco
e bacche e aveva amalgamato il tutto con Betullica, per poi farne squisiti
sorbetti. Effettivamente erano piuttosto gustosi e lei aveva modo di stare
bella fresca tutta l’estate o quasi. Aveva avuto anche l’accortezza di riparare
il chioschetto da un triplo strato di zanzariere, indispensabili in quel
periodo dell’anno in cui il sole non tramonta mai, o quasi.
Gli inseparabili Romy la Renna e Timmy
il Panda si aggiravano nei dintorni quasi per caso anche se era più che
evidente a chiunque li conoscesse bene che qualcosa bolliva in pentola: che
Timmy il Panda, in piena altissima stagione turistica, potesse allontanarsi
dalla sua bottega tanto di frequente era più che insolito tanto che
Volpacchiotta la Volpe Magica aveva interrotto le sue pigre attività estive per
capirne il motivo.
“Ciao Volpacchiotta” la salutò Lince la
Tigre delle nevi perenni felice di avere la risposta a qualcosa che aveva
suscitato la curiosità della Volpe Magica.
“Ciao Lince, come mai da queste parti?”
“Sono venuto a prendere uno di quei
limoni gelati che ha preparato Samira ma…”
“Ma?”
Lince si avvicinò con un salto atletico
per far colpo su Volpacchiotta, lei non ci badò.
“Beh, ecco, vedi, mi pare che Timmy e
Romy stiano gironzolando intorno al chioschetto di Samira da parecchio” rispose
cercando di stuzzicare la curiosità della Volpe Magica.
“Forse hanno caldo ma non capisco perché
Timmy non vada a prendere i gelati da portare a Romy che con tutto quello che
ha da fare con la bottega in piena stagione”
Lince effettuò una scenografica capriola
andando a posizionarsi proprio accanto a lei e, sfoderando il più affascinante
tra i suoi sorrisi, chiese, con una punta di rammarico nella voce: “Davvero non
l’hai capito? Eppure sei notoriamente molto intelligente”
Volpacchiotta era sì molto intelligente
ma per quanto concerne i sentimenti era un po’… come dire… tontolotta, tanto
che non si era mai neanche accorta che Lince, l’atletico beniamino della Terra
Remota e delle confinanti Yakkia, Lupania, Candilandia e la Terra degli Orsi
Polari, le facesse una corte perenne. O forse se n’era accorta ma era, in fondo
in fondo, una gran timidona.
“Magari non gli piacciono i gelati un
po’ sciolti dal caldo”, rispose piccata
“Ah beh, sì non ci avevo pensato” la
canzonò Lince
“Allora, dimmi quale sarebbe il motivo?”
“Ti piacerebbe saperlo?”
“Se pensi di essere tanto arguto”
La conversazione stava decisamente
volgendo a favore di Lince che ne approfittò per far vedere a Volpacchiotta il
glitter che aveva spuzzato sulle orecchie per risplendere anche durante il sole
di mezzanotte.
“Non vorrei sembrarti inopportuno, ma
che farai durante il Solstizio? Hai già qualche impegno?”
“No ma che c’entra?”
Lince gongolava…
“Lappo ha un mökki e stiamo organizzando
una festa, ti andrebbe di venirci con me?”
Volpacchiotta accettò ma voleva sapere
cosa ne pensasse Lince di Romy e Samira.
“Davvero non te ne sei proprio accorta?”
Volpacchiotta gesticolò di no muovendo
la splendida coda con aria di imbarazzo, Lince sorrise felice e le rispose:
“Penso proprio che Romy si sia innamorato di Samira”.
I due restarono a guardare Romy che
entrava e usciva dal chioschetto di Samira, poi distolsero lo sguardo verso la
luce piena dell’estate. Si sentivano bene e un refolo di vento fresco allontanò
da loro le zanzare inondando lo spazio olfattivo con i profumi della stagione
luminosa.
Lappo
e i suoi amici. La stagione delle balene.
Volpacchiotta c’era rimasta con un palmo
di naso e rimase a controllare i movimenti di Timmy, Romy e Samira mentre Lince
aveva fatto finta di avere tantissimi impegni e di avere assoluta necessità di
andare da qualche parte per poi appollaiarsi sopra un albero a pochi passi
dalla Volpe Magica. Era riuscito ad incuriosirla e a strapparle un sì per la
gita del Solstizio, avrebbe soltanto dovuto attendere il corso degli eventi.
