Tartaruga Cupulatta
Tartaruga Cupulatta era andata a cercare
una bella pietra piatta sulla quale scaldarsi al sole. La stagione estiva
tardava ad arrivare e lei non ne voleva sapere di spostarsi dal suo stagno
circondato da bellissime statue e olivi secolari. Aveva percorso un lungo
tragitto e dal centro della Corsica si era ritrovata sulle coste toscane.
Cammina cammina era arrivata vicino alla Capitale, Roma, ne aveva sentito tanto
parlare che la voleva proprio visitare. Mentre procedeva nella sua
peregrinazione col passo lento che la contraddistingueva, interi quartieri
sorgevano dal niente. Dove c’era una bella radura adesso c’era una scuola con
tanti studenti che erano sempre molto contenti quando suonava una certa
campanella. Se avesse dovuto fare la strada a ritroso avrebbe avuto bisogno di
una bussola e di qualche mappa aggiornata ma quando aveva iniziato a nuotare
per attraversare il mare il computer non era ancora stato inventato e lei non
lo sapeva usare. A volte si era fermata per qualche tempo, per mangiare
dell’insalata o un bel cono gelato, di cui era ghiotta. Arrivando a Roma si
rese conto che c’erano troppi palazzi e lei non avrebbe saputo dove sguazzare.
Tornò indietro, ma confuse l’Est con l’Ovest e invece di arrivare al mare si
trovò in un parco secolare talmente bello da non poterlo neanche raccontare.
Decise dunque di fermarsi là, su un’isola artificiale chiamata Siracusa, dove
l’imperatore Adriano era solito riposare. Anche a lei piaceva il Teatro marino
di Villa Adriana e aveva deciso di stabilirsi lì con la famigliola nata dalle
sue uova. Adesso non aveva più voglia di andare lontano, si accontentava di
cercare la sua pietra filosofale e chiacchierare amabilmente con amiche e
parenti all’ombra di ulivi e monumenti.
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