sabato 10 dicembre 2011

Una questione di vitale importanza

Ci sono giorni in cui vorresti accoccolarti tra le lenzuola e cullarti nella libertà del momento presente, sfogliando giornali freschi di stampa mentre sorseggi una spremuta di frutta fresca, rispettando i ritmi del corpo, ma non c'è mai tempo, o meglio non si trova mai il tempo mentale. Le nuvole quella mattina avevano un colore indefinibile, tutte le possibili sfumature di grigio si intrecciavano con un indaco dorato in un cielo che sembrava voler danzare. La giornata si presentava piena di questioni di vitale importanza da risolvere, che avrebbero richiesto la sua attenzione. Guardò la densità dell'aria e decise che quella mattina la sua vita era di vitale importanza.

©2009.2022

martedì 25 ottobre 2011

C'era una volta un gruppo


C'era una volta, in una landa meravigliosa nella provincia italiana, un gruppo di giovani che volevano esplorare il mondo. Erano cresciuti insieme, amavano andare alla scoperta di luoghi sconosciuti o semplicemente fare quattro passi nel bellissimo territorio che li aveva coccolati fin da bambini. Il tempo scorreva ma il gruppetto sembrava non aver proprio intenzione di invecchiare, erano animati da voglia di conoscere, brama di sapere e tanta onestà di sentimenti. Li univa un fortissimo amore amicale e, più di qualunque altra cosa, un incantesimo. Loro non ne sapevano niente ma un giorno aveva attraversato il bosco incantato e il Gran Consiglio dei folletti, degli gnomi, delle fate e degli abitanti del bosco incantato aveva deciso che quell'amicizia era qualcosa di tanto inusuale da risultare fragile nella sua incredibile forza di libertà. Era bello vederli insieme ed era bellissimo vedere gli sguardi attenti, innocenti, il guizzo di vita e luce che sembravano emanare. Il Gran Consiglio dei folletti, degli gnomi, delle fate e degli abitanti del bosco incantato aveva pertanto deliberato che quel gruppo di amici doveva essere incoraggiato con un incantesimo per rendere il loro amore assolutamente puro. Quel giorno, però, nel bosco incantato si erano avventurati anche i componenti di un altro gruppo, conosciuto in tutta la landa per la cattiveria e per la malignità con cui organizzava dispetti e scherzi di pessimo gusto. Non era un caso che si fossero ritrovati nello stesso luogo, infatti il gruppo malefico si era infiltrato per seguire il gruppo di amici perché avevano architettato un piano per rovinare la gita a quegli antipatici che erano sempre contenti, di che poi? di guardare la natura? di stare insieme? puah cose da pivelli, loro invece sì che erano furbi, si divertivano a camminare in ginocchio sui ceci, oppure a lanciarsi sassi e frutta marcita, a collezionare lattine arrugginite, a mangiare le gomme americane appiccicate sotto i sedili del tram, a fare a gara di scatarrata. Il Gran Consiglio dei folletti, degli gnomi, delle fate e degli abitanti del bosco incantato pensò che non valeva la pena di sprecare un incantesimo per loro e li lasciò a bocca asciutta. Gli anni passavano e il gruppo degli schifidi, questo il nome che avevano scelto e che ben si addiceva al loro comportamento, si incarogniva sempre più, finché decise di tentare un gran colpo: seguire il gruppo dell'incantesimo cercando di scinderlo e poi innestarsi nella vita di ognuno di loro per trasformarsi negli schifidi ladri di regali e, malignità delle malignità, ladri di torte e di feste. Per qualche tempo riuscirono a farla franca, spaventando a morte il gruppo incantato ma un giorno il Gran Consiglio dei folletti, degli gnomi, delle fate e degli abitanti del bosco incantato chiese l'intervento di Mago Magonzo e Maga Magonza, i quali, avendo ascoltato le nefandezze del gruppo degli schifidi decisero che era il momento di reagire, lanciarono un incantesimo congiunto che liberò per riunire il gruppo incantato, dissolse il gruppo degli schifidi che riuscirono a ritrovarsi soltanto quando riportarono le prelibatezze, le feste e i regali rubati e impararono ad amare la libertà.

 

©2009.2011


sabato 22 ottobre 2011

C'era una volta un giovane marchese 3


L'idea d'una nuova [...] accademia, fra le tante – si legge nel carteggio Linceo dell'epoca recentemente ricostruito con solerzia da Giuseppe Gabrieli - ch'esistevano o pullulavano in Roma agl'inizi del secolo XVII, sorse nella mente dei primi quattro Lincei o soci fondatori, come oggi diremmo, nell'estate del 1603: erano essi il romano marchese di Monticelli Federico Cesi, giovanetto non ancora diciottenne, e tre suoi, tra vecchi e recenti, amici: Francesco Stelluti da Fabriano, Anastasio De Filiis da Terni e, il solo che esercitasse per guadagnarsi la vita una professione liberale, l'olandese Giovanni Ecchio da Daventer, laureatosi medico a Perugia, stato già a servizio sanitario nei feudi romani dei Caetani e degli Orsini: tutti e tre non ancor trentenni; tutti e quattro spiriti inclini all'osservazione della natura, agli studi matematici e fisici, avidi di ricerca e di sapere, seri, liberi, profondamente religiosi. [...] Da principio la piccola accademia o compagnia, sorta e rimasta poi sempre con carattere privato e personale, cioè Cesiana, ebbe quasi forma scolastica o didattica di mutuo insegnamento. Mirando innanzi tutto a imparare, nella consapevolezza della loro ignoranza, ma più dell'ignoranza generale, e presuntuosa per giunta, da cui erano circondati [...] i quattro primi Lincei presero a insegnarsi l'un l'altro quanto ciascuno meglio sapeva, e poi soprattutto ad incoraggiarsi [...] La prima formazione spirituale di Federico Cesi ci sfugge del tutto per l'età della puerizia e l'adolescenza prima: solo sappiamo ch'egli crebbe nel contorno umbro-romano, tra Roma, Acquasparta, Cesi, Narni, Tivoli, Sant'angelo, Montecelio, San Polo, in un ambiente familiare di signorilità, in apparenza tranquillo, affettuoso e pio, per influenza personale della madre, [...] e in rapporti di stretta affinità con varie nobili famiglie di baroni romani (gli Orsini, i Caetani, i Cesarini, gli Altemps), fra recenti tradizioni di coltura e di mecenatismo umanistico-artistico, al riflesso di molte dignità civili ed ecclesiastiche, di molte prelature, vescovati, e di almeno quattro porpore cardinalizie: quelle dei fratelli Paolo Emilio e Federico di Angelo, prozii paterni [di] Federico. [Il Linceo Cesiano] – quale lo vagheggiavano e si sforzavano di attuarlo i primissimi Lincei – rappresentava l'armonica fusione della intellettualità e dell'onestà, il frutto romano, più maturo e più alto dell'Umanesimo cattolico. [...] Le figure che si profilano in primo piano accanto al Cesi [nel periodo] centrale e fondamentale della vita accademica Lincea, sono due: Giovan Battista della Porta e Galileo. Il napoletano, che quasi dall'inizio dell'Accademia, sin dal 1604, ne era stato [...] il fautore e il patrocinatore nel mondo scientifico, dedicando al Cesi e, in certo modo , alla nuova accademia, gli ultimi frutti del suo senile lavoro scientifico: continua ora, con maggior favore ed entusiasmo, ad accompagnare li giovane marchese di Monticelli nell'attuazione delle sue iniziative Lincee, vi coopera fervidamente con tutte le sue forze, con la sua autorità e prestigio, nel preparare ed organizzare in Napoli la prima colonia Lincea, senza ombra di gelosia od invidia verso il matematico pisano, il nuovo astro che sorgeva sull'orizzonte scientifico d'Italia, e che entrava a risplendere durevolmente nell'orbita personale e accademica di Federico Cesi. Il Galilei veramente fu quello che diede per primo più vivo lustro alla compagnia Lincea; e già nel primo quinquennio della sua ascrizione in essa, ne assicurò il nome e la fama tra i dotti, restando poi sempre, anche dopo il rapido tramonto dell'Accademia, fedele assertore ed esaltatore dell'idea Lincea, il Linceo per eccellenza. Furono questi dunque i due primi maggiori amici e collaboratori che il Cesi si procacciò fuori di Roma, In Roma, più vicino e più assiduo aiuto e cooperazione egli trova, già in questo primo tempo della sua matura attività accedemica [sic], in uno straniero ormai romanizzato e italianizzato: Giovanni Faber (Fabri o Fabro) di Bamberga che, diventato ben presto Cancelliere o Segretario Generale dell'Accademia sarà al Principe fino all'ultimo fidissimo collaboratore, formando sin da ora (con il Cesi, il Della Porta, e Galileo) uno dei più attivi fattori dell'azione accademica Lincea. (Giuseppe Gabrieli, a cura di, Il carteggio linceo, Accademia nazionale dei Lincei, Roma, 1996)“. Un giovanetto dalle molte risorse intellettuali e diplomatiche, insomma, che seppe muoversi agilmente tra i giganti del pensiero contemporaneo, tanto che Galileo lo descriverà quale giovane di 'una indicibile soavità e di maniere nobilissime'. Federico Cesi riuscì a riunire intorno a sé scienziati di straordinaria levatura e maestri del libero pensiero che trovarono nella tuttora prestigiosissima Accademia del Lincei un luminoso rifugio dall'oscurantismo. Il sogno del marchese di Monticelli, poi anche principe di Sant'angelo e San Polo, si concretizza inizialmente nell'intimità della sua casa e nell'anfiteatro linceo, una vallata nel cuore dei Monti Lucretili, dove i Cesiani si riunivano a discorrere liberamente di scienza, per poi divenire uno dei più solidi centri per il libero pensiero tuttora esistenti, la prestigiosa Accademia dei Lincei, “la più antica accademia scientifica del mondo”, si legge nel sito ufficiale, riconosciuta 'ente di notevole rilievo' insignita dell'Alto patronato permanente del Presidente della Repubblica italiana, con sede a Villa Farnesina, uno dei più spettacolari palazzi romani.
.

