lunedì 27 giugno 2011

Le teorie

NB Storia puramente inventata, ogni riferimento a persone realmente esistenti o fatti realmente accaduti è puramente casuale, un mero pretesto per una storia d'invenzione.


Zia Lia era una persona pericolosa. Intanto per cominciare aveva delle teorie. E una mentalità scientifica. Per cui una teoria non è valida, seppure sia bene esposta, se non vi è la possibilità di fornire una dimostrazione a tale teoria. Inoltre le piaceva avere ragione, ma questa era una questione di famiglia, non c'era un solo componente cui non piaceva avere ragione, sempre, scientemente, per puntiglio o per principio. Ognuno aveva un suo proprio modo di sviluppare e far valere le proprie tesi ma Zia Lia era la più pericolosa perché aveva una mentalità scientifica, era la moglie di un onorato professore di scienze esatte, la sorella di una professoressa di matematica, la madre di una ricercatrice biologica e la zia di economisti e architetti. La parte di famiglia che aveva altri interessi o peggio ancora una mentalità artistica, umanistica o letteraria era da escludere dal suo raggio di azione, almeno fin tanto che non fosse rientrata in una della sue teorie, cosa che non sarebbe comunque accaduta, almeno non in quel frangente. Anni prima si era messa in testa che avrebbe potuto aiutare il nipote, figlio sciamannato di una sorella che aveva fortunatamente saputo deviare le primordiali aspirazioni musicali del giovane grazie alle sapienti arti di convincimento del padre, nonché marito e suo cognato diretto. In realtà più che di grande influenza sulla mente ancora in formazione dell'adolescente creativo, di insana invidia si parlava. Il cognato infatti, insieme ad una quantità di difetti difficili da elencare, aveva anche sviluppato una tipica invidia nei confronti dell'irruenza e di quella scanzonata libertà dei giovani cittadini, lui che era nato e cresciuto in una piccola città e aveva cercato di tenere il passo con fatica ed enormi complessi di inferiorità da ben celare agli occhi di chiunque tranne dell'adorata moglie che a volte gli lasciava sfogare questo suo eccesso di preoccupazione per il futuro dei figli in modo da tarpare qualunque barlume di possibile espressione di foga e ardore giovanilistico per meglio incanalare quella creatività che certamente avrebbe giovato soltanto se sapientemente domata. L'aiuto consisteva, per le tesi di zia Lia, nella progettazione e realizzazione di una tomba di famiglia in un paesino sperduto nel cuore dell'Abruzzo. Un architetto da qualche parte avrebbe pur dovuto iniziare a posare le prime pietre e tanto valeva che si cimentasse con le sue origini e imparasse a comprendere il senso dell'effimero della mondanità terrestre, idea che certamente gli avrebbe anche fatto comprendere che era il caso di mettere presto la testa a partito, trovare una bella fanciulla e creare una famiglia per dargli quei nipoti che le sue figlie si ostinavano a non volerle concedere. Un piccolo incidente di percorso nella sua ben architettata vita, lasciamo perdere quella scorbutica della sua figlia minore che non sembrava neanche sua e aveva deciso di darle un grande dolore intraprendendo una carriera artistica che mai e poi mai, questa una delle sue teorie, sarebbe riuscita a mettere in pratica, non aveva senso. No, ovviamente il suo dolore era per l'altra figlia che aveva intrapreso studi scientifici e persino una carriera accademica fino a che non aveva deciso di riscoprire le origini contadine della famiglia e non si era lasciata irretire da quella specie di troglodita del marito. In effetti era ovvio che bella e intelligente com'era avrebbe trovato un marito troglodita ma quello lo era davvero troppo, aveva superato finanche la sua immaginazione di madre preoccupata per il luminoso futuro di una figlia tanto bella da non sembrare sua e tantomeno di quel bitorzolo di suo marito, il professore, che era sì capace di stabilire l'età di un pezzettino di roccia con un sistema di raggi di sua invenzione in poco meno di un batter di ciglia ma d'altro canto, tolto dai suoi libri e dalle sue formule aveva le capacità di sopravvivenza di un bambino. D'altronde cosa ci si poteva aspettare da un uomo, non certo intelligenza e capacità d'azione, era onesto, lavoratore e ragionevolmente malleabile e questo le bastava per costruire una duratura vita matrimoniale che le consentisse di avere il tempo e il modo di dimostrare le sue teorie. Tra cui, certo, c'era anche quella che riguardava il suo nipote architetto. L'altra sorella si era opposta e le aveva obiettato che sarebbe stato meglio fargli progettare una ristrutturazione della grande casa e soprattutto dei vecchi depositi di grano che erano costruzioni tanto carine ma al momento inservibili. La teoria della sorella aveva un enorme problema, era ragionevole. Le motivazioni che adduceva erano assolutamente plausibili e rischiavano di compromettere duramente la forza del suo progetto, tanto più che una parte della famiglia aveva già deciso di farsi seppellire altrove, un'altra aveva manifestato la ferma opposizione al progetto che comunque non avrebbe in alcun modo finanziato. Rimanevano le due sorelle. E le due teorie. Zia Lia voleva avere ragione e avrebbe dimostrato la validità della sua tesi. Intanto il giovane non più tanto scapestrato avrebbe impiegato parte del suo tempo che era evidentemente ancora libero e non oberato di questioni lavorative in qualcosa di utile per sé e per la famiglia, e poi la tomba faceva tanto prestigio soprattutto in un piccolo paesino nel cuore dell'Abruzzo e queste cose sono importanti. Il primo passo era neutralizzare per qualche tempo la sorella che si opponeva con la tesi ragionevole e quale modo migliore se non metterla accanto all'altra sorella che da qualche tempo soffriva di salute cagionevole. Era una soluzione perfetta. Due sorelle con un colpo solo. Poi avrebbe dovuto imbambolare il nipote facendogli capire quanto fosse importante progettare la tomba di famiglia in un momento tanto delicato, lo avrebbe distolto dai pensieri foschi e dalle preoccupazioni per lo stato di salute della madre, gli avrebbe consentito di esprimere la propria creatività, sì certo non era proprio uguale a realizzare un palazzo ma comunque si sarebbe dovuto cimentare con una costruzione nuova, una sua creatura. Aveva anche fatto una ricerca dettagliata per conoscere i nomi di famosi architetti del passato che si erano occupati di progetti simili prima di lui e lo aveva incantato facendo leva sulla sua vanità, sull'ambizione e sulla sua cronica mancanza di soldi, abituato com'era all'ambiente di ricerca universitaria e troppo pavido, pigro o semplicemente preoccupato per le sorti della madre per poter emigrare. Dopo mesi di incessante lavorio ai fianchi. il nipote, essendo comunque di sesso maschile anche se non lo dava troppo a vedere, cedette. Ovviamente era completamente all'oscuro della teoria per il recupero architettonico della vecchia casa e dei granai dell'altra zia, che nel frattempo si stava dedicando alla sorella e al destino di una nipote, la più piccola e la più ignara dell'abitudine delle ziette a dimostrar teorie, che era stata in qualche modo incoraggiata a cercar fortuna all'estero. Qualche emigrato in famiglia era necessario per mantenere alta la media italiana sulla fuga dei cervelli e la gloriosa tradizione regionale e familiare. Il progetto per la tomba fu pronto in qualche mese, l'architetto doveva pur darsi un tono e poi c'era la vita che scorreva e il rapporto con la signora dalla falce sembrava volersi intrecciare e manifestare proprio in quel periodo. Avrebbe dovuto capirla, sfidarla e ballare con lei una danza macabra ma non aveva mai imparato a muoversi al suono di quella musica che pure sapeva produrre, avrebbe dovuto morderla con foga e fare l'amore con lei fino ad ammaliarla ma non si faceva affascinare dalle sue arti e la signora dalla falce abbatté la sua scure spavalda senza curarsi della sua volontà. Quando scosse il suo mantello l'architetto era diventato uomo e il progetto per la tomba di famiglia ormai pronto nel piccolo cimitero di quel paesino nel cuore dell'Abruzzo. L'altra zia, riemersa dal delirio delle cure per la sorella, si trovò spaesata nella sua solitudine e cercò l'amicizia di zia Lia, che aveva previsto questa mossa ma non che sarebbe stato tanto semplice realizzarla. Pian piano si innestò nella quotidianità dell'altra zia, che si chiamava anche lei Lia ma aveva sempre usato il suo secondo nome, per comodità visto che tutte le sorelle si chiamavano Lia, una scelta dei genitori, contadini che badavano al pratico, per non fare un torto alla santa vergine che non si sa mai e nella sua infinita saggezza vede e provvede per le gioie e i dolori di tutte le persone devote e del mondo pure se è senzadio ma se crede nel Grande Creatore è meglio. Giorno dopo giorno, passeggiata dopo passeggiata, cena dopo pranzo l'altra zia si trasferì armi e bagagli da zia Lia, per le feste, e poi sì qualche settimana in più per qualche visita medica nella capitale e poi un giretto per negozi e una gita da un parente fino a che il progetto di restauro della vecchia casa e dei granai si perse nei meandri della quotidianità. Zia Lia, per esser certa, aveva scartabellato i libri del marito chimico e i suoi ricettari di erbe fino a distillare una pozione in grado di far sentire la sorella sempre più triste, farle perdere qualche momento di coscienza, era importante poi farle pesare qualunque gesto e qualunque attimo di smarrimento, in seguito sarebbe stato da pazzi ascoltare le sue bizzarre teorie sulla ristrutturazione della casa, era talmente stranita da non riuscire più a riconoscere neanche la sorella, era impazzita ormai, non c'era da curarsi per i suoi vaneggiamenti, piuttosto sarebbe stato utile focalizzare l'attenzione su questioni pratiche quali la tomba di famiglia e su quella nipote ancora giovane nonostante il tempo fosse passato anche per lei.
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sabato 18 giugno 2011

