120.
Lo sconquasso che seguì la dichiarazione
di Pierluca fu grande.
Le amiche e gli amici del Tribunale dell’Amore
ebbero di che dibattere a lungo senza mai giungere ad una vera conclusione.
Clemente e Teodolinda continuavano a
torturarsi e tradirsi vicendevolmente senza mai tradirsi veramente.
David si stufò presto di recitare la
parte dello studente povero ma bello, seguì i consigli di Gregorio e Rebecca e cominciò
il suo percorso umanitario.
Ermanno e Altea impiegarono molto tempo a
capire che la loro bambina era cresciuta, che il latte e biscotti sarebbero
stati presto sostituiti da succhi salutisti e alimentazione modaiola e che la
loro presenza nella vita di Charlotte sarebbe stata da quel momento di
sostegno, di amorevole conforto ma non avrebbero più rappresentato il fulcro primario
della sua famiglia.
Charlotte aveva deciso di costruire una
famiglia su basi e idee diverse da quelle che i suoi genitori ritenevano
importanti, aveva perseguito i suoi obiettivi con testarda caparbietà ed era riuscita
ad ottenere ciò che per lei era davvero importante. La strada sarebbe stata in
salita, lo sapeva bene, e non aveva intenzione di cedere di un passo, si
sarebbe impegnata, avrebbe studiato le arti della raffinatezza per non doversi
sentire a disagio col suo principe o con la sua ricca famiglia. Ogni giorno si
esercitava sul portamento, sull’ordine delle posate, su come posizionare un
centrotavola, sulle frasi di convenienza più utilizzate. Seguiva alacremente
tutte le rubriche di galateo e società, si interessava di pettegolezzi mondani
per avere sempre la battuta pronta e un argomento di cui parlare, si iscrisse
ad un corso di taglio e cucito per potersi confezionare vestiti che non sfigurassero,
frequentò corsi di formazione regionale su trucco e parrucco per essere sempre
impeccabile, impartì ripetizioni e corresse tesi, fece la bambinaia per potersi
pagare costosi accessori che riponeva con cura maniacale nel suo armadio, già
sognando che un giorno avrebbe posseduto un intero guardaroba, si impegnò nell’apprendimento
di sport e giochi di società con ferrea disciplina senza lasciare neanche uno
spiraglio alle distrazioni adolescenziali.
Ginevra capì che Layla aveva cercato di succhiare
via la sua giovinezza, si arrabbiò, pianse fino al giorno in cui si guardò allo
specchio e si sentì bella, meravigliosa nel suo essere donna. Giurò a sé stessa
che mai più una persona, uomo o donna che fosse, avrebbe dovuto causarle
infelicità. L’amore è felicità, chi mi ama dovrà farmi sentire bene, nella
pienezza della mia soddisfazione, pensò.
Zia Egle aiutò Charlotte ad affrontare
la transizione da crisalide a farfalla della sua amata nipote e non la
abbandonò mai nei suoi percorsi. Le fu immediatamente chiaro che avrebbe potuto
ritagliarsi un ruolo di primo piano nella sua vita e soprattutto che Charlotte
da quel momento in poi avrebbe avuto poche persone di cui potersi fidare, cui
confidare ciò che non avrebbe mai avuto il coraggio di confessare anche a sé stessa
e Zia Egle trovò il modo di essere quella roccia accogliente in cui rintanarsi
quando avesse avuto voglia di togliersi la maschera.