La rivoluzione di Pero e Martina
di Valentina Cosimati SIAE 513951
C’era una volta
e c’è ancora una città molto carina con tante specialità, piatti tipici e bellezze
artistiche. All’apparenza è un posto normale, come ce ne sono tanti, ma ha una
particolarità. ‘Bella forza, ogni posto ha qualcosa di speciale!’ - si potrebbe
pensare, eppure in questa città che si chiama Fattipiùinlà c’era qualcosa di
proprio originale: la popolazione camminava a testa in giù, usando le mani come
piedi e i piedi come mani. Il lato positivo era che non si offendeva nessuno quando
qualcuno diceva: “Ma guarda un po’, questa pizza è fatta proprio coi piedi”
perché era una cosa normale. Per salutarsi, a Fattipiùinlà, si usavano, di
tutta evidenza, i piedi, coperti spesso da una specie di guanto-calzino e
invece di stringersi la mano, ci si toccavano i talloni, muovendo un po’ l’alluce.
Avere capelli lunghi poteva essere scomodo ma bastava acconciarsi per bene la
mattina e fare una crocchia o una treccina. Un giorno, però, un bambino di nome
Pero, chiamato così perché era nato sotto un albero di pere, decise di fare
qualcosa di insolito e rivoluzionario: camminò coi piedi per terra. All’inizio
gli sembrò tutto un po’ strano, gli girava la testa e si sentiva tutto
scombussolato. I piedi gli formicolavano ma dopo un po’ ebbe a pensare che
forse non era poi così male. Sentì bussare, o meglio calciare, alla porta e si
rimise di gran fretta sulle mani. Il mattino seguente, però, Pero provò, riprovò
e man mano che si abituava a quella strana sensazione più gli piaceva al punto
che un giorno, senza neanche accorgersene, uscì di casa camminando a testa in su.
Che trambusto, un vero quarantotto! Tutti lo guardavano in cagnesco, mormorando
frasi di biasimo finché giunse l’Autorità che gli chiese cosa pensasse di fare.
“Che ti sei messo in testa Pero? Vuoi sovvertire l’ordine costituito?”. Un
vociare di folla lievitò: “Arrestatelo!”, “È un pazzo!”, “Cosa vuol fare?”, “Spostati
che ti asfalto!”, “Fatti più in là!”, “Zittitelo!”, “Ora ti farò vedere io!”.
Pero non arretrò di un passo ma scappò via a gambe levate. Ora, visto che correva
sui piedi, era più veloce di chi lo rincorreva correndo sulle mani e poté
facilmente raggiungere lo steccato che delimitava la città Fattipiùinlà. Dall’altra
parte della staccionata, una gran folla, richiamata da tanto clamore, si era
radunata dai paesi e dalle città vicine. Pero si sorprese enormemente perché
tutti, ma proprio tutti, camminavano coi piedi per terra. Le guardie di confine
lo raggiunsero e volevano rinchiuderlo, chissà cosa gli avrebbero fatto se non
fosse intervenuta una bimba birichina che si chiamava Martina. Con tutta la
forza che aveva in gola, che non era poi tanta a dire il vero, urlò: “Libertà!”
e si rigirò sui suoi piedi, stessa cosa fecero altri bambini e bambine che erano
stufe e arcistufi di mangiare le torte con gli alluci. I genitori urlarono, nonni
e nonne ridacchiarono per l’improvvisa protesta, fratelli e sorelle più grandi gridarono:
“Così non si pagano le bollette!” e una grande pernacchia si librò nell’aria. E
fu così che i bambini e le bambine di Fattipiùinlà salvarono la città. Da quel
giorno quasi nessuno cammina a testa in giù, tranne chi aveva preso talmente l’abitudine
da non riuscire a fare diversamente e anche la città cambiò nome da
Fattipiùinlà a Abbracciami.