Frammenti di vita quotidiana, Kingston, Ontario, Canada

Arrivo alla stazione centrale di Toronto, Ontario, Canada qualche minuto prima della partenza del treno per Kingston, Ontario, Canada. Giusto il tempo per scrollarmi di dosso la veloce e caotica vivacità cittadina e per ammirare questa cattedrale dell'architettura moderna, gotico novecentesco nord-europeo in versione americana, un mix di stili e un'accozzaglia ben riuscita di equilibrismi ingegneristici. Mi avvio verso il binario con una tazzona di brodaglia caffettosa, biglietto appena emesso e obliterato, pronto per essere pinzato dai controllori all'entrata del treno, ovviamente in orario. No, non si prevedono ritardi e sì quasi tre ore di tragitto, mi spiegano augurandomi buon viaggio. La stazione di Kingston sembra una baita di dimensioni gigantesche, ma d'altronde in Canada è tutto gigantesco. Un allegro professore della Queen's University mi attende per parlarmi di un modello di interazione sociale da lui elaborato. Prima però vuole mostrarmi un po' di quella piccola città che un tempo fu capitale, attraversiamo una biblioteca pubblica, enorme spazio aperto ricolmo di luce. Andiamo verso un parco, prato tipicamente inglese, famigliole e sportivi popolano quell'angolo di città, ci sediamo a chiacchierare non lontano dal lago e da alcuni edifici larghi, bassi non recintati, all'interno di una delle più moderne e sofisticate basi militari del mondo occidentale. Continuo a meravigliarmi della quasi totale mancanza di recinti in una delle più grandi democrazie del pianeta.
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Frammenti di vita quotidiana, Toronto, Ontario, Canada

Mi alzo di soprassalto, svegliata dalla concitazione di Helena, rifugiata politica sudamericana con un passato alle spalle da dimenticare e un presente da professoressa di matematica in un liceo artistico, un figlio già grande che si cimenta con la slam poetry, poesia rappettara di moda tra i giovani canadesi, almeno tra quelli cui piace il rap. Non c'è violenza nelle loro parole sparate a ritmo sincopato, più che altro un modo come un altro per raccontare l'esistente, per riconoscersi in una community non troppo virtuale e sentirsi partecipi di questo Nuovo Mondo che stanno contribuendo a creare. In Canada l'immaginario è tessuto da mani femminili più attente all'idea di grande frontiera dei diritti civili piuttosto che a qualche insulso combattimento. Nella mentalità canadese le guerre e le battaglie sono inutili dettagli di poca importanza e scarsa frequenza in confronto alla meraviglia dell'immensità naturale di paesaggi incontaminati o ai sottili brividi elettrici dell'indipendenza, della sperimentazione di nuovi mondi possibili improntati a concetti di profonda libertà civile, sociale e morale. Non capisco il motivo di tanta concitazione, mi preparo velocemente, la radio di là è accesa, sembra sia accaduto qualcosa. In men che non si dica sono pronta. In macchina mi arriverà la spiegazione di tanta agitazione: a Toronto c'è lo sciopero selvaggio del trasporto pubblico, qualcosa di cui non si aveva memoria dalla fondazione della città. Penso allo scioperometro e sorrido.

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venerdì 17 giugno 2011

Vivere le emozioni


Ho pianto in questi giorni, lacrime che non ricordavo di avere sono riaffiorate da un angolo della memoria emozionale sorprendendomi. Poi mi sono chiesta, quasi con la meraviglia di una umanità che riemerge in me, perché no? Per evitare le emozioni? davvero non saprei, è un automatismo ormai, siamo talmente abituati a non essere più disturbati dai sentimenti, evitarli, isolandoli fino al completato processo di normalizzazione che non ricordo neanche più il motivo per il quale ad un certo punto le nostre società hanno preferito evolvere nella razionalità più assoluta dimenticando la parte più mondana di noi stessi. Viviamo in una parte del mondo che ha ripudiato le guerre, almeno in teoria, tecnologicamente evoluto, capace se vuole di svilupparsi in assoluta armonia con la natura e l'ambiente, e abbiamo semplicemente isolato la passionalità. Mi chiedo se davvero ne valeva la pena. Le emozioni ci fanno sentire vivi e non è vero che basta esserlo, è importante anche accorgersene, gioirne e celebrare la vita in quel breve momentaneo passaggio nello spazio tempo terrestre in cui abbiamo l'opportunità di sperimentare nuove libertà, di giocare con i miracoli della contemporaneità, essere partecipi delle meraviglie della natura e protagonisti a volte inconsapevoli dei progressi della tecnologia e della scienza. E allora evviva per quelle perle salate sulle mie guance e per i brividi di piacere che raggiungono la carnosità delle mie labbra arrossite dalla riscoperta della passione.

