NB Storia puramente inventata, ogni riferimento a persone realmente esistenti o fatti realmente accaduti è puramente casuale, un mero pretesto per una storia d'invenzione.
Zia Lia era una persona pericolosa. Intanto per cominciare aveva delle teorie. E una mentalità scientifica. Per cui una teoria non è valida, seppure sia bene esposta, se non vi è la possibilità di fornire una dimostrazione a tale teoria. Inoltre le piaceva avere ragione, ma questa era una questione di famiglia, non c'era un solo componente cui non piaceva avere ragione, sempre, scientemente, per puntiglio o per principio. Ognuno aveva un suo proprio modo di sviluppare e far valere le proprie tesi ma Zia Lia era la più pericolosa perché aveva una mentalità scientifica, era la moglie di un onorato professore di scienze esatte, la sorella di una professoressa di matematica, la madre di una ricercatrice biologica e la zia di economisti e architetti. La parte di famiglia che aveva altri interessi o peggio ancora una mentalità artistica, umanistica o letteraria era da escludere dal suo raggio di azione, almeno fin tanto che non fosse rientrata in una della sue teorie, cosa che non sarebbe comunque accaduta, almeno non in quel frangente. Anni prima si era messa in testa che avrebbe potuto aiutare il nipote, figlio sciamannato di una sorella che aveva fortunatamente saputo deviare le primordiali aspirazioni musicali del giovane grazie alle sapienti arti di convincimento del padre, nonché marito e suo cognato diretto. In realtà più che di grande influenza sulla mente ancora in formazione dell'adolescente creativo, di insana invidia si parlava. Il cognato infatti, insieme ad una quantità di difetti difficili da elencare, aveva anche sviluppato una tipica invidia nei confronti dell'irruenza e di quella scanzonata libertà dei giovani cittadini, lui che era nato e cresciuto in una piccola città e aveva cercato di tenere il passo con fatica ed enormi complessi di inferiorità da ben celare agli occhi di chiunque tranne dell'adorata moglie che a volte gli lasciava sfogare questo suo eccesso di preoccupazione per il futuro dei figli in modo da tarpare qualunque barlume di possibile espressione di foga e ardore giovanilistico per meglio incanalare quella creatività che certamente avrebbe giovato soltanto se sapientemente domata. L'aiuto consisteva, per le tesi di zia Lia, nella progettazione e realizzazione di una tomba di famiglia in un paesino sperduto nel cuore dell'Abruzzo. Un architetto da qualche parte avrebbe pur dovuto iniziare a posare le prime pietre e tanto valeva che si cimentasse con le sue origini e imparasse a comprendere il senso dell'effimero della mondanità terrestre, idea che certamente gli avrebbe anche fatto comprendere che era il caso di mettere presto la testa a partito, trovare una bella fanciulla e creare una famiglia per dargli quei nipoti che le sue figlie si ostinavano a non volerle concedere. Un piccolo incidente di percorso nella sua ben architettata vita, lasciamo perdere quella scorbutica della sua figlia minore che non sembrava neanche sua e aveva deciso di darle un grande dolore intraprendendo una carriera artistica che mai e poi mai, questa una delle sue teorie, sarebbe riuscita a mettere in pratica, non aveva senso. No, ovviamente il suo dolore era per l'altra figlia che aveva intrapreso studi scientifici e persino una carriera accademica fino a che non aveva deciso di riscoprire le origini contadine della famiglia e non si era lasciata irretire da quella specie di troglodita del marito. In effetti era ovvio che bella e intelligente com'era avrebbe trovato un marito troglodita ma quello lo era davvero troppo, aveva superato finanche la sua immaginazione di madre preoccupata per il luminoso futuro di una figlia tanto bella da non sembrare sua e tantomeno di quel bitorzolo di suo marito, il professore, che era sì capace di stabilire l'età di un pezzettino di roccia con un sistema di raggi di sua invenzione in poco meno di un batter di ciglia ma d'altro canto, tolto dai suoi libri e dalle sue formule aveva le capacità di sopravvivenza di un bambino. D'altronde cosa ci si poteva aspettare da un uomo, non certo intelligenza e capacità d'azione, era onesto, lavoratore e ragionevolmente malleabile e questo le bastava per costruire una duratura vita matrimoniale che le consentisse di avere il tempo e il modo di dimostrare le sue teorie. Tra cui, certo, c'era anche quella che riguardava il suo nipote architetto. L'altra sorella si era opposta e le aveva obiettato che sarebbe stato meglio fargli progettare una ristrutturazione della grande casa e soprattutto dei vecchi depositi di grano che erano costruzioni tanto carine ma al momento inservibili. La teoria della sorella aveva un enorme problema, era ragionevole. Le motivazioni che adduceva erano assolutamente plausibili e rischiavano di compromettere duramente la forza del suo progetto, tanto più che una parte della famiglia aveva già deciso di farsi seppellire