giovedì 31 maggio 2018

Tartaruga Cupulatta (aggiornato)


Tartaruga Cupulatta

Tartaruga Cupulatta era andata a cercare una bella pietra piatta sulla quale scaldarsi al sole. La stagione estiva tardava ad arrivare e lei non ne voleva sapere di spostarsi dal suo stagno circondato da bellissime statue e olivi secolari. Aveva percorso un lungo tragitto e dal centro della Corsica si era ritrovata sulle coste toscane. Cammina cammina era arrivata vicino alla Capitale, Roma, ne aveva sentito tanto parlare che la voleva proprio visitare. Mentre procedeva nella sua peregrinazione col passo lento che la contraddistingueva, interi quartieri sorgevano dal niente. Dove c’era una bella radura adesso c’era una scuola con tanti studenti che erano sempre molto contenti quando suonava una certa campanella. Se avesse dovuto fare la strada a ritroso avrebbe avuto bisogno di una bussola e di qualche mappa aggiornata ma quando aveva iniziato a nuotare per attraversare il mare il computer non era ancora stato inventato e lei non lo sapeva usare. A volte si era fermata per qualche tempo, per mangiare dell’insalata o un bel cono gelato, di cui era ghiotta. Arrivando a Roma si rese conto che c’erano troppi palazzi e lei non avrebbe saputo dove sguazzare. Tornò indietro, ma confuse l’Est con l’Ovest e invece di arrivare al mare si trovò in un parco secolare talmente bello da non poterlo neanche raccontare. Decise dunque di fermarsi là, su un’isola artificiale chiamata Siracusa, dove l’imperatore Adriano era solito riposare. Anche a lei piaceva il Teatro marino di Villa Adriana e aveva deciso di stabilirsi lì con la famigliola nata dalle sue uova. Adesso non aveva più voglia di andare lontano, si accontentava di cercare la sua pietra filosofale e chiacchierare amabilmente con amiche e parenti all’ombra di ulivi e monumenti.


mercoledì 30 maggio 2018

Tartaruga ed Elefante (aggiornato)


Tartaruga ed Elefante

Tartaruga ed Elefante si sentivano un po’ stanche: avevano camminato a lungo e percorso grandi distanze. Si erano immerse nelle acque dell’immenso fiume che attraversava tutto il Parco naturale e avevano seguito la corrente fino al mare. Si erano guardate bene dal nuotare in quell’immensità, almeno prima di giungere nell’affollata città. Forse, pensarono all’unisono, non sarebbe poi una cattiva idea arrivare in un altro continente. Si tuffarono tra le onde e approdarono su una spiaggia piena di gente che giocava a racchettoni e mangiava la granita di limoni. Un bambino si avvide di loro e gridò: guardate! Da sotto gli ombrelloni tutti quanti si girarono in quella direzione e si scatenò una gran confusione. Guarda dove siamo capitate, disse ridendo Tartaruga ad Elefante, che non voleva sollevare scalpore ma trovare soltanto un po’ di serenità.

martedì 29 maggio 2018

Lappo e i suoi amici (bozza filato completo 1)


Lappo e i suoi amici (bozza)

Volpacchiotta la Volpe magica della Terra Remota aprì gli occhi al di sopra della sua folta coda per controllare che fosse effettivamente l’ultimo giorno dell’anno in cui il sole sorgeva e tramontava.
Un raggio attraversò i rami di un abete, la luce si scompose in un prisma arcobaleno e la lunga notte lappone calò sul villaggio. L’alba successiva ci sarebbe stata a gennaio, dopo circa un mese, e lei non aveva intenzione alcuna di perdersi l’occasione di pigrare tanto a lungo. Volpacchiotta era, a memoria di ghiacciaio, una delle creature più veloci che si fossero mai viste in quelle lande ed era tanto svelta quanto incline al relax.
‘Presto e bene’ era il suo motto: le piaceva sbrigare velocemente le incombenze e i doveri per poter poi godere a suo piacimento del meritatissimo tempo libero.
Non era inusuale incontrarla presso la SPA Geyser, un complesso termale particolarmente ben attrezzato dove indulgeva in lunghe sedute di fox-massage o massaggio volpesco, hair-cuddle-brushing o spazzolamento coccoloso, sauna aromatica, o semplicemente rimaneva immersa per ore nell’acqua calda tra i ghiacci artici a contemplare i fiocchi di neve adagiarsi lievi sugli igloo.
Stiracchiò le zampe anteriori e si produsse in un ampio sbadiglio, preparò lesta uno spuntino a base di salmone affumicato con un filo d’olio, qualche goccia di sciroppo d’acero, crema di mirtilli rossi e crostini croccanti di pane lappone. Da bere, Betullica, la bevanda preparata da Lilla, cavallo bianco con una gran voglia di vivere che, per lo strazio di vicini e amici, amava esternare cantando, nonostante fosse la più stonata del villaggio.
Qualcuno aveva talvolta provato a suggerirle di prendere lezioni di canto, magari dagli uccelli del bosco, lei ci aveva pensato su facendo roteare gli occhioni e aveva sempre fatto spallucce. Era convinta di non aver tempo per simili sciocchezze: non voleva mica fare la cantante, a che le sarebbero potute servire delle lezioni di musica?
Dirle che il villaggio, l’intera Terra Remota, nonché gli abitanti delle vicine Lupania, Terra degli Orsi Polari, Candilandia e Yakkia avrebbero molto gradito un suo miglioramento in tal senso sarebbe stato offensivo e le sue leccornie erano troppo prelibate per far venire in testa a qualche impudente di rivolgerle appunti sgarbati. Senza contare che non vi era nessun altro in grado di abbinare alghe e licheni come riusciva a farlo lei. Nella Terra Remota, comunque, non amavano essere scortesi gli uni con gli altri, così il suo nitrito scomposto era diventato un elemento del paesaggio sonoro di quella parte del Pianeta e Betullica la bevanda più gradita da Volpacchiotta la quale, nel frattempo, aveva finito lo spuntino e stava sguazzando beata nelle calde acque termali.
“Ma se stava preparando uno spuntino qualche riga fa, come può essere già alla SPA Geyser?”, potrebbe chiedersi chi legge, un po’ distrattamente, verrebbe da insinuare.
“Presto e bene: qualunque attività diversa dal relax è una perdita di preziosissimo tempo coccoloso e si deve svolgere in men che non si dica!”.
“Che vuol dire in men che non si dica?”
“In men che non si dica, in un tempo minore rispetto a quello necessario per raccontarlo”
“Uhm, mi sembra velocissimo”
“Lo è: è una caratteristica delle volpi magiche”
“…”
“Possiamo proseguire?”
“Uhm, va bene”

Dunque, mentre Volpacchiotta ronfava lasciandosi spazzolare la codona arrivò Lince la tigre delle nevi perenni che aveva appena finito di provare una nuova canzone scritta di suo pugno, per la gioia del villaggio, dell’intera Terra Remota, nonché degli abitanti delle vicine Lupania, Terra degli Orsi Polari, Candilandia e Yakkia. La sua voce, al contrario di quella di Lilla, era soave e melodiosa, le sue dita riuscivano a produrre suoni talmente gradevoli che ascoltarla era un momento di pura estasi sensoriale.

“Buongiorno Volpacchiotta”, disse Lince tuffandosi in acqua
“Buongiorno a te Lince”, rispose Volpacchiotta raggiungendo il suo amico all’istante
“Come stai?”
“Benissimo: mi aspetta un mesetto di relax assoluto, yuhuuu”
“Davvero? Quindi non hai saputo?”
“Cosa avrei dovuto sapere?”

Lince amava cogliere Volpacchiotta in castagna quando c’era qualche novità di cui lei non era ancora venuta a conoscenza, gli piaceva vedere i suoi sveglissimi occhi vagare sul suo viso in cerca di qualche indizio rivelatore. Si girò, dunque, tra le calde acque benefiche e si crogiolò su un soffione che creava un piacevolissimo effetto idromassaggio, e ponderò le parole facendo ben attenzione a farsi rimirare dalla volpe magica di cui era, non troppo segretamente, innamorato. Lei, tanto lesta ad agire quanto tarda a capire i sobbalzi degli altrui cuori e a lasciarsi andare alle smancerie, soffermò il proprio sguardo sulla bella pelliccia del suo amico.

“Ah be’, se non lo sai posso dirtelo senza dubbio”
“Forse non so a cosa ti riferisci”, rispose tra il piccato e l’incuriosito Volpacchiotta cadendo con tutta la coda nel gioco di Lince, com’egli aveva decisamente sperato.
“Può darsi”
“Potresti provare a dirmelo così vediamo se è quello a cui penso anch’io”
“Certo tanto se lo avessi saputo mi avresti già risposto”
“Dici?”
“Ne sono certo”
“Beh, allora dai, dimmi dimmi dimmi”

Volpacchiotta era incuriosita a puntino e Lince era, come si suol dire, in brodo di giuggiole.

