domenica 12 novembre 2017

Lappo e i suoi amici. Lo spettacolo tanto atteso. (bozza)

Lappo e i suoi amici. Lo spettacolo tanto atteso. (bozza)

Le attività fervevano nella Terra Remota, Lappo e i suoi amici si stavano preparando per il grande giorno dello spettacolo tanto atteso di cui soltanto Magik la Lepre bianca sapeva qualcosa in più perché era addetto alle luci.
Quello che si sapeva era che i protagonisti sarebbero stati Roberto e Margot, che la coreografia sarebbe stata creata da Loïe la Fata cristallina, le luci di Magik e la musica del gruppo di rock progressivo The Balmung che sarebbe giunto nella Terra Remota da un paese italiano nella provincia romana.
Non erano trapelate notizie un po’ per non rovinare l’effetto sorpresa e un po’ perché quello era il metodo di lavoro di Loïe.
La Fata cristallina è sempre stata un po’ capricciosa, una di quelle fate che non amano programmare tutto in anticipo, o meglio, che programmano tutto nei minimi dettagli e poi si trovano, per un motivo o per l’altro, a ricominciare quasi all’infinito.
Magik provava e riprovava le luci ed era quasi riuscito a fare quello che gli aveva chiesto Loïe, cioè quasi l’impossibile, trovando ispirazione in alcuni scritti di Marie Curie mentre Roberto e Margot seguivano le indicazioni della coreografa e quasi tutti i giorni dovevano fare qualche correzione o ricreare qualche passo.
Quando tutto sembrava perfetto ecco che c’era da ricominciare passo passo.
Volenti o nolenti il gran giorno, seppure fosse difficile distinguerlo dalla notte visto che era sempre buio in quel mese dell’anno, era arrivato.
Lappo e i suoi amici si erano vestiti per l’occasione, i The Balmung con Cloudy e gli altri erano giunti dall’Italia e avevano subito preso un raffreddore perché non erano abituati a quel clima e si trovavano perfettamente in sintonia con l’husky lupo dagli occhi di ghiaccio sul freddo, Magik era uscito dal suo laboratorio con tutte le attrezzature, Roberto e Margot avevano fatto le ultime prove generali e tutto era pronto, o quasi.
Gli abitanti della Terra Remota, nonché delle vicine Lupania, Terra degli Orsi Polari, Candilandia e Yakkia si erano radunati cogliendo l’occasione per salutare amici e parenti che non vedevano da tempo e Lince stava pregustando l’arrivo di Volpacchiotta la quale, però, sembrava aver dimenticato di arrivare.
Cosa poteva esserle accaduto?
Non si sapeva davvero né si sarebbe potuto immaginare. Beh, forse con un po’ di fantasia, neanche troppa a dire il vero…”
Già già doveva proprio essersi addormentata nelle calde acque termali e aveva certamente dimenticato di arrivare in tempo.
I minuti trascorrevano allegri ma di Volpacchiotta nessuna traccia.
Il volto di Lince era sempre più triste ma non c’era spazio per la malinconia con uno spettacolo tanto bello che stava per cominciare.

Tutto sembrava pronto, Loïe dopo varie esitazioni aveva dato il via libera e il sipario si era alzato su uno scenario a dir poco meraviglioso, la musica era perfetta, le luci splendide e, quando stavano per entrare in scena Margot e Roberto nel cielo scuro si produssero incredibili effetti luminosi. Subito si pensò che Magik questa volta avesse superato sé stesso ma si capì ben presto che quelle luminescenze erano qualcosa di più di un abile lavoro prodotto da faretti e luminarie: Volpacchiotta la Volpe magica si era proprio addormentata alle terme ma si era svegliata in tempo per accorgersi che era in ritardo per cui cominciò a correre tanto velocemente che la sua coda a contatto con la neve produsse scintille tanto simili a quelle che creano i fabbri con le saldatrici ma erano di colori tanto belli che il cielo se ne innamorò e tutti gli anni decise di ricreare quella magia con l’aurora boreale. 

sabato 11 novembre 2017

Lappo e i suoi amici. Magik. (bozza)

Lappo e i suoi amici. Magik.

TUMP TUMP TUMP
“Per tutte le farghe! Non riesco proprio ad azzeccare il colore giusto!”
Lappo stava camminando tranquillamente quando udì distintamente i rumori e pronunziare tali parole.
Non ebbe alcun dubbio sulla provenienza e senza indugiare si incamminò verso la dimora-laboratorio di Magik, la Lepre bianca.
TUMP TUMP TUMP
Il tramestio si faceva sempre più forte. Era evidente che stava provando qualcosa di importante.
Magik era una Lepre bianca che aveva una fascinazione impressionante per la luce. Ne era profondamente innamorato e cercava, nella sua bottega, di fare tutto il possibile per comprenderne la composizione, le variazioni, gli effetti che si sarebbero potuti ottenere, le emozioni che essa riusciva a suscitare.
Non era sempre una buona idea avvicinarsi troppo quando stava lavorando perché non si poteva mai sapere, magari un razzo o un fulmine avrebbe potuto inavvertitamente colpire il malcapitato che si fosse trovato di lì a passare per caso.
Lappo si avvicinò cauto, e lo chiamò da lontano, per evitare qualche spiacevole incidente.
“Ehilà Magik!”
“Chi va là? Entra entra non c’è pericolo al momento”
“Come stai, che stai combinando di bello?”
“Ciao Lappo, sto bene grazie ma sto cercando di studiare alcuni appunti di una scienziata, una tale Marie Curie”
“Marie Curie? Beh è stata insignita del Premio Nobel, ben due volte se non ricordo male, dev’essere sicuramente una lettura interessante ma perché te interessi?”
“Sì esatto, per la Fisica e per la Chimica, ma non è quello che mi interessa, o almeno non troppo direttamente. Devi sapere che ha anche svolto degli studi molto interessanti sulle luci”
“Ah, adesso capisco, devi fare le luci per il concerto dei The Balmung e stai studiando”
“Esatto, vuoi una tazza di tisana?”