Lappo si sentiva osservato mentre
cercava di fare il pieno di sole e calore, guardò verso Samira, dunque spostò
il suo sguardo verso Volpacchiotta e fece finta di non vedere Lince.
La stagione luminosa portava con sé una
certa allegria e non c’era da stupirsi di tutto quel via vai e di quelle moine.
Capì subito che tra Timmy e Samira stava sbocciando qualcosa e cercò di
indovinare se Lince sarebbe o meno riuscito ad attirare l’attenzione di
Volpacchiotta dopo anni e anni di corteggiamento ma non gli sembrava di vedere
qualche mutamento nell’atteggiamento di lei, se non una certa curiosità per
quello che sta accadendo nel chioschetto di Samira che, lo sapeva benissimo, lo
guardava senza comprendere come potesse starsene al sole tutto quel tempo senza
sentire caldo e, soprattutto, senza innervosirsi per tutte quelle zanzare.
In effetti, per quanto concerne le
fastidiose punture degli insetti, aveva provveduto da tempo cospargendosi di
torba melissica, particolarmente repellente, e di un olio di licheni portatogli
dalle sue amiche balene che non vedeva l’ora di incontrare nuovamente durante
la gita al mökki.
Lappo
e i suoi amici. I preparativi per la gita.
La gita al mökki di Lappo si era
trasformata ben presto in un evento cui sarebbe stato un peccato non
partecipare. C’era chi si stava industriando per preparare le canoe, chi si era
premurato di organizzare tutto il necessario per trascorrere nel cottage di
fronte alle isole i giorni in cui il sole non tramonta mai.
Lilla il Cavallo bianco aveva preparato
cestini di varie forme e colori per raccogliere una gran quantità di alghe da
conservare per l’inverno mentre Bally la Foca già pregustava il profumo delle
grigliate anche se non era così facile immaginarla fuori dall’acqua e impegnata
in attività diverse dal pescare, sguazzare felice e trascorrere tempo insieme
alle sue amiche che arrivavano dalle lande vicine.
Bisognava stare attenti a Magik, che in
quelle giornate in cui tutti quanti festeggiano la luce si incupiva e si
intristiva oltre ogni possibile spiegazione logica, tanto che Romy la Renna
decise di lasciare che Timmy continuasse a fare la spola tra la sua bottega e
il chioschetto di Samira la Giraffa da solo per andare a vedere se per caso la
Lepre bianca avesse in mente di non partecipare alla festa d’estate.
“Ciao Romy, che piacere vederti” affermò
languidamente Magik
“Ciao Magik, che si dice, che stai
architettando per i falò sulla spiaggia?”
“Ecco, vedi, penso proprio che non verrò
e me ne starò rintanato qui a cercare di perfezionare una mia invenzione”
“Mi dai proprio una brutta notizia:
pensavo di poter contare su di te per una missione molto delicata”
Le parole di Romy sortirono l’effetto
desiderato: incuriosirono Magik scuotendolo dal torpore che lo immalinconiva.
“Una missione?”
“Sì, proprio. Ma se hai da fare non ti
voglio disturbare”
“Beh sì avrei da fare ma sono sempre
felice di poterti aiutare, dimmi, che missione è?”
“È una storia lunga, hai un bicchiere di
Betullica fresca così posso raccontarti dapprincipio?”
“Sì certo, entra”
Lappo
e i suoi amici. La missione segreta di Romy e Magik.
Romy la Renna, preoccupato per il suo
amico Timmy il Panda che si era innamorato di Samira la Giraffa e continuava a
fare la spola tra la sua bottega e il chioschetto di gelati, si era recato da
Magik con l’intento di convincerlo a partecipare alla gita al mökki, sapendo
che la Lepre Bianca era piuttosto incline alla malinconia durante i giorni in
cui tutti quanti gli altri erano allegri.