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giovedì 16 giugno 2011

SNT

 
A cosa stai pensando? Mi chiede il social networking tool, l'aggeggio per la coesione e gestione delle reti di socialità. Ticchetto veloce con le mani sulla tastiera.
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A cosa stai pensando?
Non so se esiste, ma se esiste ha fulmini tra le mani
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A cosa stai pensando? Alla vita mi viene da rispondere e invece ticchetto sulla tastiera in quattro lingue
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Ciao, per qualche giorno niente FB, risponderò ai messaggi presto, baci
Hello, no FB for some days, I'll answer soon, kisses
Allô, pas de FB pour quelque jours, je répondrai bientôt, bisous
¡Hola! nunca FB por algunos días, responderé luego, besos
***************BUONE FESTE ***************
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A cosa stai pensando? A niente in particolare, risponderei, se non fosse che proprio quel giorno mi arriva un messaggio commento di Oxy.
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Nice way to say I'm busy, mi scrive un po' piccata, lo si capisce dal tono del messaggio, un modo carino, un modo come un altro per dire che hai da fare.
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Ciao Oxy! Not at all.. just to say that I was not going to see what was going on on FB, hope you are well and sorted everything out with that hotel, I was a bit worried, scared and about to ask the local authorities and the embassy if there was any news about you. So, happy new years celebrations for now. Baci, V.
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No, davvero – le rispondo – era un modo per avvertire che non avrei usato FB per qualche giorno, spero che stia bene e che abbia risolto con l'albergo. Ero un po' preoccupata, spaventata, quasi sul punto di avvertire la polizia e consultare l'ambasciata se non avessi ricevuto notizie. Quindi buon anno nuovo per ora.
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A cosa stai pensando? Altro messaggio di Oxy, mi chiede di rintracciarla ma non so come fare, all'albergo di cui mi ha dato l'indirizzo non mi dicono se è arrivata o meno. Le rispondo che l'ho cercata ma alla reception mi hanno detto che non era ancora arrivata e che stavo iniziando a preoccuparmi
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Oxy: Valentina find me plz ;))) I on that address I gave you

Valentina: Hi Sweetie, looked for you, they told me you weren't there, you hadn't arrived.... I was starting to worry....
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A cosa stai pensando? All'amore, mi viene da dire ma rispondo in due lingue.
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Past days: sprouting sprouts, prickly pears jam, thematic mountain walking following the Accademia dei Lincei's founder steps, grape and wine festival with (hi)story telling in medieval burg, a few gym, veggie cooking.
Giorni scorsi: germogli germoglianti, marmellata di fichi d'india, passeggiate tematiche in montagna ripercorrendo i passi del fondatore dell'Accademia dei Lincei, festa dell'uva in borgo medievale con racconto recitato, poca ginnastica, preparazione piatti vegetariani.

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A cosa stai pensando? Alla tinteggiatura ecoart, consiste in una tinteggiatura ecologica con l'aggiunta di elementi naturali, quali foglie, rametti, fiori apposte in modo da formare un insieme armonico. Posto due volte, la seconda più dettagliata.
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Oggi: sveglia tardi (8.07), colazione italiana, ascolto trasmissioni radiofoniche, email in spagnolo, SNTs colazione con crostata, tinteggiatura ecoart, doccia, spese, SNTs
Today: waking up late (8:07), Italian breakfast, listening to radio broadcasts, email in Spanish, SNTs, breakfast with crostata tart, eco-art painting of walls, shower, grocery shopping, SNTs

Oggi: sveglia tardi (8.07), colazione italiana, ascolto trasmissioni radiofoniche, email in spagnolo, SNTs pronta per crostata e tinteggiatura ecoart
Today: waking up late (8:07), Italian breakfast, listening to radio broadcasts, email in Spanish, SNTs, ready for crostata tart and eco-art painting of walls
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A cosa stai pensando? Agli amici veri che non so più quando incontrerò, intanto occupiamoci della virtualità e rispondo in due lingue.
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Oggi: sveglia tardissimo, colazione italiana, ascolto trasmissioni radiofoniche, ricerca informazioni sulla Libia, tinteggiatura mura ecochic, merenda, email in spagnolo, SNTs
Today: waking up really late, Italian breakfast, listening to radio broadcasts, googleing infos on Libya, eco-chic painting of walls, teabreak, email in Spanish SNTs
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A cosa stai pensando? Alla mia solitudine riempita di amicizie ormai virtuali. Rispondo in due lingue.
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Today: waking up a bit late, listening to radio broadcasts, Italian breakfast, SNTs, tea break, chat, preparing and cooking crepes, teabreak, really long nap, harvesting of tomatoes, 2 zucchini, apples, watering the kitchen garden, hanging the laundry out to dry and cooking crepes, feeding the cat, dinner, gelato, chat, SNTs, crepes filled with acacia honey and with nutella

Oggi: sveglia tardino, ascolto trasmissioni radio, colazione italiana, SNTs, merenda, chiacchierata, preparazione e cottura crepes, merenda, pennichella lunghissima, raccolta pomodori, 2 zucchine, mele, annaffiatura orto, panni stesi e cottura crepes, cibo gatto, cena, gelato, chiacchierata, SNTs, crepes con miele d'acacia e con nutella
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A cosa stai pensando? Posto un commento grafico e rispondo in due lingue. Le giornate somigliano sempre di più a se stesse.
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ly!

(¯`v´¯)
`•.¸.•´

No more than two (three?) days before going swimming again :) and going for some mountain walks too :)
Today: waking up a bit late, listening to radio broadcasts, Italian breakfast, SNTs, tea break, chat, preparing and cooking crepes, teabreak, really long nap, harvesting of tomatoes, 2 zucchini, apples, watering the kitchen garden, hanging the laundry out to dry and cooking crepes, feeding the cat, dinner, gelato, chat, SNTs

Non più di due (tre?) giorni prima di andare a nuotare di nuovo :) e anche a fare qualche passeggiata in montagna :)

Oggi: sveglia tardino, ascolto trasmissioni radio, colazione italiana, SNTs, merenda, chiacchierata, preparazione e cottura crepes, merenda, pennichella lunghissima, raccolta pomodori, 2 zucchine, mele, annaffiatura orto, panni stesi e cottura crepes, cibo gatto, cena, gelato, chiacchierata, SNTs

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Commento di GianBi poesia concreta ai tempi degli SNTs
le zucchine falle marinate
le tagli sottili lunghe
ovviamente crude
le condisci con olio limone sale e pepe...
aspetti un po e poi...
...se non conosci la ricetta me ne sarai grata per l'eternità...

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Rispondo uhm suona proprio bene: insalata di zucchine con limone dell'albero e olietto di casa ..... gnammy gnammy
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A cosa stai pensando? Ho sonno, vorrei dormire, con una persona però, saluto gli amici SNTs
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buona notte e sogni d'oro
grazie a tutti della compagnia
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A cosa stai pensando? Alla vita che scorre veloce, all'orologio biologico, alla bellezza del creato. Rispondo in due lingue
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Oggi: sveglia tardino, ascolto trasmissioni radio, colazione italiana, SNTs, merenda
Today: waking up a bit late, listening to radio broadcasts, Italian breakfast, SNTs, tea break

Ieri: Sveglia tardino (8), abbraccione, colazione domenicale, doccia, pranzo familiare in Abruzzo, giretto nel Fucino e al Parco Nazionale, cena, filmetto cretino, gelato, 'nottenotte.
Yesterday: Waking up quite late (8), huge hug, Sunday breakfast, shower, family lunch in Abruzzo, going around Fucino and the National Park, dinner, dull movie, gelato, night-night.

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A cosa stai pensando? Alla voglia di ballare sul mondo che chissà dove si è andata a cacciare. Rispondo in due lingue.
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Today: Waking up late, breakfast, nap, watering zucchini, shower, listening to radio broadcasts, lazy chill out, laundry, SNTs, chat, watering tomatoes, snack, chat, dull movie, listening to radio broadcasts, SNTs

Oggi: Sveglia tardi, colazione, sonnellino, innaffiatura zucchine, doccia, ascolto trasmissioni radiofoniche, pigrare, lavatrici, SNTs, chiacchierata, annaffiatura pomodori, spuntino, chiacchierata, filmetto cretino, ascolto trasmissioni radiofoniche, SNTs

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A cosa stai pensando? A come si dice stuccatura in inglese. Rispondo, docile.
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Oggi: sveglia tardino, stuccatura, colazione, chiacchierate, scartavetratura, aiuto pulizia pavimento, doccia e capelli, università, spese, cena, SNTs. Umpf.
Today: waking up a bit late, plaster, breakfast, chats, sanding, helping washing the floor, shower and hair wash, university, grocery shopping, dinner. Umpf.