“Una bella tazza di Betullica non si rifiuta mai”

venerdì 10 novembre 2017

Lappo e i suoi amici. Lince la Tigre delle nevi perenni. (bozza)

Lappo e i suoi amici. Lince la Tigre delle nevi perenni.

Lince la Tigre delle nevi perenni si era svegliato di buon mattino, anche se non si sarebbe detto a guardare il cielo perché era notte fonda come sempre capita nella Terra Remota tra novembre e gennaio. Aveva un programmino bellissimo per la giornata: avrebbe incontrato Romy e gli avrebbe fatto ascoltare una nuova melodia che aveva composto la sera prima, era certo che gli sarebbe piaciuta moltissimo, e poi si sarebbe lanciato dagli alberi innevati di fresco per il suo sport preferito, il tree-diving ovvero tuffo dagli alberi, possibilmente innevati.
Non fece in tempo ad uscire che Romy, Lappo e Timmy andarono da lui tutti contenti con un pacchetto pieno di prelibatezze, un regalo e una bella bottiglia di Betullica.
“Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri Lince, tanti auguri a te”
Intonarono in coro soddisfatti per la riuscita sorpresa.
“Pensavi che avessimo dimenticato che oggi è il tuo compleanno, eh?” disse Lappo facendo l’occhiolino e sgattaiolando al calduccio.
“Sì sì” dissero Romy e Timmy accomodandosi in poltrona sorridenti.
Lince era sinceramente confuso e contento ma la gran sorpresa gli aveva fatto dimenticare perché stava uscendo. Aveva una vista supersonica e una bella memoria però talvolta scordava, come capita spesso a chicchessia, quello che stava facendo proprio l’attimo prima.
Presero una bella tazza di Betullica, mangiarono le prelibatezze e quindi Lince aprì il regalo vero e proprio.
“Il nuovo disco dei The Balmung!” esclamò con la felicità che gli sprizzava da tutti i pori.

Romy conosce bene la musica e sa capire i gusti dei suoi amici, Lappo e Timmy erano certissimi che avrebbe saputo scegliere e poi anche loro erano fan del gruppo di rock progressivo guidato da Cloudy, il cantante e compositore che Lince aveva conosciuto alle terme un giorno di primavera quando l’aria si riempie di colori e il clima è più mite. 

giovedì 9 novembre 2017

Lappo e i suoi amici. Romy la Renna. (bozza)

Lappo e i suoi amici. Romy la Renna.

Il giorno in cui Timmy arrivò nella Terra Remota, Romy aveva deciso di andare a trovare Lappo per una bella tazza di Betullica e chiedergli se avesse voglia di andare con lui al concerto del gruppo di rock progressivo The Balmung.
Sapeva che avrebbe trovato nell’husky lupo una buona compagnia per andare ad ascoltare la sua band preferita.
Romy ama la musica, gli piace trascorrere ore ad ascoltarla e conosce tutti i gruppi, nelle varie formazioni, della Terra Remota e delle vicine Lupania, Terra degli Orsi Polari, Candilandia e Yakkia. Talvolta si diletta anche nel suonare qualche strumento ma non è quello il suo interesse maggiore. Ha sempre avuto un carattere composto e posato, insomma è una di quelli che si arrabbiano difficilmente anche perché pensano che la rabbia sia fondamentalmente uno spreco di energie, di tempo e di nervosismi.
La temperatura era piuttosto freddina nella lunga notte nella Terra Remota e sapeva che Lappo sarebbe difficilmente andato in giro, freddoloso com’è. Era certo che l’avrebbe trovato davanti ad una tazza fumante di Betullica.
Quando arrivò non c’era ma era certo che non avrebbe tardato ad arrivare e infatti non ci fu molto da attendere.
“Ciao Romy!”
“Ciao Lappo, ti stavo proprio cercando!”
“Be’ sono proprio contento di vederti. Ho appena conosciuto Timmy e penso che potresti dargli una mano ad orientarsi nella Terra Remota, che ne dici?”
“Ciao Timmy, sono Romy, sembri stanco che ti è capitato?”


Come Lappo aveva immaginato nacque un’amicizia profonda tra i due tanto che ora nella Terra Remota nessuno pensa a Timmy senza pensare anche a Romy. 

mercoledì 8 novembre 2017

Lappo e i suoi amici. Timmy il Panda. (bozza)

Lappo e i suoi amici. Timmy il Panda.

