39. Dal 15 al 22 luglio 2017
La fatidica data presunta del parto si avvicinava a grandissimi passi ma di contrazioni neanche l’ombra. Dacché eravamo preoccupati di dover imparare le manovre essenziali nel caso di un parto precoce in macchina abbiamo dovuto prendere in considerazione le opzioni di un parto oltre la data prevista. Abbiamo iniziato a cercare informazioni su libri e internet, abbiamo consultato calendari e controllato le fasi lunari, in poche parole non ci siamo fatti prendere dal panico ma abbiamo iniziato a ponderare le opzioni di un parto agostano. Ogni movimento, qualunque gesto era calmo, placido, certo di un repentino cambiamento. Dormivo tantissimo anche se a piccoli intervalli. Nonna Lucilla non rideva neanche quando le dicevo che non vedevo l’ora che tu nascessi per poter fare una bella e lunga dormita. Eravamo in attesa, corde di violino pizzicate da qualunque squillo di telefono o calcetto. Al monitoraggio del 21 luglio ha potuto assistere anche Papà Claudio che si è emozionato quasi quanto me, ha cercato di registrare il suono, di comprenderne il ritmo musicale, di scomporlo in battute e tempi, poi si è rilassato e si è goduto il rumore dell’universo. Eravamo convinti che ci avrebbero detto di rimanere a Orvieto ma ci hanno dato un altro appuntamento per il monitoraggio successivo. Nel frattempo è arrivato in Italia il mio amico Thomas, come se avesse sentito il bisogno di vedermi senza sapere niente, ché niente avevamo detto in giro.
40. Dal 22 al 29 luglio 2017
La quarantesima settimana è stata scandita da un’attesa spasmodica. Le lancette dell’orologio segnavano gli attimi in cui tu saresti dovuta nascere ma le contrazioni non arrivavano. Sapevamo dall’ecografia che eri in posizione podalica, quindi pronta ad esplorare la tua vita ma io non sentivo dolori o altre fitte che avrebbero dovuto essere l’inequivocabile segnale per partire. Papà Claudio era in allerta continua, i nonni chiedevano ostentando una tranquillità che non avevano, Nonna Enza e Nonno Giancarlo facevano riferimento alle lune, Oscar aveva pronosticato la tua nascita per il successivo plenilunio, dopo qualche settimana. I lunari erano diventati uno strumento da consultare. In altre parole non sapevamo né cosa fare né cosa pensare. Continuavamo a fare monitoraggi ma di contrazioni neanche l’ombra.
41. Dal 22 al 29 luglio 2017
Ammettiamolo, eravamo proprio smarriti, spaventati e confusi. Noi, i nonni e le persone più care. La quarantesima settimana era trascorsa, le lancette dell’orologio scandivano i secondi di un’attesa che sembrava non finire più. Avevamo immaginato scenari catastrofici, oltre tre settimane dopo la data presunta, e avevamo immaginato addirittura che saresti nata il 13 agosto, giorno del compleanno dei nonni di tua nonna Lucilla. Una cosa era ormai certa, saresti nata sotto il segno del leone. Continuavamo a fare monitoraggi, sempre emozionantissimi ma di contrazioni neanche l’ombra. Durante l’ultimo monitoraggio della settimana all’ospedale ci hanno tolto il dubbio e ci hanno dato appuntamento per un altro monitoraggio e dunque per l’induzione al parto.
41 e mezzo. Dal 29 al 31 luglio.
È facile immaginare che il giorno prima della data prevista per l’induzione al parto io e Papà Claudio eravamo un po’ emozionati. Forse non è altrettanto semplice capire i sentimenti che si alternano nel cuore e nella mente con la velocità di onde oceaniche. Eravamo al contempo felici, speranzosi, sereni, preoccupati, insomma in pochi istanti riuscivamo a passare da uno stato d’animo ad un altro completamente opposto. Non sapevamo bene in cosa consistesse l’induzione al parto, pensavamo fosse una flebo di ossitocina. Effettivamente era un po’ di gel applicato localmente. La prima volta non ha fatto un grande effetto, la seconda invece è stata quella decisiva tanto da portare ad un parto precipitoso. In pochissime, concitate ore sei nata. Non ti tedierò con i particolari, d’altronde ne sa più Papà Claudio che ha assistito al parto e ha vissuto con forte emozione tutte le fasi successive che mi hanno portata per qualche lunghissima interminabile ora nel reparto di terapia intensiva, ma voglio dirti che nel momento in cui ho sentito la tua voce e il tuo pianto si è calmato quando hai sentito il mio richiamo e quando le ostetriche ti hanno appoggiata sul mio petto per la prima volta… ecco quello è stato l’attimo più bello della mia vita. Fortunatamente nel giro di meno di un giorno ci sono stati altri due momenti di simile intensità: quando Papà Claudio è entrato nel reparto di terapia intensiva e mi ha detto che stavi bene e quando ho potuto riabbracciarti, il pomeriggio successivo.