Yesterday: waking up early, mini short walk just to breathe the summer fresh morning air, lemonade made of lemon just picked from the tree, plaster, breakfast, listening to headlines and reading articles in English, Spanish, French, listening to Italian press review, nap, SNTs, thermal swimming pools, tea break, shower, dinner

Ieri: sveglia presto, mini passeggiatina per respirare l'aria fresca dell'estate, limonata con limone appena colto, stuccatura, colazione, ascolto notiziari e lettura articoli in inglese, spagnolo, francese, ascolto rassegna stampa italiana, sonnellino, SNTs, piscine termali, merenda, doccia, cena
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A cosa stai pensando? Alla libertà di pensiero, sembra ormai un miraggio. Rispondo. Come si dirà scartavetratura in inglese? Consulto la community online WR.
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Ho incontrato persone fiere di essere comuniste, ho incontrato persone fiere di essere fasciste, ho incontrato persone fiere di essere religiose, ho incontrato persone timidamente convinte di essere democratiche, ho incontrato persone timidamente convinte di essere oneste, ho incontrato persone timidamente convinte di essere laiche. Wait a minute, there's something wrong in that!?!

Today: waking up early, mini short walk just to breathe the summer fresh morning air, lemonade made of lemon just picked from the tree, plaster, breakfast, listening to headlines and reading articles in English, Spanish, French, listening to Italian press review, nap, SNTs

Oggi: sveglia presto, mini passeggiatina per respirare l'aria fresca dell'estate, limonata con limone appena colto, stuccatura, colazione, ascolto notiziari e lettura articoli in inglese, spagnolo, francese, ascolto rassegna stampa italiana, sonnellino, SNTs

Yesterday: waking up a bit late (9:10), preparing crepes, dish washing, cooking crepes, plastering and sanding, breakfast, quick floor cleaning, email in Spanish, listening to news radio broadcast, SNT, chat, thermal swimming pools, tea break, shower and hair wash, email in Spanish, chat, SNTs, smoking in the moon lighted summer perfumed garden, nap, watering the kitchen garden

Ieri: sveglia un po' tardi (9.10), preparazione crepes, lavaggio piatti, cottura crepes, stuccatura e scartavetratura, colazione, pulitura superficiale pavimento, email in spagnolo, ascolto notizie alla radio, SNTs, chiacchierata, piscine termali, merenda, doccia e capelli, email in spagnolo, chiacchierata, SNTs, sigaretta nel giardino illuminato dalla luna e profumato dall'estate, sonnellino, annaffiatura orticello
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A cosa stai pensando? Dovrei smettere di fumare. Rispondo in due lingue e in tre versioni.
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Today: waking up a bit late (9:10), preparing crepes, dish washing, cooking crepes, plastering and sanding, breakfast, quick floor cleaning, email in Spanish, listening to news radio broadcast, SNT, chat, thermal swimming pools, tea break, shower and hair wash, email in Spanish, chat, SNTs, smoking in the moon lighted summer perfumed garden

Oggi: sveglia un po' tardi (9.10), preparazione crepes, lavaggio piatti, cottura crepes, stuccatura e scartavetratura, colazione, pulitura superficiale pavimento, email in spagnolo, ascolto notizie alla radio, SNTs, chiacchierata, piscine termali, merenda, doccia e capelli, email in spagnolo, chiacchierata, SNTs, sigaretta nel giardino illuminato dalla luna e profumato dall'estate


Today: waking up a bit late (9:10), preparing crepes, dish washing, cooking crepes, plastering and sanding, breakfast, quick floor cleaning, email in Spanish, listening to news radio broadcast, SNT, chat, thermal swimming pools, tea break, shower and hair wash, email in Spanish, chat, SNTs

Oggi: sveglia un po' tardi (9.10), preparazione crepes, lavaggio piatti, cottura crepes, stuccatura e scartavetratura, colazione, pulitura superficiale pavimento, email in spagnolo, ascolto notizie alla radio, SNTs, chiacchierata, piscine termali, merenda, doccia e capelli, email in spagnolo, chiacchierata, SNTs

Oggi: sveglia un po' tardi (9.10), preparazione crepes, lavaggio piatti, cottura crepes, stuccatura e scartavetratura, colazione, pulitura superficiale pavimento, email in spagnolo, ascolto notizie alla radio, SNTs
Today: waking up a bit late (9:10), preparing crepes, dish washing, cooking crepes, plastering and sanding, breakfast, quick floor cleaning, email in Spanish, listening to news radio broadcast, SNTs

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A cosa stai pensando? Ai risvegli notturni. Rispondo in due lingue.
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Oggi: sveglia alle 3.50, prima colazione, sonnellino, sveglia alle 10, colazione, annaffiatura, stuccatura, prepazione cous cous, SNTs, doccetta
Today: waking up at 3:50, first breakfast, nap, waking up at 10, breakfast, watering the kitchen garden, plastering, preparing cous cous, SNTs, quick shower
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A cosa stai pensando? Al mio mondo che sembra virtualizzarsi sempre più, occhi sintetici e voci metalliche.
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Today: waking up at sunrise, preparing crepes, plaster, breakfast, listening headlines and press review, boiling and packaging in jars cocunci, dish washing, listening to the radio, SNTs, thermal swimming pools, dinner with just baked pizza and figs just picked from the trees in the garden, SNTs

Oggi: sveglia all'alba, preparazione crepes, stuccare, colazione, ascolto notiziario e rassegna stampa, bollitura e confezionamento cocunci, lavaggio piatti, ascolto radio, SNTs, doccia, piscine termali, merenda, doccia e capelli, cena a base di pizza bianca appena sfornata e fichi appena raccolti, SNTs

Oggi: sveglia all'alba, preparazione crepes, stuccare, colazione, ascolto notiziario e rassegna stampa, bollitura e confezionamento cocunci, lavaggio piatti, ascolto radio, SNTs
Today: waking up at sunrise, preparing crepes, plaster, breakfast, listening headlines and press review, boiling and packaging in jars cocunci, dish washing, listening to the radio, SNTs
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A cosa stai pensando?
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Decido di non rispondere per qualche tempo e vedere l'effetto che fa. La virtualizzazione è sempre più evidente, in qualunque gesto, in qualunque azione le estensioni sensoriali si uniscono verso una nebulosità digitale, parallele che tendono ad incontrarsi in un limite infinito. Mi guardo intorno e vedo una natura comunicante, mi chiedo a cosa sto pensando?

©2009.2020

Il principe, l'autiere e il giornalista 15

Pensa che ti ripensa, Ettore Guizzardi decise di tastare il terreno con qualche suo amico all'Itala e chiese con finta noncuranza se per caso si sarebbe potuto pensare di inventare e assemblare una macchina in grado di attraversare strade impervie e lande sconosciute. In altre parole chiese, facendo finta di non chiedere, se fosse stato possibile costruire quello che nei decenni a venire sarebbe diventato il primo fuoristrada dell'epoca moderna. All'Itala avevano capito che tirava aria di avventura e in men che non si dica iniziò un lavorio mentale per capire quali accorgimenti e quali specifiche sarebbero state necessarie per una macchina con quelle caratterisitiche. Intanto per cominciare, si chiesero gli ingegneri dell'Itala, ruote grandi e resistenti simili a quelle dei trattori a motore oppure ruote piccole  per una maggiore manovrabilità?, cosa fare comunque per mantenere una certa stabilità con un motore tanto potente da resistere allo sforzo, nonché a proseguire su strade impervie e qualunque terreno, financo terricci di montagna? La vettura, inoltre, avrebbe dovuto anche essere abbastanza veloce, insomma un gioiello di ingegneria meccanica da progettare con cura e attenzione. Gli interrogativi erano davvero molti e non c'era tempo da perdere, se il principe avesse davvero deciso di intraprendere l'avventura ci si sarebbe dovuti muovere con velocità, precisione e senza dubbio alcuno. ©2010.2020

Il principe, l'autiere e il giornalista 14


Il percorso, a ben guardare, consisteva in sedicimila chilometri di cui “dodicimila senza strade massicciate”1, un clima non propriamente favorevole e l'attraversamento di lande quasi sconosciute dove però passava una linea del telegrafo con la quale aggiornare in tempo reale la parte di mondo che avrebbe seguito l'impresa sui giornali e avrebbe comodamente commentato nei salotti o per le strade i risultati della gara. La partenza era a Pechino, dopo essersi ritrovati a Parigi e la macchina non era ancora stata costruita, ovviamente sarebbe servito un modello ad hoc per quella traversata, impensabile da percorrere con le vetture esistenti al tempo.

