C'era una volta e c'è ancora un bosco
fitto fitto dove scorre un fiume stretto stretto. Nel bosco, di roveri e solide
querce, di ampi aceri e flessuose ginestre, abitano uccelli di tanti colori, i
merli neri col becco giallo, i passeri che a volte hanno il petto rosso e
roditori, quali gli scoiattoli e i topolini. Vi è una famiglia di istrici e due
di ricci, api, formiche, mosche, vespe e farfalle in quantità. Un giorno
Eliotto Paperotto, stanco di chiacchierare con le cinciallegre, decise di
andare ad esplorare il fiume. Voleva capire da dove arrivasse tutta quell'acqua
che scorreva ininterrottamente e dove arrivasse, perché a volte il fiume era impetuoso e altre placido,
perché il livello dell’acqua fosse più o meno alto. Guardò attentamente,
osservò la corrente e si incamminò nel verso contrario, sperando così di
trovare la sorgente. Eliotto Paperotto nuotava quando le acque erano calme e
camminava quando il fiume si ingrossava e diventava difficile da attraversare.
Tutt’ad un tratto si trovò di fronte ad un grande sasso, largo e duro. Non
potrò mai farcela, pensò sconsolato e si acquattò nell’erba. La curiosità,
però, ebbe la meglio. Guardò di nuovo il fiume… tutta quell’acqua, da dove
viene? Forza e coraggio! Aggirò il sasso e proseguì il cammino, un po’ nuotando e un
po’ camminando, fino a che si trovò dinanzi un albero caduto, era un tronco alto
alto. Non potrò mai farcela, pensò abbacchiato e si addormentò tra le radici. Quando
si svegliò, riposato, guardò il fiume… tutta quell’acqua, da dove viene? Forza e coraggio! Sempre più incuriosito, si arrampicò sull’albero e proseguì il cammino,
un po’ nuotando e un po’ camminando finché trovò un branco di lupi appena
usciti dal letargo. Non potrò mai farcela, pensò spaventato e si nascose in una
tana, tremando di paura. I lupi non si accorsero di lui e Eliotto Paperotto
poté proseguire il suo cammino, un po’ nuotando e un po’ camminando fino a quando
incontrò un aquilotto che lo scrutò e gli chiese cosa ci facesse un paperotto
di pianura in mezzo alle montagne. Eliotto Paperotto rispose: “Voglio vedere da
dove arriva l’acqua del fiume e dove arriva”. “Ma non ce la farai mai!”, rispose
ridacchiando l’aquilotto. “E io ci voglio provare lo stesso”. “Mah, a me sembra
un’idea un po’ scema, ti saluto”. Eliotto Paperotto pensò che forse aveva ragione
l’aquilotto. Non potrò mai farcela, pensò sconsolato e volse il suo sguardo in
alto. La curiosità, però, ebbe la meglio. Guardò di nuovo il fiume… tutta quell’acqua,
da dove viene? Forza e coraggio! Proprio in quel momento incontrò una poiana che
aveva ascoltato le parole dell’aquilotto e si era indispettita. “Ciao”, gli
disse.
“Ciao”, rispose triste Eliotto Paperotto.
“Che ci fa qui un paperotto di pianura?”
“Vorrei vedere da dove arriva l’acqua
del fiume e dove giunge ma non ce la farò mai”
“E sei arrivato fin qui da solo?”
“Sì”
“E non hai incontrato difficoltà?”
“Oh, sì, c’era un sasso largo e grosso
ma l’ho aggirato, c’era un tronco alto alto e mi sono arrampicato, c’era un
branco di lupi ma non mi hanno visto perché mi sono nascosto, ho nuotato quando
la corrente era calma e camminato quando era impetuosa”, rispose Eliotto
Paperotto sempre più sconsolato: dopo tutta quella fatica gli dispiaceva
proprio rinunciare all’impresa.
“Non devi lasciare che gli altri ti
scoraggino”
“Sì ma l’aquilotto ha ragione, non potrò
mai arrivare fin lassù”
“Forza e coraggio! Sali sulla mia schiena, ti accompagnerò”
E fu così che Eliotto Paperotto riuscì a
vedere la sorgente del fiume, acqua limpidissima che sgorgava dalle rocce e la
sua foce, nel grande mare.
Tra le morbide e calde ali della poiana i
lupi non si sentivano più, l’albero sembrava uno stuzzicadenti e il sasso un
granello di sabbia.