©2009.2021

venerdì 21 ottobre 2011

C'era una volta un giovane marchese 2


La chiesa cattolica quando si parla di questioni che potrebbero radicalmente cambiare l'assetto sociale del mondo su cui esercita influenza diretta o indiretta, ha sempre avuto una sensibilità particolare e una capacità straordinaria di comprenderne la portata rivoluzionaria. I pontefici che osteggiarono la libera scienza avevano, a ben guardare, intuito prima degli stessi studiosi, che quelle teorie, all'apparenza innocue speculazioni sulla natura e sul creato che non mettevano minimamente in discussione i precetti religiosi, costituivano la base, le fondamenta, di una vera e propria rivoluzione sociale e culturale. Il mondo e il modo di pensare stavano cambiando, in modo assolutamente radicale. Dire che la terra gira intorno al sole e non il contrario equivaleva a mettere in discussione l'ordine costituito. Paradossalmente, con tutta la sua scienza, Galileo non poteva immaginare la forza delle sue indagini, ma la chiesa aveva intuito, anche se non previsto, che quelle idee, e soprattutto quel modo di pensare che lui, Keplero, Newton avevano introdotto, sarebbe stata la base su cui un secolo dopo sarebbero nate le idee ispiratrici di eventi di rilevanza storica immensa, quali la rivoluzione francese. Ma questa è un'altra storia, o comunque è troppo lunga da raccontare in questo frangente. Federico Cesi era decisamente un giovanotto sveglio e capace di captare le nuove tendenze. Aveva forse compreso che l'avanguardia del pensiero, quello che di più interessante e importante stava accadendo negli anni in cui gli era capitato di vivere, era proprio la scienza. Cristoforo Colombo era stato seppellito da oltre un secolo, Marco Polo era tornato dalla Cina due secoli addietro, l'Italia non esisteva e non c'erano nobili con smanie colonialiste, tranne qualche pontefice con la tendenza ad evangelizzare terre incognite. Se nel secolo precedente la cosa più interessante e stimolante da fare era esplorare mari e mondi fino ad allora sconosciuti, nel 1600 il libero pensiero sembrava essere la vera frontiera. E il libero pensiero non ha confini geografici, sembra voler volare attraverso le pagine stampate, tra chiacchiere cortigiane e ideali da concretizzare nel Nuovo Mondo, al di là dell'oceano, dove si va anche per costruire una società più giusta e dove i francesi sono costretti a chiedere l'aiuto delle orsoline per poter parlare con fiere donne che navigano senza gli uomini nelle fredde acque del fiume Harricanaw. Mentre il mondo cambia rapidamente, il marchese di Monticelli, appena diciottenne invece di interessarsi all'arte della guerra vuole realizzare un sogno, costituire un'accademia.


©2009.2021

giovedì 20 ottobre 2011

C'era una volta un giovane marchese 1


C'era una volta un giovane marchese, il volto illuminato dalla volontà di sapere, dalla brama non di potere quanto di conoscere e svelare i misteri del mondo, del cielo, della vita. Un giovanotto come ce ne sono tanti, che però preferiva al rumore metallico delle spade, il concerto naturale delle montagne, alle avventure in lande sconosciute la scoperta della natura, delle scienze e della cultura. Sembra una favola ma è una storia vera e della fiaba ha anche la struttura narrativa, i cliché, i momenti topici. Sua madre era una vera nobildonna italiana. Beatrice Gaetani, figlia di Caterina Pio di Savoia e di Bonifazio Gaetani, duca di Sermoneta e pronipote di Ferdinando d'Aragona re di Napoli, era parente di Carlo Magno. Suo padre, Angelo Cesi vantava origini un po' meno prestigiose ma i matrimoni a volte sono questione delicata. I genitori, visto l'ardore del giovane marchese per la conoscenza, si impensierirono, non erano secoli in cui l'amore per la cultura fosse visto di buon occhio, una cattiva abitudine che ha radici antiche nella ricchissima cultura italiana. Più il ragazzo mostrava il desiderio di costruire dei gruppi di studio e di ricerca, più la famiglia lo osteggiava, allontanava dalla sua vista i compagni di studio, stracciava la corrispondenza con i suoi maestri di scienza e conoscenza, lo indirizzava verso località ove non vi fosse traccia di suoi compagni di avventure. In altre parole, cercarono di isolarlo il più possibile, contrastarono questa sua attitudine verso il mondo della cultura con solerzia, ma nelle favole la testardaggine vince sempre e, visto che questa storia assomiglia tanto ad una fiaba, anche per il giovane Federico Cesi, marchese di Monticelli, il lieto fine arriverà e potrà portare avanti il suo utopistico e pioneristico progetto di accademia. Federico era un ragazzo che faceva innamorare chiunque lo incontrasse, sapeva incantare con il suo ardore giovanile e sapeva ammaliare con i suoi occhi incuriositi dal mondo e meravigliati dalla vita. Ci piace pensare che il suo carisma affascinò anche Olimpia Orsini, sua moglie, e che il loro fosse un matrimonio improntato al rispetto e all'amore, per quanto si potesse vivere liberamente questo nobile sentimento nel 1600 tra le corti romane, dove, durante il corso della vita di Federico, si avvicendarono una dozzina di pontefici, tra cui il piemontese San Pio V, Sisto V, nato povero e giunto sul soglio di Pietro nonostante le umili origini, e Urbano VIII, al secolo Maffeo Barberini, ricordato per il suo mecenatismo e l'amore per l'arte ma forse soprattutto per aver processato e condannato per eresia Galileo Galilei, reo di aver espresso una delle più importanti verità scientifiche della storia, condanna ben lieve in confronto a quanto avvenne 33 anni prima, nel 1600, a Giordano Bruno, libero pensatore mandato al rogo in Campo de' Fiori. La chiesa in questi anni si oppone strenuamente alla scienza forse proprio perché a San Pietro si accorgono che c'è una vera e propria rivoluzione in atto, che avrà conseguenze inimmaginabili, la rivoluzione della scienza, del metodo di indagine e del pensiero. È proprio in questo secolo, caratterizzato dalla peste, da una trentennale guerra tra cattolici e protestanti, dallo sbarco del Mayflower e dalle tinte cupe così ben rappresentate nelle tele di Caravaggio, che si sviluppa la cosiddetta 'rivoluzione scientifica', quella che porterà alla nascita del pensiero moderno.


