Laura
Conti. Ecologia delle libertà.[1]
“Salubrità dei processi, compatibilità
fra i diversi usi delle risorse rinnovabili, durata delle risorse non
rinnovabili: sono queste le tre preoccupazioni fondamentali dello studioso di
ecologia [una] scienza molto più vasta di quanto fanno apparire gli articoli di
giornale che si occupano oggi della cappa di smog che è calata su una città,
domani di una moria di pesci in un lago inquinato; la parola «ecologia» (da
«oikos», in greco «casa», e da «logos», in greco «discorso») indica il discorso
(lo studio) sulla casa degli organismi viventi, cioè sui rapporti tra gli
organismi viventi e l'ambiente, considerando che per ciascun organismo l'ambiente
è formato non solo di materia non vivente, come l'aria e l'acqua, bensì anche
di tutti gli altri esseri viventi. Ogni essere vivente è, per gli altri, parte
dell'ambiente. [...] È opinione ormai diffusa, non solo tra i socialisti e i
comunisti, che il potere politico debba indirizzare le attività umane, comprese
le attività economiche, in modo tale che non vengano messe in circolazione
sostanze velenose, in modo tale che l'acqua e l'aria possano venire impiegate
non solo dall'industria, ma anche dall'agricoltura, e anzi non solo nelle
attività produttive, ma anche per lo sport e il divertimento, e infine in modo
che le generazioni future non debbano rimproverarci il nostro egoismo.
Salubrità, compatibilità, durata. [...] Per degradare l'ambiente [...] è
bastato un cieco meccanismo. Per ricostituire l'ambiente occorre una volontà.
Una volontà basata sulle conoscenze scientifiche, e capace di esprimersi in
atti politici ben coordinati.”
Laura Conti, 1977[2]
La giornata era limpida, la nebbia s’era
alzata per lasciar respirare la città scaligera e Laura ne approfittò per
godere appieno del canto primaverile di passeri e rondini che sembrava si
fossero date appuntamento proprio lì, in quel Parco Sempione dove passava
sempre volentieri per andare ovunque. Ritrovava nel polmone verde di Milano un
briciolo di libertà, la bellezza della natura che le dava la forza di agire per
costruire la pace, quel po’ di serenità necessaria a sopportare i ricordi del
Campo di transito di Bolzano, l’orrore della morte dell’unico uomo che avesse
mai veramente amato proprio lì, tra le mani di torturatori incarogniti dalla
sconfitta che sapevano imminente maledetti e vigliacchi. Forse erano morti
ammazzati mentre lei passeggiava libera tra i viali alberati. Non ne aveva la
certezza e non aveva mai approfondito, non si era mai informata sulla sorte
criminale di delinquenti in uniforme, aveva resistito, anche nell’estrema
sofferenza, pulendo la propria mente dagli orrori, concentrandosi sul canto
degli uccellini, sui fiori che sbocciavano, sulla Natura che accoglie gli
esseri viventi senza giudicare, nella sua infinita perfezione.
Per gli storni, poi, aveva una vera e propria
predilezione. Ad un primo sguardo non hanno i colori sgargianti di pappagalli o
cinciallegre e nemmeno le flessuose gambe di cicogne e aironi, non esprimono la
maestosa rapacità di aquile, falchi e poiane ma insieme riescono a creare forme
meravigliose nel cielo. Presi uno per uno, ognuno ha i suoi difettucci ma
quando volano insieme sono talmente belli che al solo guardarli un’emozione assoluta
pervade il cuore e il cervello. Gli esseri umani non sono poi tanto diversi,
sì, ci sono i Leonardo Da Vinci e le Venere del Botticelli ma la maggior parte
sono passeri che quando si innalzano in volo, lasciando da parte tutta la
stupida ottusità che caratterizza il genere umano nella creazione di qualcosa
di enorme come la Pace, la Patria, l’Europa, le Nazioni Unite, la Libertà, ecco
che riescono a diventare un unico corpo di straordinaria bellezza. E sono anche
intelligenti, al contrario di quanto si potrebbe pensare ad un primo sguardo, perché
seguendoli si riescono a scampare molti pericoli. Forse se quel 4 luglio del
1944 l’aria non fosse stata così irrespirabile e se il suo cuore non si fosse
messo a tamburellare come un cannone nel suo petto forse Bolzano l’avrebbe
conosciuta soltanto per le sue splendide montagne ma in guerra una distrazione,
magari dovuta alla fame, alla stanchezza, alle coercizioni, alle paure e ai
bombardamenti, può essere fatale. Per Laura le conseguenze erano state tragiche
seppur non irrimediabili come per Armando Sacchetta, il compagno di lotte e di
vita che era deceduto nell’orrore più indescrivibile di un campo di transito
per l’internamento in un campo tedesco.
