venerdì 21 ottobre 2016

Senatori 6. La democrazia, va bene? Sergio Augusto Stanzani Ghedini (bozza)

La democrazia, va bene? Sergio Augusto Stanzani Ghedini.

Gli occhi di Sergio Augusto Stanzani Ghedini sono illuminati da una felicità salgariana, lampi di ironica bellezza che diffondono luminescenze di speranza caparbia, gioia di vivere e fare l’impossibile per garantire, a sé e agli altri, la possibilità di continuare a godere di tutto ciò che è giusto, di tutto ciò che è nelle proprie personali inclinazioni.
Se fosse nato in Canada avrebbe molto piacevolmente dialogato con Pierre Trudeau, il Primo Ministro che affermò che lo Stato non entra nella camera da letto della Nazione, un rivoluzionario liberale in giacca e cravatta. D’altronde lui, a parte i jeans, ha sempre cercato di vestire in modo decoroso, rispettoso delle istituzioni democratiche che ha sempre amato fino a pretendere con tutte le sue forze che esse funzionassero e svolgessero le funzioni per le quali sono state create. Che pensiero rivoluzionario, a pensarci, va bene?, anche soltanto un attimo.
In un periodo storico in cui le istituzioni venivano svuotate di senso e riempite di corruzione Sergino chiedeva che esse svolgessero le proprie funzioni, durante il regime fascista e poi durante quello ‘sfascista’. Dopo il ’46 sommessamente alzava il dito indice per domandare che i rappresentanti del popolo venissero eletti democraticamente, com’è scritto sulla Costituzione della Repubblica Italiana, da un Popolo sovrano libero di scegliere in piena coscienza e conoscenza.
La democrazia non è qualcosa che si impara sui libri, soprattutto se sui testi di scuola c’è scritto che la guerra è bella, che esiste soltanto un uomo in grado di guidare la Patria e quest’uomo ha la faccia di bronzo col mascellone sporgente, la voce stridula di persona che della vita ha capito poco e niente. Sandokan, lui sì che sa cos’è la libertà, la voglia di lottare contro le ingiustizie e la forza di rischiare, di vivere e lanciarsi in nuove avventure coi suoi tigrotti di Mompracem, ma non si può dire, è rischioso. Qualunque cosa fosse interessante e divertente era pericolosa perché vietata durante la sua infanzia e la sua giovinezza. Anche pensare, riunirsi, parlare per la strada, criticare uscire di casa dopo il coprifuoco era pericoloso perché vietato. Quindi anche immaginare era vietato ma a lui non interessava punto che lo fosse e aveva imparato a tenere dentro la libertà, a viverla in un modo tale da non renderla visibile se non quando era il momento giusto. Durante il periodo più nero della storia italiana aveva appreso il difficile piacere dell’essere libero senza darlo a vedere, appena aveva raggiunto l’età giusta aveva anche compreso che combattere contro le tirannie è una condizione di necessità, non è qualcosa che si può evitare di fare. Durante la Resistenza aveva capito che le dittature sono difficili da sconfiggere anche nelle menti di chi rischia la vita per abbatterle. I regimi sono una tentazione costante per moltissime persone, una soluzione che pare essere lì, a portata di mano, pronta per l’uso tutte le volte che occorre reprimere qualcosa che ha spesso a che fare con la bellezza, il piacere, la vita.
Le ortodossie gli hanno sempre provocato allergie e pruriti. Prevedono una sospensione del pensiero individuale a favore di un pensiero unico alienante e non controvertibile. Per questo non si era unito a quelli del Soccorso Rosso, non si era avvicinato ai Comunisti, forse Stalin non era uguale a o peggiore di Hitler e Mussolini? Era identico e infatti si era dato parecchio da fare per instaurare Franco in Spagna. Un libero pensatore non accetta dogmi, se così fosse non sarebbe libero o non sarebbe un pensatore, o tutte e due. Ad ogni buon conto, a lui non erano mai piaciuti. Cambiava il colore della camicia, da nera a rossa, ma non ritrovava in loro quello che stava cercando. Giudicavano qualunque cosa, offendevano chi si comportava o agiva in modo eccentrico e beh, agire in modo originale è davvero divertente. Senza ridere, senza gioia, non c’è libertà. È un concetto ovvio, semplice, va bene?, contrasta con l’amore per il martirio della Chiesa Romana e con quello della rinunzia a sé per il bene della Patria. La libertà è partecipazione della gioia di vivere insieme alle persone che costituiscono quella meravigliosa comunità rappresentata dalle persone e garantita dalle istituzioni democratiche. Non c’è sofferenza nella democrazia, se non quella per l’ottenimento e il mantenimento della stessa, perché il governo della polis da parte del popolo e di chi lo rappresenta distillandone le istanze è creazione delle condizioni per la felicità individuale e collettiva.
Il corpo, di tutta evidenza, non è dissociato dal piacere, che non è peccato bensì espressione di libertà individuale e collettiva. La Natura è perfetta e se esiste il sentimento del piacere e il senso del bello vuol dire che c’è un motivo, per cui contro-natura è tutto ciò che nega la bellezza dell’espressione libera del piacere, intellettuale, fisico, di partecipazione. Tra queste c’è la morale catto-comunista, la negazione dei diritti fondamentali delle donne e degli uomini, la distruzione sistematica dell’ambiente. Se i diritti fondamentali di uomini e donne venissero rispettati e fosse possibile vivere senza oppressioni mentali, sociali e politiche non si porrebbe il problema della mancanza di rispetto, quale ad esempio l’oppressione fattuale delle donne o la pornografia, e si potrebbe cominciare a costruire serenamente la pace. Migliorando in continuazione, immaginando nuove frontiere della libertà, ascoltando le esigenze reali e non indotte o fasulle del Popolo e decidendo di conseguenza.
Ovviamente la democrazia e il rispetto per la natura non esistono nel vuoto e c’è sempre qualcosa per cui valga la pena indossare una bella giubba di un rosso garibaldino e agire, magari con un manipolo di eccentrici, per ottenere ciò che tutti gli altri pensano sia impossibile.
La fame, l’inquinamento, la legalità sono semplici parole che richiedono una visione, un’azione transnazionale, che superi non soltanto i confini ormai soltanto linguistici all’interno dell’Europa ma anche gli oceani e i mari, per spingersi fin oltre Mompracem e creare un mondo dove vivere gioiosamente abbia davvero il sapore indescrivibile della libertà.

Va bene?

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