In estate il sole non cala mai in alcune
aree della Lapponia, mentre in altre tramonta ma per pochissime ore e la voglia
di festeggiare aleggia nell’aria. Si organizzano grandi falò, grigliate e gite
e Magik si sentiva sempre inspiegabilmente triste. Romy, dopo aver ampiamente
ponderato la questione, era giunto alla conclusione che Magik si immalinconiva
perché aveva la sensazione di non poter fare niente per stupire gli altri con
luci e altri marchingegni di sua invenzione.
Fatto sta che trascorsero molte ore a
confabulare nel laboratorio della Lepre bianca e quando uscirono sembravano
piuttosto contenti.
Appena la Renna se ne andò, la Lepre
Bianca si mise all’opera per escogitare qualcosa che avrebbe meravigliato
chiunque. Era importante progettare nei minimi dettagli, o quasi…
“Ciao Magik! Posso entrare?”
“Lappo! Che piacere vederti, entra entra
e non badare alla confusione, sto cercando di escogitare qualcosa di
sensazionale per la gita al mökki”
“E io che ero venuto qui per convincerti
a venire, dopo che mi avevi detto di no l’altro giorno ma che è successo?”
“Ti ho detto che non sarei venuto? E
perché mai?” chiese Magik con un sorriso radioso e sincero
“Mah, sai a volte la stagione
luminosa..”
“È bellissima nevvero? Guarda quante
gradazioni di colore si possono scorgere nella natura, basta non guardare
soltanto verso il cielo a cercare qualcosa che si vede soltanto in inverno. Non
bisogna immalinconirsi per ciò che potrebbe esserci e non c’è, bensì vivere il
momento presente e godere della bellezza e delle gioie che sa suscitare in noi”
“Che parole sagge. Hai per caso visto
Romy, volevo chiedergli un consiglio?”
“Ma come hai fatto ad indovinare? Era
qui proprio qualche istante fa… che ne pensi, è meglio il color malva o erica?
Abbinato al blu pervinca intendo?”
“Non saprei neanche dire bene le
differenze…. non saprei ma non c’è problema, ci vediamo al mökki eh?”
“Eh, ah sì sì, ma non vuoi neanche un
bicchiere di Betullica fresco?”
“Quello non si rifiuta mai”
Tra un bicchiere di Betullica e
un’indecisione sulle sfumature, trascorsero la notte intera, stando a quello
che dicevano gli orologi perché non si sarebbe potuto parlare di ‘notte’ vera e
propria, a ridere, chiacchierare e programmare quello che avrebbero fatto
durante la gita e chissà quante balene avrebbero visto e chissà che bei falò e
chissà quanto sarebbe stata fresca l’acqua.
Quando Lappo se ne andò non aveva saputo
niente della missione segreta ma era certo che Romy fosse un po’ speciale e che
qualunque cosa avesse detto a Magik, be’, tuoni d’Amburgo, aveva funzionato.
Lappo e i suoi amici. La ricetta magica
di Lilla.
Un fragore di felici e allegre stonature
invase l’aria frizzante e luminosa della prima mattina. Il sole era alto da
parecchie ore e Lilla il Cavallo Bianco stava beatamente cantando per croce e
delizia di amici e vicini.
Croce perché era evidentemente stonata
ma non le importava punto per cui cantava a squarciagola qualunque cosa le
venisse in mente, delizia in quanto quando le veniva l’ispirazione era, come
dire, onnicomprensiva e spesso si accompagnava alla creazione di deliziosi e
gustosissimi piatti.
“A giudicare dal profumino che si sente
stai preparando qualcosa di speciale per la gita al mökki”
“Lince! Che piacere vederti, qual buon
vento ti porta?”
“Ciao Lilla, passavo di qua sarebbe la
risposta più diplomatica ma non è così”
“Vieni, entra, hai proprio l’aria di chi
ha bisogno di confidarsi con un’amica… hai portato anche i canditi di violette,
che carino, sono i miei preferiti”
“Oh Lilla per lo meno tu ti accorgi di
quello che faccio, a volte ho l’impressione di essere trasparente”
“Trasparente tu? Ma se sei pieno di
ammiratori e ammiratrici… aspetta aspetta… forse ho capito. Intanto assaggia
questo”
“Gnam gnam, grazie, Lilla sei
fenomenale”
“Meglio con sciroppo d’acero tipo A o
tipo B?”
