Storie
cubiche
1.
Il sole aveva fatto capolino tra i cirri
e i cumuli che decoravano l’azzurro cielo mattutino, una nebbiolina leggera si
alzava dai campi e tra le colline sembrava di intravedere un mare in tempesta o
un placido lago dalle infinite sfumature. Gli uccellini stavano riposandosi
dopo la fatica per svegliare la stella che illumina la Terra e Grigetta la
gatta bianca e grigia si stiracchiava sul cofano del trattore pronta ad
acciuffare l’abbondante colazione che l’attendeva.
Il Sor Sapori aprì l’uscio della
fattoria sbadigliando via il sonno che gli era rimasto appiccicato sugli occhi
nonostante la doccia e la tazzona di latte e cerali con cui era solito iniziare
le giornate. Salutò Grigetta servendole una bella ciotola di crema tiepida e
salì sul trattore per arare le colline dopo il raccolto estivo. Le giornate
erano ancora piuttosto calde ma la terra non aspetta e se si vuole che dia
buoni frutti è necessario accudirla con amore e dedizione lasciando la pigrizia
a quei rari momenti in cui ci si può distrarre un po’. Le piante, a dire il
vero, hanno sempre e costantemente bisogno di attenzioni e non c’è molto altro
da fare se non occuparsene quando le esigenze lo richiedono, poco importa se
quel giorno si ha proprio voglia di rigirarsi nel letto a poltrire pigramente.
Forse quella era una di quelle giornate
perché il Sor Sapori cominciò, come talvolta gli capitava, a sognare ad occhi
aperti.
Il rumore del trattore, BRUM BRUM BRUM,
era lento e abbastanza ripetitivo, bisognava guidarlo con coscienza e
cognizione senza cadere nei tranelli di qualche buca aperta nel terreno.
Soprattutto vicino ai calanchi non c’era certo da scherzare, lì il suolo si
muoveva e gli smottamenti non erano infrequenti.
Se perdersi dietro a fantasie e pensieri
non era una buona idea, nulla però gli vietava di immaginare. Si divertiva,
anzi, a scovare forme tra le nuvole o nelle tele tessute dai ragni. Gli piaceva
assaporare l’odore polveroso delle zolle smosse di fresco e visualizzare quello
che accadeva mentre il BRUM BRUM del trattore lo trasportava da una collina
all’altra.
Il suolo, lui lo sapeva bene, è
brulicante di vita e il suo passaggio poteva essere alquanto dirompente per
vermi, lombrichi, formiche, batteri e micro-organismi tanto importanti alla
vita stessa dell’ecosistema.
Quella mattina che si era presentata così
assolata si era però ben presto annuvolata e un improvviso scroscio di pioggia
lo costrinse a tornare verso la fattoria.
Vi sono tanti tipi di pioggia, c’è
quella leggera e lieve che inzuppa i vestiti senza che si riesca neanche ad
accorgersene, quella fredda mista a neve e nevischio e poi ci sono quegli
acquazzoni tipici dell’estate e di talune giornate autunnali in cui sembra che
tutta l’acqua che non è piovuta dal cielo nelle settimane precedenti voglia
annaffiare orti, vigneti, ingrossare i fiumi con una forza inaudita.
I tuoni che riempirono lo spazio sonoro annunciarono
il temporale e in pochissimi minuti il Sor Sapori si trovò immerso in una di
quelle piogge dove è impossibile distinguere una quercia da un melo.
Come qualunque temporale estivo, finì
presto anche questo e subito il sole tornò ad affacciarsi tra le nubi creando
un meraviglioso arcobaleno. Fu così che il Sor Sapori ebbe il desiderio di
conoscere il punto in cui le nuvole incontrano l’arcobaleno.
“È un posto ben lontano” lo canzonò
Grigetta che, in quanto gatta, sapeva leggergli nel pensiero
“Dove vorrebbe andare?” chiese Blau il
cane
“Nel punto in cui le nuvole incontrano
l’arcobaleno”
2.
Le parole di Sor Sapori avevano incuriosito
anche Algidella Pecorella che, accertatasi delle sue intenzioni di raggiungere
il punto in cui le nuvole incontrano l’arcobaleno e convenuto che,
effettivamente, era un posto ben lontano, propose una soluzione più pratica e
meno rischiosa.
“Beeee si potrebbeeee anche fare
qualcosa di diverso”, disse.
“Cioè?” chiesero in coro gli altri
“Beeeee si potrebbeeeee anche guardare
la luce del soleeee illuminareeeee con i suoi raggi beeeee”
“Cosa?”
“Beeeee il mio manto appena lavato che è
candido e soffice come quello di una nuvola”
“Ti ringrazio Algidella ma non è la
stessa cosa” rispose mogio il Sor Sapori.
A questo punto intervenne Verdina
Tartarughina ghiotta di lattughina.
“Considerando e ponderando con la dovuta
flemma la questione, direi che il mio guscio multicolore appoggiato accanto al
manto di Algidella ed opportunamente illuminato dai raggi solari può fare alla
bisogna”.
“Per lo meno non è pericoloso” approvò
Blau
“Già frrrrrrr” annui Grigetta
“Vi ringrazio, siete molto gentili ma io
vorrei proprio andare nel punto in cui le nuvole incontrano l’arcobaleno. È
lontano, è vero. Il manto di Algidella Pecorella è soffice e candido, ed è
anche bello caldo tant’è che con la lana derivata dalla sua tosatura ricaviamo
maglioni, sciarpe, cappelli e calzettoni che ci proteggono dal freddo. La
corazza di Verdina Tartarughina ha tantissimi colori, a ben guardare, ed
opportunamente illuminata potrebbe far pensare alla leggera soavità
dell’arcobaleno ma io vorrei proprio andarci.”
Le parole del Sor Sapori scatenarono una
ridda di commenti e la discussione fu tanto complessa da coinvolgere anche gli
insetti che si trovavano a passare di lì, tra cui Boink Boink il Ragno che
doveva il suo nome all’abilità con cui creava resistentissime quanto morbide e
flessibili reti saltellando da un punto ad un altro.
Roxy il Gatto, interessato a far colpo
su Grigetta, si intromise nella discussione e propose di piantare il seme di
una pianta magica di cui aveva sentito parlare in una fiaba che gli aveva
raccontato una ragazzina tanti anni prima e che parlava di un fagiolo in grado
di crescere velocissimamente.
La proposta venne discussa ma a nessuno
di loro risultava che le piante di fagioli crescessero tanto in fretta e che,
soprattutto, fossero in grado di arrivare dove il Sor Sapori voleva andare.
Venne dunque scartata ma parzialmente. C’era da capire quale pianta facesse al
caso loro.
3.
Sebbene l’idea del Sor Sapori di
raggiungere il punto in cui l’arcobaleno incontra le nuvole arrampicandosi su
una pianta potesse sembrare vagamente eccentrica, la fauna locale si riunì per
discutere cosa avrebbe potuto avere poteri sufficiente magici.
Dopo ore ed ore di consulti, dibattiti e
incontri tematici si giunse alla conclusione che il topinambur avrebbe potuto
fare al caso loro.
Come si fosse arrivati ad optare proprio
per il tubero dal fiore giallo e la gustosa radice è presto detto.
Giallotto Leprotto, proverbialmente
veloce, chiese a Rosabella Coccinella di chiedere a Viola Lumaca di chiedere a Baio
Cavallo di chiedere a Bluette le Scoiattolette di chiedere a Rosino Maialino
cosa ne pensasse.
Rosino Maialino si rotolò nel fango
fresco, ci pensò un po’ e poi grufolò flemmatico: “GRUNF GRUNF dopo attenta
analisi della questione, considerati tutti i desiderata e prese in
considerazione tutte le considerazioni da tenere in considerazione per
considerare con la dovuta considerazione la questione GRUNF GRUNF penso che” e
si tuffò nel fango per rotolarsi ancora un po’ e ammorbidire la sua pelle.