“Margot e Roberto si esibiranno alla fine del buio”

Aveva lasciato cadere la frase con nonchalance, pregustando l’effetto che avrebbe, e che aveva effettivamente, sortito.
Margot e Roberto erano i più bravi ballerini di tutti i tempi, vederli danzare era a dir poco emozionante e lo spettacolo sarebbe stato scintillante, sorprendente, sfavillante, splendente…

“Margot e Roberto???”
Lince assaporò il fremito di curiosità che aveva smosso i baffi di Volpacchiotta , si soffermò a rimirarsi le unghie estraendole una alla volta come se non ci fosse nient’altro da fare in quell’istante, si rotolò nella neve fresca per immergersi nuovamente nel tepore acqueo osservando con i suoi occhi che vedevano ben oltre le apparenze la gamma di reazioni contrastanti sul volto della volpe magica e aggiunse al momento giusto:
“Uhm sì… e la coreografia è di Loïe, la fata cristallina”
A questo punto era certo che Volpacchiotta avrebbe seguito tutte le sue evoluzioni termali e si rilassò per qualche minuto sotto una cascatella di acqua calda che si faceva strada tra gli alberi innevati, si scrollò di dosso il calore umido, si rotolò su un mucchio di foglie aromatiche, si arrampicò sulla cima più promettente e si lanciò in un’esibizione di tree-diving. Il tuffo dall’albero innevato lasciò a bocca aperta chiunque avesse avuto la fortuna di essere lì in quel momento tanto che Timmy il Panda aveva immediatamente messo in produzione statuette di ghiaccio, semplici o aromatizzate ai frutti di bosco, con le pose più plastiche assunte dalla tigre delle nevi perenni mentre sfoggiava tanta maestria.
Timmy era un panda, di tutta evidenza, e si trovava nella Terra Remota per uno strano caso del destino. In realtà lui proveniva dalla Cina, un giorno in cui non aveva molto da fare decise di prendersi del tempo libero e si incamminò verso la foresta di bambù per una passeggiatina. Si dà il caso che avesse un pessimo senso dell’orientamento e parecchie paturnie da scaricare: alcuni umani dispettosi lo avevano proprio fatto innervosire e per non aggredirli, anche se avrebbe potuto liberarsene con una semplice zampata, preferì una sana camminata.
Cammina cammina si trovò però nella Terra Remota, non se n’era avveduto perché era il mese della luce perenne, quando il sole non tramonta mai, chissà che mal di zampe avrà avuto quando decise di fermarsi a dissetarsi un po’!
Il tramonto finalmente era arrivato ma lui aveva stretto amicizia con Romy la renna, che non aveva mai scatti di nervosismo, era sempre molto ponderato e, beh, insomma era di quelli che non ti faranno dispetti stupidi. Timmy, seppur fosse tanto grande fisicamente e tanto forte, non amava reagire con veemenza: preferiva levare le tende piuttosto che iniziare una discussione che non si sapeva dove sarebbe andata a parare per cui si era trovato proprio bene con lui.

“Hey Romy”
“Dimmi Timmy”
“Che ne pensi?”
“Di cosa?”
“Beh, sì, insomma”
“Dev’essere una questione piuttosto spinosa se hai tante difficoltà a parlarmene. Io sono tuo amico, sai che puoi esprimerti liberamente con me”
“Ecco, è proprio questo il punto”
“, che vuoi dire?”
“Beh, vedi, io…”
Romy capì e sorrise: “Vorresti rimanere nella Terra Remota?”
“…Sì”, rispose arrossendo, sentendosi finalmente compreso
“Bisognerebbe considerare i pro e i contro,. Perché non provi a rimanere qui quest’inverno, durante la lunga notte, così da poter prendere una decisione assennata?”
Romy era una renna di poche ma sagge parole e Timmy, che non sapeva orientarsi tra le strade ma procedeva senza difficoltà nel percorrere le vie del cuore, aveva capito all’istante che sarebbe rimasto. In poco tempo aprì ‘Gigogin’, una bottega in cui creava babbucce per bambini, e si ambientò benissimo nel villaggio nella Terra Remota. Romy era il suo migliore amico ma andava d’accordo un po’ con tutti ed era piuttosto intraprendente tant’è che appena Lince effettuò i salti per impressionare la sua amata aveva subito cominciato ad intagliare ghiaccioli.
La Volpe magica sembrava proprio incantata di fronte a tanta maestria ma il momento di estasi idilliaca venne bruscamente interrotto dal goffo tuffo di Lappo, l’husky lupo dagli occhi di ghiaccio, fiero e coraggioso sincero e freddoloso.

“Ahhhh finalmente un po’ di tepore” guaì gioioso.
Volpacchiotta al suo arrivo girò lo sguardo e cominciò a chiacchierare amabilmente con il suo caro amico, lasciando Lince volteggiare tra i bianchissimi alberi tra lo stupore generale ma all’asciutto dall’unico sguardo che gli interessasse veramente.

“Ciao Lappo! Che piacere vederti”
“Ciao Volpacchiotta! Il piacere è il mio, hai sentito che freddo? Cominciavo proprio ad intirizzirmi”
“Lappo, sei l’unico husky lupo del Pianeta a soffrire il freddo”, lo schernì Samira la Giraffa che si rotolò nella neve sottolineando la sua affermazione con un lungo sbuffo accompagnato dalla più tipica delle sue espressioni: “Oh che caldo che fa”.

Cosa ci facesse una giraffa tra le lande lapponi è presto detto: soffriva terribilmente il caldo e il solo luogo in cui si era trovata abbastanza a suo agio era appunto il villaggio nella Terra Remota. L’inconveniente era che sbatteva sempre contro le porte di igloo e tende perché dimenticava di avere un lungo collo e zampe non propriamente adatte a vivere in quello che a Lappo pareva un interminabile inverno.
Lince fu molto contento dell’intrusione leggiadra di Samira, così poté ricominciare a cercare di carpire l’attenzione di Volpacchiotta senza doversi inventare qualche altro stratagemma.

“Samira, Lappo, che piacere incontrarci. Stavo giustappunto parlando a Volpacchiotta dello spettacolo di Margot e Roberto….”

“Ne ho inteso parlare anch’io” si intromise tra lo stupore generale la foca Bally, notoriamente interessata soltanto a mangiare e a praticare il belly-skiing, lo sci di pancia…

L’intrusione fece gioco a Lince che poté a quel punto sfoderare l’invito senza sembrare sgarbato o inopportuno.

“Stavo or ora proponendo a Volpacchiotta di andare insieme a vederlo, dovrebbe essere proprio bello”
“Ma è vero che le coreografie saranno di Loïe la fata cristallina?” chiese Samira
“Sì, e pare che la scenografia verrà preparata da Magik la lepre bianca”, aggiunse Lince con una punta di orgoglio
Un coro di WOW si levò tra i caldi fumi termali nella gelida e lunghissima notte lappone.
“E per la musica i The Balmung”, asserì Romy la renna che nel frattempo si era unita al gruppo insieme a Timmy il panda per un bicchiere di Betullica.









Lappo incontra le parole

Le notti si erano rincorse nelle buie giornate lapponi e i preparativi per l’attesissimo spettacolo incuriosivano sempre più gli abitanti del villaggio. Nella Terra Remota, comunque, le attività procedevano col ritmo sonnacchioso delle infinite notti. C’era sempre chi, per un motivo o per l’altro, finiva per confondere le ore antimeridiane con quelle pomeridiane, arrivando in ritardo agli appuntamenti di ben dodici ore ma non accadeva spessissimo.
Si narra che una volta Lappo stesse leggendo uno tra i suoi libri preferiti sulla sedia a dondolo davanti al focolare domestico. Essendo alquanto freddoloso, come già detto, si era premunito di un’ampia coltre di coperte e di una teiera termica colma di tisana invernale. Leggendo leggendo il sonno lo aveva ammaliato tra il crepitare della legna e il rumore ovattato della neve, egli aveva cercato di resistergli ma l’inconfondibile rumore del suo russare si era velocemente sparso nei dintorni e i personaggi del libro ne avevano approfittato per prendere un po’ di respiro e soprattutto svuotargli la dispensa. Due giorni e mezzo dopo si svegliò dal torpore sonnolento con un certo appetito e quale meraviglia ebbe nel trovare le parole del suo libro trasformatesi in personaggi veri e propri che, peraltro stavano divorando l’ultimo pezzettino di pan di zenzero rimasto.