“Direi quello più amarognolo”
“Sì, sembra anche a me, insomma, pensi
di essere trasparente per qualcuno che ti piace molto, è vero?”
“Già”
“E per caso questo qualcuno ha una
splendida coda?”
“Come hai fatto a capirlo?”
“E vorresti che io preparassi qualcosa
di speciale proprio per questa volp… ehm questo qualcuno con la coda?”
Lince arrossì fino alla punta delle
ciglia, annuì appena appena.
“Va beeeene, farò quel che potrò. Ora
però ti devo salutare perché devo trovare una ricetta magica e segretissima,
vai!”
Lappo e i suoi amici. Il viaggio di
Lilla il Cavallo Bianco nella Terra degli Orsi Polari.
Appena Lince andò via, Lilla il Cavallo
Bianco prese una decisione importante.
Quei due erano proprio belli insieme e
lei avrebbe fatto il possibile per aiutarli a stare bene insieme. Senza indugio
finì di cuocere quello che stava cucinando, si preparò e si incamminò verso la
Terra degli Orsi Polari.
Lì, ne era certissima, avrebbe trovato
una cara amica che avrebbe saputo in che modo aiutarla a trovare quello che, a
suo avviso, faceva al caso loro.
Il viaggio era abbastanza lungo ma con
le nuove autostrade verdi si arrivava velocemente e in estate non c’era il
pericolo di trovare qualche valico chiuso da neve e ghiaccio, poi le ore di
luce erano talmente tante che si poteva proseguire senza doversi fermare di
quando in quando.
Così Lilla attraversò foreste e
altipiani, laghetti e fiordi bellissimi, si imbarcò col traghetto per la Terra
degli Orsi Polari e arrivò dalla sua amica proprio mentre stava preparando una
bella tisana rinfrescante e profumata.
“Lilla non ci posso credere che bello
vederti vieni qui fatti abbracciare”
Artena, l’amica di Lilla. parlava
proprio così, senza virgole, punti, punti e virgole e punti accapo ma era molto
simpatica.
“Cara amica mia vederti è sempre una
gioia infinita. Tieni ti ho portato un po’ di Betullica, alghe e licheni della
Lapponia e un po’ di panpizza fatto con le mie mani”
Le due stettero per un po’ a mangiare e
ridere, chiacchierarono di tante cose e poi Lilla invitò Artena a partecipare
alla gita al mökki e le raccontò di Lince e Volpacchiotta.
“Oh Lilla sei sempre la solita va bene
verrò con te e ti aiuterò nella tua missione intanto prendiamo un po’ di bacche
di ghiaccio polare che faranno certamente il loro effetto”, e così dicendo, si
prepararono e uscirono per tornare in Lapponia.
Lappo
e i suoi amici. Lo scrigno colorato.
Lappo stava tornando tutto contento dal
laboratorio di Magik quando si trovò in prossimità dell’autostrada verde e vide
Lilla che rideva felice accanto ad una forestiera. Incuriosito, si avvicinò e
salutò il Cavallo Bianco.
“Ciao Lilla che si dice?”
“Ciao Lappo, sono proprio contenta di
incontrarti: sarei venuta a cercarti, mi hai risparmiato un viaggio, meno male
perché sono un po’ stanca”
“Ah benissimo, volete venire a prendere
una tazza di Betullica?”
“Oh sì, con gran piacere, lei è Artena,
la mia amica che viene dalla Terra degli Orsi Polari”
Dopo i convenevoli di rito Lilla spiegò
per sommi capi per quale motivo fosse andata fin lì a pochi giorni dalla gita
al mökki e Lappo fu più che contento di poterle aiutare.
“Le bacche di ghiaccio polare saranno
certamente gradite e le tue prelibatezze anche ma cosa c’è in quello scrigno
colorato?”
Lappo non aveva saputo tenere a freno la
sua curiosità, al contrario di Lilla che era certa che la sua amica Artena
avrebbe preso qualcosa di davvero speciale e non si era premurata di chiederle
cosa fosse.