“…Che?” squittirono in coro Bluette le
Scoiattolette
“Che GRUNF cosa?” si stupì Rosino
Maialino che nel frattempo, come era prevedibile, aveva dimenticato la domanda
e si era immerso in una meditazione profonda su una mangiatoia piena di mele.
Quando iniziava a mangiare non c’era altro da fare che passare ad altro
argomento.
Bluette le Scoiattolette si erano
indispettite ma non disperarono, avrebbero escogitato qualcosa e avrebbero
trovato la risposta che cercavano. “Chi cerca trova”, recita il proverbio.
Cammina cammina sulla via di ritorno si
guardarono d’intorno ma non riuscirono a trovare una soluzione e, quando lo
incontrarono, Baio Cavallo non ebbe bisogno alcuno di sentire le loro
spiegazioni.
“Rosino Maialino si è scordato la
domanda vero?” nitrì davanti ad un silenzioso gruppo di teste e code che
annuivano.
“Non c’è problema” rispose senza
pensarci troppo e galoppò verso Viola Lumaca che era sì lenta a camminare ma
certo non a capire e così non ci fu bisogno di alcun verso.
Con non poca fatica chiamò dunque Rosabella
Coccinella grazie ad un collegamento tentacolare tra antenne.
Ella non ebbe bisogno di recarsi da Giallotto
Leprotto in quanto stava sorbendo una tisana lì vicino e i due si guardarono
d’attorno. Proprio in quel momento passava per caso una splendida farfalla
multicolore. Sentendo la discussione si posò sulla batuffolosa coda di Giallotto
Leprotto, si sfregò le zampette davanti, suonò la sua spiritromba e ottenne
quasi subito una risposta soddisfacente dalle sue amiche alate: “Il
tobinambur”, affermò solenne e poi sfarfallò via.
Rosabella Coccinella e Giallotto
Leprotto si guardarono ma non ebbero il tempo di chiedere perché. Riferirono
dunque alle assemblee riunite e venne deciso di provare con il Topinambur, o Helianthus
Tuberosus, Elianto Tuberoso della famiglia delle Asteraceae del dominio
Eukaryota, numero cromosomico 2n=102.
4.
La scelta del Topinambur quale pianta
magica per poter arrivare nel punto in cui l’arcobaleno incontra le nuvole
venne comunicata al Sor Sapori. Egli fu molto contento, ringraziò e chiese:
“Tutte le piante di Topinambur sono
magiche?”
Anche su questo ci fu una lunga
discussione ma si giunse presto alla conclusione che seppure l’Elianto Tuberoso
abbia un ottimo sapore e tantissimi elementi nutrizionali, non vi sono evidenze
scientifiche sulle proprietà magiche di tale pianta.
Quando la margherita è gialla, dissero
taluni, è ottimo per preparare gustose insalate, squisite zuppe, croccanti
topinamburelle ma non molto altro.
Non c’entra il colore del fiore,
risposero talaltri, ma quello della rugiada. Se sulla brina mattutina si fosse
depositato il polline color arcobaleno, ci sarebbe stata qualche possibilità ma
anche in quel caso nessuna certezza.
Atena Civetta, che quella mattina
soffriva d’insonnia e infatti dopo una nottata in giro per il bosco non era
riuscita a chiudere occhio al sorgere del sole come suo solito, col suo
finissimo udito aveva seguito la conversazione con molto interesse e, dopo uno
svolazzamento alquanto coreografico, intervenne schiarendosi la voce:
“Buona giornata a voi, carisssssssimi.
Oggidì mi pare abbiate un qualche problemino con l’Elianto Tuberoso e, nella
mia magnanimità, voglio proprio provare ad aiutarvi. Quel che dite è giusto –
proseguì fingendo di non notare gli squittii indispettiti di scoiattoli e
topolini con cui non andava molto d’accordo.
“È vero, infatti, che i Tobinambur,
oltre ad essere vere prelibatezze, hanno proprietà magiche ma – li avvertì - per
l’uso che intendete farne è necessario aspettare che la radice germogli proprio
nel momento in cui la distanza tra il Sole e la Luna, osservabile dalla torre
posta in cima al colle, corrisponderà alla sezione aurea phi equivalente a 1,6180339887….
“Quando avrà germogliato – affermò con
flemmatica sicurezza - la si potrà
deporre nella terra arata dal Sor Sapori 16 giorni e 6 ore dopo la prima alba
precedente l’equinozio e si dovrà procedere con la coltivazione ponendo
particolare attenzione alla rugiada.
“Una goccia coi colori dell’arcobaleno –
concluse - luccicherà sulla corolla e a
quel punto dovrete pronunciare la formula che vi comunicherò al momento
giusto”.
Ciò detto, Atena Civetta si produsse in
un grande sbadiglio, si commiatò e volò verso il suo nido.
5.
L’autunno si trasformò in inverno, gli
alberi lasciarono cadere le foglie. Come ogni anno la grande quercia attese che
tutti gli altri alberi si fossero rivestiti di stipole prima di scrollarsi
anche le sue foglie e creare spazio pei teneri germogli.
L’equinozio, il momento in cui le ore
del giorno e quelle della notte si equivalgono perché il Sole è allo zenit
dell’equatore, si avvicinava. Il Sor Sapori non aveva dimenticato le profetiche
parole di Atena Civetta e, alla fine di gennaio, iniziò a cercare la radice di
Elianto Tuberoso che gli sembrava potesse fare al caso suo.
Chiese aiuto ai suoi amici che si erano dimostrati
tanto gentili e, dopo ampia ed accorta cernita, individuarono il Topinambur
adatto alla bisogna, o almeno quello che a loro sembrava tale.
Trascorsero ancora alcuni giorni nel
freneticamente pacioso tran tran campagnolo, anche se c’era una certa
apprensione per le vicende dell’Heliantus. Avrebbe germogliato?
Una bella mattina in cui l’aria era
gelida ma già si sentiva il profumo di fiori e primavera tra l’odore pungente
di neve che arrivava dalle montagne il Sor Sapori guardò, ormai senza più
troppe speranze, il Topinambur.
Quale meraviglia quando vide
distintamente che la radice aveva germogliato proprio nel momento in cui la
distanza tra il Sole e la Luna, osservabile dalla torre posta in cima al colle,
era stata pari alla sezione aurea phi equivalente a 1,6180339887….!
Non ebbe bisogno di comunicarlo perché
dal suo viso raggiante si capiva già. Scorsi rapidamente i calendari venne
chiesto il consulto di Gracchia Cornacchia, elegantissima nella sua mìse grigia
e nera ma soprattutto infallibile, o quasi, con le previsioni meteorologiche.
16 giorni e 6 ore dopo la prima alba
precedente l’equinozio che tempo ci sarebbe stato?
La questione era, di tutta evidenza,
alquanto importante e Gracchia Cornacchia comprese che non avrebbe dovuto
sbagliare. Chiese dunque di aspettare qualche giorno: avrebbe avuto bisogno di
meditare la giusta risposta.
Come era sua abitudine nei momenti
critici, aveva voluto dedicare del tempo alla meditazione, si era rintanata in
un luogo che conosceva soltanto lei, aveva danzato e crocidato. Quando sentì di
avere il giusto equilibrio per rispondere ad una domanda tanto importante tornò
ed espresse le sue impressioni.
“Il tempo, a mio avviso, sarà buono –
crocidò - ma potrebbe esservi un temporale poco dopo, quindi dovrete stare
attenti ad ancorare nel giusto modo il Topinambur così che – gracidò - le eventuali piogge torrenziali non possano
strappare l’Elianto dalla terra.”
6.
L’Elianto
Tuberoso era stato piantato nel giusto modo, dando ascolto ai vari consigli, la
formula magica era stata recitata e non rimaneva che attendere.
Per
non sbagliare, il Sor Sapori l’aveva recintato in un’aiola costituita da pietre
di fiume ben levigate.
