martedì 29 agosto 2017

Quarantuno settimane e mezzo * Da ventuno a venticinque (bozza)

21. Dall’11 al 18 marzo 2017

Comunicare ai Nonni che stavi crescendo e che la pancia non era dovuta a problemi di linea ci ha messi di fronte alla presa di coscienza dell’essere genitori non soltanto nell’intimità della nostra famiglia. Da figli siamo diventati genitori e i nostri genitori sono diventati nonni, sembra un’ovvietà ma non lo è, a livello emotivo è complessissimo e contestualmente quanto di più naturale si possa immaginare. Col compleanno di Nonna Lucilla, con cui da giorni era difficile parlare in quanto ogni volta che le rivolgevamo la parola rideva beata e felice ignorando completamente tutto ciò che le veniva detto che non riguardasse te, lo abbiamo detto anche agli amici più familiari. Nel frattempo Nonno Pietro trovava qualunque scusa per vedere il video dell’ecografia morfologica, con nonchalance. Nonna Enza e Nonno Giancarlo lo avevano già subodorato e ne avevano avuto conferma quando ho rifiutato le castagnole di Carnevale, di cui sono notoriamente ghiotta, per cui hanno avuto più tempo per abituarsi all’idea e sono riusciti a contenere parzialmente le dimostrazioni di gioia. Tu continuavi a muoverti felice e a scalciare quando, degna figlia di padre carnivoro, mettevamo sul fuoco le bistecche o il filetto di manzo che Papà Claudio acquistava da Oscar.


22. Dal 18 al 25 marzo 2017



La scelta del nome è stata piuttosto semplice. Ho sempre pensato che se avessi avuto una figlia l’avrei chiamata Giulia, Papà Claudio era d’accordo mentre per un eventuale figlio non riuscivamo a scegliere. Tuo padre, felicissimo che tu fossi una femminuccia, aveva però la sensazione che fossi un maschietto per cui abbiamo aspettato la seconda ecografia per decidere in modo inequivocabile. Nel frattempo abbiamo inviato Nonno Pietro e Nonna Lucilla a vedere l’ospedale di Orvieto per avere un altro parere. Sono tornati entusiasti e con le stesse impressioni che avevamo avuto noi. Tu iniziavi già a manifestare i tuoi gusti musicali e davi segno di apprezzare il canto carnatico e glli armonici oltre, ovviamente a Pavarotti. 



23. Dal 25 marzo al 1 aprile 2017

Alla fine della settimana dovevamo ritirare le analisi, eravamo stati particolarmente attenti ma non sapevamo se con la toxoplasmosi fosse tutto a posto. Ora che eravamo più che certi che stavi bene eravamo un po’ preoccupati. Aprire i referti è stato un po’ come aprire una busta contenente una risposta importante che si aspetta da tempo. Era tutto a posto e abbiamo tirato un sospiro di sollievo. 

24. Dal 1 aprile all’8 aprile 2017

Eravamo convinti che fosse meglio non dire niente in giro, non far sapere troppo quello che stava accadendo, volevamo goderci un momento tutto nostro, ritrovare una certa complicità tra di noi. Papà Claudio aveva finalmente vinto la timidezza iniziale e aveva cominciato a parlarti, a cantare canzoni per te, a suonare soltanto per te. Aveva iniziato anche a comporre una ninna nanna che sembrava più una marcetta militare e che ha poi cambiato con una melodia più rilassante con il rumore del mare e il ritmo delle onde. I tuoi amorevoli calcetti iniziavano ad essere sempre più forti e decisi. Il 3 aprile Asya, la figlia di Amila che avevo conosciuto quando non era neanche adolescente e che compie gli anni il 30 luglio, è venuta a trovarci. È stato bello vedere la bimba conosciuta a Toronto diventare una giovane donna. La settimana si è conclusa a suon di musica con il concerto del gruppo The Balmung di Papà Claudio.


25. Dall’8 al 15 aprile 2017


Domenica abbiamo accompagnato Asya alla stazione dove ha preso il trenino metropolitano per l’aeroporto dopo una settimana in Italia che ha trascorso tra aerosol, dottori e medicine. Il 13 avevamo appuntamento per la seconda ecografia, avremmo saputo con certezza, tante volte ce ne fosse stato bisogno, se eri maschio o femmina. Le analisi andavano bene, l’ecografia, emozionante quanto la prima e che mi ha fatto piangere lacrime di felicità dal momento in cui ho sentito il battito del tuo cuore, ci ha confermato ciò di cui io ero più che convinta e soprattutto che crescevi benissimo nel mio utero. Pesavi circa un chilo, 929 grammi per l’esattezza, o almeno questa era il peso fetale stimato. 



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