“Sono contenta che me lo chieda: è un
antico poema musicale scritto dalla poetessa armena Sahakduxt nell’ottavo
secolo o giù di lì e penso che, da quello che mi ha raccontato Lilla, potrebbe
essere particolarmente apprezzato da Volpacchiotta, anche se non dovremmo
sapere che Lince è innamorato di lei”. Questa volta aveva inspiegabilmente
parlato utilizzando la punteggiatura e Lilla pensò che quella composizione
doveva essere davvero magica.
Si trattava, infatti, di un racconto ambientato
in un futuro immaginario in cui si narravano le gesta di un eroe dall’evocativo
nome di Alp Arlsan, che in armeno vuol dire ‘Leone Valoroso’, il quale era
considerato invincibile in qualunque tenzone ma non riusciva a dichiarare il
suo amore.
Lappo annuì contento e trascorsero il
pomeriggio a pianificare la gita.
Lappo
e i suoi amici. Timmy e Samira.
Se Volpacchiotta era piuttosto
disattenta alla corte di Lince, non altrettanto si poteva dire di Samira.
La Giraffa aveva dapprima pensato che
Timmy fosse davvero molto goloso ma poi si era soffermata a guardare il volto
di Romy, il quale molto raramente manifestava qualche emozione diversa dalla
gioia di vivere e dalla serenità più serafica.
Si era dunque premurata di appuntarsi un
fiorellino fresco sulla testa, ogni giorno di un colore diverso, e di
spazzolarsi con particolare cura durante la toilette mattutina.
“Timmy, sei sicuro che vuoi un altro
gelato?” aveva chiesto senza dar adito a convenevoli
“Io? Eh sì certo certo”
“Timmy non credo che ti faccia bene
mangiarne così tanto sai”
“Tu pensi che… quindi ti stai
preoccupando per me?”
“Forse.”
“È molto bello il fiore che hai scelto
questa mattina”
“Trovi?”
“Sì, hai molto gusto e poi ti dona,
sai?”
“Grazie è che con questo caldo non sai
mai cosa indossare… mica per farti notare ma sai”
“Oh ma tu non hai bisogno di farti
notare sei così bel…lamente solare”
Mentre parlavano Romy colse l’occasione
di sgattaiolare fuori a godersi le belle giornate per crogiolarsi al sole
insieme a Lappo che, intuito quello che stava avvenendo nella bottega di
Samira, gli offrì un bicchiere di Betullica senza profferire parola.
I due amici rimasero lì a guardare la
porta finché videro i due uscire mano nella mano con gli occhi contenti e
luminosi.
Lappo e i suoi amici. Il giorno della
gita.
Il giorno della gita era giunto, si era
formata una specie di variopinta carovana con leccornie e attrezzature di vario
genere. Non erano certamente gli unici a voler viaggiare in quei giorni e si
misero in viaggio molto presto anche se distinguere il presto dal tardi, visto
che il sole c’era praticamente per ventiquattr’ore e non tramontava mai, non
era facilissimo.
Volpacchiotta arrivò per prima,
conosceva la strada ed era velocissima. Subito dopo giunse Lince che si mise
subito a sistemare un po’ in giro, ad accendere la sauna, preparare la
colazione e dare una pulita generale. La Volpe Magica apprezzò moltissimo il
gesto e si mise a tagliare l’erba, raccogliere legna e arbusti, preparare
quello che si poteva per far trovare agli altri un ambiente accogliente e
gradevole.
Così facendo si trovarono a stare un po’
da soli.
Volpacchiotta non si era neanche accorta
che con Lince era molto spesso serena ma dopo qualche ora ebbe l’impressione che
si conoscessero da sempre, il che in qualche modo era anche vero.
Lo guardò di sottecchi, lui fece finta
di non accorgersene e non si mise in posa come faceva di solito.
Gli altri erano lenti ad arrivare e
Lappo rallentava il passo, trovando scuse plausibili con la complicità di Lilla
e Artena, che avevano capito subito cosa stava passando nella mente dell’Husky
Lupo dagli occhi di ghiaccio e ridacchiavano soddisfatte.
Nel tragitto si cominciarono a vedere le
balene esibirsi in una danza ondosa al suono delle loro voci, un coro di
ultrasuoni di rara bellezza che ispirava armonia e felicità e tutto faceva
presagire che la giornata sarebbe stata particolarmente intensa e piena di
belle soprese.
Lappo e i suoi amici. Il mökki.