Il
Topinambur cresceva e un bel giorno d’estate, dopo un temporale tanto simile a
quello in cui aveva espresso il desiderio di recarsi nel punto in cui
l’arcobaleno incontra le nuvole, crebbe all’improvviso così in alto e tanto velocemente
da sembrare un aerostato in volo.
Boink
Boink il Ragno saltellò di qua e di là per predisporre la rete di protezione.
Era rapidissimo ma certo non quanto la pianta magica.
Quando
sembrò che l’Elianto Tuberoso fosse giunto nel luogo in cui il Sor Sapori
voleva arrivare, egli si arrampicò, o meglio, si inerpicò insieme ai suoi amici
su una comoda scala a chiocciola che avvolgeva il gambo del giallo fiore.
Videro
una molteplicità di arcobaleni in ognuna delle goccioline che componevano le
nuvole, forme e profumi floreali mai sentiti prima d’allora. Cirri e cumuli
danzavano insieme e una musica creata da suoni armonici si diffondeva nell’aria
dando una sensazione di enorme armonia.
Quando
tornarono giù scivolando da un petalo gigantesco provarono una certa
sonnolenza, andarono tutti quanti a dormire e quando si svegliarono non seppero
dire se avevano visto davvero oppure sognato di essere stati nel luogo in cui
le nuvole incontrano l’arcobaleno.
Storie
cubiche 2.
1.
Nel paese s’era sparsa la voce che il
Sor Sapori, l’agricoltore che viaggiava sul suo trattore e che talvolta era con
la testa tra le nubi, aveva deciso di piantare una pianta magica dal nome
esotico che lo avrebbe dovuto portare nel luogo dove le nuvole incontrano
l’arcobaleno.
Algidella Pecorella, interrogata sulla
questione, non aveva fatto altro che beeelare un beeelato semplice e breve. Non
sapeva, non ricordava, a lei sembrava di non essere mai stata accanto ad una
pianta magica e se ciò fosse accaduto a sua insaputa, sicuramente stava
dormendo, certamente stava sognando e indubbiamente stava sognando un’altra
cosa.
Stessa risposta diedero Roxy il Gatto e Baio
Cavallo, con Chianti il Gallo era meglio non perdere tempo: a lui certe
fantasticherie non interessavano punto, gli importava soltanto sapere se il
raccolto era andato bene e l’annata si prevedeva buona.
Man mano che la voce si spargeva il
mistero si infittiva.
2.
Una mattina, una di quelle in cui la
bruma lascia il posto alla nebbia per rendere i contorni indefiniti e vaghi,
arrivò una macchina viola con quattro porte e il bagagliaio, una berlina,
insomma.
Il colore della macchina era piuttosto
insolito da quelle parti, dove si erano viste soltanto vetture bianche, nere,
rosse o blu ma viola proprio mai. I più acuti lettori di giornali automobilistici
avevano certamente già dimestichezza con autoveicoli di colori particolari ma
tra guardare in foto qualcosa di diverso e trovarsela d’improvviso a pochi
metri c’è, come usa dire, il mare.
Per farla breve, si radunò intorno al veicolo
una piccola folla di curiosi intenti ad esaminare, sfoggiando una disinvoltura
che certamente nessuno aveva, la Ford viola, il cui arrivo aveva completamente
scombussolato il placido tran tran quotidiano mettendo a soqquadro le certezze
sulla normalità.
Cosa che fece ovviamente dimenticare le
indagini in corso per sapere qualcosa riguardo alle dicerie sul Sor Sapori e
distolse l’attenzione dalla presunta pianta magica.
Tutti gli sforzi per apparire sicuri di
sé e abbastanza navigati da aver già visto e rivisto locomotori viola si
dispersero con la velocità con cui la nebbia lasciò il posto ad un’assolata
mattinata quando la portiera si aprì.
3.
Baio Cavallo nitrì con tutto il fiato
che aveva in gola superando di almeno un paio di ottave gli acuti di Chianti il
Gallo.
Il suo chiccirichì non avrebbe potuto
essere più convincente del nitrito stupito del quadrupede azzurro se non si
fosse aggiunto lo stridio assordante di Atena Civetta e il coro di
oooooooohhhhhhh quando lo sportello della Ford viola si schiuse.
Mentre Roxy il Gatto si era posizionato
cautamente sul ramo più alto che aveva trovato intorno a sé, Algidella
Pecorella si era avvicinata senza alcun timore.
“Beeeenvenuto” belò
“Grazie, bentrovata”, rispose
“Cosa ci fai da queste parti?”
“Sono venuto a cercare una pianta
magica”
“Beeeee ma qui non ci sono piante
magiche”
“Già, già immagino che sia così ma io
sono venuto lo stesso”
“Beeeee ma cos’è quella strana scatola
nera che porti con te?”
“Ah questa…” rispose guardando una
custodia che avrebbe potuto anche contenere chissà quale marchingegno.
“Beeeeee sì, proprio quella”
TLAC TLAC con un sordo rumore metallico
fece scattare le serrature della strana scatola.
Nel momento in cui la scatola stava per
essere aperta Roxy il Gatto, curioso per sua stessa natura, scese dall’albero
e, con tutti i peli della schiena dritti e le unghie pronte a scattar fuori
ferocemente, si avvicinò cautamente.
La macchina viola aveva già destato
serissimi sospetti, e il guidatore li aveva certamente confermati, ma quello
che estrasse dalla nera custodia fece serpeggiare una vera e propria ondata di
stupore.
4.
Sarebbe forse il caso di fare una
piccola premessa: il guidatore non era esattamente una persona come tutte le
altre, era vestito in modo un po’ particolare e poi aveva la faccia, le mani, i
piedi, le gambe, il collo, tutto il corpo insomma, di un colorito non proprio usuale.
La sua spiegazione tolse ogni dubbio e
non lasciò spazio a quelle domande sul perché e il percome avesse quella carnagione
così, decisamente, indubbiamente, apparentemente, assolutamente, certamente
verde.
“Sono uscito da un quadro, il pittore
che mi ha dipinto aveva parecchia fantasia ma non aveva previsto che mi sarei
annoiato tutto il tempo nel museo con le persone che mi venivano a guardare”
“Il quadro adesso è vuoto?” chiese Atena
Civetta
“No, il quadro è sempre lì e la mia
immagine anche, sono io che me ne sono andato in giro anche se mi rendo conto
di destare un po’ di sgomento per il colore della mia pelle”
“HIIII parli te e io che sono tutto
azzurro? È un colore un po’ particolare per un cavallo nevvero?”
“In effetti, forse anche tu vieni da un
quadro ma te lo sei dimenticato”
“Non so però io non porto con me strane
valigette”
5.
La Ford viola aveva certamente attirato
l’attenzione e, una volta avuta la spiegazione del colore verde del guidatore
che si era stufato di stare tutto il giorno al museo e se n’era andato in giro
per il mondo, rimanevano ancora parecchi dettagli da chiarire.
Le investigazioni sulla presunta pianta
magica non erano state dimenticate ma c’era prima da risolvere quest’altra
questione.
In primo luogo, bisognava capire se
quell’oggetto nero con la forma di un’enorme nocciolina gigante fosse quello
che sembrava oppure nascondesse qualche mistero.
In secundis, c’era da comprendere se
quella fosse la pianta magica di cui si parlava tanto.
Terzo, c’era da sapere se il verde
guidatore della Ford viola fosse o meno un amico del Sor Sapori.
Infine, bisognava appurare se l’oggetto
in questione che sembrava una nocciolina gigante fosse pericoloso.
Algidella Pecorella senza por tempo in
mezzo esordì chiedendo direttamente cosa fosse quella specie di valigetta ma
non disse, per non sembrare poco navigata, che sembrava una nocciolina gigante.
“Questa?”, domandò di rimando il verde
guidatore producendo un altro metallico TLAC TLAC quando le chiusure scattarono.
Tra lo stupore generale, apparì un
oggetto alquanto interessante.
6.