Abbassava la testa partendo dal mento
aguzzo per poi arrivare di scatto alla fronte che nascondeva lo sguardo
affranto in un sorriso sbuffante quando ci pensava. Era il suo modo di coprire
le lacrime, il suo escamotage per sfuggire alla lacerante impossibilità di
accettare quello che gli avevano fatto, a lui, uomo bello, vivace, intelligente
e forte…. Non riusciva a non sentire le sue grida, le aveva riconosciute pur se
mischiate a quelle di altre decine, centinaia di internati, aveva selezionato
il suono, lo aveva distillato nella sua memoria per poterlo imprimere
indelebilmente nei suoi neuroni quale sofferenza più atroce di tutte le altre
che le erano state barbaramente inflitte malgrado gli stratagemmi che aveva
escogitato per sfuggire alle atrocità degli aguzzini.
Il grido allegro di una rondine spazzò
via la cupezza dai ricordi e la riportò nel presente, nella sua vita di donna
libera, tra i rami frondosi di Piazza Sempione. Si era imposta, nonostante la
sua prestigiosa posizione politica, di non infierire contro i nemici della pace
e della libertà. Se lo avesse fatto avrebbe inquinato i suoi pensieri, la sua
mente con il medesimo veleno che aveva sovvertito il senso stesso dello Stato. Reinventare
un linguaggio ‘pulendolo’ da quelle scorie radioattive istillate a forza
durante un nero ventennio nelle scuole, nei libri, negli abbecedari, nei mezzi
di comunicazione era per lei un esercizio di amore per sé e per l’ambiente.
Si era resa conto che maggiore era l’inquinamento
del linguaggio peggiore era lo stato di salute della Libertà e della Natura e
davvero non riusciva a capire perché, per quale motivo, avrebbe dovuto
prescindere dalla salvaguardia della lingua distillata da Dante e Manzoni e
contestualmente dalla protezione e tutela dell’ambiente, come se le due cose
fossero disgiunte.
Non poteva esservi libertà, era così
ovvio e così complicato spiegarlo, se c’era sfruttamento - e i cittadini
venivano necessariamente sfruttati se veniva inquinata pure la terra da
coltivare, l’acqua da bere e l’aria da respirare – non poteva esserci libertà. Ma
se la libertà non si riusciva neanche ad immaginarla perché non c’erano le
parole per costruire i concetti che avrebbero portato alla sua creazione
pensare di agire per costruirla era complicato. Era dunque necessario applicare
alla democrazia, la giovanissima democrazia di uno tra i più vetusti Paesi del
Vecchio Continente, le medesime regole di pulizia, anche formale, del pensiero.
Le stesse ovvie tutele indicate dalla perfezione della Natura. Se si fosse
riusciti a pulire il linguaggio dalla propaganda fascista sul maschio
progresso, si sarebbe riusciti a creare la pace, nel pieno rispetto dell’ambiente
sociale, naturale, artistico e storico in cui si vive.
Disgiungere femminismo, libertà, pace,
ecologia, che ancora non si chiamava così, era mancare di rispetto ai
fondamentali diritti delle persone così faticosamente conquistati negli atroci
anni della Resistenza in cui s’era lottato contro la distruzione di una Patria,
di un territorio, di civiltà millenarie. Ma a che era servito difendere a spada
tratta il Paese e il territorio se i ‘democratici’ lo distruggevano col
cemento, con gli stabilimenti industriali e con le polveri inquinanti?
Provò a chiederlo alla rondine che le
sorrise dal cielo lanciandosi, insieme a due sue amiche, in una bellissima
evoluzione che prese la forma di uno splendido cuore.
[1] Liberamente ispirato, e
senza un effettivo riferimento storico, alla memoria di Laura Conti. Fonti
consultate: ANPI http://www.anpi.it/donne-e-uomini/1846/laura-conti
Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Laura_Conti
Enciclopedia delle Donne http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/laura-conti/
[2] Laura Conti citata nell’interessantissimo
articolo monografico pubblicato su Minervaweb n. 26 (nuova serie), aprile 2015 https://www.senato.it/3182?newsletter_item=1737&newsletter_numero=163
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