Timmy è un panda gigante, una sorta di orso bianco e nero che non va mai in letargo. Il giorno della sua nascita una gran quantità di persone si era raccolta intorno a lui per fare una foto ricordo o per guardarlo. La prima cosa che conobbe, dopo il morbido utero materno, fu la invadente curiosità degli umani.
Crebbe tra le foreste del Sichuan, dove i quattro fiumi si incontrano, le acque sono fredde e impetuose, i bambù crescono spontaneamente. La sua famiglia si era trasferita in una zona tranquilla non lontana da Chengdu ma lui non amava le grandi città, preferiva di gran lunga stare all’aria aperta, tra le montagne dove l’orizzonte sembra intrecciarsi con l’infinito.
Un giorno di fine estate aveva deciso di andare ad osservare il cambiamento del colore delle foglie, il cosiddetto fall foliage, nel Parco di Jiuzhaigou, per cui aveva salutato la sua famiglia e i suoi amici, si era riempito la pancia di germogli di bambù e si era incamminato verso Nord pensando di rimanere lontano per un paio di mesi o poco più.
Passeggiare tra sentieri e boschi lo metteva di buon umore e gli stimolava l’appetito per cui, nonostante avesse un buon passo, di quando in quando si fermava per uno spuntino. Durante una di tali soste, incontrò un gruppo di umani che vollero farsi fotografare ma poi cominciarono a tirargli le orecchie, mordergli il naso, fare lo scivolo sulla sua grande schiena.
Cercò di dir loro che non gli piaceva come si stavano comportando e che gli dava fastidio essere trattato in quel modo ma loro per tutta risposta lo presero sempre più in giro, facendogli le linguacce e altre smorfie. Se avesse voluto, se la sua indole fosse stata diversa, avrebbe potuto sbarazzarsene con una semplice scrollata di spalle ed eventualmente un paio di zampate ma non gli piaceva essere violento, lo trovava stupido e inutile, per cui pazientemente attese la sera. Quando gli umani andarono via per la cena Timmy si addentrò nella foresta, attraversò le montagne e non smise di camminare fino a che incontrò Lappo.
“Ciao!” lo salutò
“Ciao” rispose Timmy guardandolo con sospetto
“Sei nuovo di queste parti? Non ti avevo mai visto prima”
“Non saprei, credo di essermi allontanato un po’ più del previsto ma non so quanto ho camminato, a guardare il cielo non più di un giorno e una notte ma a sentire i miei piedi sembra molto di più”
“Be’ se ti sei regolato soltanto con la luce del giorno lo credo bene: qui la notte in inverno dura quasi due mesi!” rispose ridendo Lappo.
Timmy non si sentì canzonato da quelle parole ma capì che doveva essersi allontanato parecchio e chiese a Lappo di dirgli dove era.
“Sei in Lapponia ma, brrrr, senti io avrei un po’ di freddo, ti va di venire a prendere una tazza di Betullica calda così mi racconti la tua storia e riposi un po’?”

“Va bene grazie, io mi chiamo Timmy e tu?”

martedì 7 novembre 2017

Lappo e i suoi amici. Bally la foca.(Bozza)

Lappo e i suoi amici. Bally la foca. (Bozza)

Il giorno del compleanno del suo carissimo amico Yakkil, che viveva nella vicina a Yakkia, la terra abitata dagli yak, Lappo si incamminò verso il porticciolo per inviargli un messaggio di auguri.
Aveva raccolto delle splendide bacche colorate e le aveva unite in una specie di collanina utile a portare vari oggetti, ad esempio una borraccia con dell’ottima Betullica. Sapendo di fargli cosa gradita gli aveva preparato anche un paio di litri della bevanda prodotta da Lilla il Cavallo bianco e aveva impacchettato il tutto in decorative foglie di puolukka. Il bigliettino era pronto non gli restava che inviare il tutto con il battello giornaliero.
Mentre era sulla banchina del molo non resistette alla tentazione di assaporare una fumante tazza di tisana nella kota di Bally la Foca.
Bally detestava cordialmente qualunque cosa fosse un dispendio inutile di energie, pensava che le case di mattoni fossero anti-ecologiche e piuttosto ridondanti. C’erano troppe cose non necessarie, meglio, molto meglio una bella e comoda kota, la tipica tenda lappone.

“Ciao Lappo, che si dice in giro?”
“Ciao Bally, fa un freddo….”
“Oh, beh mi sarei stupita se non l’avessi notato, mi è arrivata la tisana invernale, vuoi provarne una tazza?”
“Sì grazie”
“Dove vai con quel pacco?”
“Sai, è il compleanno del mio amico Yakkil e voglio inviargli un messaggio di auguri”
“Uhm sembra un nome da yak”
“Infatti vive a Yakkia, sto aspettando il battello”
“Sta per arrivare e se vuoi posso portare io il regalo al tuo amico, sto andando a Yakkia per il raduno annuale di belly-ski”


Bally la Foca era una gran golosona ma non c’era niente che la interessasse di più del belly-skiing, lo sci di pancia e voleva proprio andare al raduno, non sapeva se fosse il caso ma l’arrivo di Lappo la convinse ad andare. 

lunedì 6 novembre 2017

Lappo e i suoi amici. Lilla il Cavallo bianco (bozza).

Lappo e Lilla il Cavallo Bianco

Lappo stava camminando a passo svelto per raggiungere il prima possibile un luogo caldo dove ripararsi ma si fermò ad ammirare le costellazioni che adornavano il cielo lappone nella lunga notte invernale. Era tutto immerso nelle sue contemplazioni quando una voce che definire stonata sarebbe stato un eufemismo irruppe nello spazio sonoro.

“Truuuuuulliilluuuu. Che bello quando ci sei tuuuuuu. Truuuuuulliilluuuu nel cieeeeeelooo bluu”

Un brivido, non di freddo ma di puro dispiacere uditivo, attraversò la schiena dell’husky lupo dalla punta della coda fino alla punta delle orecchie.