©2009.2021

mercoledì 12 ottobre 2011

Un incivolo senza importanza 4

Radicalmente geniale nel suo modo di agire e di studiare, si poneva sempre in prima persona in qualunque iniziativa sperimentale. Dopo aver conseguito il brevetto di pilota con qualche lezione, divenne un vero e proprio pioniere, esplorando i cieli di molti mondi, e suscitando rispetto da parte dei circoli aeronautici più prestigiosi del pianeta. Prima di essere richiamato in patria da Mussolini visse a lungo in America del Nord e in Inghilterra, emozionanti i telegrammi dell'ambasciata inglese a Balbo, da cui traspare un'ammirazione per la persona oltre che per la personalità che si esprime al di là del criptico linguaggio diplomatico. Certo pensare che a Londra la morte improvvisa di Guidoni avesse destato qualche perplessità sulla effettiva natura accidentale, considerati gli ottimi rapporti che aveva intrecciato a Nord della Manica e ad Ovest dell'Atlantico, o che fosse stato addirittura ipotizzabile un complotto anglo-americano per eliminare una persona che conosceva nel dettaglio le potenzialità dell'aviazione anglosassone e che avrebbe, in caso di conflitto, saputo in che modo agire e reagire contro di essa, non è forse da escludere ma la verità storica a volte è ingarbugliata allo stesso modo delle corde e cordicelle che hanno intrappolato Guidoni in quel suo volo nel vuoto. Considerato il carattere del personaggio, oltre al destino, si potrebbe pensare anche che egli, avendo presagito qualche seria complicazione, abbia voluto compiere un gesto estremo, con le ipotesi si può addirittura arrivare a pensare che sia stato 'sostituito' in quel volo mortale scomparendo dalla vita attiva per essere arruolato in attività spionistiche, ma le ipotesi di complotto sorgono immediatamente quando scompare una personalità di quel calibro, con la schiettezza, la caparbia, il coraggio, la sagacia e l'onestà intellettuale che lo contraddistinguevano. Forse la sua scomparsa è stato soltanto il segno della fine di un momento storico, quello dei pionieri e delle idee rivoluzionarie, quello del sogno europeo e del sogno americano, delle avanguardie e degli ideali di libertà. È bello immaginare che sia stato soltanto un caso e che un giorno nell'infinito vivere nel regno della signora dalla falce il pioniere Guidoni abbia incontrato i quattro aviatori partiti dall'aeroporto che portava il suo nome per trascorrere qualche attimo senza tempo a cercare di volare, forse non con ali metalliche, tra i boschi e le vallate dei Monti Lucretili.

©2009.2020

martedì 11 ottobre 2011

Un incivolo senza importanza 3

Era esperto, conosceva gli aerei, non aveva mai avuto un richiamo per infrazione di volo e quel giorno aveva proprio voglia di guardare le olimpiadi e tutta la girandola di eventi e curiosità. In fondo i giochi olimpici erano un po' il segno, la conferma assoluta, semmai ve ne fosse stato bisogno, che la guerra era davvero finita, che il paese camminava sulle proprie gambe. Il Beechcraft si alzò in volo dall'aereoporto di Guidonia, in realtà l'aeroporto e la cittadina si chiamavano Montecelio, e prima ancora Cornicolum ma qualche anno addietro un vero e proprio 'mito' dell'aeronautica incontrò proprio lì la signora dalla falce lanciandosi in un volo di prova di un paracadute. Forse il paracadute non si era aperto per caso, forse la fatalità aveva voluto la sua rivincita, forse si era lanciato male dall'aereo tirando il filo prima di uscire dall'abitacolo, forse il destino aveva voluto che lì si intrecciassero le vite di giovani uomini, icari di un mondo tecnologicamente evoluto. Il 'mito' dell'aeronautica era Alessandro Guidoni, uomo eclettico, spesso paragonato a Leonardo da Vinci per la sua straordinaria capacità di eccellere in qualunque disciplina. Fine conoscitore delle arti liberali era riuscito a studiare ingegneria grazie a borse di studio per meriti scolastici, vero orgoglio dei genitori e della nazione, è stato un pioniere, riconosciuto in molti paesi nel mondo per il suo carattere poco incline a compromessi e la sua straordinaria dedizione al lavoro, alla ricerca. Inviato a Washington in qualità di esperto aeronautico prima ancora che venisse formata l'aeronautica in Italia, venne richiamato da Mussolini nel Belpaese proprio per diventare figura cardine, insieme a Balbo, del nuovo corpo militare nazionale, poco prima di precipitare nel vuoto avvolto in una matassa inestricabile di corde e cordicelle. Il duce decise di chiamare Guidonia la città e l'aeroporto militare sperimentale di Montecelio, in onore del pioniere Guidoni in piena propaganda fascista. I rapporti tra Guidoni e il fascismo non sono poi tanto limpidi ma non visse abbastanza per manifestare assenso o contrarietà al regime nel modo cristallino con cui era solito esprimersi.

©2009.2020

lunedì 10 ottobre 2011

Un incivolo senza importanza 2

Il cielo era limpido, si poteva vedere il mare dalle montagne, all'emozione del volo si univa quella per gli eventi cittadini, sembrava quasi di sentir scorrere nelle vene quell'adrenalina che ti toglie la paura, quel brivido di felicità mista a lucida incoscienza che parte dal coccige, attraversa la spina dorsale e si spande per tutto il corpo. È una sensazione che fa sentire vivi, che smuove le profondità più recondite dell'istinto di conservazione, sembra quasi di poter ascoltare tutte le cellule e le particelle più piccole di corpo e mente, tensione assoluta niente stress, distillato di pura lucidità. Loris aveva attraversato cieli di guerra, conosceva quella sensazione e non gli piaceva, sapeva che era davvero difficile scrollarsi di dosso la voglia di sentire l'elettrica spirale di vita e sapeva anche che la senti più forte quando sei vicino alla morte. A Loris non piaceva la morte, gli piaceva vivere, gli piaceva tornare a casa e abbracciare le sue cucciolotte, gli piaceva la quotidiana felicità dell'amore, immaginare forme, animali fiabeschi e storie fantastiche guardando le nuvole del cielo in tempo di pace. Per quanto la guerra fredda potesse essere considerata tempo di pace.

©2009.2020

domenica 9 ottobre 2011

Un incivolo senza importanza 1

La giornata si preannunciava calda, Roma si stava risvegliando in un meraviglioso sogno di corpi e movimenti dopo tante fatiche dell'ultimo minuto per presentare la città eterna in tutto il suo splendore, il sole, nato rosso in quella mattina di fine agosto, sembrava volesse intiepidire il gelido clima della Guerra Fredda illuminando i colori della capitale. Nel nuovo quartiere olimpico si ascoltavano lingue che neanche al Vaticano quando arrivavano i pellegrini sparsi per il mondo s'erano udite, elegantissimi ragazzi di periferia si rincorrevano su vespe e lambrette per vedere gli atleti, era un'estate speciale, si respirava quella incosciente felicità da nuovo benessere economico, gli orrori della seconda guerra mondiale ormai lontani e il buio degli anni di piombo fuori dalle previsioni, i Beatles si erano esibiti per la prima volta una settimana prima ad Amburgo ma nessuno sapeva o poteva immaginare che cosa sarebbero diventati. Il cosmo e la luna non erano ancora stati attraversati dagli astronauti e le stanze dei bottoni di Washington e Mosca non collegate dal telefono rosso, tra Berlino Est e Berlino Ovest si poteva attraversare la strada e l'Europa Unita sembrava una bella utopia. Alle dieci di quella mattina le macchine fotografiche erano puntate sui giochi olimpici, cercando di cogliere qualunque movimento muscolare e diplomatico mentre Loris Barbisan, “ottimo pilota” si legge nelle note di servizio, l'esperto Elio Pizzarri, Alfio Lorenzi e Luciano Locatelli salgono sul Beechcraft C-45 MM 61684 Icaro 46 per un volo di prova effettuato dopo le revisioni routinarie del velivolo.
©2009.2020

domenica 11 settembre 2011

Il principe, l'autiere e il giornalista 18

Le donne della sua vita continuavano a gironzolargli intorno, non aveva mai capito se fossero davvero orgogliose di lui e delle sue prodezze oppure se fossero preoccupate per quello che continuavano, malgrado avesse raggiunto la maggiore età da più di un lustro, a considerare il loro bambino. Difficile capire le donne, sanno incantarti e meravigliarti, sembrano fragili e sanno essere più forti di un intero esercito, hanno in sé la gentilezza dei fanciulli e la passione dei rivoluzionari, a volte sembra di poterne intuire i pensieri.


©2009.2020

sabato 10 settembre 2011

Il principe, l'autiere e il giornalista 17

Il principe aveva accarezzato l'idea e poi, quasi per gioco, aveva iniziato a studiare le cartine geografiche, i suoi preziosi taccuini di viaggio e tutte le possibili informazioni sul percorso. Era di certo un'avventura stimolante e testare le capacità di un'automobile su quei percorsi sarebbe stato sicuramente divertente, inoltre avrebbe rappresentato anche una sfida ulteriore nei confronti di se stesso. C'era ovviamente anche da prendere in considerazione l'aspetto diplomatico di tutta la questione, che pure aveva il suo fascino. 