1Barzini, Luigi, “La metà del mondo in sessanta giorni”, prima edizione Milano, U. Hoepli, 1908

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martedì 7 giugno 2011

Il principe, l'autiere e il giornalista 13

 
La tata, appena appresa la novità, da buona credente, aveva iniziato a sgranare il rosario e per cercare ispirazione per le sue preghiere si era recata non nella cappella privata della famiglia Borghese, bensì nella chiesa del paese. Già che c'era aveva sentito un'urgenza a confessarsi con don Calogero. La confessione nella religione cattolica, oltre ad essere un importante pilastro liturgico per purificarsi, è un'arte di sopraffina retorica. La tata, un'educazione molto cattolica alle spalle, aveva imparato i principi basilari della comunicazione da confessionale e quel giorno aveva sentito il bisogno, l'urgenza, di andare a confessarsi proprio nella chiesa dove officiava don Calogero, il quale, del tutto casualmente s'intende, proprio quella mattina si era informato sull'attività onirica della signora Lia chiedendo numi in modo velato alla perpetua che già era stata allertata dal lattaio.
©2010.2020

lunedì 6 giugno 2011

Il principe, l'autiere e il giornalista 12


Luigi Barzini intanto stava pensando a cosa e come fare per ottenere un incontro con il principe. Sarebbe stato davvero un colpo di fortuna riuscire ad incrociarlo: era certo che avrebbe ascoltato il richiamo dell'avventura, ma doveva assolutamente parlargli con le giuste argomentazioni e con un po' di tempo. Un buon salotto sarebbe stato l'ideale. Bisognava immediatamente contattare un suo caro amico, gran frequentatore dei vari salotti cultural-mondani cittadini e combinare l'incontro. L'adrenalina gli scorreva nelle vene, sentiva forte il desiderio di ripartire per qualche nuova impresa e sapeva che Luigi Marcantonio Francesco Rodolfo Scipione Borghese era la sua carta vincente.

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Il principe, l'autiere e il giornalista 11

Ettore Guizzardi con uno sguardo cercò di capire innanzi tutto se la signora Lia aveva sognato un buon sogno oppure no, e poi evitò di annunciare l'inannunciabile non fosse altro per il fatto che il principe non aveva ancora menzionato tale impresa e quindi, forse, avrebbe anche potuto decidere di non partecipare, magari non aveva proprio sentito la notizia, forse vi aveva rinunciato pensando a qualche altrettanto avventurosa traversata a nuoto o ad un'arrampicata su qualche impervia montagna.
Era inutile mentire a se stessi, salutò e chiese quale vento, buono o cattivo, aveva portato la signora Lia in visita. La sibillina frase che pronunciò lo spaventò rincuorandolo. Sarebbe tornato vivo e vittorioso da una pericolosa avventura con un carro armato o un trattore, la signora Lia non avrebbe saputo spiegare, comunque era uno strano marchingegno con ruote simili a quelle di un trattore moderno, insomma un aggeggio meccanico col motore e le ruote di un trattore o di un carro armato.

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Il principe, l'autiere e il giornalista 10

Grazie ad un sogno della signora Lia il parroco era riuscito addirittura a rimettere a posto una delicata questione di amori e terreni tra due famiglie che avevano smesso di comunicare da tempo immemorabile. I Tunci e i Lomi non soltanto non parlavano tra loro ma avevano preso a farsi dispettucci e si erano incaponiti su un terreno che peraltro non c'entrava niente né con gli uni né con gli altri. La signora Lia sognò la nascita di un bambino, evidentemente il padre e la madre erano rispettivamente Lomi e Tunci. L'indomani mattina la signora Lia si recò dal parroco per chiedere se fosse in qualche modo a conoscenza di un amore tra i due giovani e gli raccontò il sogno. Seppure uomo di chiesa, anche lui aveva sentito parlare dei sogni della signora Lia e capì che la questione poteva anche avere un qualche fondamento di verità, tanto più che gli era parso di scorgere un certo rossore sulle guance dei due quando, per caso, si sfioravano durante la messa. Comunque don Calogero pensò che fosse una buona idea trasformare quel racconto in un segnale di pacificazione, utilizzandolo quale pretesto per far riparlare le due famiglie, se c'era l'amore, tanto meglio. Ovviamente dopo qualche mese il parroco celebrò il matrimonio con le due famiglie vestite a festa e una discreta folla di curiosi.
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Il principe, l'autiere e il giornalista 9

Lo capì appena vide le facce tetre, occhi arrossati dal pianto cerchiati da nere occhiaie e soprattutto da quell'atmosfera tanto densa da poter essere tagliata col coltello e fritta in padella. La presenza della signora Lia fugò ogni possibile dubbio, doveva aver avuto qualche premonizione in sogno e i sogni della signora Lia erano sempre attendibili, più ancora della realtà reale, a volte. Non se ne capiva bene il motivo, se fosse capace di parlare con l'aldilà cosa, comunque i sogni della signora Lia erano nella sfera dell'oniromanzia più che dell'onirologia, erano vere e proprie profezie che puntualmente, se ben interpretate s'intende, riuscivano ad evitare disgrazie oppure a mettere a posto annose dispute.

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Il principe, l'autiere e il giornalista 8

La seconda cosa che preoccupava Ettore Guizzardi era parlarne con la sua famiglia. Si sapeva che il principe aveva un carattere tutto speciale e che gli piaceva l'avventura ma quella traversata faceva prevedere rischi soltanto a sentirne parlare. Mari e montagne, terre incognite, genti e lingue sconosciute, e chissà cosa mangiano, il rischio di essere catturati da barbari o altre popolazioni non civilizzate era minimo, con tutta quella pubblicità, ma era pur sempre qualcosa di rischioso. Non immaginava che una notizia tanto originale fosse già arrivata alla sua famiglia tramite il miracoloso tam tam popolare.
 
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Il principe, l'autiere e il giornalista 7

In una mattina di fine gennaio del 1907 il giornale Le matin chiede se vi fosse qualche temerario con l'intenzione di attraversare l'Asia e correre una sfida in automobile da Pechino a Parigi. Le automobili a quel tempo erano poco meno affidabili dei trattori di Nonna Papera e non erano facili da manovrare.
Per il giornalista sarebbe stata un'esperienza notevole certo, ma avrebbe dovuto capire in che modo realizzarla. Forse un personaggio del calibro del Principe Borghese, che aveva maturato una certa fama internazionale di viaggiatore e diplomatico avrebbe potuto comprendere il suo desiderio di affrontare quella sfida.

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Il principe, l'autiere e il giornalista 6

In questo clima il principe crebbe con idee rivoluzionarie e un gran desiderio di scoprire il mondo, di farsi riconoscere per qualche impresa un po' ai limiti del possibile e di intraprendere la strada politica in uno dei partiti più all'avanguardia del tempo, non conservatore e con il proposito di far rispettare i diritti universali e ottenere il suffragio universale. Un ribelle, vagamente femminista e decisamente intenzionato a compiere un'azione sensazionale, con una gran voglia di vivere, che escludeva a priori grandi imprese in campo militare.

La madre, la nonna e la tata gli avevano inculcato ben bene la passione per la vita insieme a quella per l'avventura e per la libertà.