Ciò che emerse dalla strana valigetta a
forma di nocciolina gigante lasciò tutti quanti a bocca aperta. Questo
guidatore era proprio un bel tipo: era arrivato nel bel mezzo di una giornata
brumosa, mentre erano in corso le indagini per appurare la veridicità delle
dicerie sulla presunta pianta magica che il Sor Sapori avrebbe, forse, piantato
per motivi sconosciuti, era sceso da una Ford viola e aveva affermato di essere
uscito da un quadro perché si annoiava a stare sempre al museo da solo.
Prima cosa non s’era mai sentito che
qualche quadro si fosse annoiato a stare al museo con le persone che venivano
da tutto il mondo ad ammirarlo ma ognuno ha le sue idiosincrasie, ossia ognuno
ha qualcosa che ritiene essere poco divertente o interessante o proprio noiosa.
Gli antichi romani dicevano: ‘de
gustibus non disputandum est’, che vorrebbe dire che i gusti personali non si
discutono, a Chianti il Gallo piaceva la polenta di mais mentre Baio Cavallo
preferiva una bella insalatina fresca con tante carotine ma non per questo
litigavano tra loro.
“È uno strumento musicale!” miagolò
orgoglioso Roxy il Gatto interrompendo il flusso di pensieri che avevano
attraversato all’unisono le menti di ciascuno.
Aggiunse con nonchalance che ne aveva
già visto uno da qualche parte anche se non ricordava dove.
“Già, è un violino: io sono il Violinista
Verde” rispose orgoglioso il guidatore della Ford viola e iniziò ad eseguire
una sonata Klezmer che mise tutti quanti di buon umore.
Cubo
3.
1.
Boink Boink il Ragno se ne stava
tranquillo vicino allo stagno saltellando col solito BOINK BOINK, il verso che
gli era valso il soprannome con cui tutti quanti lo conoscevano.
A dire il vero neanche lui ricordava più
come si chiamasse, o meglio doveva fare un grande sforzo per rimembrare il
momento in cui era nato. Aveva una memoria formidabile e rammentava perfettamente
il momento in cui aveva scoperto di essere nato, il che non vuol
necessariamente dire che gli sovvenisse alla mente il momento in cui era
effettivamente nato ma per certo ormai lo conoscevano tutti quanti col
soprannome che gli era stato affibbiato.
“Ciao Boink Boink che ci fai allo
stagno?” chiese Aranciotto Pesciotto
“Ciao Aranciotto, mi sto rilassando, ho
avuto una settimana un po’ stressante”
“Non me ne parlare, anch’io con il
trambusto non mi trovo tanto a mio agio”
“Sì sì lo so, immaginavo che ti avrei
incontrato qui”
Aranciotto Pesciotto era un pesce un po’
particolare, era talmente abile a nuotare che aveva deciso di imparare a
tuffarsi così lontano che talvolta lo si trovava in un luogo, talaltra in un
altro e non c’era certo da stupirsi, per esempio, di averlo incontrato a
mezzogiorno nello stagno e la sera nel bagno oppure la mattina nella cascatella
e il pomeriggio nell’acquario.
Ha un carattere un po’ così, gli piace
la tranquillità e la serenità per cui appena sente vibrazione di litigate o di
preparativi frenetici per qualcosa, che so, un evento particolare, si va a
rintanare altrove.
Le prime volte che era sparito si erano
preoccupati un po’ tutti quanti ma poi avevano capito che quello era
semplicemente il suo carattere e l’avevano lasciato in pace.
2.
Effettivamente un po’ di trambusto nei
giorni precedenti c’era stato e forse è anche comprensibile.
Robinie le Pettirosse, svolazzando
svolazzando, si erano perse e si erano trovate sul tronco di una pianta di tobinambur
con i fiori gialli e le foglie di un bel verde acceso.
Avevano volato così in alto che erano
arrivate sulla cima della pianta in un punto talmente elevato che non si poteva
davvero immaginare ne esistesse un altro uguale.
La cosa in sé era abbastanza particolare
perché l’Elianto Tuberoso è sì un fiore slanciato ma non raggiunge certamente
la cima, che so, di un abete o di uno di quei pioppi che punteggiavano il viale
e Robinie le Pettirosse da lì osservavano proprio tutto intorno.
Si vedevano le colline digradare fino al
mare e dall’altra le montagne con la neve. Gli alberi più imponenti arrivavano
sì e no all’altezza delle prime foglie e non c’era da scherzare, era proprio un
bel rimirare.
Beh, fatto sta che erano giunte in un
punto così alto ma così alto che si erano guardate e si erano messe a ridere: erano
venute loro le vertigini e per un pettirosso è proprio buffo.
3.
Verdina Tartarughina si era davvero
indispettita perché il Sor Sapori non aveva voluto prendere in considerazione
la soluzione di guardare il luogo in cui le nuvole incontrano l’arcobaleno
semplicemente accostando il suo bel guscio cangiante al folto pelo di Algidella
Pecorella ma a questo punto si era incuriosita.
“Cos’è questa storia delle Robinie le
Pettirosse che fanno certe risate grosse?”
“Boink boink stanno ridendo da un po’
dice che da lassù soffrono le vertigini”
“Le vertigini, questa è bella. Ma non
sarebbe stato più semplice mettere vicine me e Algidella?”
“Eh eh eh” si intromise ridacchiando
Collarino il Cagnolino “allora è vero che il Sor Sapori stava architettando
qualcosa! Il mio fiuto infallibile non mi aveva certo messo nella strada
sbagliata”
“Uhhhhhh” sospirarono tutti quanti
cambiando discorso.
“Piuttosto” disse Aranciotto Pesciotto
“qualcuno sa quando finirà tutto questo trambusto?”
Collarino il Cagnolino non si seppe
trattenere dal dire quello che sapeva di non dover riferire e neanche si
premurò di non scodinzolare. Era lampante e solare che non avrebbe resistito,
doveva proprio parlare.
4.
Come è ben noto vi sono molti modi di
parlare, c’è quello di chi parla parla ma non dice mai niente, quello di chi
parla poco e ha sempre già detto tutto, chi rimbrotta e borbotta tutto il
tempo, ecco Collarino il Cagnolino era di quelli che ciarlano e sono subito
pronti a spifferare al vento anche il più insignificante segreto.
In questo non andava per niente
d’accordo con Blau il Cane la cui bocca pareva sigillata con la macchina da
cucire e non c’era da metterci una toppa: per lui la prudenza non era mai troppa.
Per quanto riguardava andare in giro a
scodinzolare e giocherellare erano veri compagnoni ma quando c’era da sapere
qualcosa Blau il Cane era sempre il primo a venirne a conoscenza e Collarino il
Cagnolino era sempre l’ultimo, chissà perché.
Stavolta, però, anche Blau il Cane non
riuscì a tenere le fauci completamente serrate e si espresse in un sibilo di
ammirazione quando si accorse che Robinie le Pettirosse erano arrivate fin
lassù.
Collarino il Cagnolino lo conosceva fin
troppo bene e aveva intuito che qualcosa doveva pur sapere sebbene le sue
sopracciglia si fossero subito atteggiate ad una studiata nonchalance.
“Blau, non è che per caso sai qualcosa
che non vuoi dirci?” lo apostrofò dunque Collarino il Cagnolino
Blau si guardò intorno, spostando lo
sguardo rapidamente da una parte e dall’altra, come quando si cerca una via
d’uscita in un luogo angusto, e in men che non si dica, tra i glicini e il
sambuco, si dileguò.
Collarino il Cagnolino lo inseguì ma ben
presto dimenticò il perché e si rotolò col suo amico tra le tamerici alla
ricerca di qualche tartufo di cui era ghiotto.
5.
Giallotto Leprotto si appropinquò al
laghetto dove era certo che avrebbe incontrato Aranciotto Pesciotto.