©2009.2020

venerdì 9 settembre 2011

Il principe, l'autiere e il giornalista 16

Nel frattempo Barzini, ignaro del fatto che il colpo di fortuna non gli sarebbe servito a niente, cercava di nascondere la propria impazienza immergendosi nell'attività che stava scandendo il lento ritmo delle sue giornate lavorative, lo studio dell'orario ferroviario statunitense con le linee di nuova costruzione, immaginando avventurose traversate di lande sconfinate nel Nuovo Mondo, quando venne chiamato dal direttore del suo giornale. Con il cuore palpitante si chiese se quella chiamata avesse a che fare con quell'annuncio, ma forse no, era sicuramente qualche cosa che aveva sì a che fare con il suo lavoro ma, insomma niente indugi. Eppoi era un professionista navigato non un giovincello alle prime armi, l'adrenalina non avrebbe dovuto attraversargli la spina dorsale quasi fosse un adoloscente al primo appuntamento. Sentiva di avere le ali ai piedi, corse, volò, più che camminare, verso l'ufficio del direttore, arrivò con gli occhi pieni di gioiosa attesa, cercava invano di celare la luminosità emozionata che sprizzava dai pori della sua pelle con un aplomb decisamente non italiano. Il direttore lo guardò e sorrise sotto i baffi, aveva sicuramente capito, perciò decise di tenerlo un po' sulle spine iniziando a chiedergli informazioni sulle linee ferroviarie statunitensi per passare poi a questioni di politica internazionale, quando la delusione cominciava a dipingersi sul volto del giornalista il direttore gli chiese con noncuranza se per caso fosse venuto a conoscenza di un annuncio su un giornale francese per una corsa in automobile. Barzini finse la sua più innocente sorpresa sostenendo di non aver ancora letto le pubblicazioni transalpine, non voleva ancora crederci, l'adrenalina attraversava la sua spina dorsale con la velocità della luce e se avesse potuto guardare il suo volto estasiato non avrebbe forse cercato di mentire. Il direttore, girato di spalle, lo osservò con giubilo da un piccolo specchio che aveva posizionato dietro la sua scrivania quando gli chiese se avesse voglia di partecipare ad un'avventura che sembrava essere quasi impossibile, certamente rischiosa, ma forse con qualche momento interessante per la cronaca. In quei momenti capiva il motivo di tante estenuanti riunioni nei vari circoli e salotti, dei compromessi con i suoi ideali giovanili, dell'amarezza di fronte alle richieste di politicanti e potenti che l'avevano portato a dirigere il più importante e antico quotidiano italiano. Un guizzo di pura felicità attraversò gli occhi limpidi di Barzini, che trovò giusto il tempo di ringraziare il direttore prima di correre verso le scale, con la velocità di un bambino cui è stata promessa una bella coppa di gelato, per preparare il bagaglio, salutare le persone care e prepararsi ad un viaggio memorabile.
©2009.2020

lunedì 27 giugno 2011

Le teorie

NB Storia puramente inventata, ogni riferimento a persone realmente esistenti o fatti realmente accaduti è puramente casuale, un mero pretesto per una storia d'invenzione.


Zia Lia era una persona pericolosa. Intanto per cominciare aveva delle teorie. E una mentalità scientifica. Per cui una teoria non è valida, seppure sia bene esposta, se non vi è la possibilità di fornire una dimostrazione a tale teoria. Inoltre le piaceva avere ragione, ma questa era una questione di famiglia, non c'era un solo componente cui non piaceva avere ragione, sempre, scientemente, per puntiglio o per principio. Ognuno aveva un suo proprio modo di sviluppare e far valere le proprie tesi ma Zia Lia era la più pericolosa perché aveva una mentalità scientifica, era la moglie di un onorato professore di scienze esatte, la sorella di una professoressa di matematica, la madre di una ricercatrice biologica e la zia di economisti e architetti. La parte di famiglia che aveva altri interessi o peggio ancora una mentalità artistica, umanistica o letteraria era da escludere dal suo raggio di azione, almeno fin tanto che non fosse rientrata in una della sue teorie, cosa che non sarebbe comunque accaduta, almeno non in quel frangente. Anni prima si era messa in testa che avrebbe potuto aiutare il nipote, figlio sciamannato di una sorella che aveva fortunatamente saputo deviare le primordiali aspirazioni musicali del giovane grazie alle sapienti arti di convincimento del padre, nonché marito e suo cognato diretto. In realtà più che di grande influenza sulla mente ancora in formazione dell'adolescente creativo, di insana invidia si parlava. Il cognato infatti, insieme ad una quantità di difetti difficili da elencare, aveva anche sviluppato una tipica invidia nei confronti dell'irruenza e di quella scanzonata libertà dei giovani cittadini, lui che era nato e cresciuto in una piccola città e aveva cercato di tenere il passo con fatica ed enormi complessi di inferiorità da ben celare agli occhi di chiunque tranne dell'adorata moglie che a volte gli lasciava sfogare questo suo eccesso di preoccupazione per il futuro dei figli in modo da tarpare qualunque barlume di possibile espressione di foga e ardore giovanilistico per meglio incanalare quella creatività che certamente avrebbe giovato soltanto se sapientemente domata. L'aiuto consisteva, per le tesi di zia Lia, nella progettazione e realizzazione di una tomba di famiglia in un paesino sperduto nel cuore dell'Abruzzo. Un architetto da qualche parte avrebbe pur dovuto iniziare a posare le prime pietre e tanto valeva che si cimentasse con le sue origini e imparasse a comprendere il senso dell'effimero della mondanità terrestre, idea che certamente gli avrebbe anche fatto comprendere che era il caso di mettere presto la testa a partito, trovare una bella fanciulla e creare una famiglia per dargli quei nipoti che le sue figlie si ostinavano a non volerle concedere. Un piccolo incidente di percorso nella sua ben architettata vita, lasciamo perdere quella scorbutica della sua figlia minore che non sembrava neanche sua e aveva deciso di darle un grande dolore intraprendendo una carriera artistica che mai e poi mai, questa una delle sue teorie, sarebbe riuscita a mettere in pratica, non aveva senso. No, ovviamente il suo dolore era per l'altra figlia che aveva intrapreso studi scientifici e persino una carriera accademica fino a che non aveva deciso di riscoprire le origini contadine della famiglia e non si era lasciata irretire da quella specie di troglodita del marito. In effetti era ovvio che bella e intelligente com'era avrebbe trovato un marito troglodita ma quello lo era davvero troppo, aveva superato finanche la sua immaginazione di madre preoccupata per il luminoso futuro di una figlia tanto bella da non sembrare sua e tantomeno di quel bitorzolo di suo marito, il professore, che era sì capace di stabilire l'età di un pezzettino di roccia con un sistema di raggi di sua invenzione in poco meno di un batter di ciglia ma d'altro canto, tolto dai suoi libri e dalle sue formule aveva le capacità di sopravvivenza di un bambino. D'altronde cosa ci si poteva aspettare da un uomo, non certo intelligenza e capacità d'azione, era onesto, lavoratore e ragionevolmente malleabile e questo le bastava per costruire una duratura vita matrimoniale che le consentisse di avere il tempo e il modo di dimostrare le sue teorie. Tra cui, certo, c'era anche quella che riguardava il suo nipote architetto. L'altra sorella si era opposta e le aveva obiettato che sarebbe stato meglio fargli progettare una ristrutturazione della grande casa e soprattutto dei vecchi depositi di grano che erano costruzioni tanto carine ma al momento inservibili. La teoria della sorella aveva un enorme problema, era ragionevole. Le motivazioni che adduceva erano assolutamente plausibili e rischiavano di compromettere duramente la forza del suo progetto, tanto più che una parte della famiglia aveva già deciso di farsi seppellire altrove, un'altra aveva manifestato la ferma opposizione al progetto che comunque non avrebbe in alcun modo finanziato. Rimanevano le due sorelle. E le due teorie. Zia Lia voleva avere ragione e avrebbe dimostrato la validità della sua tesi. Intanto il giovane non più tanto scapestrato avrebbe impiegato parte del suo tempo che era evidentemente ancora libero e non oberato di questioni lavorative in qualcosa di utile per sé e per la famiglia, e poi la tomba faceva tanto prestigio soprattutto in un piccolo paesino nel cuore dell'Abruzzo e queste cose sono importanti. Il primo passo era neutralizzare per qualche tempo la sorella che si opponeva con la tesi ragionevole e quale modo migliore se non metterla accanto all'altra sorella che da qualche tempo soffriva di salute cagionevole. Era una soluzione perfetta. Due sorelle con un colpo solo. Poi avrebbe dovuto imbambolare il nipote facendogli capire quanto fosse importante progettare la tomba di famiglia in un momento tanto delicato, lo avrebbe distolto dai pensieri foschi e dalle preoccupazioni per lo stato di salute della madre, gli avrebbe consentito di esprimere la propria creatività, sì certo non era proprio uguale a realizzare un palazzo ma comunque si sarebbe dovuto cimentare con una costruzione nuova, una sua creatura. Aveva anche fatto una ricerca dettagliata per conoscere i nomi di famosi architetti del passato che si erano occupati di progetti simili prima di lui e lo aveva incantato facendo leva sulla sua vanità, sull'ambizione e sulla sua cronica mancanza di soldi, abituato com'era all'ambiente di ricerca universitaria e troppo pavido, pigro o semplicemente preoccupato per le sorti della madre per poter emigrare. Dopo mesi di incessante lavorio ai fianchi. il nipote, essendo comunque di sesso maschile anche se non lo dava troppo a vedere, cedette. Ovviamente era completamente all'oscuro della teoria per il recupero architettonico della vecchia casa e dei granai dell'altra zia, che nel frattempo si stava dedicando alla sorella e al destino di una nipote, la più piccola e la più ignara dell'abitudine delle ziette a dimostrar teorie, che era stata in qualche modo incoraggiata a cercar fortuna all'estero. Qualche emigrato in famiglia era necessario per mantenere alta la media italiana sulla fuga dei cervelli e la gloriosa tradizione regionale e familiare. Il progetto per la tomba fu pronto in qualche mese, l'architetto doveva pur darsi un tono e poi c'era la vita che scorreva e il rapporto con la signora dalla falce sembrava volersi intrecciare e manifestare proprio in quel periodo. Avrebbe dovuto capirla, sfidarla e ballare con lei una danza macabra ma non aveva mai imparato a muoversi al suono di quella musica che pure sapeva produrre, avrebbe dovuto morderla con foga e fare l'amore con lei fino ad ammaliarla ma non si faceva affascinare dalle sue arti e la signora dalla falce abbatté la sua scure spavalda senza curarsi della sua volontà. Quando scosse il suo mantello l'architetto era diventato uomo e il progetto per la tomba di famiglia ormai pronto nel piccolo cimitero di quel paesino nel cuore dell'Abruzzo. L'altra zia, riemersa dal delirio delle cure per la sorella, si trovò spaesata nella sua solitudine e cercò l'amicizia di zia Lia, che aveva previsto questa mossa ma non che sarebbe stato tanto semplice realizzarla. Pian piano si innestò nella quotidianità dell'altra zia, che si chiamava anche lei Lia ma aveva sempre usato il suo secondo nome, per comodità visto che tutte le sorelle si chiamavano Lia, una scelta dei genitori, contadini che badavano al pratico, per non fare un torto alla santa vergine che non si sa mai e nella sua infinita saggezza vede e provvede per le gioie e i dolori di tutte le persone devote e del mondo pure se è senzadio ma se crede nel Grande Creatore è meglio. Giorno dopo giorno, passeggiata dopo passeggiata, cena dopo pranzo l'altra zia si trasferì armi e bagagli da zia Lia, per le feste, e poi sì qualche settimana in più per qualche visita medica nella capitale e poi un giretto per negozi e una gita da un parente fino a che il progetto di restauro della vecchia casa e dei granai si perse nei meandri della quotidianità. Zia Lia, per esser certa, aveva scartabellato i libri del marito chimico e i suoi ricettari di erbe fino a distillare una pozione in grado di far sentire la sorella sempre più triste, farle perdere qualche momento di coscienza, era importante poi farle pesare qualunque gesto e qualunque attimo di smarrimento, in seguito sarebbe stato da pazzi ascoltare le sue bizzarre teorie sulla ristrutturazione della casa, era talmente stranita da non riuscire più a riconoscere neanche la sorella, era impazzita ormai, non c'era da curarsi per i suoi vaneggiamenti, piuttosto sarebbe stato utile focalizzare l'attenzione su questioni pratiche quali la tomba di famiglia e su quella nipote ancora giovane nonostante il tempo fosse passato anche per lei.
©2009.2020