“Per tutte le betulle betulliche, cosa ci fate voi nella mia dispensa?” chiese Lappo
“Non volevamo svegliarti” rispose un personaggio, l’unico che al momento non avesse la bocca piena di prelibatezze.
“Già già” confermò sputacchiando qualche mollica qua e là il più corpulento tra loro
Un altro avrebbe voluto dir qualcosa ma riuscì soltanto a mugugnare: “Shìììì SCRUNCH CRUNCH ti CRUNCH CRUNCH volevamo CRUNCH Crunchare uno CRUNCH CRUNCH shhpuntino ma GNAM GNAM dormivi così GNAM GNAM bene”

Lappo si stropicciò gli occhi. Accadevano cose un po’ strane nella Terra Remota ma di personaggi usciti dalle pagine di un libro ancora non se n’erano visti in giro. Peraltro erano piuttosto voraci. Riguardò il libro, sfogliò le pagine. Non c’è che dire: erano proprio vuote. Lo sbatacchiò e l’unico effetto che ottenne lo confuse ancor di più.

“Ohi ma voi siete qui!” affermarono le parole che si erano depositate sul pavimento e che avevano appena preso la forma di un personaggio.
“Eccoti!” risposero in coro tra uno GNAM GNAM, un CRUNCH CRUNCH e uno SGRUF SGRUF gli altri
“Hey ho una fame, spero mi abbiate lasciato un pezzettino di pan di zenzero!” dissero le parole senza lasciare il tempo a Lappo di aprir bocca per invitarli a mangiare con lui o per protestare.
Ricordar loro che quello era il suo pan di zenzero sarebbe stato alquanto scortese, in fondo loro lo avevano intrattenuto nei mesi invernali più e più volte, quindi non si poteva affermare tecnicamente che fossero presenze indesiderate ma certo non aveva inviato loro un invito formale a finirgli i dolcetti e poi aveva una vera fame da husky lupo quale è.
Si risolse dunque nell’invitare i suoi amici a cena, o forse era ora di pranzo? Non l’avrebbe saputo dire. Portò dentro un arrosto che teneva nella ghiacciaia esterna. Come è facile immaginare nella Terra Remota il freezer consiste infatti in una dispensa esterna all’abitazione, una sorta di igloo cui si accede da una finestra speciale che permette di non disperdere il calore e il freddo. Accartocciò le patate condendole con timo e le mise a cuocere sotto la cenere. Preparò dunque una sorta di tigelle, o focacce, tolse le molliche dal tavolo e apparecchiò.
Già che c’era mise a cuocere anche una zuppa di funghi e si fece aiutare a montare la panna da servire con la marmellata di bacche preparata sul finir dell’estate.
I personaggi si sentirono ben accolti e lo aiutarono senza neanche parlare, erano talmente abituati ad un universo fatto di lettere, interpunzioni, segni grafici e parole che sembrò loro un atto di buona educazione darsi da fare per aiutare Lappo nelle sue attività.
Il mese della notte perenne trascorse così in grande armonia, Lappo imparò a conoscere i suoi personaggi e loro si sentirono finalmente parte di una famiglia.
Al primo raggio di sole si dissolsero, Lappo si trovò a dondolare davanti al focolare ormai quasi spento, si svegliò come dopo un lunghissimo sonno, sfogliò il libro e non seppe mai se ciò che era accaduto fosse sogno o realtà.







Lappo e i suoi amici. Samira la giraffa

Nella Terra Remota il freddo può essere talmente intenso da far scricchiolare anche l’aria e Lappo, freddoloso com’è, lo sa benissimo perché in quei giorni, soprattutto nel mese in cui le tenebre non lasciano spazio all’aurora, è solito rintanarsi nella enorme biblioteca dove può acculturarsi stando ben bene al calduccio e incontrare i suoi amici senza doversi avventurare per il bosco o le stradine ammantate di ghiaccio e neve.
Tra divani e poltrone in cui accomodarsi per sprofondare nella lettura, vi è infatti un luogo di ritrovo dove è possibile bere tisane, sgranocchiare uno spuntino, chiacchierare un po’ e talvolta anche suonare. Gli inverni da quelle parti sono molto lunghi e pensare di trascorrerli da soli è alquanto deprimente per questo gli abitanti della Terra Remota amano riunirsi, parlare, discutere e detestano i litigi.
Un giorno di dicembre, sapeva che era giorno perché lo aveva letto sul quadrante dell’orologio, non certo dalla luce solare che non avrebbe raggiunto quelle lande fino a metà gennaio, Lappo si stava concedendo un momento di puro relax ed ebbe una visione che lo lasciò basito. La lingua gli penzolò fuori dai denti, si stropicciò gli occhi per essere certo di aver visto bene e udì distintamente le seguenti parole:

“Oh che caldo che fa!”

seguite da una risata colma di solare allegrezza.

Lappo si guardò intorno temendo di aver avuto una di quelle visioni che possono a volte capitare durante le giornate buie e notò che anche gli altri avevano avuto una reazione simile alla sua.
Non c’è da biasimarlo. Lui, un husky-lupo coperto di caldissima peluria aveva poca dimestichezza col freddo e cercava sempre di rintanarsi accanto a qualche stufa accesa. Vedere una giraffa, tipicamente abituata a quei climi caldissimi che lui poteva soltanto sognare, lamentarsi per il caldo in una giornata tanto gelida da fa battere i denti a chiunque nella Terra Remota avrebbe destato lo stupore degli abitanti delle vicine Lupania, Terra degli Orsi Polari, Candilandia e Yakkia.

“Salve gente! Mi chiamo Samira e sono una giraffa giramondo”, landì allungando il collo per presentarsi in tutta la sua altezza.
“Ciao Samira!”, risposero in coro riprendendosi dallo sbigottimento gli altri
“Sono arrivata proprio oggi e ho deciso di trascorrere qui qualche tempo… pensavo però che il clima fosse più adatto a me” disse pensierosa. “Comunque” proseguì gaudente “mi piace la Terra Remota ed è più fresco che nella savana. Cosa fate di bello?”.
“Leggiamo” risposero nuovamente in coro.
Vedere una giraffa in uno tra i giorni più freddi del mese più gelido in una delle lande più ghiacciate del Pianeta Terra affermare “oh che caldo che fa” aveva decisamente sortito un effetto ipnotico e Lappo dovette scuotere la testa per riuscire a profferire qualche parola, anche soltanto per essere gentile, cosa che caratterizza gli abitanti della Terra Remota.
“Ciao, io sono Lappo e stavo leggendo un libro di un eroe italiano che si chiama Giuseppe Garibaldi, era un tipo simpatico anche se si trovava sempre a combattere qualche battaglia per la libertà. Benvenuta Samira, vuoi bere una tisana con noi?”.

Samira, col suo carattere chiassoso come i colori di cui amava adornarsi, era felice di fare amicizia e ben presto si trovò talmente bene nella Terra Remota che nessuno più si ricordò che era arrivata e non nata lì.













Lappo e Lilla il Cavallo Bianco

Lappo stava camminando a passo svelto per raggiungere il prima possibile un luogo caldo dove ripararsi ma si fermò ad ammirare le costellazioni che adornavano il cielo lappone nella lunga notte invernale. Era tutto immerso nelle sue contemplazioni quando una voce che definire stonata sarebbe stato un eufemismo irruppe nello spazio sonoro.

“Truuuuuulliilluuuu. Che bello quando ci sei tuuuuuu. Truuuuuulliilluuuu nel cieeeeeelooo bluu”

Un brivido, non di freddo ma di puro dispiacere uditivo, attraversò la schiena dell’husky lupo dalla punta della coda fino alla punta delle orecchie.

La voce era allegra e sentir cantare è sempre un piacere ma un minimo di intonatura non sarebbe stata poi così sgradita.

“Uhiiiiii guarda chi si vede!” esclamò giuliva la voce di cui sopra lasciando il suo interlocutore senza fiato.
“Devi proprio essere Lappo, l’unico husky lupo freddoloso di tutta la Lapponia”
“Uhm be’ in effetti…son proprio io ma non mi ricordo di te, devi scusarmi”
“Oh, non scusarti, io sono Lilla il Cavallo Bianco e ho aiutato la tua Mamma durante il parto…. Eri un tale batuffolo e ora guarda un po’ come sei diventato grande, grosso e forte”
“Sei un’ostetrica?”
“Oh nonononononononono. Sono Lilla il Cavallo Bianco”
“E come hai fatto a…”
“Oh è molto semplice: passavo di là e ho iniziato ad intonare, ma guarda te che casualità, proprio Truuuuuulliilluuuu. Che bello quando ci sei tuuuuuu. Truuuuuulliilluuuu nel cieeeeeelooo bluu”
La schiena di Lappo venne percorsa nuovamente da un brivido che lo attraversò dalla punta della coda fino alle orecchie.
“Non so se lo hai notato ma sono parecchio stonata”
“Ehm be’ sai…” rispose Lappo imbarazzato di fronte a tanta schiettezza
“Ma a me non importa: cantare mi rilassa e mi mette di buon umore quindi….”
“Ah, be’, se ti mette di buon umore …”
“Sì sì e quindi, ti dicevo, stavo cantando Truuuuuulliilluuuu”
“Ho capito non c’è proprio la necessità di ripetere tutta la canzone…”
“Sì, tua madre ebbe una reazione simile. Sai non riusciva a partorire ma appena udì la mia voce un fremito l’attraversò tutta e dopo qualche istante nascesti tu, che batuffolotto!”

