sabato 22 ottobre 2011

C'era una volta un giovane marchese 3


L'idea d'una nuova [...] accademia, fra le tante – si legge nel carteggio Linceo dell'epoca recentemente ricostruito con solerzia da Giuseppe Gabrieli - ch'esistevano o pullulavano in Roma agl'inizi del secolo XVII, sorse nella mente dei primi quattro Lincei o soci fondatori, come oggi diremmo, nell'estate del 1603: erano essi il romano marchese di Monticelli Federico Cesi, giovanetto non ancora diciottenne, e tre suoi, tra vecchi e recenti, amici: Francesco Stelluti da Fabriano, Anastasio De Filiis da Terni e, il solo che esercitasse per guadagnarsi la vita una professione liberale, l'olandese Giovanni Ecchio da Daventer, laureatosi medico a Perugia, stato già a servizio sanitario nei feudi romani dei Caetani e degli Orsini: tutti e tre non ancor trentenni; tutti e quattro spiriti inclini all'osservazione della natura, agli studi matematici e fisici, avidi di ricerca e di sapere, seri, liberi, profondamente religiosi. [...] Da principio la piccola accademia o compagnia, sorta e rimasta poi sempre con carattere privato e personale, cioè Cesiana, ebbe quasi forma scolastica o didattica di mutuo insegnamento. Mirando innanzi tutto a imparare, nella consapevolezza della loro ignoranza, ma più dell'ignoranza generale, e presuntuosa per giunta, da cui erano circondati [...] i quattro primi Lincei presero a insegnarsi l'un l'altro quanto ciascuno meglio sapeva, e poi soprattutto ad incoraggiarsi [...] La prima formazione spirituale di Federico Cesi ci sfugge del tutto per l'età della puerizia e l'adolescenza prima: solo sappiamo ch'egli crebbe nel contorno umbro-romano, tra Roma, Acquasparta, Cesi, Narni, Tivoli, Sant'angelo, Montecelio, San Polo, in un ambiente familiare di signorilità, in apparenza tranquillo, affettuoso e pio, per influenza personale della madre, [...] e in rapporti di stretta affinità con varie nobili famiglie di baroni romani (gli Orsini, i Caetani, i Cesarini, gli Altemps), fra recenti tradizioni di coltura e di mecenatismo umanistico-artistico, al riflesso di molte dignità civili ed ecclesiastiche, di molte prelature, vescovati, e di almeno quattro porpore cardinalizie: quelle dei fratelli Paolo Emilio e Federico di Angelo, prozii paterni [di] Federico. [Il Linceo Cesiano] – quale lo vagheggiavano e si sforzavano di attuarlo i primissimi Lincei – rappresentava l'armonica fusione della intellettualità e dell'onestà, il frutto romano, più maturo e più alto dell'Umanesimo cattolico. [...] Le figure che si profilano in primo piano accanto al Cesi [nel periodo] centrale e fondamentale della vita accademica Lincea, sono due: Giovan Battista della Porta e Galileo. Il napoletano, che quasi dall'inizio dell'Accademia, sin dal 1604, ne era stato [...] il fautore e il patrocinatore nel mondo scientifico, dedicando al Cesi e, in certo modo , alla nuova accademia, gli ultimi frutti del suo senile lavoro scientifico: continua ora, con maggior favore ed entusiasmo, ad accompagnare li giovane marchese di Monticelli nell'attuazione delle sue iniziative Lincee, vi coopera fervidamente con tutte le sue forze, con la sua autorità e prestigio, nel preparare ed organizzare in Napoli la prima colonia Lincea, senza ombra di gelosia od invidia verso il matematico pisano, il nuovo astro che sorgeva sull'orizzonte scientifico d'Italia, e che entrava a risplendere durevolmente nell'orbita personale e accademica di Federico Cesi. Il Galilei veramente fu quello che diede per primo più vivo lustro alla compagnia Lincea; e già nel primo quinquennio della sua ascrizione in essa, ne assicurò il nome e la fama tra i dotti, restando poi sempre, anche dopo il rapido tramonto dell'Accademia, fedele assertore ed esaltatore dell'idea Lincea, il Linceo per eccellenza. Furono questi dunque i due primi maggiori amici e collaboratori che il Cesi si procacciò fuori di Roma, In Roma, più vicino e più assiduo aiuto e cooperazione egli trova, già in questo primo tempo della sua matura attività accedemica [sic], in uno straniero ormai romanizzato e italianizzato: Giovanni Faber (Fabri o Fabro) di Bamberga che, diventato ben presto Cancelliere o Segretario Generale dell'Accademia sarà al Principe fino all'ultimo fidissimo collaboratore, formando sin da ora (con il Cesi, il Della Porta, e Galileo) uno dei più attivi fattori dell'azione accademica Lincea. (Giuseppe Gabrieli, a cura di, Il carteggio linceo, Accademia nazionale dei Lincei, Roma, 1996)“. Un giovanetto dalle molte risorse intellettuali e diplomatiche, insomma, che seppe muoversi agilmente tra i giganti del pensiero contemporaneo, tanto che Galileo lo descriverà quale giovane di 'una indicibile soavità e di maniere nobilissime'. Federico Cesi riuscì a riunire intorno a sé scienziati di straordinaria levatura e maestri del libero pensiero che trovarono nella tuttora prestigiosissima Accademia del Lincei un luminoso rifugio dall'oscurantismo. Il sogno del marchese di Monticelli, poi anche principe di Sant'angelo e San Polo, si concretizza inizialmente nell'intimità della sua casa e nell'anfiteatro linceo, una vallata nel cuore dei Monti Lucretili, dove i Cesiani si riunivano a discorrere liberamente di scienza, per poi divenire uno dei più solidi centri per il libero pensiero tuttora esistenti, la prestigiosa Accademia dei Lincei, “la più antica accademia scientifica del mondo”, si legge nel sito ufficiale, riconosciuta 'ente di notevole rilievo' insignita dell'Alto patronato permanente del Presidente della Repubblica italiana, con sede a Villa Farnesina, uno dei più spettacolari palazzi romani.
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