sabato 18 giugno 2011

Frammenti di vita quotidiana, Kingston, Ontario, Canada

Arrivo alla stazione centrale di Toronto, Ontario, Canada qualche minuto prima della partenza del treno per Kingston, Ontario, Canada. Giusto il tempo per scrollarmi di dosso la veloce e caotica vivacità cittadina e per ammirare questa cattedrale dell'architettura moderna, gotico novecentesco nord-europeo in versione americana, un mix di stili e un'accozzaglia ben riuscita di equilibrismi ingegneristici. Mi avvio verso il binario con una tazzona di brodaglia caffettosa, biglietto appena emesso e obliterato, pronto per essere pinzato dai controllori all'entrata del treno, ovviamente in orario. No, non si prevedono ritardi e sì quasi tre ore di tragitto, mi spiegano augurandomi buon viaggio. La stazione di Kingston sembra una baita di dimensioni gigantesche, ma d'altronde in Canada è tutto gigantesco. Un allegro professore della Queen's University mi attende per parlarmi di un modello di interazione sociale da lui elaborato. Prima però vuole mostrarmi un po' di quella piccola città che un tempo fu capitale, attraversiamo una biblioteca pubblica, enorme spazio aperto ricolmo di luce. Andiamo verso un parco, prato tipicamente inglese, famigliole e sportivi popolano quell'angolo di città, ci sediamo a chiacchierare non lontano dal lago e da alcuni edifici larghi, bassi non recintati, all'interno di una delle più moderne e sofisticate basi militari del mondo occidentale. Continuo a meravigliarmi della quasi totale mancanza di recinti in una delle più grandi democrazie del pianeta.
© 2007.2020

Frammenti di vita quotidiana, Toronto, Ontario, Canada

Mi alzo di soprassalto, svegliata dalla concitazione di Helena, rifugiata politica sudamericana con un passato alle spalle da dimenticare e un presente da professoressa di matematica in un liceo artistico, un figlio già grande che si cimenta con la slam poetry, poesia rappettara di moda tra i giovani canadesi, almeno tra quelli cui piace il rap. Non c'è violenza nelle loro parole sparate a ritmo sincopato, più che altro un modo come un altro per raccontare l'esistente, per riconoscersi in una community non troppo virtuale e sentirsi partecipi di questo Nuovo Mondo che stanno contribuendo a creare. In Canada l'immaginario è tessuto da mani femminili più attente all'idea di grande frontiera dei diritti civili piuttosto che a qualche insulso combattimento. Nella mentalità canadese le guerre e le battaglie sono inutili dettagli di poca importanza e scarsa frequenza in confronto alla meraviglia dell'immensità naturale di paesaggi incontaminati o ai sottili brividi elettrici dell'indipendenza, della sperimentazione di nuovi mondi possibili improntati a concetti di profonda libertà civile, sociale e morale. Non capisco il motivo di tanta concitazione, mi preparo velocemente, la radio di là è accesa, sembra sia accaduto qualcosa. In men che non si dica sono pronta. In macchina mi arriverà la spiegazione di tanta agitazione: a Toronto c'è lo sciopero selvaggio del trasporto pubblico, qualcosa di cui non si aveva memoria dalla fondazione della città. Penso allo scioperometro e sorrido.

© 2007.2020

venerdì 17 giugno 2011

Vivere le emozioni


Ho pianto in questi giorni, lacrime che non ricordavo di avere sono riaffiorate da un angolo della memoria emozionale sorprendendomi. Poi mi sono chiesta, quasi con la meraviglia di una umanità che riemerge in me, perché no? Per evitare le emozioni? davvero non saprei, è un automatismo ormai, siamo talmente abituati a non essere più disturbati dai sentimenti, evitarli, isolandoli fino al completato processo di normalizzazione che non ricordo neanche più il motivo per il quale ad un certo punto le nostre società hanno preferito evolvere nella razionalità più assoluta dimenticando la parte più mondana di noi stessi. Viviamo in una parte del mondo che ha ripudiato le guerre, almeno in teoria, tecnologicamente evoluto, capace se vuole di svilupparsi in assoluta armonia con la natura e l'ambiente, e abbiamo semplicemente isolato la passionalità. Mi chiedo se davvero ne valeva la pena. Le emozioni ci fanno sentire vivi e non è vero che basta esserlo, è importante anche accorgersene, gioirne e celebrare la vita in quel breve momentaneo passaggio nello spazio tempo terrestre in cui abbiamo l'opportunità di sperimentare nuove libertà, di giocare con i miracoli della contemporaneità, essere partecipi delle meraviglie della natura e protagonisti a volte inconsapevoli dei progressi della tecnologia e della scienza. E allora evviva per quelle perle salate sulle mie guance e per i brividi di piacere che raggiungono la carnosità delle mie labbra arrossite dalla riscoperta della passione.

