domenica 31 dicembre 2017

Cromatismi (aggiornato)


Cromatismi

A gennaio il Do si ritrovò con gli occhi tutti assonnati a cercare di capire come alzarsi dal suo letto
Do diesis # e Re bemolle vennero in suo soccorso ma febbraio era il mese più corto dell’anno
A marzo giunse poi Re e una copiosa nevicata imbiancò le cime delle montagne lì d’attorno
Aprile fu il tempo di Re diesis # e Mi bemolle che mangiarono tutte le colombe di Pasqua
Che belle fioriture! Esclamò Mi a maggio contemplando le rose e i fiori della Primavera
A giugno i papaveri hanno arrosato i campi e già si sente profumo d’estate, disse Fa
A luglio Fa diesis # con Sol bemolle vollero festeggiare al mare un evento speciale
Il sole scaldò l’aria d’agosto e il Sol andò in montagna a rinfrescarsi un pochetto
Sol diesis # e La bemolle lo raggiunsero a settembre per camminare insieme
Mentre La ad Ottobre andò in giro per uliveti a raccogliere tutte le olive
La diesis # e Si bemolle andarono a vedere il foliage di novembre

A dicembre Si ricordò a Do che avrebbe dovuto alzarsi dal letto

sabato 30 dicembre 2017

Alla ricerca dell’essenza luminosa. (da 1. a 6. bozza)

Alla ricerca dell’essenza luminosa.

1.
Un bel giorno di primavera i fiori tutti fioriti si guardarono intorno e videro che erano davvero belli, tutti colorati e con forme stravaganti, bizzarre oppure semplicissime.
C’era il fiore verde, tondo e sorridente, quello viola con tanti petali quante sono le dita di due mani, quello rosa con i triangoli intorno al pistillo, il fiore giallo, arancione, bianco e nero che aveva proprio la forma di una girandola, quello blu con tre serie di foglie e quello rosso a pois con tanta voglia di ballare.

“Siamo proprio belli, nevvero?” disse il Verde
“Oh sì e siamo tutti diversi” rispose il Rosso a pois
“Già già abbiamo forme assai peculiari e ci muoviamo in modo differente” meditò il Viola
“Ma quello che ci distingue davvero cos’è?” chiese il Blu
“Beh, potremmo chiederlo alle api o alle farfalle che ci conoscono tanto bene” propose il Giallo, Arancione, Bianco e Nero

Dopo una lunga dissertazione si giunse alla conclusione che forse era proprio il caso di chiederlo alle api che passavano di là ma erano tanto impegnate nel loro lavoro che non ci fu verso di ottenere risposte se non un laconico:
“Potreste chiedere alle farfalle, loro prima di essere tanto svolazzanti erano crisalidi e prima ancora bruchi, conoscono tante cose potrebbero ottenere la giusta risposta”.

I fiori ci pensarono su e decisero che il suggerimento dell’ape, sebbene un po’ sbrigativo, fosse anche giusto e sensato e qualcosa si sarebbe anche capito domandando a chi aveva tante età vissuto.

Appena le ali della farfalla Farfarella si avvicinarono, i fiori si profusero in una danza tutta speciale, un richiamo inequivocabile e irresistibile.

“Che belle movenze, come posso aiutarvi?”
“Ciao Farfarella, stiamo cercando…” iniziò il Giallo, Arancione, Bianco e Nero
“…di capire…” proseguì il Blu
“…cosa ci differenzi…” continuò il Viola
“…veramente” concluse la spiegazione il Rosso a pois
“Tu lo sai?” chiese a bruciapelo il Verde

“La questione è alquanto complessa” affermò meditabonda Farfarella aggiungendo “siete molto diversi tra voi ma egualmente meravigliosi, certamente l’odore caratteristico, le forme e il colore”

“Già il colore”, risposero in coro e posero una domanda che sembrava semplice ma forse non lo era poi tanto perché come è noto e arcinoto e stranotissimo, non esistono domande stupide o inutili anche se non sempre si è tenuti a rispondere.

