18. Dal 18 al 25 febbraio 2017
Io e tuo padre ci guardavamo, scrutandoci, sorridendo. Non si può dire che la timidezza sia annoverabile tra le tante caratteristiche che ci accomunano eppure i nostri sguardi erano timidi, ci prendevamo per mano con la tenerezza di due bambini e Papà Claudio si avvicinava alla pancia con circospezione, quasi a non voler disturbare, aveva voglia di appoggiare una mano sull’ombelico che pian piano si riduceva ma subito la ritraeva. Io non riuscivo più a guidare, controllare i pedali poteva essere alquanto scomodo ma, accendendo la radio nella Focus, da un canale RAI si è diffusa la voce di Pavarotti e lì ho avuto la sensazione che ti calmasse. Ne ho parlato con tuo padre e abbiamo subito provato a farti ascoltare qualche disco dell’immenso cantante, la pancia si distendeva all’istante: già cominciavi a sviluppare i tuoi gusti musicali. Non sapendo se tu potessi effettivamente udire, anche se ormai era evidente che c’eri, abbiamo deciso che avremmo ascoltato più opera lirica, tanto più che eravamo, e siamo, piuttosto digiuni in materia.
19. Dal 25 febbraio al 4 marzo 2017
Dopo varie ricerche, ripensamenti, valutazioni, scegliamo l’ospedale di Orvieto, per ulteriore sicurezza decidiamo di effettuare la prima ecografia 3D nello studio dove riceve il primario dell’ospedale, cambiato da poco, vogliamo vedere cosa si dice di lui. Prendiamo appuntamento, non senza un po’ di emozione. Tu continuavi a muoverti con tutto agio, io e tuo padre leggevamo alcune righe sui libri precedentemente acquistati per cercare di individuare i sintomi e capire cosa fare. Eravamo nel secondo trimestre, forse il più ‘semplice’ per molti aspetti anche se andare in macchina era sempre più scomodo.
20. Dal 4 al 11 marzo 2017
Il 9 marzo avevamo l’appuntamento per l’ecografia, eravamo a dir poco emozionati e per i due giorni precedenti ho avuto attacchi di diarrea e di emorroidi, tutto ciò che è necessario, insomma, per rendere più scomodo il viaggio in macchina, così, tanto per gradire. Mentre percorrevamo l’autostrada facevamo calcoli sul percorso e sulle alternative nell’eventualità di un parto precipitoso, anche se ancora non sapevamo che si chiamava in quel modo. Appena arriviamo davanti allo studio medico ci prende lo sconforto, decidiamo comunque di entrare e facciamo decisamente bene, nella sala d’attesa notiamo con una certa meraviglia alcuni acquerelli con donne ornate di fiori firmati Egle, lo stesso nome della tua prozia che dipingeva fiori o donne e che ci aveva lasciati poche settimane prima. Papà Claudio ha la sensazione che, al contrario di quanto pensasse, tu fossi una femminuccia. La visita è andata benissimo, la persona che fa l’ecografia diventerà la nostra ginecologa di fiducia. Scopriremo in seguito che è la moglie del primario. Le prime immagini della morfologica e le parole della dottoressa: “è una bambina e sta bene” ancor oggi mi fanno spuntare lacrime di felicità. Descrivere la gioia nel sentire il battito del tuo cuore, nel vederti così bella e già piuttosto formata, è pressoché impossibile. Ho pianto senza sosta per oltre un’ora, le emozioni fluivano affastellandosi come onde oceaniche, le paure si dissolvevano mentre le immagini di te venivano proiettate sullo schermo davanti ai miei occhi. Non saprei dire se quando siamo usciti da quello studio medico stessimo camminando o volando ma la felicità è stata immensa. Era giunto il momento di dirlo ai Nonni, lo abbiamo fatto portando il computer con il video dell’ecografia, per fortuna erano seduti altrimenti sarebbero probabilmente svenuti per la contentezza.
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