© 2010.2021

giovedì 16 giugno 2011

SNT

 
A cosa stai pensando? Mi chiede il social networking tool, l'aggeggio per la coesione e gestione delle reti di socialità. Ticchetto veloce con le mani sulla tastiera.
~~
A cosa stai pensando?
Non so se esiste, ma se esiste ha fulmini tra le mani
~
A cosa stai pensando? Alla vita mi viene da rispondere e invece ticchetto sulla tastiera in quattro lingue
~

Ciao, per qualche giorno niente FB, risponderò ai messaggi presto, baci
Hello, no FB for some days, I'll answer soon, kisses
Allô, pas de FB pour quelque jours, je répondrai bientôt, bisous
¡Hola! nunca FB por algunos días, responderé luego, besos
***************BUONE FESTE ***************
~
A cosa stai pensando? A niente in particolare, risponderei, se non fosse che proprio quel giorno mi arriva un messaggio commento di Oxy.
~
Nice way to say I'm busy, mi scrive un po' piccata, lo si capisce dal tono del messaggio, un modo carino, un modo come un altro per dire che hai da fare.
~
Ciao Oxy! Not at all.. just to say that I was not going to see what was going on on FB, hope you are well and sorted everything out with that hotel, I was a bit worried, scared and about to ask the local authorities and the embassy if there was any news about you. So, happy new years celebrations for now. Baci, V.
~
No, davvero – le rispondo – era un modo per avvertire che non avrei usato FB per qualche giorno, spero che stia bene e che abbia risolto con l'albergo. Ero un po' preoccupata, spaventata, quasi sul punto di avvertire la polizia e consultare l'ambasciata se non avessi ricevuto notizie. Quindi buon anno nuovo per ora.
~
A cosa stai pensando? Altro messaggio di Oxy, mi chiede di rintracciarla ma non so come fare, all'albergo di cui mi ha dato l'indirizzo non mi dicono se è arrivata o meno. Le rispondo che l'ho cercata ma alla reception mi hanno detto che non era ancora arrivata e che stavo iniziando a preoccuparmi
~
Oxy: Valentina find me plz ;))) I on that address I gave you

Valentina: Hi Sweetie, looked for you, they told me you weren't there, you hadn't arrived.... I was starting to worry....
~
A cosa stai pensando? All'amore, mi viene da dire ma rispondo in due lingue.
~
Past days: sprouting sprouts, prickly pears jam, thematic mountain walking following the Accademia dei Lincei's founder steps, grape and wine festival with (hi)story telling in medieval burg, a few gym, veggie cooking.
Giorni scorsi: germogli germoglianti, marmellata di fichi d'india, passeggiate tematiche in montagna ripercorrendo i passi del fondatore dell'Accademia dei Lincei, festa dell'uva in borgo medievale con racconto recitato, poca ginnastica, preparazione piatti vegetariani.

~
A cosa stai pensando? Alla tinteggiatura ecoart, consiste in una tinteggiatura ecologica con l'aggiunta di elementi naturali, quali foglie, rametti, fiori apposte in modo da formare un insieme armonico. Posto due volte, la seconda più dettagliata.
~
Oggi: sveglia tardi (8.07), colazione italiana, ascolto trasmissioni radiofoniche, email in spagnolo, SNTs colazione con crostata, tinteggiatura ecoart, doccia, spese, SNTs
Today: waking up late (8:07), Italian breakfast, listening to radio broadcasts, email in Spanish, SNTs, breakfast with crostata tart, eco-art painting of walls, shower, grocery shopping, SNTs

Oggi: sveglia tardi (8.07), colazione italiana, ascolto trasmissioni radiofoniche, email in spagnolo, SNTs pronta per crostata e tinteggiatura ecoart
Today: waking up late (8:07), Italian breakfast, listening to radio broadcasts, email in Spanish, SNTs, ready for crostata tart and eco-art painting of walls
~
A cosa stai pensando? Agli amici veri che non so più quando incontrerò, intanto occupiamoci della virtualità e rispondo in due lingue.
~
Oggi: sveglia tardissimo, colazione italiana, ascolto trasmissioni radiofoniche, ricerca informazioni sulla Libia, tinteggiatura mura ecochic, merenda, email in spagnolo, SNTs
Today: waking up really late, Italian breakfast, listening to radio broadcasts, googleing infos on Libya, eco-chic painting of walls, teabreak, email in Spanish SNTs
~
A cosa stai pensando? Alla mia solitudine riempita di amicizie ormai virtuali. Rispondo in due lingue.
~
Today: waking up a bit late, listening to radio broadcasts, Italian breakfast, SNTs, tea break, chat, preparing and cooking crepes, teabreak, really long nap, harvesting of tomatoes, 2 zucchini, apples, watering the kitchen garden, hanging the laundry out to dry and cooking crepes, feeding the cat, dinner, gelato, chat, SNTs, crepes filled with acacia honey and with nutella

Oggi: sveglia tardino, ascolto trasmissioni radio, colazione italiana, SNTs, merenda, chiacchierata, preparazione e cottura crepes, merenda, pennichella lunghissima, raccolta pomodori, 2 zucchine, mele, annaffiatura orto, panni stesi e cottura crepes, cibo gatto, cena, gelato, chiacchierata, SNTs, crepes con miele d'acacia e con nutella
~
A cosa stai pensando? Posto un commento grafico e rispondo in due lingue. Le giornate somigliano sempre di più a se stesse.
~
ly!

(¯`v´¯)
`•.¸.•´

No more than two (three?) days before going swimming again :) and going for some mountain walks too :)
Today: waking up a bit late, listening to radio broadcasts, Italian breakfast, SNTs, tea break, chat, preparing and cooking crepes, teabreak, really long nap, harvesting of tomatoes, 2 zucchini, apples, watering the kitchen garden, hanging the laundry out to dry and cooking crepes, feeding the cat, dinner, gelato, chat, SNTs

Non più di due (tre?) giorni prima di andare a nuotare di nuovo :) e anche a fare qualche passeggiata in montagna :)

Oggi: sveglia tardino, ascolto trasmissioni radio, colazione italiana, SNTs, merenda, chiacchierata, preparazione e cottura crepes, merenda, pennichella lunghissima, raccolta pomodori, 2 zucchine, mele, annaffiatura orto, panni stesi e cottura crepes, cibo gatto, cena, gelato, chiacchierata, SNTs

~
Commento di GianBi poesia concreta ai tempi degli SNTs
le zucchine falle marinate
le tagli sottili lunghe
ovviamente crude
le condisci con olio limone sale e pepe...
aspetti un po e poi...
...se non conosci la ricetta me ne sarai grata per l'eternità...

~
Rispondo uhm suona proprio bene: insalata di zucchine con limone dell'albero e olietto di casa ..... gnammy gnammy
~

A cosa stai pensando? Ho sonno, vorrei dormire, con una persona però, saluto gli amici SNTs
~
buona notte e sogni d'oro
grazie a tutti della compagnia
~
A cosa stai pensando? Alla vita che scorre veloce, all'orologio biologico, alla bellezza del creato. Rispondo in due lingue
~
Oggi: sveglia tardino, ascolto trasmissioni radio, colazione italiana, SNTs, merenda
Today: waking up a bit late, listening to radio broadcasts, Italian breakfast, SNTs, tea break

Ieri: Sveglia tardino (8), abbraccione, colazione domenicale, doccia, pranzo familiare in Abruzzo, giretto nel Fucino e al Parco Nazionale, cena, filmetto cretino, gelato, 'nottenotte.
Yesterday: Waking up quite late (8), huge hug, Sunday breakfast, shower, family lunch in Abruzzo, going around Fucino and the National Park, dinner, dull movie, gelato, night-night.

~
A cosa stai pensando? Alla voglia di ballare sul mondo che chissà dove si è andata a cacciare. Rispondo in due lingue.
~
Today: Waking up late, breakfast, nap, watering zucchini, shower, listening to radio broadcasts, lazy chill out, laundry, SNTs, chat, watering tomatoes, snack, chat, dull movie, listening to radio broadcasts, SNTs

Oggi: Sveglia tardi, colazione, sonnellino, innaffiatura zucchine, doccia, ascolto trasmissioni radiofoniche, pigrare, lavatrici, SNTs, chiacchierata, annaffiatura pomodori, spuntino, chiacchierata, filmetto cretino, ascolto trasmissioni radiofoniche, SNTs

~
A cosa stai pensando? A come si dice stuccatura in inglese. Rispondo, docile.
~
Oggi: sveglia tardino, stuccatura, colazione, chiacchierate, scartavetratura, aiuto pulizia pavimento, doccia e capelli, università, spese, cena, SNTs. Umpf.
Today: waking up a bit late, plaster, breakfast, chats, sanding, helping washing the floor, shower and hair wash, university, grocery shopping, dinner. Umpf.

Yesterday: waking up early, mini short walk just to breathe the summer fresh morning air, lemonade made of lemon just picked from the tree, plaster, breakfast, listening to headlines and reading articles in English, Spanish, French, listening to Italian press review, nap, SNTs, thermal swimming pools, tea break, shower, dinner

Ieri: sveglia presto, mini passeggiatina per respirare l'aria fresca dell'estate, limonata con limone appena colto, stuccatura, colazione, ascolto notiziari e lettura articoli in inglese, spagnolo, francese, ascolto rassegna stampa italiana, sonnellino, SNTs, piscine termali, merenda, doccia, cena
~
A cosa stai pensando? Alla libertà di pensiero, sembra ormai un miraggio. Rispondo. Come si dirà scartavetratura in inglese? Consulto la community online WR.
~

Ho incontrato persone fiere di essere comuniste, ho incontrato persone fiere di essere fasciste, ho incontrato persone fiere di essere religiose, ho incontrato persone timidamente convinte di essere democratiche, ho incontrato persone timidamente convinte di essere oneste, ho incontrato persone timidamente convinte di essere laiche. Wait a minute, there's something wrong in that!?!