Probabilmente si potrebbe pensare che la domanda riguardasse il modo in cui si formano le sfumature che come è noto e arcinoto e stranotissimo si compongono con i colori primari, il giallo, il rosso, il blu aggiungendo bianco e nero anche se vi sono anche altre possibilità ma il quesito non aveva a che fare con le sfumature bensì con l’essenza stessa del colore.

“Su questo non posso rispondervi” rispose Farfarella che si sbrigò ad aggiungere “però posso chiedere in giro forse qualcuno ne sa qualcosa” e così dicendo sfarfallò via.


2.

Farfarella si era sentita molto importante perché aveva ottenuto un incarico che l’aveva proprio inorgoglita.

Dopo essersi consultati tra loro e poi con api, vespe, calabroni, libellule, coccinelle, mosche e tanti altri insetti, i fiori, che si sentivano molto belli perché uno differente dall’altro, le avevano chiesto di sapere qualcosa su uno degli elementi che costituisce la loro diversità: l’essenza del colore.

Certo il compito non era facile, anzi, era piuttosto arduo e proprio per questo le sue ali avevano avuto un fremito di vanità mista a curiosità e in men che non si dica era andata a chiedere alle sue amiche farfalle che aveva conosciuto quando era ancora un bruco o una crisalide.

“Ciao Farfarella che piacere vederti!” esordì Violetta
“Che ci racconti di bello?” le chiese Bluette
“Va tutto bene?” domandò Verdella
“Che ne pensi delle ali?” curiosò Fucsietta che era stata bruco insieme a lei
“Sei felice della tua nuova condizione?” s’informò Giallina che era stata crisalide su una pietra vicina
“Dicci dicci” la esortò infine Rossetta

In poche emozionatissime parole Farfarella spiegò ciò che le avevano chiesto e, dopo una danza svolazzante, le sue amiche giunsero alla conclusione che la domanda fosse assai importante ma che non avrebbero saputo dare una risposta precisa, sarebbe stato necessario chiedere a Pandarella che casualmente passava di là proprio in quel momento.

3.

Pandarella se ne andava bella bella nei prati quando la sua attenzione venne catturata da uno svolazzare di ali di farfalle colorate. Era uno spettacolo davvero emozionante e sapeva che quello era un modo per richiamare la sua attenzione.

In effetti le farfalle le avevano domandato una cosa cui non sapeva rispondere: volevano conoscere l’essenza del colore.

A dire il vero e per dirla tutta non erano state proprio le farfalle bensì i fiori, dopo una lunga consultazione con api, vespe, calabroni, libellule, coccinelle, mosche e tanti altri insetti, avevano chiesto a Farfarella di andare a chiedere informazioni e poi le sue amiche farfalle l’avevano aiutata a capire qualcosa in più e soprattutto avevano deciso di domandare a Pandarella.

Pandarella salutò le farfalle, ringraziò per la fiducia e promise che avrebbe fatto del suo meglio per venire a capo di una situazione tanto delicata e di una richiesta tanto complicata.

Pensa che ti ripensa che ti strapensa, Pandarella aveva deciso di andare a chiedere di là dal mare e su una barchetta si era avventurata.

Nel mare c’erano tantissimi pesci di tante fogge e colori, diverso l’uno dall’altro e Pandarella colse l’occasione per chiedere loro se ne sapessero qualcosa.

“Non sapremmo proprio che dirti” risposero pronunciando uno speciale suono armonico che si spandeva attraverso le onde “però anche noi abbiamo notato di essere uno diverso dall’altro per forme e per colori anche se molte delle nostre differenze si accentuano in base alla profondità delle acque in cui nuotiamo”.

Pandarella ringraziò e si mise ad ascoltare lo sciabordio dell’acqua al di sopra della carena del suo natante, era tanto rilassante che si addormentò.


4.

Forse era stato il canto delle sirene, l’ondeggiare lento delle onde, il caldo sole o il senso di responsabilità per l’importante missione, fatto sta che Pandarella si era proprio addormentata.

Non aveva certo dimenticato la richiesta delle farfalle, o meglio quella che avevano fatto i fiori, dopo una lunga consultazione con api, vespe, calabroni, libellule, coccinelle, mosche e tanti altri insetti, a Farfarella ossia di andare a cercare di capire l’essenza del colore.