Aveva infatti in animo di chiedergli se
si era saputo niente di Robinie le Pettirosse, se fossero riuscite ad arrivare
in cima alla pianta, cosa si vedeva di lassù e se fosse vero che tutto era
stato messo a soqquadro dall’arrivo di un violinista verde uscito da un quadro.
Non ebbe il tempo di porre tante domande
perché appena arrivò udì il suono sgangherato di risate un po’ sghimbesce.
Sembrava il riso di una persona a cui stavano facendo il solletico. Alzò lo
sguardo e si avvide che tali sonorità arrivavano da Robinie le Pettirosse.
“Ciao Giallotto, anche tu qui?”
“Ciao Aranciotto, sì ma che hanno tanto
da ridere?”
“Dicono che di lassù soffrono le
vertigini” si intromise Verdina Tartarughina
“Di vertigini? Dev’esser proprio alto.
Chissà forse riescono a capire anche cos’è tutto questo trambusto” affermò Giallotto
Leprotto
Quello che aveva immaginato Giallotto
Leprotto non era certo sbagliato ma si poneva un problema non da poco, ovvero
come fare a comunicare con loro.
Mentre erano intenti a cercare di
trovare qualche soluzione, giunse un camion con un telone a strisce diagonali.
A ben guardare non era esattamente un
telone ma quando lo videro arrivare ebbero l’impressione che fosse proprio
tale.
Fatto sta che prima che si mettessero a
curiosare il camion si era fermato con l’aria di esser proprio arrivato, non
come quando c’è un veicolo il cui conducente vuole chiedere informazioni alla
gente.
6.
Dal camion scese senza fretta e con
l’aria di saper bene cosa fare e dove andare Rapetta la Camionista.
Verdina Tartarughina la salutò senza indugio:
aveva capito che in qualche modo lei avrebbe potuto fornire qualche spiegazione
per tutto quel trambusto.
“Buongiorno, che bel camion”, disse
“Buongiorno, grazie, e complimenti per
il guscio, certo è più colorato dello schermo fluido”
“Quello che sembrava un telone?”
intervennero sospettose Robinie le Pettirosse che per la gran sorpresa avevano
trovano la loro via di discesa.
“L’apparenza talvolta inganna” affermò
Rapetta la Camionista.
Appena vide il camion, il Sor Sapori
arrivò col suo trattore e si avvicinò sfoderando un sorriso pieno di curiosità.
“Ben arrivata, l’aspettavamo. Ecco, come
può vedere facilmente qui abbiamo preparato l’area per il palco, un po’ alla
buona, si capisce, assemblando covoni e rotoballe ad un po’ di paletti di legno
e qualche botte, come mi aveva scritto”
“Bene bene potremo montare dunque in un
quattro e quattr’otto quello che molti pensano sia un semplice telone”
In men che non si dica giunsero un po’
tutti quanti e ognuno si mise a tirare un lembo di quello che sembrava un
telone, stando ben attenti a seguire scrupolosamente le indicazioni di Rapetta
la Camionista.
Tira qui, allunga lì, stiracchia qua,
accorcia là, il telone, che in realtà era uno schermo fluido, venne ben presto
sistemato. Quale meraviglia quando apparvero alberi a grandezza naturale,
nuvole e arcobaleni, stagni che parevan veri e ci si poteva anche camminare in
mezzo!
Storie
cubiche 4.
1.
Palletto il Giallo Coniglietto e Baio Cavallo
erano rimasti alquanto sorpresi dall’apparizione del Violinista Verde saltato
fuori da un’automobile Ford viola nel bel mezzo di una giornata nebbiosa che
poi si era rivelata alquanto assolata.
Rosino Maialino grufolò a Collarino il
Cagnolino di cercare di capire perché quei due chiacchieravano tanto senza raccontare
niente e continuavano a fare strani versi quasi a voler imitare il suono di uno
strumento, forse un violino.
“BAU BAU Palletto e Baio che si dice da
queste parti?”
“Ciao Collarino, niente di che”
“Ho notato che chiacchierate da
parecchie ore”
“IIIHHHH davvero e io che non me n’ero
proprio accorto”, rispose circospetto Baio Cavallo che aveva sempre la
sensazione che Collarino il Cagnolino volesse sapere quello che facevano gli
altri non perché gli interessasse veramente ma per riferirlo a qualcun altro,
ad esempio a Rosino Maialino che era curioso ma faceva sempre finta di niente e
continuava a rotolarsi nel fango beatamente.
“Ma che ore saranno?” rispose
continuando il suo gioco Palletto il Giallo Coniglietto
“BAU BAU penso proprio che sia l’ora del
tè, avete voglia di andare a mangiare qualche biscottino?” propose non proprio
disinteressatamente Collarino.
2.
Stavano per rispondergli che avevano
proprio tanto da fare ma in quel momento arrivò Brit l’Autiere su un autobus a
due piani tutto rosso, come quelli che si vedono a Londra, anche se non erano a
Londra.
“Ciao Brit” squittì scendendo lesta
dalla pianta magica Bianchina Topolina che non si era minimamente accorta di
essere salita su una pianta magica che a lei sembrava tanto un semplicissimo fiore
giallo, forse un po’ più grande ma tutto sommato normalissimo.
“Hello Bianchina” rispose Brit facendo
finta di essere proprio un gentleman in virtù del fatto che guidava un autobus
a due piani come quelli che si vedono a Londra anche se quella non era Londra
proprio per niente.
“Che ci fai da queste parti Brit?”
“Sono qui per vedere se posso portare un
gruppo di turisti incuriositi dal suono di un violino tanto bello da sembrare
irreale, fantastico”
“Certo che sembra irreale e fantastico:
è uscito da un quadro!”, lo schernì Palletto il Giallo Coniglietto rivelando
senza pensarci un attimo il segreto del Violinista Verde che guidava una Ford
viola.
“Piuttosto” intervenne senza indugio
Collarino il Cagnolino facendo vedere di saperla lunga “sai niente di quello
che sta combinando il Sor Sapori?”.
Oltre a dare l’impressione di essere ben
informato sulla questione, Collarino il Cagnolino voleva anche fare bella
figura con Rosino Maialino che non aveva mai il coraggio di chiedere le cose
direttamente e preferiva rotolarsi nel fango a grufolare e ridacchiare
sarcasticamente.
Brit rispose di non averne la più
pallida idea, sapeva soltanto che c’era un gran bel trambusto e aveva visto Aranciotto
Pesciotto in almeno una decina di posti differenti, il che voleva dire
inequivocabilmente che qualcuno aveva qualcosa in mente e doveva esserci in
giro parecchia gente altrimenti non si sarebbe andato a trovare in tanti posti
diversi quasi contemporaneamente.
3.
Ciò che davvero non era chiaro era se quello
del Violinista Verde fosse un Guarneri “del Gesù”, un Bergonzi, un Amati o uno
Stradivari. C’era pure chi paventava che fosse un violino realizzato da un
giovane liutaio che aveva la bottega a Crema, anziché a Cremona come i suoi
illustrissimi predecessori. Si diceva che avesse appreso il mestiere da suo
padre, da suo nonno e dal suo bisnonno, i quali conoscevano la musica degli
strumenti musicali. Pareva inoltre che avesse affinato le tecniche di
produzione andando a camminare tra i boschi della valle insieme a sua madre, a
sua nonna e alla sua bisnonna, instancabili camminatrici, le quali conoscevano
anche la musica delle piante.
Il mestiere del liutaio è ben complesso
e non si deve tralasciare alcun dettaglio per ottenere una chitarra o un
violino perfetto. Il giovane cremasco lo sapeva bene e aveva chiaramente compreso
che talvolta la musica delle piante e quella degli strumenti si incontrano ma
non è sempre così e saper riconoscere le similitudini e le differenze può
essere molto importante.
La musica di quel particolare violino
suonato dal Violinista Verde arrivato su una Ford viola era intensamente soave,
con toni scuri e brillanti al contempo. Appena poggiava l’archetto sulle corde
anche gli uccellini, che solitamente cantano ognuno a suo modo o almeno così
danno ad intendere, si intonavano e cominciavano a seguire le note prodotte
dallo strumento, insomma era un vero portento.