La voce era allegra e sentir cantare è sempre un piacere ma un minimo di intonatura non sarebbe stata poi così sgradita.

“Uhiiiiii guarda chi si vede!” esclamò giuliva la voce di cui sopra lasciando il suo interlocutore senza fiato.
“Devi proprio essere Lappo, l’unico husky lupo freddoloso di tutta la Lapponia”
“Uhm be’ in effetti…son proprio io ma non mi ricordo di te, devi scusarmi”
“Oh, non scusarti, io sono Lilla il Cavallo Bianco e ho aiutato la tua Mamma durante il parto…. Eri un tale batuffolo e ora guarda un po’ come sei diventato grande, grosso e forte”
“Sei un’ostetrica?”
“Oh nonononononononono. Sono Lilla il Cavallo Bianco”
“E come hai fatto a…”
“Oh è molto semplice: passavo di là e ho iniziato ad intonare, ma guarda te che casualità, proprio Truuuuuulliilluuuu. Che bello quando ci sei tuuuuuu. Truuuuuulliilluuuu nel cieeeeeelooo bluu”
La schiena di Lappo venne percorsa nuovamente da un brivido che lo attraversò dalla punta della coda fino alle orecchie.
“Non so se lo hai notato ma sono parecchio stonata”
“Ehm be’ sai…” rispose Lappo imbarazzato di fronte a tanta schiettezza
“Ma a me non importa: cantare mi rilassa e mi mette di buon umore quindi….”
“Ah, be’, se ti mette di buon umore …”
“Sì sì e quindi, ti dicevo, stavo cantando Truuuuuulliilluuuu”
“Ho capito non c’è proprio la necessità di ripetere tutta la canzone…”
“Sì, tua madre ebbe una reazione simile. Sai non riusciva a partorire ma appena udì la mia voce un fremito l’attraversò tutta e dopo qualche istante nascesti tu, che batuffolotto!”

I due risero di cuore e dunque Lappo invitò Lilla a bere un bicchiere di Betullica.
“È ottima ed è la mia bevanda preferita sai?”

“Oh, mi fa molto piacere perché l’ha inventata la mia bisnonna, io l’ho modificata un po’ e l’ho commercializzata. Sono stonata di voce ma non di testa! E mi fa molto piacere averti incontrato, spero ci rivedremo presto”.

domenica 5 novembre 2017

Lappo e i suoi amici. Samira la giraffa (bozza)

Lappo e i suoi amici. Samira la giraffa

Nella Terra Remota il freddo può essere talmente intenso da far scricchiolare anche l’aria e Lappo, freddoloso com’è, lo sa benissimo perché in quei giorni, soprattutto nel mese in cui le tenebre non lasciano spazio all’aurora, è solito rintanarsi nella enorme biblioteca dove può acculturarsi stando ben bene al calduccio e incontrare i suoi amici senza doversi avventurare per il bosco o le stradine ammantate di ghiaccio e neve.
Tra divani e poltrone in cui accomodarsi per sprofondare nella lettura, vi è infatti un luogo di ritrovo dove è possibile bere tisane, sgranocchiare uno spuntino, chiacchierare un po’ e talvolta anche suonare. Gli inverni da quelle parti sono molto lunghi e pensare di trascorrerli da soli è alquanto deprimente per questo gli abitanti della Terra Remota amano riunirsi, parlare, discutere e detestano i litigi.
Un giorno di dicembre, sapeva che era giorno perché lo aveva letto sul quadrante dell’orologio, non certo dalla luce solare che non avrebbe raggiunto quelle lande fino a metà gennaio, Lappo si stava concedendo un momento di puro relax ed ebbe una visione che lo lasciò basito. La lingua gli penzolò fuori dai denti, si stropicciò gli occhi per essere certo di aver visto bene e udì distintamente le seguenti parole:

“oh Che caldo che fa!”

seguite da una risata colma di solare allegrezza.

Lappo si guardò intorno temendo di aver avuto una di quelle visioni che possono a volte capitare durante le giornate buie e notò che anche gli altri avevano avuto una reazione simile alla sua.
Non c’è da biasimarlo. Lui, un husky-lupo coperto di caldissima peluria aveva poca dimestichezza col freddo e cercava sempre di rintanarsi accanto a qualche stufa accesa. Vedere una giraffa, tipicamente abituata a quei climi caldissimi che lui poteva soltanto sognare, lamentarsi per il caldo in una giornata tanto gelida da fa battere i denti a chiunque nella Terra Remota avrebbe destato lo stupore degli abitanti delle vicine Lupania, Terra degli Orsi Polari, Candilandia e Yakkia.

“Salve gente! Mi chiamo Samira e sono una giraffa giramondo”, landì allungando il collo per presentarsi in tutta la sua altezza.
“Ciao Samira!”, risposero in coro riprendendosi dallo sbigottimento gli altri
“Sono arrivata proprio oggi e ho deciso di trascorrere qui qualche tempo… pensavo però che il clima fosse più adatto a me” disse pensierosa. “Comunque” proseguì gaudente “mi piace la Terra Remota ed è più fresco che nella savana. Cosa fate di bello?”.
“Leggiamo” risposero nuovamente in coro.
Vedere una giraffa in uno tra i giorni più freddi del mese più gelido in una delle lande più ghiacciate del Pianeta Terra affermare “oh che caldo che fa” aveva decisamente sortito un effetto ipnotico e Lappo dovette scuotere la testa per riuscire a profferire qualche parola, anche soltanto per essere gentile, cosa che caratterizza gli abitanti della Terra Remota.
“Ciao, io sono Lappo e stavo leggendo un libro di un eroe italiano che si chiama Giuseppe Garibaldi, era un tipo simpatico anche se si trovava sempre a combattere qualche battaglia per la libertà. Benvenuta Samira, vuoi bere una tisana con noi?”.