Mentre ronfava beatamente doveva essere trapelato qualcosa nei suoi sogni perché un cormorano, il cui nome scientifico è Phalacrocorax carbo, si posò sul timone e, alternando trilli e gorgheggi, suoni acuti e gravi, gli raccontò che aveva saputo che Pandarella aveva ricevuto una richiesta molto particolare e che l’avrebbe forse potuta aiutare.

Il cormorano volò dunque verso una scogliera e da lì si avvicinò ad un faro bianco e rosso che si stagliava sull’oceano per chiamare a raccolta i suoi amici pennuti che accorsero di buon grado notando che anche loro erano davvero belli e ognuno diverso dall’altro.

Tra canti e svolazzate, la ricerca di cibo per sfamare una nidiata ecco che la richiesta era stata esaminata e la risposta era stata che non se ne sapeva molto ma che forse Pandarella avrebbe dovuto domandare ulteriormente in una cittadella dove vive parecchia gente allegra e gaudente.

Il cormorano tornò dunque ad appoggiarsi sul timone della barchetta su cui Pandarella stava attraversando il mare, le sussurrò di non svegliarsi proprio in quel momento e contestualmente la aggiornò sulle richieste degli uccelli.

5.

Senza capire bene come, quando e perché Pandarella si era ritrovata in una torre tutta colorata a strisce bianche viola sormontata da una cupola triangolare bianca e nera.

Accanto a lei tante casette ridenti di colori differenti.

C’era quella rossa con smerlature nere, quella gialla con un doppio tetto di coppi solari, quella rosa con una nuvoletta soffice in testa, ce n’era poi una verde con una scacchiera alla base e una indaco con un bel tulipano blu che faceva la corte al tulipano rosa di qualche aiuola più in là.

Non troppo discosti, inoltre, c’erano due girasoli che erano però piuttosto particolari: erano infatti di una varietà particolare tanto rara da essere quasi introvabile. Non soltanto si inclinavano in base ai raggi del sole, come fa ogni girasole, ma i loro petali erano cangianti e durante il giorno e la notte mutavano d’aspetto al punto da risultare di tante sfumature quante ce ne sono in un arcobaleno.

Tra le siepi si scorgeva il riflesso luminoso delle stelle e un raggio di luna ribalzò fino ad uno specchietto che si trovava proprio sopra al letto di Pandarella facendola destare dal sonno profondo e popolato di sogni sonori.

Si affacciò alla finestra e chiese al satellite del Pianeta Terra, cioè domandò alla Luna, se avesse qualche notizia in merito alla richiesta delle farfalle, o meglio quella che avevano fatto i fiori, dopo una lunga consultazione con api, vespe, calabroni, libellule, coccinelle, mosche e tanti altri insetti, a Farfarella: cercare di capire l’essenza del colore.

“Sapevo quello che mi avresti domandato e ho chiesto ai Pianeti del nostro Sistema Solare e poi al Sole, il quale ha chiesto alle sue amiche Stelle della Via Lattea e la risposta è che l’essenza del colore è luminosa”.


6.

Pandarella non fece neanche in tempo a ringraziare la Luna, che si era girata dopo aver sbadigliato e si era addormentata di nuovo dopo tutta quella fatica che aveva fatto per cercare di capire l’essenza del colore pur non avendo compreso granché.

Il giorno seguente, di buon mattino, Pandarella si incamminò verso il campo di fiori dove sperava di incontrare Farfarella per raccontarle tutta la faccenda.

Mentre camminava una pioggerella la sorprese ma era stata previdente e aveva portato con sé un ombrello.

Appena giunse nel campo di fiori un arcobaleno attraversò il cielo con una nettezza di rara bellezza.

“Ciao! Ho trovato la risposta alla domanda che mi era stata posta ma non ci ho capito molto”, esordì non lasciando tempo al tempo e continuando tutto d’un fiato “Mi hanno detto che l’essena del colore è nella luce”

A quel punto si intromise Lumachella che era potuta uscire dal suo guscio dopo aver mangiato tutte le foglie di basilico che erano non troppo lontane dall’uscio.