La voce di tale meraviglia aveva presto
scatenato un bel parapiglia e chi voleva salire per primo sull’autobus di Brit
e chi voleva il posto al centro e chi lo voleva al piano superiore e chi al
piano inferiore, insomma c’era una gran confusione.
“Calma calma” cercava di dire Brit ma
non veniva ascoltato poi tanto
Quando arrivarono a destinazione i
turisti avevano ripetuto la scena della partenza. “Niente spintone” ripeteva
Brit in continuazione che non avrebbe proprio dovuto chiedersi perché
Aranciotto Pesciotto avesse preferito rintanarsi lontano da tanta confusione.
4.
Palletto il Giallo Coniglietto
approfittò della momentanea distrazione di Collarino il Cagnolino per
riprendere il discorso con Baio Cavallo.
“Quel suonatore mi pare un po’ troppo
attento a schivare la luce del sole” nitrì
“Lo avevo notato anch’io” confermò
Palletto il Giallo Coniglietto
“Sembra quasi che ne abbia timore”
“Glielo potremmo domandare”
“È una buona idea, andiamo”, rispose
Bianchina la Topolina che aveva sentito la conversazione e voleva partecipare.
“Dove andate?” chiese Brit che era quasi
all’esasperazione per la presenza di tutti quei turisti
“Torniamo immantinente” risposero in
coro prima che potesse obiettare anche soltanto un niente
Baio Cavallo, Palletto il Coniglietto e
Bianchina Topolina andarono a cercare il Violinista Verde che stava guardando
il suo bel violino. Lo puliva, lo accordava, lo spazzolava e lo lucidava con
un’attenzione che sembrava quasi una meditazione. Appena vide l’allegra brigata
accennò un saluto con il mento e chiese:
“Qual buon vento?”
“Buongiorno, volevamo sapere” esordì
Bianchina Topolina lasciando a Baio Cavallo l’onere di continuare a spiegare.
“Insomma, se ho capito bene, volete
sapere se mi dà noia la luce del sole?”
“Sì!” risposero all’unisono
“Più che fastidio, un’eccessiva
esposizione ai raggi mi crea un’alterazione della pigmentazione. È lo stesso
motivo per cui i quadri nei musei non si fotografano mai col flash”.
5.
Soddisfatti della spiegazione sulla
pigmentazione del Violinista Verde che era arrivato a bordo di un Ford viola, Baio
Cavallo, Bianchina Topolina e Palletto Coniglietto non fecero in tempo ad
andare da nessuna parte perché udirono distintamente la voce di Brit che
intimava la calma all’orda di turisti e capirono che era il caso di andare a
dargli una mano.
Videro senza troppa difficoltà che
Collarino il Cagnolino si stava dando da fare per cercare di far loro da mangiare.
Una bella merenda all’aria aperta era proprio quello che ci voleva per tenere a
bada tutta quella gente, era stata una buona idea.
Senza por tempo in mezzo si misero ad
aiutarlo, andarono a cercare tovaglie e vettovaglie, chiesero al Sor Sapori se
avesse qualcosa di pronto, accesero un bel focherello nel barbecue, affettarono
del pane e ne fecero delle ottime bruschette. Atena Civetta portò olive e
pomodorini secchi, Algidella Pecorella dell’ottimo pecorino di fossa in fieno,
Chianti il Gallo lo squisito succo di mela che produceva sua nonna, Boink Boink
il Ragno cucinò i cannelloni, insomma un po’ tutti quanti si diedero da fare e
Brit si poté finalmente rilassare.
Per un paio d’ore non dové più dire
“Calma, calma” perché i turisti avevano apprezzato molto, la giornata era
assolata e chi aveva caldo poteva ripararsi sotto un albero.
Di Aranciotto Pesciotto non c’era
traccia, con tutto quel trambusto non se ne sarebbe saputo niente prima di
sera.
Storie
cubiche 5.
1.
Palletto il Giallo Coniglietto era
andato di filato da Rosino Maialino che non gli era particolarmente simpatico
perché, a suo parere, non aveva mai il coraggio di fare le domande direttamente
e mandava sempre Collarino il Cagnolino a chiedere quello che voleva sapere
facendo finta di non aver proprio voluto chiedere niente di niente a nessuno e
chicchessia.
Appena lo vide Rosino Maialino immerse
prima il muso nel fango poi si rotolò per bene e dunque si servì di una bella
mela cotogna di cui era ghiotto.
“È inutile che ti riempi la bocca con la
mela cotogna appena mi vedi”, esordì poco amichevolmente Palletto il Giallo
Coniglietto.
“GRUNF GRUNF” grufolò con la bocca piena
Rosino Maialino accennando un piccolo inchino per dimostrare che gradiva molto
la sua visita anche se non se l’aspettava per niente e non era, evidentemente,
in grado di rispondere accuratamente, oculatamente, attentamente ad eventuali
domande in modo sufficientemente pertinente.
A Rosino Maialino piacevano molto gli avverbi:
finivano quasi sempre in ‘mente’ e gli sembrava lo facessero sembrare più
‘intelligente’.
Palletto il Giallo Coniglietto non si
fece impressionare punto e proseguì impietosamente.
“Hai mandato un’altra volta Collarino il
Cagnolino a chiedere informazioni”
“GRUNF, non ne so niente”
“T’ho già detto che non m’incanti”
2.
La discussione tra Palletto il Giallo
Coniglietto e Rosino Maialino stava per farsi alquanto accesa ma proprio in
quel momento arrivarono Biondella Mucchella in compagnia di Zampetta Paperetta,
“MUUU guarda guarda chi c’è!”
“QUACK QUACK stavamo proprio dicendo che
volevamo chiederti se per caso sapevi niente di quel Violinista Verde che guida
un’automobile viola di cui si parla tanto”
Palletto il Giallo Coniglietto lanciò uno
sguardo torvo a Rosino Maialino come a dire che avrebbero proseguito la
conversazione in un secondo momento e rispose che non soltanto ne aveva sentito
parlare ma l’aveva anche sentito suonare.
“È una sensazione che non si può certo
scordare” aggiunse.
“MUUU ma è vero che è arrivato anche
Brit con un autobus a due piani pieno di turisti?”, chiese Biondella Mucchella.
“Sì e Collarino il Cagnolino ha avuto la
bella idea di organizzare una gustosa merenda all’aperto così anche Brit ha
potuto rilassarsi un po’”
“QUACK QUACK gli servirà una mano
allora, andiamo a vedere se c’è qualcosa da fare”. Così dicendo si avviarono e
la discussione tra Palletto il Giallo Coniglietto e Rosino Maialino venne
rimandata ad altra data.
3.
I turisti erano tranquilli e satolli,
taluni riposavano sull’erba, altri sotto un albero, alcuni avevano organizzato
un torneo di bocce e altri uno di volano, anche detto badminton.
Biondella Mucchella chiese chi volesse un
sorbetto con acqua di fonte e annurche, Rosino Maialino sorrise facendo cadere
una mezza mela e Palletto il Coniglietto rispose contento che ne avrebbe
graditi anche cento di quei sorbetti squisiti.
C’è da dire che Biondella Mucchella
aveva tanti difetti, ad esempio non si accorgeva che scampanellare
nell’orecchio di chi si era appena addormentato poteva non essere proprio
gradito, e poi era piuttosto svampita, insomma un po’ sbadata, e dimenticava
sempre qualcosa in giro, ma quanto a sorbetti era imbattibile. Sapeva sempre
scegliere la fonte d’acqua più adatta da abbinare ad un determinato frutto e il
risultato era davvero sorprendente.
Mentre Palletto il Giallo Coniglietto
raccontava quello che era accaduto all’arrivo del Violinista Verde sulla Ford
viola sopraggiunse Bluetta la Scoiattoletta che stava facendo degli esercizi
sul tronco del topinambur e aveva visto appropinquarsi Lesto il Meccanico che
arriva presto. Come al solito era giunto prima del previsto ma ciò avrebbe
anche potuto costituire un vantaggio.