I due risero di cuore e dunque Lappo invitò Lilla a bere un bicchiere di Betullica.
“È ottima ed è la mia bevanda preferita sai?”
“Oh, mi fa molto piacere perché l’ha inventata la mia bisnonna, io l’ho modificata un po’ e l’ho commercializzata. Sono stonata di voce ma non di testa! E mi fa molto piacere averti incontrato, spero ci rivedremo presto”.











Lappo e i suoi amici. Bally la foca.

Il giorno del compleanno del suo carissimo amico Yakkil, che viveva nella vicina a Yakkia, la terra abitata dagli yak, Lappo si incamminò verso il porticciolo per inviargli un messaggio di auguri.
Aveva raccolto delle splendide bacche colorate e le aveva unite in una specie di collanina utile a portare vari oggetti, ad esempio una borraccia con dell’ottima Betullica. Sapendo di fargli cosa gradita gli aveva preparato anche un paio di litri della bevanda prodotta da Lilla il Cavallo bianco e aveva impacchettato il tutto in decorative foglie di puolukka. Il bigliettino era pronto non gli restava che inviare il tutto con il battello giornaliero.
Mentre era sulla banchina del molo non resistette alla tentazione di assaporare una fumante tazza di tisana nella kota di Bally la Foca.
Bally detestava cordialmente qualunque cosa fosse un dispendio inutile di energie, pensava che le case di mattoni fossero anti-ecologiche e piuttosto ridondanti. C’erano troppe cose non necessarie, meglio, molto meglio una bella e comoda kota, la tipica tenda lappone.

“Ciao Lappo, che si dice in giro?”
“Ciao Bally, fa un freddo….”
“Oh, beh mi sarei stupita se non l’avessi notato, mi è arrivata la tisana invernale, vuoi provarne una tazza?”
“Sì grazie”
“Dove vai con quel pacco?”
“Sai, è il compleanno del mio amico Yakkil e voglio inviargli un messaggio di auguri”
“Uhm sembra un nome da yak”
“Infatti vive a Yakkia, sto aspettando il battello”
“Sta per arrivare e se vuoi posso portare io il regalo al tuo amico, sto andando a Yakkia per il raduno annuale di belly-ski”

Bally la Foca era una gran golosona ma non c’era niente che la interessasse di più del belly-skiing, lo sci di pancia e voleva proprio andare al raduno, non sapeva se fosse il caso ma l’arrivo di Lappo la convinse ad andare.
Lappo e i suoi amici. Timmy il Panda.

Timmy è un panda gigante, una sorta di orso bianco e nero che non va mai in letargo. Il giorno della sua nascita una gran quantità di persone si era raccolta intorno a lui per fare una foto ricordo o per guardarlo. La prima cosa che conobbe, dopo il morbido utero materno, fu la invadente curiosità degli umani.
Crebbe tra le foreste del Sichuan, dove i quattro fiumi si incontrano, le acque sono fredde e impetuose, i bambù crescono spontaneamente. La sua famiglia si era trasferita in una zona tranquilla non lontana da Chengdu ma lui non amava le grandi città, preferiva di gran lunga stare all’aria aperta, tra le montagne dove l’orizzonte sembra intrecciarsi con l’infinito.
Un giorno di fine estate aveva deciso di andare ad osservare il cambiamento del colore delle foglie, il cosiddetto fall foliage, nel Parco di Jiuzhaigou, per cui aveva salutato la sua famiglia e i suoi amici, si era riempito la pancia di germogli di bambù e si era incamminato verso Nord pensando di rimanere lontano per un paio di mesi o poco più.
Passeggiare tra sentieri e boschi lo metteva di buon umore e gli stimolava l’appetito per cui, nonostante avesse un buon passo, di quando in quando si fermava per uno spuntino. Durante una di tali soste, incontrò un gruppo di umani che vollero farsi fotografare ma poi cominciarono a tirargli le orecchie, mordergli il naso, fare lo scivolo sulla sua grande schiena.
Cercò di dir loro che non gli piaceva come si stavano comportando e che gli dava fastidio essere trattato in quel modo ma loro per tutta risposta lo presero sempre più in giro, facendogli le linguacce e altre smorfie. Se avesse voluto, se la sua indole fosse stata diversa, avrebbe potuto sbarazzarsene con una semplice scrollata di spalle ed eventualmente un paio di zampate ma non gli piaceva essere violento, lo trovava stupido e inutile, per cui pazientemente attese la sera. Quando gli umani andarono via per la cena Timmy si addentrò nella foresta, attraversò le montagne e non smise di camminare fino a che incontrò Lappo.
“Ciao!” lo salutò
“Ciao” rispose Timmy guardandolo con sospetto
“Sei nuovo di queste parti? Non ti avevo mai visto prima”
“Non saprei, credo di essermi allontanato un po’ più del previsto ma non so quanto ho camminato, a guardare il cielo non più di un giorno e una notte ma a sentire i miei piedi sembra molto di più”
“Be’ se ti sei regolato soltanto con la luce del giorno lo credo bene: qui la notte in inverno dura quasi due mesi!” rispose ridendo Lappo.
Timmy non si sentì canzonato da quelle parole ma capì che doveva essersi allontanato parecchio e chiese a Lappo di dirgli dove era.
“Sei in Lapponia ma, brrrr, senti io avrei un po’ di freddo, ti va di venire a prendere una tazza di Betullica calda così mi racconti la tua storia e riposi un po’?”
“Va bene grazie, io mi chiamo Timmy e tu?”






















Lappo e i suoi amici. Romy la Renna.

Il giorno in cui Timmy arrivò nella Terra Remota, Romy aveva deciso di andare a trovare Lappo per una bella tazza di Betullica e chiedergli se avesse voglia di andare con lui al concerto del gruppo di rock progressivo The Balmung.
Sapeva che avrebbe trovato nell’husky lupo una buona compagnia per andare ad ascoltare la sua band preferita.
Romy ama la musica, gli piace trascorrere ore ad ascoltarla e conosce tutti i gruppi, nelle varie formazioni, della Terra Remota e delle vicine Lupania, Terra degli Orsi Polari, Candilandia e Yakkia. Talvolta si diletta anche nel suonare qualche strumento ma non è quello il suo interesse maggiore. Ha sempre avuto un carattere composto e posato, insomma è una di quelli che si arrabbiano difficilmente anche perché pensano che la rabbia sia fondamentalmente uno spreco di energie, di tempo e di nervosismi.
La temperatura era piuttosto freddina nella lunga notte nella Terra Remota e sapeva che Lappo sarebbe difficilmente andato in giro, freddoloso com’è. Era certo che l’avrebbe trovato davanti ad una tazza fumante di Betullica.
Quando arrivò non c’era ma era certo che non avrebbe tardato ad arrivare e infatti non ci fu molto da attendere.
“Ciao Romy!”
“Ciao Lappo, ti stavo proprio cercando!”
“Be’ sono proprio contento di vederti. Ho appena conosciuto Timmy e penso che potresti dargli una mano ad orientarsi nella Terra Remota, che ne dici?”
“Ciao Timmy, sono Romy, sembri stanco che ti è capitato?”

Come Lappo aveva immaginato nacque un’amicizia profonda tra i due tanto che ora nella Terra Remota nessuno pensa a Timmy senza pensare anche a Romy.




Lappo e i suoi amici. Lince la Tigre delle nevi perenni.

Lince la Tigre delle nevi perenni si era svegliato di buon mattino, anche se non si sarebbe detto a guardare il cielo perché era notte fonda come sempre capita nella Terra Remota tra novembre e gennaio. Aveva un programmino bellissimo per la giornata: avrebbe incontrato Romy e gli avrebbe fatto ascoltare una nuova melodia che aveva composto la sera prima, era certo che gli sarebbe piaciuta moltissimo, e poi si sarebbe lanciato dagli alberi innevati di fresco per il suo sport preferito, il tree-diving ovvero tuffo dagli alberi, possibilmente innevati.
Non fece in tempo ad uscire che Romy, Lappo e Timmy andarono da lui tutti contenti con un pacchetto pieno di prelibatezze, un regalo e una bella bottiglia di Betullica.
“Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri Lince, tanti auguri a te”
Intonarono in coro soddisfatti per la riuscita sorpresa.
“Pensavi che avessimo dimenticato che oggi è il tuo compleanno, eh?” disse Lappo facendo l’occhiolino e sgattaiolando al calduccio.
“Sì sì” dissero Romy e Timmy accomodandosi in poltrona sorridenti.
Lince era sinceramente confuso e contento ma la gran sorpresa gli aveva fatto dimenticare perché stava uscendo. Aveva una vista supersonica e una bella memoria però talvolta scordava, come capita spesso a chicchessia, quello che stava facendo proprio l’attimo prima.
Presero una bella tazza di Betullica, mangiarono le prelibatezze e quindi Lince aprì il regalo vero e proprio.
“Il nuovo disco dei The Balmung!” esclamò con la felicità che gli sprizzava da tutti i pori.
Romy conosce bene la musica e sa capire i gusti dei suoi amici, Lappo e Timmy erano certissimi che avrebbe saputo scegliere e poi anche loro erano fan del gruppo di rock progressivo guidato da Cloudy, il cantante e compositore che Lince aveva conosciuto alle terme un giorno di primavera quando l’aria si riempie di colori e il clima è più mite.





