26. Dal 15 al 22 aprile 2017
La presenza di Asya ci aveva scombussolati e distratti un po’ dalle emozioni contrastanti che contraddistinguono qualunque gravidanza. Per circa una settimana abbiamo rivolto le nostre preoccupazioni alla sua cagionevole salute e alle condizioni di Amila che nel frattempo stava affrontando un’operazione chirurgica in quel di Toronto. Pasqua e Pasquetta sono trascorse senza che ce ne accorgessimo neanche, abbiamo regalato uova di cioccolato e colombe anziché i soliti dolciumi e siamo rimasti tra noi, senza feste, cene, pranzi o altro. Io ero un po’ deboluccia e abbiamo preferito, soprattutto avendo capito il motivo, assecondare l’esigenza di riposo e di rilassamento. Ovviamente il viaggio in Scozia è stato rimandato a data da definire. Tu continuavi a crescere chiedendo a gran voce, o meglio ad amorevoli calcetti, le bistecche di Oscar.
27. Dal 22 al 29 aprile 2017
La frenesia festiva ha lasciato il passo a quella dell’acquisto del necessario per accoglierti nel migliore dei modi. Eravamo diventati espertissimi di passeggini, sistemi modulari, navicelle, ovetti. Riconoscevamo marche e modelli a distanza e in pochissimi istanti, trascorrevo ore davanti al computer, compatibilmente con la possibilità di stare seduta ferma davanti alla scrivania, a cercare di capire quali fossero le opzioni migliori, ciò che era per noi necessario e che sarebbe stato adatto alle nostre esigenze per accoglierti nel modo più giusto per te. Ovviamente abbiamo acquistato alcune cose molto utili e altre le abbiamo lasciate da qualche parte senza mai usarle. Nonna Enza aveva iniziato a prepararti un corredino fatto all’uncinetto e con i ferri da lana, coadiuvata dalle sorelle. Nonno Pietro e Nonna Lucilla avevano contribuito a loro modo e io avevo iniziato a fare un sogno ricorrente molto angosciante. Tu crescevi paciosa, i tuoi organi funzionavano sempre meglio e Papà Claudio non era più tanto timido nell’accarezzare la pancia cercando di sentire qualche tuo movimento o parlandoti ormai certo che in qualche modo tu riuscissi a sentirlo.
28. Dal 29 aprile al 6 maggio 2017
Avevamo acquistato una buona parte di ciò che ci serviva e abbiamo chiesto di partecipare al corso preparto, o meglio di accompagnamento al parto, presso l’ospedale di Orvieto. Al telefono ci hanno sconsigliato di frequentarlo: la sala non era adatta, la strada era lunga e ci chiedevano se non vi fosse qualcosa di più vicino a noi. Eravamo convinti che fosse importante frequentarlo ad Orvieto e abbiamo chiesto di essere inseriti in un gruppo. Con nostro grande piacere ci hanno chiamati dopo poco e ci hanno comunicato la data di inizio. Oltre ad apprendere le tecniche di rilassamento volevamo avere l’ulteriore conferma che la nostra scelta, andare in un ospedale non molto grande ma in cui tutto sembrava funzionare nel complesso anziché partorire in una grande e rinomata struttura, fosse giusta. I tuoi amorevoli calcetti avevano iniziato a diventare sempre più forti e avevi strutturato un tuo particolarissimo rapporto con il mio intestino, che sopportava più o meno silente i tuoi sbatacchiamenti, e con altri organi interni, che talvolta facevano sentire la loro voce anche piuttosto chiaramente.
29. Dal 6 al 13 maggio 2017
La telefonata tanto attesa per l’inizio del corso era finalmente arrivata, avremmo cominciato la settimana successiva. Io mi muovevo sempre meno, l’estate segnalata tra le più calde degli ultimi 150 anni stava facendo sentire la propria forza. Nonna Lucilla mi aveva detto che avrei sofferto molto il caldo, io le avevo risposto dubbiosa che non mi aveva mai dato fastidio, il problema era il freddo. Mai sottovalutare le parole di una madre. Gambe, caviglie e piedi in men che non si dica si gonfiarono quasi fossero stati aiutati da un compressore, facevo fatica a camminare anche se avevo ripreso un po’ di energia grazie alle integrazioni di ferro e vitamine e mi sembrava di dover schizzare fuori dalla mia pelle per trovare un po’ di refrigerio dalla gran calura. Il mare era tabù perché Papà Claudio aveva paura della toxoplasmosi, la piscina era piena di cloro o di zolfo e ho dovuto escogitare rimedi casalinghi, tra cui camminare nella vasca colma di acqua fredda, fare impacchi con l’argilla, e utilizzare le strabenedette creme prodotte dai monaci Camaldolesi. Non so se tu avessi caldo nell’utero ma sono certa che avevi una gran passione per la carne.