“Ciao Lesto sei arrivato presto!”
“Ciao Bluetta sì sono qui per costruire
la protezione per il Sor Sapori”
“Sì sì lo so, ora vado a chiamare anche
gli altri”
“Sono arrivato presto anche perché ho
sentito che parlavate di sorbetto, per caso l’ha fatto Biondella Mucchella?”
Bluetta la Scoiattoletta aveva
completamente dimenticato che Lesto il Meccanico che arriva presto era un
golosone ed era particolarmente ghiotto di sorbetto, pertanto non aveva pensato
ad offrirgliene un po’ ma prontamente rimediò.
4.
Rosino Maialino guardò il giallo fiore
del topinambur e gli venne l’istinto di mettersi a grufolare per acchiappare il
tubero alla base. Bluetta la Scoiattoletta lo avvertì di non farlo, gli avrebbe
procurato un sacco di patate ma lui non ne voleva sapere, si scatenò una
discussione.
“Possibile che io non possa neanche
essere libero di grufolare e scavare per mangiare un tubero fresco di terra?”
si lamentò
“Ti ho detto che ti darò un sacco di
patate ma lascia perdere quel tubero adesso”
“Ma perché?” chiese con una voce
talmente sgradevole e querula che Bluetta la Scoiattoletta non lo sopportò più
e gli rovesciò in testa un secchio vuoto, senza fargli male, non lo sopportava
proprio!
Palletto il Giallo Coniglietto,
Biondella Mucchella, Zampetta Paperetta e Lesto il Meccanico che arriva presto
si guardarono senza capire e si misero a parlare del tempo.
“Bella giornata oggi nevvero?” esordì
Palletto
“MUUU è molto soleggiata”, rispose
Biondella
“QUACK QUACK sì e se c’è troppo sole si
può star sotto un albero a rinfrescarsi”, notò Zampetta
“Eh sì e se c’è un po’ troppo vento
basta stendersi sull’erba”, aggiunse Lesto
Rosino Maialino aveva la capacità innata
di far innervosire gli altri: era lagnosetto, arrogantello, pigro, ghiotto,
bugiardo e pettegolo. Quella volta era riuscito a far uscire dai gangheri
Bluetta la Scoiattoletta e nessuno si era preoccupato più di tanto di capire
perché.
5.
Il Sor Sapori aveva visto tutto dall’alto
del trattore e si era messo a ridacchiare perché Rosino Maialino faceva spesso
arrabbiare anche lui ma si sbrigò ad avvicinarsi per togliergli il secchio
vuoto che Bluetta la Scoiattoletta gli aveva rovesciato in testa.
“Che ti hanno fatto Rosino?” gli chiese
cercando di trattenere le risate e togliendogli il secchio dalla testa
“GRUNF GRUNF ma che ne so, volevo giusto
giusto mangiare questo bel tubero, Bluetta la Scoiattoletta mi ha detto di non
farlo e poi mi ha tirato in testa il secchio!”
“Bluetta la Scoiattoletta ti ha detto di
non mangiare qualunque topinambur oppure uno specifico?”
“Mi ha detto che non potevo mangiare
quel tubero e che mi avrebbe dato un sacco di patate se non l’avessi mangiato
ma dico io se uno non è libero neanche di mangiare un tubero!”
“E sapevi che quel tubero è speciale e
l’ho piantato con tanto amore?”
“Ma che ne so io, qui tutti a dirmi no
no no e mi sono proprio stufato”
“E tu hai ascoltato o hai domandato
perché Bluetta ti aveva chiesto di non mangiarlo?”
“Ma che ne so io mi avete stufato!”
Era più che evidente che Rosino Maialino
si sentiva offeso e umiliato per cui il Sor Sapori non proseguì oltre, si
limitò a togliergli il secchio vuoto dalla testa e si rivolse direttamente a
Bluetta la Scoiattoletta che era anche stata colpita alla zampetta sinistra per
aver impedito a Rosino Maialino di mangiare l’Elianto Tuberoso cui teneva
tanto.
“Grazie Bluetta per aver impedito a Rosino
Maialino di mangiare il topinambur, spero che non ti abbia fatto troppo male
colpendoti”
“Uhm no, no, non è niente” rispose
fingendo di non sentire poi tanto dolore ma la verità era che aveva una gran
voglia di piangere perché quello era soltanto l’ennesimo dispetto che le aveva
fatto Rosino Maialino e vedere che il Sor Sapori se n’era accorto le faceva
salire le lacrime agli occhi, pertanto si girò e con un bel movimento di coda se
ne andò.
6.
Lesto il Meccanico che arriva presto era
giunto talmente in anticipo questa volta che, nell’attesa, si era addormentato
sotto un pero.
Era certo che non fosse un melo non
perché si intendesse di piante, a lui interessavano soltanto i motori e la
meccanica, ma perché gli piaceva studiare la scienza.
Aveva letto da qualche parte che nella
quindicesima delle Lettere Filosofiche il francese François-Marie Arouet,
meglio noto col suo pseudonimo Voltaire, raccontava un episodio divertente su
un matematico e alchimista inglese, Isacco Newton.
Voltaire scrisse che un bel giorno Isacco
stava riposando sotto un melo, proprio come lui ora stava facendo sotto il
pero, e una mela gli cadde in testa. Da quel giorno capì che esiste una forza
denominata forza gravitazionale. Lesto il Meccanico che arriva presto era
rimasto piuttosto impressionato da quel racconto, si era messo a studiare
fisica e astronomia e da quel giorno aveva sempre evitato di mettersi a
riposare sotto un melo.
Appurata la natura dell’albero, si
addormentò profondamente che cominciò a russare pesantemente. Dormiva così bene
che nessuno ebbe il coraggio di svegliarlo, lo coprirono con una coperta per
non fargli prendere freddo, e lasciarono che per una volta arrivasse in
ritardo.
Quando si svegliò era davvero tardi e
non ricordava più che cosa dovesse fare.
Zampetta Paperetta passava di lì, gli si
avvicinò e gli disse:
“Ben svegliato, vuoi un succo di mela?”
Lesto il Meccanico che arriva presto si
mise a ridere forte, ringraziò e accettò volentieri. Dopo aver sorbito il succo
si mise al lavoro per creare la protezione per l’Elianto Tuberoso, così come
gli aveva chiesto il Sor Sapori.
Storie
cubiche 6.
1.
Biondella Mucchella e Zampetta Paperetta
stavano chiacchierando amabilmente come spesso capitava. Erano piuttosto
diverse tra loro, una alta e grossa e l’altra bassina e mingherlina, ma si
divertivano a stare insieme. Non era insolito, infatti, incontrarle per l’aia a
chiacchierare amabilmente e ridere anche per le cose più semplici.
Una pozzanghera poteva costituire un
buon motivo per una sonora risata, si motteggiavano a vicenda con leggiadria e,
beh, insomma soltanto a guardarle mettevano allegria.
Rosino Maialino non aveva mai capito
cosa avessero tanto da ciarlare e ridacchiare e tutti i suoi tentativi di
scoprire qualche recondito e oscuro motivo si erano dissipati nel nulla: quelle
due sembravano proprio complementari.
Più di una volta, con risultati spesso
farseschi, aveva provato anche a mascherarsi come una di loro per carpire il
segreto della loro felicità e tutte le volte era giunto alla conclusione che,
inspiegabilmente, Biondella Mucchella e Zampetta Paperetta semplicemente ed
evidentemente erano felici di incontrarsi, parlare, giocare e stare insieme.
Per lui era pressoché incomprensibile che qualcuno potesse aver voglia,
soltanto per il gusto di farlo e non per una qualche motivazione
utilitaristica, di andare in giro a passeggiare e chiacchierare.