Lappo e i suoi amici. Magik.

TUMP TUMP TUMP
“Per tutte le farghe! Non riesco proprio ad azzeccare il colore giusto!”
Lappo stava camminando tranquillamente quando udì distintamente i rumori e pronunziare tali parole.
Non ebbe alcun dubbio sulla provenienza e senza indugiare si incamminò verso la dimora-laboratorio di Magik, la Lepre bianca.
TUMP TUMP TUMP
Il tramestio si faceva sempre più forte. Era evidente che stava provando qualcosa di importante.
Magik era una Lepre bianca che aveva una fascinazione impressionante per la luce. Ne era profondamente innamorato e cercava, nella sua bottega, di fare tutto il possibile per comprenderne la composizione, le variazioni, gli effetti che si sarebbero potuti ottenere, le emozioni che essa riusciva a suscitare.
Non era sempre una buona idea avvicinarsi troppo quando stava lavorando perché non si poteva mai sapere, magari un razzo o un fulmine avrebbe potuto inavvertitamente colpire il malcapitato che si fosse trovato di lì a passare per caso.
Lappo si avvicinò cauto, e lo chiamò da lontano, per evitare qualche spiacevole incidente.
“Ehilà Magik!”
“Chi va là? Entra entra non c’è pericolo al momento”
“Come stai, che stai combinando di bello?”
“Ciao Lappo, sto bene grazie ma sto cercando di studiare alcuni appunti di una scienziata, una tale Marie Curie”
“Marie Curie? Beh è stata insignita del Premio Nobel, ben due volte se non ricordo male, dev’essere sicuramente una lettura interessante ma perché te interessi?”
“Sì esatto, per la Fisica e per la Chimica, ma non è quello che mi interessa, o almeno non troppo direttamente. Devi sapere che ha anche svolto degli studi molto interessanti sulle luci”
“Ah, adesso capisco, devi fare le luci per il concerto dei The Balmung e stai studiando”
“Esatto, vuoi una tazza di tisana?”
“Una bella tazza di Betullica non si rifiuta mai”


























Lappo e i suoi amici. Lo spettacolo tanto atteso.

Le attività fervevano nella Terra Remota, Lappo e i suoi amici si stavano preparando per il grande giorno dello spettacolo tanto atteso di cui soltanto Magik la Lepre bianca sapeva qualcosa in più perché era addetto alle luci.
Quello che si sapeva era che i protagonisti sarebbero stati Roberto e Margot, che la coreografia sarebbe stata creata da Loïe la Fata cristallina, le luci di Magik e la musica del gruppo di rock progressivo The Balmung che sarebbe giunto nella Terra Remota da un paese italiano nella provincia romana.
Non erano trapelate notizie un po’ per non rovinare l’effetto sorpresa e un po’ perché quello era il metodo di lavoro di Loïe.
La Fata cristallina è sempre stata un po’ capricciosa, una di quelle fate che non amano programmare tutto in anticipo, o meglio, che programmano tutto nei minimi dettagli e poi si trovano, per un motivo o per l’altro, a ricominciare quasi all’infinito.
Magik provava e riprovava le luci ed era quasi riuscito a fare quello che gli aveva chiesto Loïe, cioè quasi l’impossibile, trovando ispirazione in alcuni scritti di Marie Curie mentre Roberto e Margot seguivano le indicazioni della coreografa e quasi tutti i giorni dovevano fare qualche correzione o ricreare qualche passo.
Quando tutto sembrava perfetto ecco che c’era da ricominciare passo passo.
Volenti o nolenti il gran giorno, seppure fosse difficile distinguerlo dalla notte visto che era sempre buio in quel mese dell’anno, era arrivato.
Lappo e i suoi amici si erano vestiti per l’occasione, i The Balmung con Cloudy e gli altri erano giunti dall’Italia e avevano subito preso un raffreddore perché non erano abituati a quel clima e si trovavano perfettamente in sintonia con l’husky lupo dagli occhi di ghiaccio sul freddo, Magik era uscito dal suo laboratorio con tutte le attrezzature, Roberto e Margot avevano fatto le ultime prove generali e tutto era pronto, o quasi.
Gli abitanti della Terra Remota, nonché delle vicine Lupania, Terra degli Orsi Polari, Candilandia e Yakkia si erano radunati cogliendo l’occasione per salutare amici e parenti che non vedevano da tempo e Lince stava pregustando l’arrivo di Volpacchiotta la quale, però, sembrava aver dimenticato di arrivare.
Cosa poteva esserle accaduto?
Non si sapeva davvero né si sarebbe potuto immaginare. Beh, forse con un po’ di fantasia, neanche troppa a dire il vero…”
Già già doveva proprio essersi addormentata nelle calde acque termali e aveva certamente dimenticato di arrivare in tempo.
I minuti trascorrevano allegri ma di Volpacchiotta nessuna traccia.
Il volto di Lince era sempre più triste ma non c’era spazio per la malinconia con uno spettacolo tanto bello che stava per cominciare.
Tutto sembrava pronto, Loïe dopo varie esitazioni aveva dato il via libera e il sipario si era alzato su uno scenario a dir poco meraviglioso, la musica era perfetta, le luci splendide e, quando stavano per entrare in scena Margot e Roberto nel cielo scuro si produssero incredibili effetti luminosi. Subito si pensò che Magik questa volta avesse superato sé stesso ma si capì ben presto che quelle luminescenze erano qualcosa di più di un abile lavoro prodotto da faretti e luminarie: Volpacchiotta la Volpe magica si era proprio addormentata alle terme ma si era svegliata in tempo per accorgersi che era in ritardo per cui cominciò a correre tanto velocemente che la sua coda a contatto con la neve produsse scintille tanto simili a quelle che creano i fabbri con le saldatrici ma erano di colori tanto belli che il cielo se ne innamorò e tutti gli anni decise di ricreare quella magia con l’aurora boreale.



Lappo e i suoi amici. La gita al mökki.

Il solstizio d’estate era vicino e Lappo era decisamente su di giri. Nonostante la quantità di zanzare che la calda stagione portava con sé, si poteva quasi pensare che vivesse l’anno intero aspettando le giornate in cui il sole non tramonta mai, ideali per recarsi tutti insieme al mökki, ma soprattutto per crogiolarsi nel tepore astrale e stare il più possibile nella rovente sauna.
L’husky lupo dagli occhi di ghiaccio poteva sopportare molte cose ma era decisamente freddoloso. Di opinione opposta alla sua era Samira la Giraffa che stava proprio in quel momento guardando il suo amico dalla sua postazione strategica, ovvero il chioschetto di gelati. Aveva ideato una nuova ricetta che le piaceva moltissimo: si era fatta arrivare una gran quantità di limoni dal Sud, aveva utilizzato le bucce come bicchieri naturali, aveva triturato la polpa insieme a sciroppo d’acero, frutti di bosco e bacche e aveva amalgamato il tutto con Betullica, per poi farne squisiti sorbetti. Effettivamente erano piuttosto gustosi e lei aveva modo di stare bella fresca tutta l’estate o quasi. Aveva avuto anche l’accortezza di riparare il chioschetto da un triplo strato di zanzariere, indispensabili in quel periodo dell’anno in cui il sole non tramonta mai, o quasi.
Gli inseparabili Romy la Renna e Timmy il Panda si aggiravano nei dintorni quasi per caso anche se era più che evidente a chiunque li conoscesse bene che qualcosa bolliva in pentola: che Timmy il Panda, in piena altissima stagione turistica, potesse allontanarsi dalla sua bottega tanto di frequente era più che insolito tanto che Volpacchiotta la Volpe Magica aveva interrotto le sue pigre attività estive per capirne il motivo.

“Ciao Volpacchiotta” la salutò Lince la Tigre delle nevi perenni felice di avere la risposta a qualcosa che aveva suscitato la curiosità della Volpe Magica.
“Ciao Lince, come mai da queste parti?”
“Sono venuto a prendere uno di quei limoni gelati che ha preparato Samira ma…”
“Ma?”

Lince si avvicinò con un salto atletico per far colpo su Volpacchiotta, lei non ci badò.