altrove, un'altra aveva manifestato la ferma opposizione al progetto che comunque non avrebbe in alcun modo finanziato. Rimanevano le due sorelle. E le due teorie. Zia Lia voleva avere ragione e avrebbe dimostrato la validità della sua tesi. Intanto il giovane non più tanto scapestrato avrebbe impiegato parte del suo tempo che era evidentemente ancora libero e non oberato di questioni lavorative in qualcosa di utile per sé e per la famiglia, e poi la tomba faceva tanto prestigio soprattutto in un piccolo paesino nel cuore dell'Abruzzo e queste cose sono importanti. Il primo passo era neutralizzare per qualche tempo la sorella che si opponeva con la tesi ragionevole e quale modo migliore se non metterla accanto all'altra sorella che da qualche tempo soffriva di salute cagionevole. Era una soluzione perfetta. Due sorelle con un colpo solo. Poi avrebbe dovuto imbambolare il nipote facendogli capire quanto fosse importante progettare la tomba di famiglia in un momento tanto delicato, lo avrebbe distolto dai pensieri foschi e dalle preoccupazioni per lo stato di salute della madre, gli avrebbe consentito di esprimere la propria creatività, sì certo non era proprio uguale a realizzare un palazzo ma comunque si sarebbe dovuto cimentare con una costruzione nuova, una sua creatura. Aveva anche fatto una ricerca dettagliata per conoscere i nomi di famosi architetti del passato che si erano occupati di progetti simili prima di lui e lo aveva incantato facendo leva sulla sua vanità, sull'ambizione e sulla sua cronica mancanza di soldi, abituato com'era all'ambiente di ricerca universitaria e troppo pavido, pigro o semplicemente preoccupato per le sorti della madre per poter emigrare. Dopo mesi di incessante lavorio ai fianchi. il nipote, essendo comunque di sesso maschile anche se non lo dava troppo a vedere, cedette. Ovviamente era completamente all'oscuro della teoria per il recupero architettonico della vecchia casa e dei granai dell'altra zia, che nel frattempo si stava dedicando alla sorella e al destino di una nipote, la più piccola e la più ignara dell'abitudine delle ziette a dimostrar teorie, che era stata in qualche modo incoraggiata a cercar fortuna all'estero. Qualche emigrato in famiglia era necessario per mantenere alta la media italiana sulla fuga dei cervelli e la gloriosa tradizione regionale e familiare. Il progetto per la tomba fu pronto in qualche mese, l'architetto doveva pur darsi un tono e poi c'era la vita che scorreva e il rapporto con la signora dalla falce sembrava volersi intrecciare e manifestare proprio in quel periodo. Avrebbe dovuto capirla, sfidarla e ballare con lei una danza macabra ma non aveva mai imparato a muoversi al suono di quella musica che pure sapeva produrre, avrebbe dovuto morderla con foga e fare l'amore con lei fino ad ammaliarla ma non si faceva affascinare dalle sue arti e la signora dalla falce abbatté la sua scure spavalda senza curarsi della sua volontà. Quando scosse il suo mantello l'architetto era diventato uomo e il progetto per la tomba di famiglia ormai pronto nel piccolo cimitero di quel paesino nel cuore dell'Abruzzo. L'altra zia, riemersa dal delirio delle cure per la sorella, si trovò spaesata nella sua solitudine e cercò l'amicizia di zia Lia, che aveva previsto questa mossa ma non che sarebbe stato tanto semplice realizzarla. Pian piano si innestò nella quotidianità dell'altra zia, che si chiamava anche lei Lia ma aveva sempre usato il suo secondo nome, per comodità visto che tutte le sorelle si chiamavano Lia, una scelta dei genitori, contadini che badavano al pratico, per non fare un torto alla santa vergine che non si sa mai e nella sua infinita saggezza vede e provvede per le gioie e i dolori di tutte le persone devote e del mondo pure se è senzadio ma se crede nel Grande Creatore è meglio. Giorno dopo giorno, passeggiata dopo passeggiata, cena dopo pranzo l'altra zia si trasferì armi e bagagli da zia Lia, per le feste, e poi sì qualche settimana in più per qualche visita medica nella capitale e poi un giretto per negozi e una gita da un parente fino a che il progetto di restauro della vecchia casa e dei granai si perse nei meandri della quotidianità. Zia Lia, per esser certa, aveva scartabellato i libri del marito chimico e i suoi ricettari di erbe fino a distillare una pozione in grado di far sentire la sorella sempre più triste, farle perdere qualche momento di coscienza, era importante poi farle pesare qualunque gesto e qualunque attimo di smarrimento, in seguito sarebbe stato da pazzi ascoltare le sue bizzarre teorie sulla ristrutturazione della casa, era talmente stranita da non riuscire più a riconoscere neanche la sorella, era impazzita ormai, non c'era da curarsi per i suoi vaneggiamenti, piuttosto sarebbe stato utile focalizzare l'attenzione su questioni pratiche quali la tomba di famiglia e su quella nipote ancora giovane nonostante il tempo fosse passato anche per lei.
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