mercoledì 9 settembre 2020

Eliotto Paperotto e la poiana (aggiornato)

C'era una volta e c'è ancora un bosco fitto fitto dove scorre un fiume stretto stretto. Nel bosco, di roveri e solide querce, di ampi aceri e flessuose ginestre, abitano uccelli di tanti colori, i merli neri col becco giallo, i passeri che a volte hanno il petto rosso e roditori, quali gli scoiattoli e i topolini. Vi è una famiglia di istrici e due di ricci, api, formiche, mosche, vespe e farfalle in quantità. Un giorno Eliotto Paperotto, stanco di chiacchierare con le cinciallegre, decise di andare ad esplorare il fiume. Voleva capire da dove arrivasse tutta quell'acqua che scorreva ininterrottamente e dove arrivasse, perché a volte il fiume era impetuoso e altre placido, perché il livello dell’acqua fosse più o meno alto. Guardò attentamente, osservò la corrente e si incamminò nel verso contrario, sperando così di trovare la sorgente. Eliotto Paperotto nuotava quando le acque erano calme e camminava quando il fiume si ingrossava e diventava difficile da attraversare. Tutt’ad un tratto si trovò di fronte ad un grande sasso, largo e duro. Non potrò mai farcela, pensò sconsolato e si acquattò nell’erba. La curiosità, però, ebbe la meglio. Guardò di nuovo il fiume… tutta quell’acqua, da dove viene? Forza e coraggio! Aggirò il sasso e proseguì il cammino, un po’ nuotando e un po’ camminando, fino a che si trovò dinanzi un albero caduto, era un tronco alto alto. Non potrò mai farcela, pensò abbacchiato e si addormentò tra le radici. Quando si svegliò, riposato, guardò il fiume… tutta quell’acqua, da dove viene? Forza e coraggio! Sempre più incuriosito, si arrampicò sull’albero e proseguì il cammino, un po’ nuotando e un po’ camminando finché trovò un branco di lupi appena usciti dal letargo. Non potrò mai farcela, pensò spaventato e si nascose in una tana, tremando di paura. I lupi non si accorsero di lui e Eliotto Paperotto poté proseguire il suo cammino, un po’ nuotando e un po’ camminando fino a quando incontrò un aquilotto che lo scrutò e gli chiese cosa ci facesse un paperotto di pianura in mezzo alle montagne. Eliotto Paperotto rispose: “Voglio vedere da dove arriva l’acqua del fiume e dove arriva”. “Ma non ce la farai mai!”, rispose ridacchiando l’aquilotto. “E io ci voglio provare lo stesso”. “Mah, a me sembra un’idea un po’ scema, ti saluto”. Eliotto Paperotto pensò che forse aveva ragione l’aquilotto. Non potrò mai farcela, pensò sconsolato e volse il suo sguardo in alto. La curiosità, però, ebbe la meglio. Guardò di nuovo il fiume… tutta quell’acqua, da dove viene? Forza e coraggio! Proprio in quel momento incontrò una poiana che aveva ascoltato le parole dell’aquilotto e si era indispettita. “Ciao”, gli disse.

“Ciao”, rispose triste Eliotto Paperotto.

“Che ci fa qui un paperotto di pianura?”

“Vorrei vedere da dove arriva l’acqua del fiume e dove giunge ma non ce la farò mai”

“E sei arrivato fin qui da solo?”

“Sì”

“E non hai incontrato difficoltà?”

“Oh, sì, c’era un sasso largo e grosso ma l’ho aggirato, c’era un tronco alto alto e mi sono arrampicato, c’era un branco di lupi ma non mi hanno visto perché mi sono nascosto, ho nuotato quando la corrente era calma e camminato quando era impetuosa”, rispose Eliotto Paperotto sempre più sconsolato: dopo tutta quella fatica gli dispiaceva proprio rinunciare all’impresa.

“Non devi lasciare che gli altri ti scoraggino”

“Sì ma l’aquilotto ha ragione, non potrò mai arrivare fin lassù”

“Forza e coraggio! Sali sulla mia schiena, ti accompagnerò”

E fu così che Eliotto Paperotto riuscì a vedere la sorgente del fiume, acqua limpidissima che sgorgava dalle rocce e la sua foce, nel grande mare.

Tra le morbide e calde ali della poiana i lupi non si sentivano più, l’albero sembrava uno stuzzicadenti e il sasso un granello di sabbia.

 

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