“Beh, ecco, vedi, mi pare che Timmy e Romy stiano gironzolando intorno al chioschetto di Samira da parecchio” rispose cercando di stuzzicare la curiosità della Volpe Magica.
“Forse hanno caldo ma non capisco perché Timmy non vada a prendere i gelati da portare a Romy che con tutto quello che ha da fare con la bottega in piena stagione”

Lince effettuò una scenografica capriola andando a posizionarsi proprio accanto a lei e, sfoderando il più affascinante tra i suoi sorrisi, chiese, con una punta di rammarico nella voce: “Davvero non l’hai capito? Eppure sei notoriamente molto intelligente”

Volpacchiotta era sì molto intelligente ma per quanto concerne i sentimenti era un po’… come dire… tontolotta, tanto che non si era mai neanche accorta che Lince, l’atletico beniamino della Terra Remota e delle confinanti Yakkia, Lupania, Candilandia e la Terra degli Orsi Polari, le facesse una corte perenne. O forse se n’era accorta ma era, in fondo in fondo, una gran timidona.

“Magari non gli piacciono i gelati un po’ sciolti dal caldo”, rispose piccata
“Ah beh, sì non ci avevo pensato” la canzonò Lince
“Allora, dimmi quale sarebbe il motivo?”
“Ti piacerebbe saperlo?”
“Se pensi di essere tanto arguto”

La conversazione stava decisamente volgendo a favore di Lince che ne approfittò per far vedere a Volpacchiotta il glitter che aveva spuzzato sulle orecchie per risplendere anche durante il sole di mezzanotte.

“Non vorrei sembrarti inopportuno, ma che farai durante il Solstizio? Hai già qualche impegno?”
“No ma che c’entra?”

Lince gongolava…

“Lappo ha un mökki e stiamo organizzando una festa, ti andrebbe di venirci con me?”
Volpacchiotta accettò ma voleva sapere cosa ne pensasse Lince di Romy e Samira.
“Davvero non te ne sei proprio accorta?”

Volpacchiotta gesticolò di no muovendo la splendida coda con aria di imbarazzo, Lince sorrise felice e le rispose: “Penso proprio che Romy si sia innamorato di Samira”.

I due restarono a guardare Romy che entrava e usciva dal chioschetto di Samira, poi distolsero lo sguardo verso la luce piena dell’estate. Si sentivano bene e un refolo di vento fresco allontanò da loro le zanzare inondando lo spazio olfattivo con i profumi della stagione luminosa.



Lappo e i suoi amici. La stagione delle balene.

Volpacchiotta c’era rimasta con un palmo di naso e rimase a controllare i movimenti di Timmy, Romy e Samira mentre Lince aveva fatto finta di avere tantissimi impegni e di avere assoluta necessità di andare da qualche parte per poi appollaiarsi sopra un albero a pochi passi dalla Volpe Magica. Era riuscito ad incuriosirla e a strapparle un sì per la gita del Solstizio, avrebbe soltanto dovuto attendere il corso degli eventi.

Lappo si sentiva osservato mentre cercava di fare il pieno di sole e calore, guardò verso Samira, dunque spostò il suo sguardo verso Volpacchiotta e fece finta di non vedere Lince.
La stagione luminosa portava con sé una certa allegria e non c’era da stupirsi di tutto quel via vai e di quelle moine. Capì subito che tra Timmy e Samira stava sbocciando qualcosa e cercò di indovinare se Lince sarebbe o meno riuscito ad attirare l’attenzione di Volpacchiotta dopo anni e anni di corteggiamento ma non gli sembrava di vedere qualche mutamento nell’atteggiamento di lei, se non una certa curiosità per quello che sta accadendo nel chioschetto di Samira che, lo sapeva benissimo, lo guardava senza comprendere come potesse starsene al sole tutto quel tempo senza sentire caldo e, soprattutto, senza innervosirsi per tutte quelle zanzare.
In effetti, per quanto concerne le fastidiose punture degli insetti, aveva provveduto da tempo cospargendosi di torba melissica, particolarmente repellente, e di un olio di licheni portatogli dalle sue amiche balene che non vedeva l’ora di incontrare nuovamente durante la gita al mökki.  



Lappo e i suoi amici. I preparativi per la gita.

La gita al mökki di Lappo si era trasformata ben presto in un evento cui sarebbe stato un peccato non partecipare. C’era chi si stava industriando per preparare le canoe, chi si era premurato di organizzare tutto il necessario per trascorrere nel cottage di fronte alle isole i giorni in cui il sole non tramonta mai.
Lilla il Cavallo bianco aveva preparato cestini di varie forme e colori per raccogliere una gran quantità di alghe da conservare per l’inverno mentre Bally la Foca già pregustava il profumo delle grigliate anche se non era così facile immaginarla fuori dall’acqua e impegnata in attività diverse dal pescare, sguazzare felice e trascorrere tempo insieme alle sue amiche che arrivavano dalle lande vicine.
Bisognava stare attenti a Magik, che in quelle giornate in cui tutti quanti festeggiano la luce si incupiva e si intristiva oltre ogni possibile spiegazione logica, tanto che Romy la Renna decise di lasciare che Timmy continuasse a fare la spola tra la sua bottega e il chioschetto di Samira la Giraffa da solo per andare a vedere se per caso la Lepre bianca avesse in mente di non partecipare alla festa d’estate.

“Ciao Romy, che piacere vederti” affermò languidamente Magik
“Ciao Magik, che si dice, che stai architettando per i falò sulla spiaggia?”
“Ecco, vedi, penso proprio che non verrò e me ne starò rintanato qui a cercare di perfezionare una mia invenzione”
“Mi dai proprio una brutta notizia: pensavo di poter contare su di te per una missione molto delicata”

Le parole di Romy sortirono l’effetto desiderato: incuriosirono Magik scuotendolo dal torpore che lo immalinconiva.

“Una missione?”
“Sì, proprio. Ma se hai da fare non ti voglio disturbare”
“Beh sì avrei da fare ma sono sempre felice di poterti aiutare, dimmi, che missione è?”
“È una storia lunga, hai un bicchiere di Betullica fresca così posso raccontarti dapprincipio?”
“Sì certo, entra”
Lappo e i suoi amici. La missione segreta di Romy e Magik.

Romy la Renna, preoccupato per il suo amico Timmy il Panda che si era innamorato di Samira la Giraffa e continuava a fare la spola tra la sua bottega e il chioschetto di gelati, si era recato da Magik con l’intento di convincerlo a partecipare alla gita al mökki, sapendo che la Lepre Bianca era piuttosto incline alla malinconia durante i giorni in cui tutti quanti gli altri erano allegri.
In estate il sole non cala mai in alcune aree della Lapponia, mentre in altre tramonta ma per pochissime ore e la voglia di festeggiare aleggia nell’aria. Si organizzano grandi falò, grigliate e gite e Magik si sentiva sempre inspiegabilmente triste. Romy, dopo aver ampiamente ponderato la questione, era giunto alla conclusione che Magik si immalinconiva perché aveva la sensazione di non poter fare niente per stupire gli altri con luci e altri marchingegni di sua invenzione.
Fatto sta che trascorsero molte ore a confabulare nel laboratorio della Lepre bianca e quando uscirono sembravano piuttosto contenti.
Appena la Renna se ne andò, la Lepre Bianca si mise all’opera per escogitare qualcosa che avrebbe meravigliato chiunque. Era importante progettare nei minimi dettagli, o quasi…

“Ciao Magik! Posso entrare?”
“Lappo! Che piacere vederti, entra entra e non badare alla confusione, sto cercando di escogitare qualcosa di sensazionale per la gita al mökki”
“E io che ero venuto qui per convincerti a venire, dopo che mi avevi detto di no l’altro giorno ma che è successo?”
“Ti ho detto che non sarei venuto? E perché mai?” chiese Magik con un sorriso radioso e sincero
“Mah, sai a volte la stagione luminosa..”
“È bellissima nevvero? Guarda quante gradazioni di colore si possono scorgere nella natura, basta non guardare soltanto verso il cielo a cercare qualcosa che si vede soltanto in inverno. Non bisogna immalinconirsi per ciò che potrebbe esserci e non c’è, bensì vivere il momento presente e godere della bellezza e delle gioie che sa suscitare in noi”
“Che parole sagge. Hai per caso visto Romy, volevo chiedergli un consiglio?”
“Ma come hai fatto ad indovinare? Era qui proprio qualche istante fa… che ne pensi, è meglio il color malva o erica? Abbinato al blu pervinca intendo?”
“Non saprei neanche dire bene le differenze…. non saprei ma non c’è problema, ci vediamo al mökki eh?”
“Eh, ah sì sì, ma non vuoi neanche un bicchiere di Betullica fresco?”
“Quello non si rifiuta mai”

Tra un bicchiere di Betullica e un’indecisione sulle sfumature, trascorsero la notte intera, stando a quello che dicevano gli orologi perché non si sarebbe potuto parlare di ‘notte’ vera e propria, a ridere, chiacchierare e programmare quello che avrebbero fatto durante la gita e chissà quante balene avrebbero visto e chissà che bei falò e chissà quanto sarebbe stata fresca l’acqua.
Quando Lappo se ne andò non aveva saputo niente della missione segreta ma era certo che Romy fosse un po’ speciale e che qualunque cosa avesse detto a Magik, be’, tuoni d’Amburgo, aveva funzionato.