Lemme lemme il gruppo arrivò finalmente
al mökki.
Ridendo e scherzando Lilla, Artena e
Lappo non poterono fare a meno di guardare Lince e Volpacchiotta, che pareva un
po’ più rilassata del solito e sembrava essersi accorta che esiste qualcosa di
stranissimo, almeno per lei: i sentimenti.
La Volpe Magica era infatti sempre molto
attenta e vivace, leale e sincera, pronta ad aiutare i suoi amici, generosa e
pigrissima ma era convinta che l’amore fosse qualcosa che non la riguardava
direttamente, che non faceva, né avrebbe mai fatto parte della sua vita.
Gli amici si salutarono con grandi
abbracci e i tipici schiamazzi da gita estiva, i tavoli vennero imbanditi e
Magik preparò i suoi effetti speciali.
Lappo chiese a Lince di aiutarlo per
avere modo di lasciare Volpacchiotta insieme a Lilla e Artena, ben conoscendo
le loro intenzioni ma non ebbe il tempo di separarli perché appena arrivarono
un gruppo di balene iniziò a fare delle splendide evoluzioni nell’acqua.
Tutti quanti rimasero a guardare a bocca
aperta, i più coraggiosi si tuffarono nell’acqua gelida per giocare con i
grandi mammiferi, farsi trasportare sul dorso e rituffarsi dopo essere stati
sbuffati ad un’altezza considerevole.
Lince colse l’occasione di avvicinarsi a
Volpacchiotta.
Lei non si scostò.
Poggiò delicatamente la testa sulla sua
spalla.
Rimasero a guardare lo spettacolo per
ore, Lappo non gli chiese di dargli una mano.
La tavolata venne imbandita con tutte le
leccornie, altre ne vennero cotte sul grande fuoco e la giornata più lunga
dell’anno, in cui il sole non tramonta se non dopo giorni e giorni, trascorse
felicemente.
Lappo e i suoi amici. Lince e
Volpacchiotta.
Lince si svegliò, si fa per dire visto
che la notte in quel periodo dell’anno non è mai veramente buia e addormentarsi
è un po’ complicato, felice, raggiante e pieno di energie,
Andò tutto pimpante da Lappo, che si era
addormentato accanto al grande falò, e lo invitò a fare quattro tuffi insieme
alle balene per svegliarsi e poi una bella sauna aromatica.
“Lince ti sei svegliato presto stamane”
“Sì e sono felicissimo”
“Ho sonno, che ne dici se andassimo più
tardi?”
“Va bene”
“Vuoi una tazza di Betullica?”
“Più tardi è tra molto tempo?”
“Yawn, va bene va bene andiamo a fare
quattro tuffi ma prima una tazza di Betullica e una sauna veloce”
“Yupiii”
“Allora, racconta, che è successo?”
“Abbiamo guardato lo spettacolo delle
balene e lei mi ha anche appoggiato la testa sulla spalla! Sono al settimo
cielo”
“E avete parlato?”
“Beh, insomma, abbastanza… “
“E?”
“Beh, non mi ha ignorato, è già qualcosa
non credi?”
“Credo che sarebbe più semplice far
capire a Samira che le giraffe solitamente sono freddolose”
“Ma lei non lo è”
“Ecco appunto”
“Non bisogna mai perdersi d’animo e io
mi sento così carico di energie!”
“Già, già, comunque dovresti parlare
anche con Lilla: la sua amica Artena ha un libro che potrebbe fare al caso tuo
e qualche altra cosetta per te”
“Per me?”
“Sì, Lilla ha pensato che forse avresti
avuto bisogno di qualche aiutino con Volpacchiotta”
“Che carina”
“Oh, sì: è andata fino alla Terra degli
Orsi Polari per convincere Artena a venire al mökki, hanno portato qualcosa per
te non so bene. Ora posso tornare a dormire?”
“Va bene, vado da Lilla”
“Lince?”
“Sì?”
“Perché non aspetti che si sveglino?”
“Giusto”
Lappo e i suoi amici. La missione
impossibile di Lilla, Artena, Lappo e Lince.