Samira, col suo carattere chiassoso come i colori di cui amava adornarsi, era felice di fare amicizia e ben presto si trovò talmente bene nella Terra Remota che nessuno più si ricordò che era arrivata e non nata lì. 

sabato 4 novembre 2017

Lappo incontra le parole (bozza)

Lappo incontra le parole

Le notti si erano rincorse nelle buie giornate lapponi e i preparativi per l’attesissimo spettacolo incuriosivano sempre più gli abitanti del villaggio. Nella Terra Remota, comunque, le attività procedevano col ritmo sonnacchioso delle infinite notti. C’era sempre chi, per un motivo o per l’altro, finiva per confondere le ore antimeridiane con quelle pomeridiane, arrivando in ritardo agli appuntamenti di ben dodici ore ma non accadeva spessissimo.
Si narra che una volta Lappo stesse leggendo uno tra i suoi libri preferiti sulla sedia a dondolo davanti al focolare domestico. Essendo alquanto freddoloso, come già detto, si era premunito di un’ampia coltre di coperte e di una teiera termica colma di tisana invernale. Leggendo leggendo il sonno lo aveva ammaliato tra il crepitare della legna e il rumore ovattato della neve, egli aveva cercato di resistergli ma l’inconfondibile rumore del suo russare si era velocemente sparso nei dintorni e i personaggi del libro ne avevano approfittato per prendere un po’ di respiro e soprattutto svuotargli la dispensa. Due giorni e mezzo dopo si svegliò dal torpore sonnolento con un certo appetito e quale meraviglia ebbe nel trovare le parole del suo libro trasformatesi in personaggi veri e propri che, peraltro stavano divorando l’ultimo pezzettino di pan di zenzero rimasto.

“Per tutte le betulle betulliche, cosa ci fate voi nella mia dispensa?” chiese Lappo
“Non volevamo svegliarti” rispose un personaggio, l’unico che al momento non avesse la bocca piena di prelibatezze.
“Già già” confermò sputacchiando qualche mollica qua e là il più corpulento tra loro
Un altro avrebbe voluto dir qualcosa ma riuscì soltanto a mugugnare: “Shìììì SCRUNCH CRUNCH ti CRUNCH CRUNCH volevamo CRUNCH Crunchare uno CRUNCH CRUNCH shhpuntino ma GNAM GNAM dormivi così GNAM GNAM bene”

Lappo si stropicciò gli occhi. Accadevano cose un po’ strane nella Terra Remota ma di personaggi usciti dalle pagine di un libro ancora non se n’erano visti in giro. Peraltro erano piuttosto voraci. Riguardò il libro, sfogliò le pagine. Non c’è che dire: erano proprio vuote. Lo sbatacchiò e l’unico effetto che ottenne lo confuse ancor di più.

“Ohi ma voi siete qui!” affermarono le parole che si erano depositate sul pavimento e che avevano appena preso la forma di un personaggio.
“Eccoti!” risposero in coro tra uno GNAM GNAM, un CRUNCH CRUNCH e uno SGRUF SGRUF gli altri
“Hey ho una fame, spero mi abbiate lasciato un pezzettino di pan di zenzero!” dissero le parole senza lasciare il tempo a Lappo di aprir bocca per invitarli a mangiare con lui o per protestare.
Ricordar loro che quello era il suo pan di zenzero sarebbe stato alquanto scortese, in fondo loro lo avevano intrattenuto nei mesi invernali più e più volte, quindi non si poteva affermare tecnicamente che fossero presenze indesiderate ma certo non aveva inviato loro un invito formale a finirgli i dolcetti e poi aveva una vera fame da husky lupo quale è.
Si risolse dunque nell’invitare i suoi amici a cena, o forse era ora di pranzo? Non l’avrebbe saputo dire. Portò dentro un arrosto che teneva nella ghiacciaia esterna. Come è facile immaginare nella Terra Remota il freezer consiste infatti in una dispensa esterna all’abitazione, una sorta di igloo cui si accede da una finestra speciale che permette di non disperdere il calore e il freddo. Accartocciò le patate condendole con timo e le mise a cuocere sotto la cenere. Preparò dunque una sorta di tigelle, o focacce, tolse le molliche dal tavolo e apparecchiò.
Già che c’era mise a cuocere anche una zuppa di funghi e si fece aiutare a montare la panna da servire con la marmellata di bacche preparata sul finir dell’estate.
I personaggi si sentirono ben accolti e lo aiutarono senza neanche parlare, erano talmente abituati ad un universo fatto di lettere, interpunzioni, segni grafici e parole che sembrò loro un atto di buona educazione darsi da fare per aiutare Lappo nelle sue attività.
Il mese della notte perenne trascorse così in grande armonia, Lappo imparò a conoscere i suoi personaggi e loro si sentirono finalmente parte di una famiglia.

Al primo raggio di sole si dissolsero, Lappo si trovò a dondolare davanti al focolare ormai quasi spento, si svegliò come dopo un lunghissimo sonno, sfogliò il libro e non seppe mai se ciò che era accaduto fosse sogno o realtà.

