Eduardo. L’immaginazione partenopea al
Senato.
Eduardo non è un nome proprio, è un’emozione
che attraversa la spina dorsale dal coccige fino alla punta dei capelli, lacrime
amare e risate piene, pensiero ed emozione spettacolare. È una smorfia che
riempie il cuore, il corpo dei sentimenti più puri, più veri, quelli scaturiti
dalla finzione scenica di un artista immenso. Aggiungere il cognome De Filippo,
o quello di un padre che mai lo riconobbe, Scarpetta, al nome proprio è quasi
un’offesa a tutto ciò che Eduardo è nella memoria collettiva di un Popolo che
grazie a lui ha potuto ridere delle proprie miserie ed inorgoglirsi della
propria genialità universale.
Che sia un figlio della più caotica
città italiana, Napoli, lui con la sua proverbiale ricerca scrupolosa e
disciplinata della perfezione è l’ulteriore, se ve ne fosse bisogno,
dimostrazione del suo genio. Il Presidente della Repubblica più amato dagli
italiani o forse, a dir meglio, l’unico che gli italiani abbiano sempre
considerato uno di noi, uno che sta sempre dalla parte dell’Italia e degli
italiani, Sandro Pertini, gli conferì il titolo onorario di Senatore a vita.
C’è da immaginare che un uomo tanto
famoso e impegnato non potesse prendere seriamente questo incarico ma, e questo
Pertini forse lo sapeva benissimo, egli diede una lezione di politica senza
eguali al Parlamento italiano.
In che modo è presto detto.
Eduardo è napoletano, italiano, uomo di
cultura e di spettacolo.
Sul palcoscenico mette in scena Napoli,
l’Italia, gli italiani, i cittadini e gli esseri umani con le loro piccinerie e
coi loro eroismi, senza indulgere, senza giudicare, con sincero amore nei
confronti di ciò che egli porta sotto i riflettori del mondo intero scatenando
ogni volta reazioni entusiastiche.
Prende il suo lavoro molto sul serio, lo
ama per quello che è. Rappresentare le esigenze della popolazione. A ben
guardare è quello che ha sempre fatto, per tutta la vita, con una maestria
ineguagliata e ineguagliabile.
Non è Scarpetta e non è Pirandello a
guardare e rappresentare il Popolo, è Eduardo e lui applica quella lente d’ingrandimento
speciale che ha nello sguardo, la lente è incastonata da idee di libertà e
democrazia e crea un miracolo, uno di quei miracoli che soltanto lui avrebbe
potuto costruire, immaginare, rappresentare e mettere in pratica.
Certamente non ha niente a che fare coi
miracoli di San Gennaro, mai gli farebbe uno sgarbo, piuttosto con la libertà e
la democrazia, con la voglia assoluta di agire il proprio ruolo con una
maestria ineguagliabile e ineguagliata.
Eduardo dà voce a chi non ha diritto ad
avere voce in capitolo, i uagliuncelli più disperati che popolano la povertà nei
vasci della sua Napoli. Egli propone e porta avanti un progetto che a guardarlo
ora fa venire le lacrime agli occhi per la genialità, e come non avrebbe potuto
essere geniale nel rappresentare il popolo?, in cui propone una cittadella ove
dare ai giovani e giovanissimi che hanno preso una brutta strada, e che
presumibilmente hanno vita breve, la possibilità di apprendere antichi mestieri
e quindi di lavorare in botteghe che ripropongano tutte quelle professionalità
che rischierebbero di andare perdute per sempre e che fanno di Napoli una
ingegnosa capitale di talune eccellenze artigiane.
Un colpo micidiale per la Camorra, l’affermazione
dello Stato, del diritto, della libertà e di quei principi costituzionali per
cui i cittadini sono uguali, senza distinzione di sesso, di censo, di
religione, di opinione.
Leggere le frasi che ha pronunciato,
alzare la coltre di polvere sotto cui risuonano sommessamente stentoree le sue
parole, sono la dimostrazione più piena e consapevole della possibilità della
democrazia, della libertà e dell’eguaglianza.
Le luci sfolgoranti della storia, la
memoria collettiva degli italiani non potranno mai dimenticare il capolavoro
politico del Senatore Eduardo De Filippo.