Mentre aspettava che gli altri si
svegliassero, Lince andò a fare un bel bagno rigenerante nelle gelide acque
lapponi. Salutò le sue amiche balene e fu molto contento di poter scaricare la
tensione nuotando un po’ insieme a loro.
La temperatura era davvero gelida e dopo
un po’ dovette salutarle per entrare nella sauna a scaldarsi, quando uscì
Artena, Lilla e Lappo lo stavano aspettando fuori dalla porta.
“Ciao Lince buongiorno”, lo salutò Lilla
“Ciao buongiorno a te Lilla e buongiorno
Artena e Lappo”
“Senza troppi preamboli: siamo in
missione”, si affrettò a dire Lappo
“Sì, appunto, qui ci sono alcune cosucce
che potrebbero aiutarti con Volpacchiotta ma, avendovi visti insieme durante
queste giornate posso dire senza tema di smentite che sei senza speranza alcuna
e la nostra è davvero una missione impossibile. Sembra refrattaria a qualunque
contatto e mi pare che il massimo che tu potrai ottenere sarà una bella e
solida amicizia, comunque, tentar non nuoce.”
“Grazie Artena, sei incoraggiante e io
che mi ero svegliato di ottimo umore”
“Lince, parliamoci chiaro: Volpacchiotta
non è innamorata di te. Puoi provare a corteggiarla ma è una battaglia che
sembra perduta in partenza”
“Lilla non essere così brutale, l’ha
notato ieri, sono stati insieme…”
“Ecco, Lappo, grazie, appunto: mi ha
anche messo la testa sulla spalla”
Artena, Lappo e Lilla non insistettero
ma gli diedero i doni che avevano portato dalla Terra degli Orsi Polari,
convinti, in cuor loro, che sarebbero stati assolutamente inutili e che la
Volpe magica si sarebbe forse un giorno innamorata di un bel volpe.
Lappo e i suoi amici. Il grande falò.
Come da tradizione, organizzarono un
grande falò per festeggiare il giorno più lungo dell’anno, almeno quello
segnato dalle lancette dell’orologio perché quando il sole non tramonta mai è
piuttosto difficile accorgersi quando è sera, notte, mattina o pomeriggio.
Lince, che non perdeva mai le speranze,
aveva cominciato a pensare che forse Volpacchiotta non si sarebbe mai e poi mai
innamorata di lui.
Ridevano e scherzavano, andavano insieme
a gironzolare e potevano trascorrere ore a guardare le balene danzare.
Punto.
Forse era davvero tempo che lui capisse
che erano e sarebbero sempre stati soltanto buoni amici e forse lei un giorno
le avrebbe raccontato di essersi innamorata di qualche volpe.
Dopo un primo momento di scoramento,
pensò che era felice di avere un’amica così straordinaria e si buttò a
capofitto nell’organizzazione del grande falò estivo.
Non cercò neanche di evitarla, tanto
sapeva che lei non avrebbe semplicemente capito perché lui non le stava sempre
accanto e lasciò che la contentezza estiva gli lenisse un po’ di malinconia:
essere triste in estate in Lapponia avrebbe voluto dire trascorrere un pessimo
inverno e le stagioni fredde sono lunghe da quelle parti.
Lappo lo distolse dalle sue attività.
“Hey Lince potresti venire ad aiutarmi
qui con la sauna?”
“Lappo, sì certo, arrivo”
Appena furono da soli gli chiese:
“Neanche il libro di Artena ha
funzionato, vero?”
“Mah, che dire? Ho un’amica
straordinaria e sono felice così”
“Bene, ero certo che l’avresti presa con
filosofia. Adesso pensa a divertirti ché l’inverno lappone è lungo”
“Lappo?”
“Dimmi?”
“E se andassi a fare un lungo viaggio
verso Sud quest’inverno?”
“Penso che avresti molto caldo”
“Non troppo lontano”
“Dove?”
“Non so, Yakkia, Candilandia, Lupania…”
“Yakkia direi, ho un amico che conosce
tanti canti e balli meditativi. Potrebbe farti bene. Adesso però pensiamo al
falò o vuoi che sfiguriamo coi vicini?”
E così, tra una risata e una pacca sulla
spalla, il falò venne approntato e fu un vero spettacolo, cui contribuì non
poco l’arte pirotecnica di Magik.