“Per tutte le betulle betulliche, cosa ci fate voi nella mia dispensa?” chiese Lappo
“Non volevamo svegliarti” rispose un personaggio, l’unico che al momento non avesse la bocca piena di prelibatezze.
“Già già” confermò sputacchiando qualche mollica qua e là il più corpulento tra loro
Un altro avrebbe voluto dir qualcosa ma riuscì soltanto a mugugnare: “Shìììì SCRUNCH CRUNCH ti CRUNCH CRUNCH volevamo CRUNCH Crunchare uno CRUNCH CRUNCH shhpuntino ma GNAM GNAM dormivi così GNAM GNAM bene”

Lappo si stropicciò gli occhi. Accadevano cose un po’ strane nella Terra Remota ma di personaggi usciti dalle pagine di un libro ancora non se n’erano visti in giro. Peraltro erano piuttosto voraci. Riguardò il libro, sfogliò le pagine. Non c’è che dire: erano proprio vuote. Lo sbatacchiò e l’unico effetto che ottenne lo confuse ancor di più.

“Ohi ma voi siete qui!” affermarono le parole che si erano depositate sul pavimento e che avevano appena preso la forma di un personaggio.
“Eccoti!” risposero in coro tra uno GNAM GNAM, un CRUNCH CRUNCH e uno SGRUF SGRUF gli altri personaggi.
“Hey ho una fame, spero mi abbiate lasciato un pezzettino di pan di zenzero!” dissero le parole senza lasciare il tempo a Lappo di aprir bocca per invitarli a mangiare con lui o per protestare.
Ricordar loro che quello era il suo pan di zenzero sarebbe stato alquanto scortese, in fondo loro lo avevano intrattenuto nei mesi invernali più e più volte, quindi non si poteva affermare tecnicamente che fossero presenze indesiderate ma certo non aveva inviato loro un invito formale a finirgli i dolcetti e poi aveva una vera fame da husky lupo quale è.
Si risolse dunque nell’invitare i suoi amici a cena, o forse era ora di pranzo? Non l’avrebbe saputo dire. Portò dentro un arrosto che teneva nella ghiacciaia esterna. Come è facile immaginare il freezer consisteva infatti in una dispensa esterna all’abitazione, una specie di igloo cui si accedeva da una finestra speciale che permetteva di non disperdere il calore e il freddo. Accartocciò le patate condendole con timo e le mise a cuocere sotto la cenere. Preparò dunque una sorta di tigelle, o focacce, tolse le molliche dal tavolo e apparecchiò.
Già che c’era mise a cuocere anche una zuppa di funghi e si fece aiutare a montare la panna da servire con la marmellata di bacche preparata sul finir dell’estate.
I personaggi si sentirono ben accolti e lo aiutarono senza neanche parlare, erano talmente abituati ad un universo fatto di lettere, interpunzioni, segni grafici e parole che sembrò loro un atto di buona educazione darsi da fare per aiutare Lappo nelle sue attività.
Il mese della notte perenne trascorse così in grande armonia, Lappo imparò a conoscere i suoi personaggi e loro si sentirono finalmente parte di una famiglia.

Al primo raggio di sole si dissolsero, Lappo si trovò a dondolare davanti al focolare ormai quasi spento, si svegliò come dopo un lunghissimo sonno, sfogliò il libro e non seppe mai se ciò che era accaduto fosse sogno o realtà.

venerdì 3 novembre 2017

Lappo e i suoi amici, prima parte (bozza)

Lappo e i suoi amici (bozza)

Volpacchiotta la Volpe magica della Terra Remota aprì gli occhi al di sopra della sua folta coda per controllare che fosse effettivamente l’ultimo giorno dell’anno in cui il sole sorgeva e tramontava.
Un raggio attraversò i rami di un abete, la luce si scompose in un prisma arcobaleno e la lunga notte lappone calò sul villaggio. L’alba successiva ci sarebbe stata a gennaio, dopo circa un mese, e lei non aveva intenzione alcuna di perdersi l’occasione di pigrare tanto a lungo. Volpacchiotta era, a memoria di ghiacciaio, una delle creature più veloci che si fossero mai viste in quelle lande ed era tanto svelta quanto incline al relax.
‘Presto e bene’ era il suo motto: le piaceva sbrigare velocemente le incombenze e i doveri per poter poi godere a suo piacimento del meritatissimo tempo libero.
Non era inusuale incontrarla presso la SPA Geyser, un complesso termale particolarmente ben attrezzato dove indulgeva in lunghe sedute di fox-massage o massaggio volpesco, hair-cuddle-brushing o spazzolamento coccoloso, sauna aromatica, o semplicemente rimaneva immersa per ore nell’acqua calda tra i ghiacci artici a contemplare i fiocchi di neve adagiarsi lievi sugli igloo.
Stiracchiò le zampe anteriori e si produsse in un ampio sbadiglio, preparò lesta uno spuntino a base di salmone affumicato con un filo d’olio, qualche goccia di sciroppo d’acero, crema di mirtilli rossi e crostini croccanti di pane lappone. Da bere, Betullica, la bevanda preparata da Lilla, cavallo bianco con una gran voglia di vivere che, per lo strazio di vicini e amici, amava esternare cantando, nonostante fosse la più stonata del villaggio.
Qualcuno aveva talvolta provato a suggerirle di prendere lezioni di canto, magari dagli uccelli del bosco, lei ci aveva pensato su facendo roteare gli occhioni e aveva sempre fatto spallucce. Era convinta di non aver tempo per simili sciocchezze: non voleva mica fare la cantante, a che le sarebbero potute servire delle lezioni di musica?
Dirle che il villaggio, l’intera Terra Remota, nonché gli abitanti delle vicine Lupania, Terra degli Orsi Polari, Candilandia e Yakkia avrebbero molto gradito un suo miglioramento in tal senso sarebbe stato offensivo e le sue leccornie erano troppo prelibate per far venire in testa a qualche impudente di rivolgerle appunti sgarbati. Senza contare che non vi era nessun altro in grado di abbinare alghe e licheni come riusciva a farlo lei. Nella Terra Remota, comunque, non amavano essere scortesi gli uni con gli altri, così il suo nitrito scomposto era diventato un elemento del paesaggio sonoro di quella parte del Pianeta e Betullica la bevanda più gradita da Volpacchiotta la quale, nel frattempo, aveva finito lo spuntino e stava sguazzando beata nelle calde acque termali.
“Ma se stava preparando uno spuntino qualche riga fa, come può essere già alla SPA Geyser?”, potrebbe chiedersi chi legge, un po’ distrattamente, verrebbe da insinuare.
“Presto e bene: qualunque attività diversa dal relax è una perdita di preziosissimo tempo coccoloso e si deve svolgere in men che non si dica!”.
“Che vuol dire in men che non si dica?”
“In men che non si dica, in un tempo minore rispetto a quello necessario per raccontarlo”
“Uhm, mi sembra velocissimo”
“Lo è: è una caratteristica delle volpi magiche”
“…”
“Possiamo proseguire?”
“Uhm, va bene”