“Io so di cosa parlavano”

“Di cosa di cosa?” Chiesero in coro

“Di particelle elementari chiamate fotoni”, rispose con una vibrazione delle antenne.

"I fotoni?" chiesero in coro.

"Sì, vedete l'arcobaleno?", chiese Lumachella ruminando anche le foglie di insalata piantata lì vicino da un'ortolana gentile.

"L'arcobaleno è composto da raggi di sole e da gocce di pioggia!", rispose piccata Farfarella.

"Sì ma il colore è luce e la luce è una porzione di spettro elettromagnetico visibile di cui il fotone è la particella elementare", rispose Lumachella, lasciando tutti quanti con un palmo di naso, prima di ritirarsi nel suo guscio


giovedì 21 dicembre 2017

In quattro e quattro otto (bozza)

In quattro e quattro otto (bozza)

A.
Poiana Romana, Picchio Salticchio e Anco il Cavallo Bianco si incamminano con passo stanco
Mentre Guya l’Aquila, Cupo il Lupo e Dante l’Elefante si appropinquano lemme lemme
Mentre il Corso Orso, Bella la Scimmietta e Bice la Tigre si avvicinano pigre
A Grisanche
[6/4 6/4; 6/4 6/4; 6/4 6/4; 2/4; 2/4]

B.
Riccio Capriccio, Istrice Felice, Pulcino Sabino di dolci riempiono un cestino
Gialletto il Coniglietto, Trottolo il Leontopo, Arancione il Leone sgranocchiano un torrone
Il Cervo Stelvio, Pasquale i Cinghiale e il Daino Marino incartano un confettino
Da Milena la Falena
[6/8 6/8; 6/8 6/8; 6/8; 2/8 2/8]

C.
Da Grillo Brillo
Manolo il Capriolo e Isabella la Coccinella suonano la campanella
Cannelle le Paperelle e il Billo il Cigno soffiano in un flauto di legno
Astorre l’Orsetto Lavatore e Gina Maialina suonano l’ocarina
E a Fosco il Pettirosso e Otto il Passerotto danno il pilotto
[2/8 2/8; 4/8; 4/8; 4/8]

D.
Milena la Balena, Dino il Delfino e Aretusa la Medusa chiacchierano sull’altalena
Ciummaca la Lumaca legge sull’amaca
Lanotte Bambolotte bevono il caffellatte
Cotogna la Cicogna e Nerone l’Airone manovrano l’aquilone
Da Camillo il Coccodrillo

[12/4; 6/4; 6/4; 4/12]


venerdì 8 dicembre 2017

Nevotto

Nevotto

Un giorno non lontano in una landa assai vicina la neve si posò lieve sulla collina dove una bambina molto industriosa stava cercando l’ispirazione per realizzare qualcosa di speciale.
L’inverno era arrivato e il solstizio già passato faceva pregustare le prelibatezze di Natale che in cucina i suoi parenti erano intenti a preparare.
Tra padelle, pentole e tegami c’era proprio una gran confusione e la nevicata di quell’anno era una bella novità, non si poteva certo sprecare l’occasione di inventare una nuova distrazione.
Era freddo ma il sole faceva capolino tra la nebbia già dal primo mattino e la bambina decise di andare a vedere cosa accadeva colà.
Si mise a correre e saltellare, poi a scivolare e lanciare algide pallette alle sue amichette.
Ridendo e scherzando le giovinette arrivarono in cima alla collina e si interrogarono sul da farsi.

“Si potrebbe costruire un castello di ghiaccio dove andare a ballare”
“E si potrebbero costruire affilati schettini per pattinare”
“Io penso che potremmo costruire una pista per le biglie colorate”
“E se ne facessimo gelati adornati con le foglie e le marmellate?”

Pensa che ti ripensa giunsero alla conclusione che non avevano proprio deciso cosa fare fino a che, un bel momento, la bambina molto industriosa che stava cercando l’ispirazione per realizzare qualcosa di speciale mentre i suoi parenti preparavano in cucina prelibatezze di Natale esclamò:

“Eureka ho trovato! Creeremo un pupazzo di neve e lo chiameremo Nevotto!”