Luigi Marcantonio Francesco Rodolfo Scipione incontrò non propriamente per caso il giornalista del Corriere della Sera e del Daily Telegraph Luigi Barzini, uomo navigato e viaggiatore esperto con il pallino delle avventure sensazionali che ci piace pensare fosse in redazione quando lesse una notizia curiosa, di quelle che venivano pubblicate sui quotidiani agli inizi del XX secolo, quasi un'eco dei racconti di Jules Verne.
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Il principe, l'autiere e il giornalista 5

 
Mentre la madre gli proponeva una pletora di potenziali fidanzatine noiose e alquanto bruttine, la nonna tesseva abilmente la tela delle pubbliche relazioni facendo in modo che l'ignaro principino venisse ad incontrare per caso donne molto belle e sensuali, sempre felicemente sposate con uomini affascinanti e dalla vita avventurosa, dal canto suo la tata gli chiedeva di leggerle, lui che poteva, articoli di riviste e brani di libri che parlavano regolarmente di grandi avventurieri le cui gesta facevano sobbalzare di pura commozione il generoso seno suo e di una graziosissima fanciulla facilmente incline a sospirare d'amore lasciando intravedere insenature morbide che irradiavano profumo inebriante di colline agitate dal vento primaverile e che avrebbero fornito grande ispirazione di lì a poco all'atletico nobile.

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Il principe, l'autiere e il giornalista 4

Questo le donne della sua famiglia lo sapevano e si guardavano bene dal togliergli dalla testa quelle idee capricciose, con un sapiente dosaggio di comprensione, rimproveri, rimbrotti e sensi di colpa. Il principino cresceva bene, sano in salute e con la consapevolezza tutta maschile che se avesse voluto fare il ribelle lo avrebbe dovuto fare in grande stile, peraltro salvando la pelle sua e delle persone a lui care, che altrimenti avrebbe dato un dispiacere troppo grande alle amate donne della sua infanzia, la madre, la nonna e la tata, cui già creava tanta sofferenza col suo carattere poco incline al conservatorismo.

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Il principe, l'autiere e il giornalista 3

Un figlio scapestrato era pur certo qualcosa di non auspicabile ma il Principe Luigi Marcantonio Francesco Rodolfo Scipione Borghese aveva deciso di stupire la sua famiglia con effetti speciali e se lo poteva ben permettere.
Il suo nome e il suo lignaggio gli assicuravano accesso agli onori delle cronache mondane e certamente non aveva di che preoccuparsi per il sostentamento suo e della sua famiglia, la carriera politica, poi, all'epoca riservata soltanto a persone di una certa levatura e censo, richiedeva forse più che altro la capacità di farsi notare in quella ristretta cerchia di salottiero mondo che conta e le sue aspirazioni ribelli decoravano con un'allure artistica la sua persona.

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Il principe, l'autiere e il giornalista 2

Il giovane principe aveva un carattere un po' ribelle e una passione per la velocità, per i motori e per l'avventura, per di più sembrava non avere alcuna intenzione di intraprendere la carriera ecclesiastica e neppure di diventare un politico conservatore. Aveva certe idee in testa che a fargliele cambiare non erano riuscite neanche le sagge parole della tata, della madre e della nonna, donne dal carattere forte che con la voce gli dicevano di mettere la testa a posto e con il cuore speravano che almeno lui avesse il coraggio di divertirsi, di sfidare il mondo a testa alta senza lasciarsi invischiare nella noiosissima pomposità cortigiana.
Mentre lo sgridavano già intravedevano il fascino della spericolatezza negli occhi imbambolati delle ammiratrici, sognando avventure e mondi che loro non avevano mai potuto neanche immaginare.
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Il principe, l'autiere e il giornalista

 
C'era una volta un principe dallo sguardo fiero, un ingombrante passato e tanti antenati illustri a guardarlo con occhi inquisitori dalla grande scalinata di uno dei suoi palazzi, quasi a volergli ricordare di onorare la reputazione della famiglia e soprattutto di non dimenticare che il suo nome era stato ispirato ad un grande condottiero dell'antichità distintosi anche nella carriera politica, un nome che i suoi avi avevano portato con onore fino alle più purpuree toghe vaticane, varcando financo il soglio pontificio.

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domenica 5 giugno 2011

Fidarsi è bene...

Vatti a fidare! Quante volte si ascolta o si pensa questa semplicissima frase, o almeno all'apparenza semplicissima. Effettivamente qualunque piccolo gesto della nostra vita quotidiana, soprattutto nelle società contemporanee, si basa su una fondamentale fiducia nel funzionamento degli ingranaggi, dei meccanismi e degli elementi che le compongono.

La geografia emozionale è altrettanto importante della geografia politica e fisica, anzi, a dire il vero i luoghi li ricordiamo più per i sentimenti e le sensazioni che abbiamo provato che non per le linee di confine disegnate su una cartina. I confini, in fondo, li creiamo nella nostra testa e li viviamo quotidianamente in una società dove tutto funziona sul principio fondamentalmente emotivo della fiducia.

Fiducia in noi stessi, certamente, e nelle persone che fanno funzionare il nostro mondo e tutto ciò cui siamo abituati. Fiducia nell'esistenza stessa delle nostre certezze e di tutto ciò che costituisce il normale svolgimento di giornate caratterizzate da una notevole socialità apparentemente non tangibile. Viviamo in case costruite con materiali sul cui processo produttivo possiamo avere un controllo virtuale ma soprattutto ci fidiamo di chi le costruisce o le ha disegnate, di chi produce la calce e il cemento, degli organismi di controllo e delle regole stesse della società.

Ci fidiamo delle convenzioni scientifiche ed empiriche che ci fanno immaginare qualcosa di buono, dimensioni spazio temporali definite e precise.

Senza parlare di tecnologie, di trasporti, persino per le funzioni primarie, respirare, nutrirsi, riprodursi.

Vatti a fidare.

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Antwerpen Den Haag 16

La Natura ha la 'n' maiuscola già nei ricordi di bambina.

 Un guizzo di tenerezza mi attraversa lo sguardo mentre Koen condisce l'insalata e percepisco l'aroma di un raggio di sole e convivialità mediterranea nel cuore delle Fiandre dopo una giornata grigia e piovosa.

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Antwerpen Den Haag 15

L'insalata è da condire” mi avverte Koen in una velata richiesta di quell'olietto buono di casa portato con ingegnose cure fin lì. È l'olio di oliva dal primo raccolto dell'anno, spremuto a freddo per mantenerne inalterate le proprietà nutritive. Gli ulivi che danno questi frutti crescono sul terreno argilloso tipico della Provincia Nordorientale di Roma, proprio quell'argilla dalle straordinarie qualità curative note già nell'antichità, le olive della zona nomentana sono piccole e, come ho sentito ripetere centinaia di volte dai miei genitori, dai miei nonni e forse anche dai miei bisnonni che però ero troppo piccola per ricordarmelo, se raccolte “a mano nel pieno rispetto della Natura”, donano un olio piccante, dolce e poco acido, di color verde nella prima settimana e di quel giallo oro che ricorda la luminescenza che illumina i monumenti e le campagne romane.
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Antwerpen Den Haag 14

Appena metto sul fornello la pentola con l'acqua suona il campanello, con le facce raggianti da trofeo cioccolatoso i miei amici presentano un vassoio che preannuncia dolcezze infinite. La linea rossa e blu della sera unisce dalle mie finestre le guglie spumose che ricordano vagamente l'architettura russa e la finta statua della libertà che lampeggia di luminarie natalizie sul terrazzo del palazzo di fronte. Per gioco, contandoci per apparecchiare la tavola contiamo anche le nazionalità, quelle doppie e triple valgono uno: Albania, Austria, Belgio, Bosnia Erzegovina, Croazia, Francia, Germania, Inghilterra, Irlanda, Italia, Norvegia, Olanda, Scozia, Serbia, Spagna, Svizzera. Europei, stranieri in terra europea, e ci sono anche gli 'extracomunitari': Australia, Canada, Nuova Zelanda - un po' europei anche loro, in quanto soggetti alla Regina del Regno Unito - e Stati Uniti, che vabbe' in fondo col piano Marshall un piatto di fusilli e un bicchiere di vino se lo sono meritato, per i cioccolatini è tutta un'altra musica.