Today: waking up early, mini short walk just to breathe the summer fresh morning air, lemonade made of lemon just picked from the tree, plaster, breakfast, listening to headlines and reading articles in English, Spanish, French, listening to Italian press review, nap, SNTs

Oggi: sveglia presto, mini passeggiatina per respirare l'aria fresca dell'estate, limonata con limone appena colto, stuccatura, colazione, ascolto notiziari e lettura articoli in inglese, spagnolo, francese, ascolto rassegna stampa italiana, sonnellino, SNTs

Yesterday: waking up a bit late (9:10), preparing crepes, dish washing, cooking crepes, plastering and sanding, breakfast, quick floor cleaning, email in Spanish, listening to news radio broadcast, SNT, chat, thermal swimming pools, tea break, shower and hair wash, email in Spanish, chat, SNTs, smoking in the moon lighted summer perfumed garden, nap, watering the kitchen garden

Ieri: sveglia un po' tardi (9.10), preparazione crepes, lavaggio piatti, cottura crepes, stuccatura e scartavetratura, colazione, pulitura superficiale pavimento, email in spagnolo, ascolto notizie alla radio, SNTs, chiacchierata, piscine termali, merenda, doccia e capelli, email in spagnolo, chiacchierata, SNTs, sigaretta nel giardino illuminato dalla luna e profumato dall'estate, sonnellino, annaffiatura orticello
~
A cosa stai pensando? Dovrei smettere di fumare. Rispondo in due lingue e in tre versioni.
~
Today: waking up a bit late (9:10), preparing crepes, dish washing, cooking crepes, plastering and sanding, breakfast, quick floor cleaning, email in Spanish, listening to news radio broadcast, SNT, chat, thermal swimming pools, tea break, shower and hair wash, email in Spanish, chat, SNTs, smoking in the moon lighted summer perfumed garden

Oggi: sveglia un po' tardi (9.10), preparazione crepes, lavaggio piatti, cottura crepes, stuccatura e scartavetratura, colazione, pulitura superficiale pavimento, email in spagnolo, ascolto notizie alla radio, SNTs, chiacchierata, piscine termali, merenda, doccia e capelli, email in spagnolo, chiacchierata, SNTs, sigaretta nel giardino illuminato dalla luna e profumato dall'estate


Today: waking up a bit late (9:10), preparing crepes, dish washing, cooking crepes, plastering and sanding, breakfast, quick floor cleaning, email in Spanish, listening to news radio broadcast, SNT, chat, thermal swimming pools, tea break, shower and hair wash, email in Spanish, chat, SNTs

Oggi: sveglia un po' tardi (9.10), preparazione crepes, lavaggio piatti, cottura crepes, stuccatura e scartavetratura, colazione, pulitura superficiale pavimento, email in spagnolo, ascolto notizie alla radio, SNTs, chiacchierata, piscine termali, merenda, doccia e capelli, email in spagnolo, chiacchierata, SNTs

Oggi: sveglia un po' tardi (9.10), preparazione crepes, lavaggio piatti, cottura crepes, stuccatura e scartavetratura, colazione, pulitura superficiale pavimento, email in spagnolo, ascolto notizie alla radio, SNTs
Today: waking up a bit late (9:10), preparing crepes, dish washing, cooking crepes, plastering and sanding, breakfast, quick floor cleaning, email in Spanish, listening to news radio broadcast, SNTs

~
A cosa stai pensando? Ai risvegli notturni. Rispondo in due lingue.
~
Oggi: sveglia alle 3.50, prima colazione, sonnellino, sveglia alle 10, colazione, annaffiatura, stuccatura, prepazione cous cous, SNTs, doccetta
Today: waking up at 3:50, first breakfast, nap, waking up at 10, breakfast, watering the kitchen garden, plastering, preparing cous cous, SNTs, quick shower
~
A cosa stai pensando? Al mio mondo che sembra virtualizzarsi sempre più, occhi sintetici e voci metalliche.
~
Today: waking up at sunrise, preparing crepes, plaster, breakfast, listening headlines and press review, boiling and packaging in jars cocunci, dish washing, listening to the radio, SNTs, thermal swimming pools, dinner with just baked pizza and figs just picked from the trees in the garden, SNTs

Oggi: sveglia all'alba, preparazione crepes, stuccare, colazione, ascolto notiziario e rassegna stampa, bollitura e confezionamento cocunci, lavaggio piatti, ascolto radio, SNTs, doccia, piscine termali, merenda, doccia e capelli, cena a base di pizza bianca appena sfornata e fichi appena raccolti, SNTs

Oggi: sveglia all'alba, preparazione crepes, stuccare, colazione, ascolto notiziario e rassegna stampa, bollitura e confezionamento cocunci, lavaggio piatti, ascolto radio, SNTs
Today: waking up at sunrise, preparing crepes, plaster, breakfast, listening headlines and press review, boiling and packaging in jars cocunci, dish washing, listening to the radio, SNTs
~
A cosa stai pensando?
~
Decido di non rispondere per qualche tempo e vedere l'effetto che fa. La virtualizzazione è sempre più evidente, in qualunque gesto, in qualunque azione le estensioni sensoriali si uniscono verso una nebulosità digitale, parallele che tendono ad incontrarsi in un limite infinito. Mi guardo intorno e vedo una natura comunicante, mi chiedo a cosa sto pensando?

©2009.2020

Il principe, l'autiere e il giornalista 15

Pensa che ti ripensa, Ettore Guizzardi decise di tastare il terreno con qualche suo amico all'Itala e chiese con finta noncuranza se per caso si sarebbe potuto pensare di inventare e assemblare una macchina in grado di attraversare strade impervie e lande sconosciute. In altre parole chiese, facendo finta di non chiedere, se fosse stato possibile costruire quello che nei decenni a venire sarebbe diventato il primo fuoristrada dell'epoca moderna. All'Itala avevano capito che tirava aria di avventura e in men che non si dica iniziò un lavorio mentale per capire quali accorgimenti e quali specifiche sarebbero state necessarie per una macchina con quelle caratterisitiche. Intanto per cominciare, si chiesero gli ingegneri dell'Itala, ruote grandi e resistenti simili a quelle dei trattori a motore oppure ruote piccole  per una maggiore manovrabilità?, cosa fare comunque per mantenere una certa stabilità con un motore tanto potente da resistere allo sforzo, nonché a proseguire su strade impervie e qualunque terreno, financo terricci di montagna? La vettura, inoltre, avrebbe dovuto anche essere abbastanza veloce, insomma un gioiello di ingegneria meccanica da progettare con cura e attenzione. Gli interrogativi erano davvero molti e non c'era tempo da perdere, se il principe avesse davvero deciso di intraprendere l'avventura ci si sarebbe dovuti muovere con velocità, precisione e senza dubbio alcuno. ©2010.2020

Il principe, l'autiere e il giornalista 14


Il percorso, a ben guardare, consisteva in sedicimila chilometri di cui “dodicimila senza strade massicciate”1, un clima non propriamente favorevole e l'attraversamento di lande quasi sconosciute dove però passava una linea del telegrafo con la quale aggiornare in tempo reale la parte di mondo che avrebbe seguito l'impresa sui giornali e avrebbe comodamente commentato nei salotti o per le strade i risultati della gara. La partenza era a Pechino, dopo essersi ritrovati a Parigi e la macchina non era ancora stata costruita, ovviamente sarebbe servito un modello ad hoc per quella traversata, impensabile da percorrere con le vetture esistenti al tempo.

1Barzini, Luigi, “La metà del mondo in sessanta giorni”, prima edizione Milano, U. Hoepli, 1908

©2009.2020

martedì 7 giugno 2011

Il principe, l'autiere e il giornalista 13

 
La tata, appena appresa la novità, da buona credente, aveva iniziato a sgranare il rosario e per cercare ispirazione per le sue preghiere si era recata non nella cappella privata della famiglia Borghese, bensì nella chiesa del paese. Già che c'era aveva sentito un'urgenza a confessarsi con don Calogero. La confessione nella religione cattolica, oltre ad essere un importante pilastro liturgico per purificarsi, è un'arte di sopraffina retorica. La tata, un'educazione molto cattolica alle spalle, aveva imparato i principi basilari della comunicazione da confessionale e quel giorno aveva sentito il bisogno, l'urgenza, di andare a confessarsi proprio nella chiesa dove officiava don Calogero, il quale, del tutto casualmente s'intende, proprio quella mattina si era informato sull'attività onirica della signora Lia chiedendo numi in modo velato alla perpetua che già era stata allertata dal lattaio.
©2010.2020

lunedì 6 giugno 2011

Il principe, l'autiere e il giornalista 12


Luigi Barzini intanto stava pensando a cosa e come fare per ottenere un incontro con il principe. Sarebbe stato davvero un colpo di fortuna riuscire ad incrociarlo: era certo che avrebbe ascoltato il richiamo dell'avventura, ma doveva assolutamente parlargli con le giuste argomentazioni e con un po' di tempo. Un buon salotto sarebbe stato l'ideale. Bisognava immediatamente contattare un suo caro amico, gran frequentatore dei vari salotti cultural-mondani cittadini e combinare l'incontro. L'adrenalina gli scorreva nelle vene, sentiva forte il desiderio di ripartire per qualche nuova impresa e sapeva che Luigi Marcantonio Francesco Rodolfo Scipione Borghese era la sua carta vincente.