Le bambine si misero ad assemblare con le loro mani e svelte svelte ebbero un pupazzotto prima delle otto.





lunedì 4 dicembre 2017

Le giardiniere

Le giardiniere

Costanza non aveva dormito tutta la notte, o quasi, visto che ad un certo punto si poteva proprio dire che si fosse addormentata, per pensare e ripensare ad un nuovo gioco da inventare.
Pensa che ti ripensa, nei suoi pensieri si era proprio persa e i suoi sogni stavano lì ad aspettare l’ora propizia per poter entrare.
Luci ed ombre nella sua stanza stavano esercitandosi in una magica danza quando ad un tratto videro arrivare, tra le campanule e l’amaranto, un gran temporale.
Forse fu proprio il tuono, o forse il lesto lampo, che la fecero addormentare e il suo gioco come d’incanto scordare con baldanza.

In suo soccorso arrivò Perseveranza, con attenzione scrutò e rimirò, un’idea in testa le balenò, era certa che tutto fosse fatto quando un castoro alla porta del suo sonno come un ariete si mise a martellare.
Cos’è questo gran chiasso, chiese dando uno sguardo alla stanza ma lentamente sbadigliò, e in poco men che meno nel cuscino la sua testa sprofondò.
C’era poco da scherzare, forse l’avrebbero potuta anche schernire, e all’orizzonte tra la magnolia e il girasole si era presentato un bell’acquazzone, forse era proprio l’ora di andare a dormire.

Ad onor del vero aveva voglia di dormire anche la Maestra Onore, quando udì provenire dalla stanza di Costanza un gran fragore.
Un temporale, si poteva forse pensare, ma c’era poco da immaginare quello che aveva udito era proprio il tuono che segue la folgore.
Con le ciabatte e un cappello a cilindro, una lanterna verde con una vivace fiammella, dal letto si alzò e bofonchiando accanto a Perseveranza un bel garofano col suo stiletto pugnalò.
Non c’era proprio niente da fare, quella notte non v’era verso di dormire, nella stanza di Costanza gessi, pennelli e pennarelli erano intenti in un’ipnotica danza.

Cosa accade quassù, sussurrò la Maestra Virtù guardando il garofano deposto dalla Maestra Onore accanto a Perseveranza che un nuovo gioco voleva inventare insieme alla sua amica Costanza.
Sembra proprio che sia passato un uragano, odo rumore di tuoni e fragore di avellane scomposte, sarà bene illuminare i miei felpati passi con un azzurro candelabro.
Una farfalla o una falena volando le si posò sul labbro, essenza di gelsomino e di alloro si diffuse nell’aria e con uno starnuto soffiò via il temporale senza stare a pensarci più di tanto.

Niente alabarda o pugnale, sorrise, si guardò d’intorno e come d’incanto nella stanza di Costanza si mise con le ombre a saltellare, avrebbe voluto proprio ballare ma era ora di andare a dormire. 

venerdì 1 dicembre 2017

Filastrocca puzzlesca

Filastrocca puzzlesca

Giallino il Topolino un bel giorno
Si svegliò di buon mattino
Al suono del violino
Di Verdino il Grillino

Che si dice?
Domandò Rossiccia
La castorina che tutto il dì pasticcia

Mumble mumble
Mumbleò Bordò
Il Gufetto che non scende mai dal letto
Sempre immerso nel suo libretto

Piove piove!
Prugnetta la ranocchietta gracidò
Il mio ombrello rosso e giallo
Per proteggermi aprirò

Ma se sto svolazzando
La schernì Lunella la farfalla
Vedo vedo da quassù
Guanciotta Leprotta
Annaffiare nell’aiuola una calla tutta rosa

Che particolarità
Schiocchiolò Bluotto il Ricciotto
Voglio proprio pagaiare fin là

Col mio olfatto sopraffino
L’ho appena trovata
Eccola qua

Concluse Rossotta la Talpotta