Ridiamo, con sincera e profonda incoscienza: ci muoviamo sui pregiudizi nazionali con l'abilità di un gatto a caccia di topi in una cristalleria. Se si alza troppo il volume del disturbo una sottile armonia si rompe, lo sappiamo bene e la conversazione scivola come una tavola sulle onde dell'Oceano.

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Antwerpen Den Haag 13

Il forno vicino alla cattedrale non è un normale negozio, è un vero e proprio forno senza neanche l'insegna o le vetrine per l'esposizione, sempre stracolmo di clienti, da cui proviene un profumo che, nelle giornate frizzanti in cui l'aria è pulita e cristallina potrebbe far venire l'acquolina in bocca anche agli allergici. Koen sa bene che nei Paesi Bassi trovare del pane decente è impresa titanica e deliziare un gruppo di stranieri expat per lavoro o per amore con del pane fresco acquistato in un forno che da secoli prosegue la sua tradizione è una delle manifestazioni del suo senso di superiorità tutto belga nei confronti degli olandesi. Piccoli gesti rivelatori di un fiero carattere nazionale, gli stessi che i turisti e gli appassionati tanto avidamente ricercano a Siena durante i giorni del Palio.
 
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Antwerpen Den Haag 12

Io intanto entro in casa, Koen, come speravo, ha preparato qualcosina per darmi una mano con la cena. Ha l'abitudine di chiamarmi quando sono sul treno di ritorno dall'Olanda e a volte mi prepara cenette prelibate, oggi non ha fatto eccezione, gli ho spiegato che stavano arrivando degli amici e adesso eccolo lì, col suo sorriso fiammingo a darmi un aiuto reale con la cena. I miei occhi trasmettono gratitudine e sollievo, ci speravo, devo ammetterlo! Mi assiste con una zuppiera di patatine fritte, piatto nazionale insieme a wafel e cozze, un'insalatona con formaggi, crostini, frutta, verdure e semini vari e soprattutto ha fatto in tempo ad andare al forno vicino alla cattedrale per il pane fresco.

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Antwerpen Den Haag 11


La cioccolateria sotto casa è ancora aperta, il gruppetto di amici si ferma a comprare burrose e gustosissime delizie dei sensi, espressione più pura dell'artigianalità cortigiana borghesizzata e della capacità di innovazione. I mastri pasticcieri tramandano di generazione in generazione ricette gelosamente custodite in piccoli laboratori artigiani, aggiungendo ogni tanto una nuova ricetta, variazioni estatiche su un tema perfettibile.
 
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Antwerpen Den Haag 10

De Keyserlei più che una strada centrale è un concentrato di varie umanità, ebrei ortodossi appartenenti alle dinastie dei commercianti di diamanti con payot che scorrono netti su carnagioni diafane, coloratissimi studenti delle prestigiose accademie di moda e costume abbigliati in modo improbabile, panciuti bottegai indaffarati che rivelano in ogni movimento gestualità antiche del loro lavoro, famigliole felici, migranti asiatici, africani e arabi in cerca di un mondo migliore, potentissimi acquirenti di merci molto ben quotate in borsa da qualunque parte del mondo, marinai navigati, birrai creativi e fiamminghi orgogliosi della loro unicità con espressioni un po' dispettose e gnomesche. Le luci dei negozi illuminano la Meir, le campane delle chiese si uniscono al frenetico pullulare di idee innovative e tradizioni secolari. Passiamo davanti alla casa di Rubens, scrigno di tesori del barocco fiammingo, attraversiamo Theatreplein, la piazza del VogelMarkt, campo di sperimentazione per audaci pattinatori e skateboarders, che si esercitano in acrobazie su rotelle a pochi passi da uno dei più importanti teatri cittadini, dalle cioccolaterie artigianali famose in tutto il mondo, dalle viuzze con esclusivissimi negozi in cui si vendono a prezzi esorbitanti sobri dettagli dell'industria del lusso disegnati spesso proprio da quegli stessi ragazzi multicolor che sono riusciti a far salire sul tgv Anversa-Parigi le loro collezioni.
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sabato 4 giugno 2011

Antwerpen Den Haag 9

La giornata trascorre senza troppe emozioni, abbiamo tutti voglia di assaporare i due giorni di pausa del tribunale e optiamo per un chill-out oltreconfine, con cena esotica, ovvero italiana, nella mia casetta belga. In cuor mio spero che il vicino del piano di sotto preparerà anche lui qualcosina, siamo più numerosi del previsto e le mie provviste italiane dovrebbero bastare per una cena tra amici ma la mia natura centromediterranea mi fa sempre pensare che non si sa mai e il cibo non è mai troppo anche quando si cucina per un reggimento intero.

La sera, al ritorno, lo scenario del treno è piuttosto diverso. Famigliole con biondissimi bimbi, gruppetti di viaggiatori diretti a Bruxelles per prendere un qualche aereo lowcost verso le destinazioni più svariate, studenti e turisti del libero pensiero.

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Antwerpen Den Haag 8


Il cruccio di Pero è quello di presentare la sua fidanzata alla madre, impresa ardua non tanto per problemi di timidezze reciproche o di insanabili differenze culturali tra nazionalità differenti, bensì , come accennavo alla mia compagna di commuting transfrontaliero, per una questione di confini geografici. Eh sì perché a poche centinaia di chilometri, nel cuore orientale dell'Europa meridionale, poco più a Nord della culla greca della nostra civiltà, esistono ancora antichi cimeli di divisioni nazionali, più che frontiere, barriere permeabili soltanto se alcuni meccanismi risultano ben oliati. È ora di salutarci, le racconterò maggiori dettagli nel pomeriggio, sul treno che ci riporterà a casa. Mi dirigo verso il rimessaggio custodito di bici, la pioggerellina è lieve e verticale, non quella fastidiosa pioggia orizzontale accompagnata da potenti raffiche di vento di certe giornate invernali che a volte mi costringe a prendere il tram. Le due ruote scivolano veloci nella pista ciclabile, arrivo al tribunale internazionale e comincio la mia intensa giornata lavorativa. Incontro Pero e il gruppo di colleghi diventati amici. Lui, come molti altri suoi conterranei sta affrontando un difficile percorso di ricostruzione di vite il cui destino si è incrociato con orrori inenarrabili, che rimbalzano periodicamente nei vari angoli del pianeta in forma di notizia per fare sensazione.

Antwerpen Den Haag 7

La luce grigiognola del matttino illumina gli isolotti sull'Hollands Diep, frastagliati frammenti di terra emersa galleggiano nelle acque placide del grande fiume che dopo pochi metri si incontrerà con la dolce forza del Nordsee. Pianure ornate da piccole dighe si schiudono davanti ai nostri occhi, arcobaleni di tulipani preannunciano la tiepida primavera neerlandese, si può sentire il cinguettio allegro di stormi di branta leucopsis, l'anatra facciabianca che, narra la leggenda Camden, viene generata direttamente dall'oceano o dai pini, e i richiami delle canapiglie, quando il ritmo calmo del treno rallenta fino a fermarsi per qualche istante, giusto per farci assaporare il tepore metallico del cielo. Il mio amico ha un problema per noi quasi incomprensibile.  Siamo arrivate nella moderna stazione Den Haag Holland Spoor e saluto la mia interlocutrice lasciandole per il momento il dubbio sulle sorti del mio amico, sempre meglio far fermentare un po' la curiosità, lei prosegue fino ad Amsterdam.

Antwerpen Den Haag 6

 
Sono preoccupata per un mio amico” esordisco cercando di catturarne l'attenzione. Distoglie lo sguardo dalle sue unghie intarsiate con le più avanguardistiche tecniche di manicure, nella scuola per total look designer c'è anche una sezione dedicata alla nail sculpture e al makeup, ormai ho fatto l'abitudine all'assolutezza del mascara e alle linee di ombretto di una perfezione patinata a cui io, nella mia femminile ricerca di un temporaneo abbellimento quotidiano, mi limito ad ispirarmi. Per scomodare la saggezza popolare in fondo tutta Europa è paese e l'empatia nei confronti di qualche persona per cui si nutre una qualche forma di preoccupazione è inizio ottimale per destare improvvisa curiosità.