Dunque, mentre Volpacchiotta ronfava lasciandosi spazzolare la codona arrivò Lince la tigre delle nevi perenni che aveva appena finito di provare una nuova canzone scritta di suo pugno, per la gioia del villaggio, dell’intera Terra Remota, nonché degli abitanti delle vicine Lupania, Terra degli Orsi Polari, Candilandia e Yakkia. La sua voce, al contrario di quella di Lilla, era soave e melodiosa, le sue dita riuscivano a produrre suoni talmente gradevoli che ascoltarla era un momento di pura estasi sensoriale.

“Buongiorno Volpacchiotta”, disse Lince tuffandosi in acqua
“Buongiorno a te Lince”, rispose Volpacchiotta raggiungendo il suo amico all’istante
“Come stai?”
“Benissimo: mi aspetta un mesetto di relax assoluto, yuhuuu”
“Davvero? Quindi non hai saputo?”
“Cosa avrei dovuto sapere?”

Lince amava cogliere Volpacchiotta in castagna quando c’era qualche novità di cui lei non era ancora venuta a conoscenza, gli piaceva vedere i suoi sveglissimi occhi vagare sul suo viso in cerca di qualche indizio rivelatore. Si girò, dunque, tra le calde acque benefiche e si crogiolò su un soffione che creava un piacevolissimo effetto idromassaggio, e ponderò le parole facendo ben attenzione a farsi rimirare dalla volpe magica di cui era, non troppo segretamente, innamorato. Lei, tanto lesta ad agire quanto tarda a capire i sobbalzi degli altrui cuori e a lasciarsi andare alle smancerie, soffermò il proprio sguardo sulla bella pelliccia del suo amico.

“Ah be’, se non lo sai posso dirtelo senza dubbio”
“Forse non so a cosa ti riferisci”, rispose tra il piccato e l’incuriosito Volpacchiotta cadendo con tutta la coda nel gioco di Lince, com’egli aveva decisamente sperato.
“Può darsi”
“Potresti provare a dirmelo così vediamo se è quello a cui penso anch’io”
“Certo tanto se lo avessi saputo mi avresti già risposto”
“Dici?”
“Ne sono certo”
“Beh, allora dai, dimmi dimmi dimmi”

Volpacchiotta era incuriosita a puntino e Lince era, come si suol dire, in brodo di giuggiole.

“Margot e Roberto si esibiranno alla fine del buio”

Aveva lasciato cadere la frase con nonchalance, pregustando l’effetto che avrebbe, e che aveva effettivamente, sortito.
Margot e Roberto erano i più bravi ballerini di tutti i tempi, vederli danzare era a dir poco emozionante e lo spettacolo sarebbe stato scintillante, sorprendente, sfavillante, splendente…