Lappo e i suoi amici. La ricetta magica di Lilla.

Un fragore di felici e allegre stonature invase l’aria frizzante e luminosa della prima mattina. Il sole era alto da parecchie ore e Lilla il Cavallo Bianco stava beatamente cantando per croce e delizia di amici e vicini.
Croce perché era evidentemente stonata ma non le importava punto per cui cantava a squarciagola qualunque cosa le venisse in mente, delizia in quanto quando le veniva l’ispirazione era, come dire, onnicomprensiva e spesso si accompagnava alla creazione di deliziosi e gustosissimi piatti.

“A giudicare dal profumino che si sente stai preparando qualcosa di speciale per la gita al mökki”
“Lince! Che piacere vederti, qual buon vento ti porta?”
“Ciao Lilla, passavo di qua sarebbe la risposta più diplomatica ma non è così”
“Vieni, entra, hai proprio l’aria di chi ha bisogno di confidarsi con un’amica… hai portato anche i canditi di violette, che carino, sono i miei preferiti”
“Oh Lilla per lo meno tu ti accorgi di quello che faccio, a volte ho l’impressione di essere trasparente”
“Trasparente tu? Ma se sei pieno di ammiratori e ammiratrici… aspetta aspetta… forse ho capito. Intanto assaggia questo”
“Gnam gnam, grazie, Lilla sei fenomenale”
“Meglio con sciroppo d’acero tipo A o tipo B?”
“Direi quello più amarognolo”
“Sì, sembra anche a me, insomma, pensi di essere trasparente per qualcuno che ti piace molto, è vero?”
“Già”
“E per caso questo qualcuno ha una splendida coda?”
“Come hai fatto a capirlo?”
“E vorresti che io preparassi qualcosa di speciale proprio per questa volp… ehm questo qualcuno con la coda?”
Lince arrossì fino alla punta delle ciglia, annuì appena appena.
“Va beeeene, farò quel che potrò. Ora però ti devo salutare perché devo trovare una ricetta magica e segretissima, vai!”



Lappo e i suoi amici. Il viaggio di Lilla il Cavallo Bianco nella Terra degli Orsi Polari.

Appena Lince andò via, Lilla il Cavallo Bianco prese una decisione importante.
Quei due erano proprio belli insieme e lei avrebbe fatto il possibile per aiutarli a stare bene insieme. Senza indugio finì di cuocere quello che stava cucinando, si preparò e si incamminò verso la Terra degli Orsi Polari.
Lì, ne era certissima, avrebbe trovato una cara amica che avrebbe saputo in che modo aiutarla a trovare quello che, a suo avviso, faceva al caso loro.
Il viaggio era abbastanza lungo ma con le nuove autostrade verdi si arrivava velocemente e in estate non c’era il pericolo di trovare qualche valico chiuso da neve e ghiaccio, poi le ore di luce erano talmente tante che si poteva proseguire senza doversi fermare di quando in quando.
Così Lilla attraversò foreste e altipiani, laghetti e fiordi bellissimi, si imbarcò col traghetto per la Terra degli Orsi Polari e arrivò dalla sua amica proprio mentre stava preparando una bella tisana rinfrescante e profumata.

“Lilla non ci posso credere che bello vederti vieni qui fatti abbracciare”
Artena, l’amica di Lilla. parlava proprio così, senza virgole, punti, punti e virgole e punti accapo ma era molto simpatica.
“Cara amica mia vederti è sempre una gioia infinita. Tieni ti ho portato un po’ di Betullica, alghe e licheni della Lapponia e un po’ di panpizza fatto con le mie mani”

Le due stettero per un po’ a mangiare e ridere, chiacchierarono di tante cose e poi Lilla invitò Artena a partecipare alla gita al mökki e le raccontò di Lince e Volpacchiotta.

“Oh Lilla sei sempre la solita va bene verrò con te e ti aiuterò nella tua missione intanto prendiamo un po’ di bacche di ghiaccio polare che faranno certamente il loro effetto”, e così dicendo, si prepararono e uscirono per tornare in Lapponia.



Lappo e i suoi amici. Lo scrigno colorato.

Lappo stava tornando tutto contento dal laboratorio di Magik quando si trovò in prossimità dell’autostrada verde e vide Lilla che rideva felice accanto ad una forestiera. Incuriosito, si avvicinò e salutò il Cavallo Bianco.

“Ciao Lilla che si dice?”
“Ciao Lappo, sono proprio contenta di incontrarti: sarei venuta a cercarti, mi hai risparmiato un viaggio, meno male perché sono un po’ stanca”
“Ah benissimo, volete venire a prendere una tazza di Betullica?”
“Oh sì, con gran piacere, lei è Artena, la mia amica che viene dalla Terra degli Orsi Polari”

Dopo i convenevoli di rito Lilla spiegò per sommi capi per quale motivo fosse andata fin lì a pochi giorni dalla gita al mökki e Lappo fu più che contento di poterle aiutare.

“Le bacche di ghiaccio polare saranno certamente gradite e le tue prelibatezze anche ma cosa c’è in quello scrigno colorato?”

Lappo non aveva saputo tenere a freno la sua curiosità, al contrario di Lilla che era certa che la sua amica Artena avrebbe preso qualcosa di davvero speciale e non si era premurata di chiederle cosa fosse.

“Sono contenta che me lo chieda: è un antico poema musicale scritto dalla poetessa armena Sahakduxt nell’ottavo secolo o giù di lì e penso che, da quello che mi ha raccontato Lilla, potrebbe essere particolarmente apprezzato da Volpacchiotta, anche se non dovremmo sapere che Lince è innamorato di lei”. Questa volta aveva inspiegabilmente parlato utilizzando la punteggiatura e Lilla pensò che quella composizione doveva essere davvero magica.
Si trattava, infatti, di un racconto ambientato in un futuro immaginario in cui si narravano le gesta di un eroe dall’evocativo nome di Alp Arlsan, che in armeno vuol dire ‘Leone Valoroso’, il quale era considerato invincibile in qualunque tenzone ma non riusciva a dichiarare il suo amore.
Lappo annuì contento e trascorsero il pomeriggio a pianificare la gita.



Lappo e i suoi amici. Timmy e Samira.

Se Volpacchiotta era piuttosto disattenta alla corte di Lince, non altrettanto si poteva dire di Samira.
La Giraffa aveva dapprima pensato che Timmy fosse davvero molto goloso ma poi si era soffermata a guardare il volto di Romy, il quale molto raramente manifestava qualche emozione diversa dalla gioia di vivere e dalla serenità più serafica.
Si era dunque premurata di appuntarsi un fiorellino fresco sulla testa, ogni giorno di un colore diverso, e di spazzolarsi con particolare cura durante la toilette mattutina.

“Timmy, sei sicuro che vuoi un altro gelato?” aveva chiesto senza dar adito a convenevoli
“Io? Eh sì certo certo”
“Timmy non credo che ti faccia bene mangiarne così tanto sai”
“Tu pensi che… quindi ti stai preoccupando per me?”
“Forse.”
“È molto bello il fiore che hai scelto questa mattina”
“Trovi?”
“Sì, hai molto gusto e poi ti dona, sai?”
“Grazie è che con questo caldo non sai mai cosa indossare… mica per farti notare ma sai”
“Oh ma tu non hai bisogno di farti notare sei così bel…lamente solare”

Mentre parlavano Romy colse l’occasione di sgattaiolare fuori a godersi le belle giornate per crogiolarsi al sole insieme a Lappo che, intuito quello che stava avvenendo nella bottega di Samira, gli offrì un bicchiere di Betullica senza profferire parola.

I due amici rimasero lì a guardare la porta finché videro i due uscire mano nella mano con gli occhi contenti e luminosi.



Lappo e i suoi amici. Il giorno della gita.

Il giorno della gita era giunto, si era formata una specie di variopinta carovana con leccornie e attrezzature di vario genere. Non erano certamente gli unici a voler viaggiare in quei giorni e si misero in viaggio molto presto anche se distinguere il presto dal tardi, visto che il sole c’era praticamente per ventiquattr’ore e non tramontava mai, non era facilissimo.

Volpacchiotta arrivò per prima, conosceva la strada ed era velocissima. Subito dopo giunse Lince che si mise subito a sistemare un po’ in giro, ad accendere la sauna, preparare la colazione e dare una pulita generale. La Volpe Magica apprezzò moltissimo il gesto e si mise a tagliare l’erba, raccogliere legna e arbusti, preparare quello che si poteva per far trovare agli altri un ambiente accogliente e gradevole.

Così facendo si trovarono a stare un po’ da soli.