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È la mia prima vera prova della giornata: rendere interessante qualcosa che si cerca sempre di dimenticare. Quella mattina le racconto una storia che a me e a lei, di qualche anno più giovane, sembra una memoria lontana di un'infanzia remota. Siamo cittadine di quell'Europa Unita di cui si blatera in pomposi convegni, per noi la libertà di movimento di idee e persone enunciata nei trattati internazionali e conquistata con tenacia da idealisti visionari che nei secoli hanno teorizzato e messo in pratica utopie futuribili è naturale come sorseggiare una tazza di thè o di quella brodaglia caffettosa ormai intiepidita sul tavolino accanto al finestrino di quel treno che ci porta a lavoro la mattina e ci riporta a casa la sera.
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Ormai è una consuetudine, lei mi cerca e io tento di darmi una veloce rassettata generale in attesa di scambiare due chiacchiere mattutine e di vedere la sua pettinatura. Tutte le settimane i suoi capelli subiscono trasformazioni radicali, un giorno sono corti e coloratissimi, la settimana successiva lunghissimi e coiffati nel più tradizionale dei look da sposa, in base alle lezioni, per me, che a malapena so tenere una spazzola in mano è un vero mistero di abilità artigiana. Le piace conversare con me anche se il mio lavoro la appassiona ben poco, per cui ometto tutti i dettagli più cruenti o commoventi e cerco sempre di raccontarle qualcosa di 'juicy', 'succoso'.
 
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Antwerpen Den Haag 3



A Rosendaal, subito dopo il confine, incontro la mia amica, una pendolare conosciuta durante le prime settimane di questa transumanza urbana. Frequenta la scuola di una brand per artisti dei capelli famosa in tutta Europa. Di lavoro fa l'hair stylist ma studia per diventare hair designer e total look fashion artist. Vorrebbe entrare nel circuito dell'alta moda, ed è molto selettiva; mi ha spiegato che al momento non la pagano molto ma in quella struttura ha la possibilità di frequentare il corso e fare carriera, per cui ogni mattina è sul treno con me.


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Attraverso Voegel Markt, la piazza del mercato, una fiera che nei fine settimana attira turisti gastronomici da quello che una volta si chiamava Benelux, e in pochi passi sono sulla via principale diretta alla stazione centrale, cattedrale ferroviaria del secolo scorso. I giornalai non hanno ancora i quotidiani stranieri, ho giusto il tempo per acquistare un caffè bibitone da sorseggiare con calma sul treno delle 6:10. mi addormento sui sedili bordeaux e arancio immediatamente dopo il passaggio del controllore che con certa soddisfazione scruta il mio costosissimo abbonamento mensile, tesserina cartacea gialla con scritte in tre lingue più la traduzione inglese sul retro. Sui vagoni salgono uomini in giacca, cravatta e laptop, donne troppo assonnate per lasciarsi guardare in volto, cicloturisti.
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venerdì 3 giugno 2011

Antwerpen Den Haag 1

La sveglia suona impietosa come tutte le mattine alle 4:45, il mio corpo scatta verso un nuovo giorno, cervello non esattamente connesso. Mi alzo velocemente, deambulo verso la cucina, il caffè è già pronto, meraviglie dell'epoca moderna, una doccia rigenerante, dalla finestra le guglie delle chiese e delle cattedrali mi guardano incuriosite. Poche luci adornano interni di palazzi sonnecchianti. Indosso abiti da lavoro, prima colazione di una lunga serie, lavo i denti, spazzolata ai capelli, il cielo è ancora nero e gli uccellini dormono riparati nei nidi in qualche grondaia, infilo i piedi nelle scarpe tacco 6, controllo borsa, telefonino, chiavi.

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giovedì 2 giugno 2011

Festa della Repubblica

Qualche anno fa, seduta con i piedi penzoloni su un ponte olandese, a pochi passi dal distretto a luci rosse, accanto a svariati coffee-shop nonché ad una delle più antiche chiese di Amsterdam, ho intrattenuto una conversazione piuttosto intensa sul concetto di democrazia con un belgradese convinto che la democrazia è costituita da ingranaggi che richiedono manutenzione costante, attenzione e soprattutto abitudine alla socialità. Lui veniva da un paese considerato comunista non allineato e ferito dalle guerre, io da un paese europeo occidentale, per di più da una delle repubbliche dell'Europa unita. La repubblica è una di quelle idee messe in pratica dopo millenni di parole scritte in suo favore, o almeno lo è quella democratica. Troppo spesso tendiamo a dimenticare che è una delle forme più avanzate architettate dagli esseri umani, anche se tra le monarchie costituzionali vi sono decisamente alcuni tra i sistemi sociali più avanzati, liberali e libertari. Le democrazie devono costruire dei meccanismi per difendersi da se stesse, sistemi di controllo e di vigilanza, occhi aperti e attenzione costante all'essenza più profonda della democraticità, la libertà degli individui interconnessi all'interno di una struttura sociale adeguata, capace di trarre giovamento dalla libertà sociale delle individualità che la compongono.

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Il porto di Kalive 8

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Il porto di Kalive aveva quel non so che, era riuscito a mantenere intatto la funzionalità e aveva quell'aspetto vintage che lo rendeva tanto pittoresco, aveva enormi potenzialità di attrattiva per un turismo di qualità. Gli altri porti nel corso degli anni avevano corso troppo dietro agli sviluppi tecnologici alterando le caratteristiche e quel fascino dei porticcioli costieri, Kalive invece era riuscito a mantenere intatte le bellezze naturali, conservando pressoché incontaminato il mare cristallino e pulito e soprattutto a raggiungere quel punto di equilibrio tra architettura e paesaggio. L'ideale per l'evento internazionale. Gli operai erano lì per aggiustare i moli, creare nuovi impianti di irrigazione, ripristinare le aree verdi, restaurare la vecchia ferrovia, ridipingere le imbarcazioni. Inutile raccontare l'emozione del porto. Lenny aggiunse, per placare le evidenti preoccupazioni, che la popolazione, e nello specifico del porto, era considerata flora e fauna da proteggere all'interno di quello che stava per diventare il parco storico, naturale, artistico e culturale del Porto di Kalive.

Il porto di Kalive 7


Il sopraggiungere di alcuni operai fece spostare l'attenzione dalla discussione. Al porto di Kalive non se ne vedevano da tempo, almeno non con tutta quell'attrezzatura e quei macchinari. Lenny fu inviato in avanscoperta per capire cosa stesse avvenendo e che cosa fosse tutto quel trambusto. Persino Donna Selma e Kelal sedettero una accanto all'altro, archiviando i rancori, per ascoltare con attenzione il notiziario con il collegamento di Lenny. All'apparenza, ma era soltanto quello che era riuscito a leggere nei cartelli, Kalive era stata designata per ospitare un importante evento internazionale. Il comitato organizzatore si era espresso in favore di Kalive.


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Il porto di Kalive 6

“Anche i gabbiani si esibiscono in città e al mare sono la quintessenza del relax “. La saggezza del golden retriever Einstein faticò non poco a cercare una risposta convincente. “Certo questo è anche vero ma i piccioni sono stati ingaggiati dalle amministrazioni, mica i gabbiani!”. La popolazione di Kalive lì riunita si espresse in una serie di commenti, il brusio divenne animata discussione e si crearono vari orientamenti di pensieri sulla questione. Un brivido attraversò la schiena di Jelly che già pregustava un'interessante aggiunta di suspense. Lenny registrò un fremito nell'aria. La discussione venne però interrotta da un insolito avvenimento.

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