©2010.2020

Il principe, l'autiere e il giornalista 11

Ettore Guizzardi con uno sguardo cercò di capire innanzi tutto se la signora Lia aveva sognato un buon sogno oppure no, e poi evitò di annunciare l'inannunciabile non fosse altro per il fatto che il principe non aveva ancora menzionato tale impresa e quindi, forse, avrebbe anche potuto decidere di non partecipare, magari non aveva proprio sentito la notizia, forse vi aveva rinunciato pensando a qualche altrettanto avventurosa traversata a nuoto o ad un'arrampicata su qualche impervia montagna.
Era inutile mentire a se stessi, salutò e chiese quale vento, buono o cattivo, aveva portato la signora Lia in visita. La sibillina frase che pronunciò lo spaventò rincuorandolo. Sarebbe tornato vivo e vittorioso da una pericolosa avventura con un carro armato o un trattore, la signora Lia non avrebbe saputo spiegare, comunque era uno strano marchingegno con ruote simili a quelle di un trattore moderno, insomma un aggeggio meccanico col motore e le ruote di un trattore o di un carro armato.

©2010.2020

Il principe, l'autiere e il giornalista 10

Grazie ad un sogno della signora Lia il parroco era riuscito addirittura a rimettere a posto una delicata questione di amori e terreni tra due famiglie che avevano smesso di comunicare da tempo immemorabile. I Tunci e i Lomi non soltanto non parlavano tra loro ma avevano preso a farsi dispettucci e si erano incaponiti su un terreno che peraltro non c'entrava niente né con gli uni né con gli altri. La signora Lia sognò la nascita di un bambino, evidentemente il padre e la madre erano rispettivamente Lomi e Tunci. L'indomani mattina la signora Lia si recò dal parroco per chiedere se fosse in qualche modo a conoscenza di un amore tra i due giovani e gli raccontò il sogno. Seppure uomo di chiesa, anche lui aveva sentito parlare dei sogni della signora Lia e capì che la questione poteva anche avere un qualche fondamento di verità, tanto più che gli era parso di scorgere un certo rossore sulle guance dei due quando, per caso, si sfioravano durante la messa. Comunque don Calogero pensò che fosse una buona idea trasformare quel racconto in un segnale di pacificazione, utilizzandolo quale pretesto per far riparlare le due famiglie, se c'era l'amore, tanto meglio. Ovviamente dopo qualche mese il parroco celebrò il matrimonio con le due famiglie vestite a festa e una discreta folla di curiosi.
©2010.2020

Il principe, l'autiere e il giornalista 9

Lo capì appena vide le facce tetre, occhi arrossati dal pianto cerchiati da nere occhiaie e soprattutto da quell'atmosfera tanto densa da poter essere tagliata col coltello e fritta in padella. La presenza della signora Lia fugò ogni possibile dubbio, doveva aver avuto qualche premonizione in sogno e i sogni della signora Lia erano sempre attendibili, più ancora della realtà reale, a volte. Non se ne capiva bene il motivo, se fosse capace di parlare con l'aldilà cosa, comunque i sogni della signora Lia erano nella sfera dell'oniromanzia più che dell'onirologia, erano vere e proprie profezie che puntualmente, se ben interpretate s'intende, riuscivano ad evitare disgrazie oppure a mettere a posto annose dispute.

©2010.2020

Il principe, l'autiere e il giornalista 8

La seconda cosa che preoccupava Ettore Guizzardi era parlarne con la sua famiglia. Si sapeva che il principe aveva un carattere tutto speciale e che gli piaceva l'avventura ma quella traversata faceva prevedere rischi soltanto a sentirne parlare. Mari e montagne, terre incognite, genti e lingue sconosciute, e chissà cosa mangiano, il rischio di essere catturati da barbari o altre popolazioni non civilizzate era minimo, con tutta quella pubblicità, ma era pur sempre qualcosa di rischioso. Non immaginava che una notizia tanto originale fosse già arrivata alla sua famiglia tramite il miracoloso tam tam popolare.
 
©2010.2020

Il principe, l'autiere e il giornalista 7

In una mattina di fine gennaio del 1907 il giornale Le matin chiede se vi fosse qualche temerario con l'intenzione di attraversare l'Asia e correre una sfida in automobile da Pechino a Parigi. Le automobili a quel tempo erano poco meno affidabili dei trattori di Nonna Papera e non erano facili da manovrare.
Per il giornalista sarebbe stata un'esperienza notevole certo, ma avrebbe dovuto capire in che modo realizzarla. Forse un personaggio del calibro del Principe Borghese, che aveva maturato una certa fama internazionale di viaggiatore e diplomatico avrebbe potuto comprendere il suo desiderio di affrontare quella sfida.

©2010.2020

Il principe, l'autiere e il giornalista 6

In questo clima il principe crebbe con idee rivoluzionarie e un gran desiderio di scoprire il mondo, di farsi riconoscere per qualche impresa un po' ai limiti del possibile e di intraprendere la strada politica in uno dei partiti più all'avanguardia del tempo, non conservatore e con il proposito di far rispettare i diritti universali e ottenere il suffragio universale. Un ribelle, vagamente femminista e decisamente intenzionato a compiere un'azione sensazionale, con una gran voglia di vivere, che escludeva a priori grandi imprese in campo militare.

La madre, la nonna e la tata gli avevano inculcato ben bene la passione per la vita insieme a quella per l'avventura e per la libertà.

Luigi Marcantonio Francesco Rodolfo Scipione incontrò non propriamente per caso il giornalista del Corriere della Sera e del Daily Telegraph Luigi Barzini, uomo navigato e viaggiatore esperto con il pallino delle avventure sensazionali che ci piace pensare fosse in redazione quando lesse una notizia curiosa, di quelle che venivano pubblicate sui quotidiani agli inizi del XX secolo, quasi un'eco dei racconti di Jules Verne.
©2010.2020

Il principe, l'autiere e il giornalista 5

 
Mentre la madre gli proponeva una pletora di potenziali fidanzatine noiose e alquanto bruttine, la nonna tesseva abilmente la tela delle pubbliche relazioni facendo in modo che l'ignaro principino venisse ad incontrare per caso donne molto belle e sensuali, sempre felicemente sposate con uomini affascinanti e dalla vita avventurosa, dal canto suo la tata gli chiedeva di leggerle, lui che poteva, articoli di riviste e brani di libri che parlavano regolarmente di grandi avventurieri le cui gesta facevano sobbalzare di pura commozione il generoso seno suo e di una graziosissima fanciulla facilmente incline a sospirare d'amore lasciando intravedere insenature morbide che irradiavano profumo inebriante di colline agitate dal vento primaverile e che avrebbero fornito grande ispirazione di lì a poco all'atletico nobile.

©2010.2020

Il principe, l'autiere e il giornalista 4

Questo le donne della sua famiglia lo sapevano e si guardavano bene dal togliergli dalla testa quelle idee capricciose, con un sapiente dosaggio di comprensione, rimproveri, rimbrotti e sensi di colpa. Il principino cresceva bene, sano in salute e con la consapevolezza tutta maschile che se avesse voluto fare il ribelle lo avrebbe dovuto fare in grande stile, peraltro salvando la pelle sua e delle persone a lui care, che altrimenti avrebbe dato un dispiacere troppo grande alle amate donne della sua infanzia, la madre, la nonna e la tata, cui già creava tanta sofferenza col suo carattere poco incline al conservatorismo.

©2010.2020

Il principe, l'autiere e il giornalista 3

Un figlio scapestrato era pur certo qualcosa di non auspicabile ma il Principe Luigi Marcantonio Francesco Rodolfo Scipione Borghese aveva deciso di stupire la sua famiglia con effetti speciali e se lo poteva ben permettere.
Il suo nome e il suo lignaggio gli assicuravano accesso agli onori delle cronache mondane e certamente non aveva di che preoccuparsi per il sostentamento suo e della sua famiglia, la carriera politica, poi, all'epoca riservata soltanto a persone di una certa levatura e censo, richiedeva forse più che altro la capacità di farsi notare in quella ristretta cerchia di salottiero mondo che conta e le sue aspirazioni ribelli decoravano con un'allure artistica la sua persona.

©2010.2020