Volpacchiotta non si era neanche accorta che con Lince era molto spesso serena ma dopo qualche ora ebbe l’impressione che si conoscessero da sempre, il che in qualche modo era anche vero.

Lo guardò di sottecchi, lui fece finta di non accorgersene e non si mise in posa come faceva di solito.

Gli altri erano lenti ad arrivare e Lappo rallentava il passo, trovando scuse plausibili con la complicità di Lilla e Artena, che avevano capito subito cosa stava passando nella mente dell’Husky Lupo dagli occhi di ghiaccio e ridacchiavano soddisfatte.

Nel tragitto si cominciarono a vedere le balene esibirsi in una danza ondosa al suono delle loro voci, un coro di ultrasuoni di rara bellezza che ispirava armonia e felicità e tutto faceva presagire che la giornata sarebbe stata particolarmente intensa e piena di belle soprese.



Lappo e i suoi amici. Il mökki.

Lemme lemme il gruppo arrivò finalmente al mökki.
Ridendo e scherzando Lilla, Artena e Lappo non poterono fare a meno di guardare Lince e Volpacchiotta, che pareva un po’ più rilassata del solito e sembrava essersi accorta che esiste qualcosa di stranissimo, almeno per lei: i sentimenti.
La Volpe Magica era infatti sempre molto attenta e vivace, leale e sincera, pronta ad aiutare i suoi amici, generosa e pigrissima ma era convinta che l’amore fosse qualcosa che non la riguardava direttamente, che non faceva, né avrebbe mai fatto parte della sua vita.
Gli amici si salutarono con grandi abbracci e i tipici schiamazzi da gita estiva, i tavoli vennero imbanditi e Magik preparò i suoi effetti speciali.
Lappo chiese a Lince di aiutarlo per avere modo di lasciare Volpacchiotta insieme a Lilla e Artena, ben conoscendo le loro intenzioni ma non ebbe il tempo di separarli perché appena arrivarono un gruppo di balene iniziò a fare delle splendide evoluzioni nell’acqua.
Tutti quanti rimasero a guardare a bocca aperta, i più coraggiosi si tuffarono nell’acqua gelida per giocare con i grandi mammiferi, farsi trasportare sul dorso e rituffarsi dopo essere stati sbuffati ad un’altezza considerevole.
Lince colse l’occasione di avvicinarsi a Volpacchiotta.
Lei non si scostò.
Poggiò delicatamente la testa sulla sua spalla.
Rimasero a guardare lo spettacolo per ore, Lappo non gli chiese di dargli una mano.
La tavolata venne imbandita con tutte le leccornie, altre ne vennero cotte sul grande fuoco e la giornata più lunga dell’anno, in cui il sole non tramonta se non dopo giorni e giorni, trascorse felicemente.



Lappo e i suoi amici. Lince e Volpacchiotta.

Lince si svegliò, si fa per dire visto che la notte in quel periodo dell’anno non è mai veramente buia e addormentarsi è un po’ complicato, felice, raggiante e pieno di energie,
Andò tutto pimpante da Lappo, che si era addormentato accanto al grande falò, e lo invitò a fare quattro tuffi insieme alle balene per svegliarsi e poi una bella sauna aromatica.

“Lince ti sei svegliato presto stamane”
“Sì e sono felicissimo”
“Ho sonno, che ne dici se andassimo più tardi?”
“Va bene”
“Vuoi una tazza di Betullica?”
“Più tardi è tra molto tempo?”
“Yawn, va bene va bene andiamo a fare quattro tuffi ma prima una tazza di Betullica e una sauna veloce”
“Yupiii”
“Allora, racconta, che è successo?”
“Abbiamo guardato lo spettacolo delle balene e lei mi ha anche appoggiato la testa sulla spalla! Sono al settimo cielo”
“E avete parlato?”
“Beh, insomma, abbastanza… “
“E?”
“Beh, non mi ha ignorato, è già qualcosa non credi?”
“Credo che sarebbe più semplice far capire a Samira che le giraffe solitamente sono freddolose”
“Ma lei non lo è”
“Ecco appunto”
“Non bisogna mai perdersi d’animo e io mi sento così carico di energie!”
“Già, già, comunque dovresti parlare anche con Lilla: la sua amica Artena ha un libro che potrebbe fare al caso tuo e qualche altra cosetta per te”
“Per me?”
“Sì, Lilla ha pensato che forse avresti avuto bisogno di qualche aiutino con Volpacchiotta”
“Che carina”
“Oh, sì: è andata fino alla Terra degli Orsi Polari per convincere Artena a venire al mökki, hanno portato qualcosa per te non so bene. Ora posso tornare a dormire?”
“Va bene, vado da Lilla”
“Lince?”
“Sì?”
“Perché non aspetti che si sveglino?”
“Giusto”



Lappo e i suoi amici. La missione impossibile di Lilla, Artena, Lappo e Lince.

Mentre aspettava che gli altri si svegliassero, Lince andò a fare un bel bagno rigenerante nelle gelide acque lapponi. Salutò le sue amiche balene e fu molto contento di poter scaricare la tensione nuotando un po’ insieme a loro.
La temperatura era davvero gelida e dopo un po’ dovette salutarle per entrare nella sauna a scaldarsi, quando uscì Artena, Lilla e Lappo lo stavano aspettando fuori dalla porta.

“Ciao Lince buongiorno”, lo salutò Lilla
“Ciao buongiorno a te Lilla e buongiorno Artena e Lappo”
“Senza troppi preamboli: siamo in missione”, si affrettò a dire Lappo
“Sì, appunto, qui ci sono alcune cosucce che potrebbero aiutarti con Volpacchiotta ma, avendovi visti insieme durante queste giornate posso dire senza tema di smentite che sei senza speranza alcuna e la nostra è davvero una missione impossibile. Sembra refrattaria a qualunque contatto e mi pare che il massimo che tu potrai ottenere sarà una bella e solida amicizia, comunque, tentar non nuoce.”
“Grazie Artena, sei incoraggiante e io che mi ero svegliato di ottimo umore”
“Lince, parliamoci chiaro: Volpacchiotta non è innamorata di te. Puoi provare a corteggiarla ma è una battaglia che sembra perduta in partenza”
“Lilla non essere così brutale, l’ha notato ieri, sono stati insieme…”
“Ecco, Lappo, grazie, appunto: mi ha anche messo la testa sulla spalla”

Artena, Lappo e Lilla non insistettero ma gli diedero i doni che avevano portato dalla Terra degli Orsi Polari, convinti, in cuor loro, che sarebbero stati assolutamente inutili e che la Volpe magica si sarebbe forse un giorno innamorata di un bel volpe.



Lappo e i suoi amici. Il grande falò.

Come da tradizione, organizzarono un grande falò per festeggiare il giorno più lungo dell’anno, almeno quello segnato dalle lancette dell’orologio perché quando il sole non tramonta mai è piuttosto difficile accorgersi quando è sera, notte, mattina o pomeriggio.
Lince, che non perdeva mai le speranze, aveva cominciato a pensare che forse Volpacchiotta non si sarebbe mai e poi mai innamorata di lui.
Ridevano e scherzavano, andavano insieme a gironzolare e potevano trascorrere ore a guardare le balene danzare.
Punto.
Forse era davvero tempo che lui capisse che erano e sarebbero sempre stati soltanto buoni amici e forse lei un giorno le avrebbe raccontato di essersi innamorata di qualche volpe.
Dopo un primo momento di scoramento, pensò che era felice di avere un’amica così straordinaria e si buttò a capofitto nell’organizzazione del grande falò estivo.
Non cercò neanche di evitarla, tanto sapeva che lei non avrebbe semplicemente capito perché lui non le stava sempre accanto e lasciò che la contentezza estiva gli lenisse un po’ di malinconia: essere triste in estate in Lapponia avrebbe voluto dire trascorrere un pessimo inverno e le stagioni fredde sono lunghe da quelle parti.
Lappo lo distolse dalle sue attività.
“Hey Lince potresti venire ad aiutarmi qui con la sauna?”
“Lappo, sì certo, arrivo”

Appena furono da soli gli chiese:

“Neanche il libro di Artena ha funzionato, vero?”
“Mah, che dire? Ho un’amica straordinaria e sono felice così”
“Bene, ero certo che l’avresti presa con filosofia. Adesso pensa a divertirti ché l’inverno lappone è lungo”
“Lappo?”
“Dimmi?”
“E se andassi a fare un lungo viaggio verso Sud quest’inverno?”
“Penso che avresti molto caldo”
“Non troppo lontano”
“Dove?”
“Non so, Yakkia, Candilandia, Lupania…”
“Yakkia direi, ho un amico che conosce tanti canti e balli meditativi. Potrebbe farti bene. Adesso però pensiamo al falò o vuoi che sfiguriamo coi vicini?”

E così, tra una risata e una pacca sulla spalla, il falò venne approntato e fu un vero spettacolo, cui contribuì non poco l’arte pirotecnica di Magik.