“Ciao Rosino, che fai, ancora ti rodi il
fegato per quelle due?”, lo schernì Roxy il Gatto dondolando la coda dal tronco
del topinambur su cui si era arrampicato per evitare gli spruzzi di mota quando
Maialino si rotolava nel fango.
“GRUNF, io, figurati te se posso avere
anche soltanto voglia di sapere cosa fanno quelle due per essere tanto felici….”
“Certo certo chi avrebbe mai detto il
contrario…”
“Quello che proprio non capisco GRUNF
GRUNF è perché sono contente di stare insieme”
“CHICCHIRICHÌ ma ancora non l’hai
capito?”, lo schernì Chianti il Gallo che osservava con attenzione tutti i tentativi
di disturbare che Rosino Maialino architettava.
“Si vogliono bene!” risposero in coro
lasciandolo con un palmo di naso a grufolare da solo.
2.
La loro conversazione venne bruscamente
interrotta dall’arrivo di Aranciotto Pesciotto che si muoveva in una apposita
bolla di vetro meccanizzata su ruote da lui stesso brevettata e guidata con il
movimento ritmico delle pinne che gli serviva soprattutto quando doveva andare
altrove per evitare tutto il trambusto.
Al contrario di ciò che si dice comunemente
in giro, ossia che i pesci non parlino molto, Aranciotto Pesciotto era alquanto
loquace e non perdeva occasione di infilarsi in una discussione anche se non
amava punto la confusione.
“BLUB BLUB Ciao a tutti!”
“Ciao Aranciotto, che si dice in giro?”,
chiese Chianti il Gallo
“BLUB BLUB mah, se ne dicono molte: c’è
chi parla di una pianta magica, chi di un violinista verde, chi di nuvole e
arcobaleno, chi” guardò Rosino Maialino prima di continuare “dice che c’è
qualcuno che cerca sempre di mettere zizzania tra Biondella Mucchella e Zampetta
Paperetta ma la novità del momento è….”
“È???” chiesero all’unisono Roxy il
Gatto, Biondella Mucchella, Zampetta Paperetta, Rosino Maialino e Chianti il
Gallo
“BLUB BLUB ecco sta arrivando or ora è
la Giardiniera sulla Giardinetta”
3.
In lontananza si vedeva la polvere di
un’automobile sulla strada sterrata, quella che attraversa la collina ma il Sor
Sapori aveva rimesso il trattore al suo posto e non c’era molto da fare se non
stare a guardare chi stesse per arrivare.
Non ci volle moltissimo, la via era
abbastanza breve e nel giro di pochissimo giunse una vettura: era una
Giardinetta tutta nuova.
Lo sportello si aprì e oltre un pesante
stivale si palesò la Giardiniera, come annunciato da Aranciotto Pesciotto.
Dopo l’arrivo del Violinista Verde sulla
Ford viola nessuno si era stupito del colore della vettura, oramai era cosa
cognita che le automobili potevano anche avere tinte insolite, o per lo meno
poco usuali da quelle parti.
La Giardiniera non sembrava avere
intenzioni bellicose ma gli strumenti che portava con sé misero in allarme un
po’ tutti quanti.
Non erano infatti soltanto rastrelli,
zappe, picconi e guanti: c’era qualcosa di sinistro e poco chiaro.
Chianti il Gallo prese coraggio e se
fece avanti.
“Saaaalve” salutò muovendosi
ritmicamente avanti e indietro e facendo ondulare la cresta.
“Salve” rispose la Giardiniera
cordialmente
“Ehm che si dice in città?”
“Oh bella, in città non si fa che
parlare di quello che si dice qua”
4.
L’arrivo della Giardiniera sulla
Giardinetta rosa e la consapevolezza che in città si parlasse di quello che
accadeva là aprì una ridda di considerazioni e pensieri.
Possibile che in città non avessero
nient’altro a cui pensare? O forse quello che accadeva era un po’ eccezionale?
Forse non avevano mai visto una Ford viola neanche loro. In effetti era un
colore proprio insolito.
Quello che rimaneva da chiarire era
anche l’autobus a due piani guidato da Brit l’autiere, arrivato carico di
turisti, poi si sarebbe potuto anche speculare sulla faccenda delle bislacche
idee del Sor Sapori riguardanti nuvole e arcobaleni, o forse chissà ci sarebbe
stato anche da dire sul telone di Rapetta la Camionista o all’affare del melo e
del pero ma a nessuno venne da pensare che la Giardiniera fosse arrivata per
ascoltare il Violinista Verde.
In effetti la Giardiniera sulla
Giardinetta rosa non era venuta con l’idea di ascoltare un concerto o guardare
mirabolanti meraviglie di uno schermo fluido ma cos’erano tutte quelle
attrezzature?
Per prima cosa estrasse un campionatore,
dunque un microscopio di dimensioni notevoli, poi un esaminatore di DNA, indi
alambicchi e altre amenità.
5.
Biondella Mucchella guardò perplessa
l’ambaradan di oggetti che la Giardiniera sulla Giardinetta stava scaricando,
dunque Zampetta Paperetta espresse il pensiero comune presentandosi e non
lasciando troppo spazio ai convenevoli.
“Ciao, che cosa sono quegli strumenti e a
cosa servono qui?”
“Ciao” rispose senza lasciarsi impressionare
la Giardiniera “non date molto spazio ai convenevoli qui, eh?”
“Mah, non vorremmo sembrare maleducati è
che non abbiamo mai visto tanti alambicchi e aggeggi del genere tutti insieme e
non capiamo bene cosa siano”, spiegò Biondella Mucchella
“Sì, potrebbero sembrare strani oggetti,
me ne rendo conto”
“Beh, in effetti. Cosa sono?” incalzò
Zampetta Paperetta
La Giardiniera sulla Giardinetta rosa
elencò tutti gli strumenti, spiegando a cosa serviva ognuno di loro.
Avevano nomi strampalati e alcuni delle
funzioni che non s’erano mai sentite da quelle parti.
Non sapevano bene cosa fare perché lei
stava illustrando per filo e per segno ma nessuno aveva compreso un tubo. Ad
ogni richiesta la Giardiniera si addentrava in sofisticate spiegazioni tecniche
che confondevano ancor di più le idee e, beh, insomma, non ci si capiva proprio
un bel niente.
Lasciarono che si esprimesse a suo modo,
con tutti quei vocaboli scientifici, e aspettarono pazientemente l’evoluzione
degli eventi.
6.
Visto che proprio non si riusciva a comprendere
a cosa servissero quelle attrezzature, Roxy il Gatto ruppe gli indugi e,
ringraziando molto per le spiegazioni dettagliate, disse esplicitamente:
“Cara Giardiniera, non ci abbiamo capito
niente. A che servono tutte queste attrezzature, sarebbe possibile spiegarlo in
modo comprensibile anche per chi non ha tutte queste competenze specifiche?”
La Giardiniera si guardò intorno, si
rese conto che c’era un notevole numero di occhi puntati su di lei e sulle
attrezzature e tutti la guardavano con espressione interrogativa.
Capì e affermò: “Gira voce che ci sia
una piantagione di topinambur particolarmente gustosi e sono stata chiamata ad
esaminarne bene le caratteristiche per il Consorzio di tutela del topinambur
della fattoria che sostiene che la tuberosa è talmente squisita da poter essere
inserita nell’elenco delle tipicità riconosciute in Gazzetta Ufficiale”
Un sospiro di sollievo attraversò i
cuori e la Giardiniera venne invitata ad ascoltare il concerto del Violinista
Verde che si sarebbe svolto di lì a poco.
“È un concerto un po’ speciale” aggiunse
Zampetta Paperetta
“Si vedrà anche il punto tanto cercato dal
Sor Sapori” spiegò Biondella Mucchella
“Una specie di concerto armonico tra
violino, suoni e immagini dal punto in cui le nuvole incontrano l’arcobaleno e
il canto degli uccellini” specificò Aranciotto Pesciotto che si era avvicinato
cautamente.
Nessun commento:
Posta un commento