30. Dal 13 al 20 maggio 2017
Settimana decisamente orvietana. Il 17 iniziava il corso preparto in ospedale e due giorni dopo avevamo appuntamento per l’ecografia, giornate precedute da un violento attacco di diarrea con conseguente crisi emorroidaria, così, tanto per complicare un po’ le uscite che mi erano già piuttosto gravose. Andare in macchina era scomodo e penoso, per fortuna la Ford Focus SW ha degli ottimi ammortizzatori, per lo meno dal lato guidatore e passeggero. L’ostetrica Catia ci ha incantati raccontandoci il metodo di lavoro nell’ospedale di Orvieto e ribadendo alcune semplici verità, partendo dall’idea che il parto non è una malattia bensì la più naturale, straordinaria e meravigliosa esperienza nella vita di almeno tre persone, bebè, mamma e papà. “Le mamme sanno partorire – ha affermato facendoci andare in brodo di giuggiole – e i bambini sanno nascere”. Una semplice verità ma quanto sembra assurda prima del parto. L’ecografia ha confermato che stava andando tutto bene, l’emozione di sentire il battito del tuo cuore e di vederti è stata, come probabilmente puoi immaginare, immensa.
28. Dal 29 aprile al 6 maggio 2017
Avevamo acquistato una buona parte di ciò che ci serviva e abbiamo chiesto di partecipare al corso preparto, o meglio di accompagnamento al parto, presso l’ospedale di Orvieto. Al telefono ci hanno sconsigliato di frequentarlo: la sala non era adatta, la strada era lunga e ci chiedevano se non vi fosse qualcosa di più vicino a noi. Eravamo convinti che fosse importante frequentarlo ad Orvieto e abbiamo chiesto di essere inseriti in un gruppo. Con nostro grande piacere ci hanno chiamati dopo poco e ci hanno comunicato la data di inizio. Oltre ad apprendere le tecniche di rilassamento volevamo avere l’ulteriore conferma che la nostra scelta, andare in un ospedale non molto grande ma in cui tutto sembrava funzionare nel complesso anziché partorire in una grande e rinomata struttura, fosse giusta. I tuoi amorevoli calcetti avevano iniziato a diventare sempre più forti e avevi strutturato un tuo particolarissimo rapporto con il mio intestino, che sopportava più o meno silente i tuoi sbatacchiamenti, e con altri organi interni, che talvolta facevano sentire la loro voce anche piuttosto chiaramente.
29. Dal 6 al 13 maggio 2017
La telefonata tanto attesa per l’inizio del corso era finalmente arrivata, avremmo cominciato la settimana successiva. Io mi muovevo sempre meno, l’estate segnalata tra le più calde degli ultimi 150 anni stava facendo sentire la propria forza. Nonna Lucilla mi aveva detto che avrei sofferto molto il caldo, io le avevo risposto dubbiosa che non mi aveva mai dato fastidio, il problema era il freddo. Mai sottovalutare le parole di una madre. Gambe, caviglie e piedi in men che non si dica si gonfiarono quasi fossero stati aiutati da un compressore, facevo fatica a camminare anche se avevo ripreso un po’ di energia grazie alle integrazioni di ferro e vitamine e mi sembrava di dover schizzare fuori dalla mia pelle per trovare un po’ di refrigerio dalla gran calura. Il mare era tabù perché Papà Claudio aveva paura della toxoplasmosi, la piscina era piena di cloro o di zolfo e ho dovuto escogitare rimedi casalinghi, tra cui camminare nella vasca colma di acqua fredda, fare impacchi con l’argilla, e utilizzare le strabenedette creme prodotte dai monaci Camaldolesi. Non so se tu avessi caldo nell’utero ma sono certa che avevi una gran passione per la carne.
30. Dal 13 al 20 maggio 2017
Settimana decisamente orvietana. Il 17 iniziava il corso preparto in ospedale e due giorni dopo avevamo appuntamento per l’ecografia, giornate precedute da un violento attacco di diarrea con conseguente crisi emorroidaria, così, tanto per complicare un po’ le uscite che mi erano già piuttosto gravose. Andare in macchina era scomodo e penoso, per fortuna la Ford Focus SW ha degli ottimi ammortizzatori, per lo meno dal lato guidatore e passeggero. L’ostetrica Catia ci ha incantati raccontandoci il metodo di lavoro nell’ospedale di Orvieto e ribadendo alcune semplici verità, partendo dall’idea che il parto non è una malattia bensì la più naturale, straordinaria e meravigliosa esperienza nella vita di almeno tre persone, bebè, mamma e papà. “Le mamme sanno partorire – ha affermato facendoci andare in brodo di giuggiole – e i bambini sanno nascere”. Una semplice verità ma quanto sembra assurda prima del parto. L’ecografia ha confermato che stava andando tutto bene, l’emozione di sentire il battito del tuo cuore e di vederti è stata, come probabilmente puoi immaginare, immensa.