“Margot e Roberto???”
Lince assaporò il fremito di curiosità che aveva smosso i baffi di Volpacchiotta , si soffermò a rimirarsi le unghie estraendole una alla volta come se non ci fosse nient’altro da fare in quell’istante, si rotolò nella neve fresca per immergersi nuovamente nel tepore acqueo osservando con i suoi occhi che vedevano ben oltre le apparenze la gamma di reazioni contrastanti sul volto della volpe magica e aggiunse al momento giusto:
“Uhm sì… e la coreografia è di Loïe, la fata cristallina”
A questo punto era certo che Volpacchiotta avrebbe seguito tutte le sue evoluzioni termali e si rilassò per qualche minuto sotto una cascatella di acqua calda che si faceva strada tra gli alberi innevati, si scrollò di dosso il calore umido, si rotolò su un mucchio di foglie aromatiche, si arrampicò sulla cima più promettente e si lanciò in un’esibizione di tree-diving. Il tuffo dall’albero innevato lasciò a bocca aperta chiunque avesse avuto la fortuna di essere lì in quel momento tanto che Timmy il Panda aveva immediatamente messo in produzione statuette di ghiaccio, semplici o aromatizzate ai frutti di bosco, con le pose più plastiche assunte dalla tigre delle nevi perenni mentre sfoggiava tanta maestria.
Timmy era un panda, di tutta evidenza, e si trovava nella Terra Remota per uno strano caso del destino. In realtà lui proveniva dalla Cina, un giorno in cui non aveva molto da fare decise di prendersi del tempo libero e si incamminò verso la foresta di bambù per una passeggiatina. Si dà il caso che avesse un pessimo senso dell’orientamento e parecchie paturnie da scaricare: alcuni umani dispettosi lo avevano proprio fatto innervosire e per non aggredirli, anche se avrebbe potuto liberarsene con una semplice zampata, preferì una sana camminata.
Cammina cammina si trovò però nella Terra Remota, non se n’era avveduto perché era il mese della luce perenne, quando il sole non tramonta mai, chissà che mal di zampe avrà avuto quando decise di fermarsi a dissetarsi un po’!
Il tramonto finalmente era arrivato ma lui aveva stretto amicizia con Romy la renna, che non aveva mai scatti di nervosismo, era sempre molto ponderato e, beh, insomma era di quelli che non ti faranno dispetti stupidi. Timmy, seppur fosse tanto grande fisicamente e tanto forte, non amava reagire con veemenza: preferiva levare le tende piuttosto che iniziare una discussione che non si sapeva dove sarebbe andata a parare per cui si era trovato proprio bene con lui.

“Hey Romy”
“Dimmi Timmy”
“Che ne pensi?”
“Di cosa?”
“Beh, sì, insomma”
“Dev’essere una questione piuttosto spinosa se hai tante difficoltà a parlarmene. Io sono tuo amico, sai che puoi esprimerti liberamente con me”
“Ecco, è proprio questo il punto”
“, che vuoi dire?”
“Beh, vedi, io…”
Romy capì e sorrise: “Vorresti rimanere nella Terra Remota?”
“…Sì”, rispose arrossendo, sentendosi finalmente compreso
“Bisognerebbe considerare i pro e i contro,. Perché non provi a rimanere qui quest’inverno, durante la lunga notte, così da poter prendere una decisione assennata?”
Romy era una renna di poche ma sagge parole e Timmy, che non sapeva orientarsi tra le strade ma procedeva senza difficoltà nel percorrere le vie del cuore, aveva capito all’istante che sarebbe rimasto. In poco tempo aprì ‘Gigogin’, una bottega in cui creava babbucce per bambini, e si ambientò benissimo nel villaggio nella Terra Remota. Romy era il suo migliore amico ma andava d’accordo un po’ con tutti ed era piuttosto intraprendente tant’è che appena Lince effettuò i salti per impressionare la sua amata aveva subito cominciato ad intagliare ghiaccioli.
La Volpe magica sembrava proprio incantata di fronte a tanta maestria ma il momento di estasi idilliaca venne bruscamente interrotto dal goffo tuffo di Lappo, l’husky lupo dagli occhi di ghiaccio, fiero e coraggioso sincero e freddoloso.

“Ahhhh finalmente un po’ di tepore” guaì gioioso.
Volpacchiotta al suo arrivo girò lo sguardo e cominciò a chiacchierare amabilmente con il suo caro amico, lasciando Lince volteggiare tra i bianchissimi alberi tra lo stupore generale ma all’asciutto dall’unico sguardo che gli interessasse veramente.

“Ciao Lappo! Che piacere vederti”
“Ciao Volpacchiotta! Il piacere è il mio, hai sentito che freddo? Cominciavo proprio ad intirizzirmi”
“Lappo, sei l’unico husky lupo del Pianeta a soffrire il freddo”, lo schernì Samira la Giraffa che si rotolò nella neve sottolineando la sua affermazione con un lungo sbuffo accompagnato dalla più tipica delle sue espressioni: “Oh che caldo che fa”.

Cosa ci facesse una giraffa tra le lande lapponi è presto detto: soffriva terribilmente il caldo e il solo luogo in cui si era trovata abbastanza a suo agio era appunto il villaggio nella Terra Remota. L’inconveniente era che sbatteva sempre contro le porte di igloo e tende perché dimenticava di avere un lungo collo e zampe non propriamente adatte a vivere in quello che a Lappo pareva un interminabile inverno.
Lince fu molto contento dell’intrusione leggiadra di Samira, così poté ricominciare a cercare di carpire l’attenzione di Volpacchiotta senza doversi inventare qualche altro stratagemma.

“Samira, Lappo, che piacere incontrarci. Stavo giustappunto parlando a Volpacchiotta dello spettacolo di Margot e Roberto….”

“Ne ho inteso parlare anch’io” si intromise tra lo stupore generale la foca Bally, notoriamente interessata soltanto a mangiare e a praticare il belly-skiing, lo sci di pancia…

L’intrusione fece gioco a Lince che poté a quel punto sfoderare l’invito senza sembrare sgarbato o inopportuno.

“Stavo or ora proponendo a Volpacchiotta di andare insieme a vederlo, dovrebbe essere proprio bello”
“Ma è vero che le coreografie saranno di Loïe la fata cristallina?” chiese Samira
“Sì, e pare che la scenografia verrà preparata da Magik la lepre bianca”, aggiunse Lince con una punta di orgoglio
Un coro di WOW si levò tra i caldi fumi termali nella gelida e lunghissima notte lappone.

“E per la musica i The Balmung”, asserì Romy la renna che nel frattempo si era unita al gruppo insieme a Timmy il panda per un bicchiere di Betullica.