mercoledì 19 ottobre 2016

Senatori 5. Laura Conti. Ecologia delle libertà. (bozza)

Laura Conti. Ecologia delle libertà.[1]

“Salubrità dei processi, compatibilità fra i diversi usi delle risorse rinnovabili, durata delle risorse non rinnovabili: sono queste le tre preoccupazioni fondamentali dello studioso di ecologia [una] scienza molto più vasta di quanto fanno apparire gli articoli di giornale che si occupano oggi della cappa di smog che è calata su una città, domani di una moria di pesci in un lago inquinato; la parola «ecologia» (da «oikos», in greco «casa», e da «logos», in greco «discorso») indica il discorso (lo studio) sulla casa degli organismi viventi, cioè sui rapporti tra gli organismi viventi e l'ambiente, considerando che per ciascun organismo l'ambiente è formato non solo di materia non vivente, come l'aria e l'acqua, bensì anche di tutti gli altri esseri viventi. Ogni essere vivente è, per gli altri, parte dell'ambiente. [...] È opinione ormai diffusa, non solo tra i socialisti e i comunisti, che il potere politico debba indirizzare le attività umane, comprese le attività economiche, in modo tale che non vengano messe in circolazione sostanze velenose, in modo tale che l'acqua e l'aria possano venire impiegate non solo dall'industria, ma anche dall'agricoltura, e anzi non solo nelle attività produttive, ma anche per lo sport e il divertimento, e infine in modo che le generazioni future non debbano rimproverarci il nostro egoismo. Salubrità, compatibilità, durata. [...] Per degradare l'ambiente [...] è bastato un cieco meccanismo. Per ricostituire l'ambiente occorre una volontà. Una volontà basata sulle conoscenze scientifiche, e capace di esprimersi in atti politici ben coordinati.”
Laura Conti, 1977[2]

La giornata era limpida, la nebbia s’era alzata per lasciar respirare la città scaligera e Laura ne approfittò per godere appieno del canto primaverile di passeri e rondini che sembrava si fossero date appuntamento proprio lì, in quel Parco Sempione dove passava sempre volentieri per andare ovunque. Ritrovava nel polmone verde di Milano un briciolo di libertà, la bellezza della natura che le dava la forza di agire per costruire la pace, quel po’ di serenità necessaria a sopportare i ricordi del Campo di transito di Bolzano, l’orrore della morte dell’unico uomo che avesse mai veramente amato proprio lì, tra le mani di torturatori incarogniti dalla sconfitta che sapevano imminente maledetti e vigliacchi. Forse erano morti ammazzati mentre lei passeggiava libera tra i viali alberati. Non ne aveva la certezza e non aveva mai approfondito, non si era mai informata sulla sorte criminale di delinquenti in uniforme, aveva resistito, anche nell’estrema sofferenza, pulendo la propria mente dagli orrori, concentrandosi sul canto degli uccellini, sui fiori che sbocciavano, sulla Natura che accoglie gli esseri viventi senza giudicare, nella sua infinita perfezione.
Per gli storni, poi, aveva una vera e propria predilezione. Ad un primo sguardo non hanno i colori sgargianti di pappagalli o cinciallegre e nemmeno le flessuose gambe di cicogne e aironi, non esprimono la maestosa rapacità di aquile, falchi e poiane ma insieme riescono a creare forme meravigliose nel cielo. Presi uno per uno, ognuno ha i suoi difettucci ma quando volano insieme sono talmente belli che al solo guardarli un’emozione assoluta pervade il cuore e il cervello. Gli esseri umani non sono poi tanto diversi, sì, ci sono i Leonardo Da Vinci e le Venere del Botticelli ma la maggior parte sono passeri che quando si innalzano in volo, lasciando da parte tutta la stupida ottusità che caratterizza il genere umano nella creazione di qualcosa di enorme come la Pace, la Patria, l’Europa, le Nazioni Unite, la Libertà, ecco che riescono a diventare un unico corpo di straordinaria bellezza. E sono anche intelligenti, al contrario di quanto si potrebbe pensare ad un primo sguardo, perché seguendoli si riescono a scampare molti pericoli. Forse se quel 4 luglio del 1944 l’aria non fosse stata così irrespirabile e se il suo cuore non si fosse messo a tamburellare come un cannone nel suo petto forse Bolzano l’avrebbe conosciuta soltanto per le sue splendide montagne ma in guerra una distrazione, magari dovuta alla fame, alla stanchezza, alle coercizioni, alle paure e ai bombardamenti, può essere fatale. Per Laura le conseguenze erano state tragiche seppur non irrimediabili come per Armando Sacchetta, il compagno di lotte e di vita che era deceduto nell’orrore più indescrivibile di un campo di transito per l’internamento in un campo tedesco.
Abbassava la testa partendo dal mento aguzzo per poi arrivare di scatto alla fronte che nascondeva lo sguardo affranto in un sorriso sbuffante quando ci pensava. Era il suo modo di coprire le lacrime, il suo escamotage per sfuggire alla lacerante impossibilità di accettare quello che gli avevano fatto, a lui, uomo bello, vivace, intelligente e forte…. Non riusciva a non sentire le sue grida, le aveva riconosciute pur se mischiate a quelle di altre decine, centinaia di internati, aveva selezionato il suono, lo aveva distillato nella sua memoria per poterlo imprimere indelebilmente nei suoi neuroni quale sofferenza più atroce di tutte le altre che le erano state barbaramente inflitte malgrado gli stratagemmi che aveva escogitato per sfuggire alle atrocità degli aguzzini.
Il grido allegro di una rondine spazzò via la cupezza dai ricordi e la riportò nel presente, nella sua vita di donna libera, tra i rami frondosi di Piazza Sempione. Si era imposta, nonostante la sua prestigiosa posizione politica, di non infierire contro i nemici della pace e della libertà. Se lo avesse fatto avrebbe inquinato i suoi pensieri, la sua mente con il medesimo veleno che aveva sovvertito il senso stesso dello Stato. Reinventare un linguaggio ‘pulendolo’ da quelle scorie radioattive istillate a forza durante un nero ventennio nelle scuole, nei libri, negli abbecedari, nei mezzi di comunicazione era per lei un esercizio di amore per sé e per l’ambiente.
Si era resa conto che maggiore era l’inquinamento del linguaggio peggiore era lo stato di salute della Libertà e della Natura e davvero non riusciva a capire perché, per quale motivo, avrebbe dovuto prescindere dalla salvaguardia della lingua distillata da Dante e Manzoni e contestualmente dalla protezione e tutela dell’ambiente, come se le due cose fossero disgiunte.
Non poteva esservi libertà, era così ovvio e così complicato spiegarlo, se c’era sfruttamento - e i cittadini venivano necessariamente sfruttati se veniva inquinata pure la terra da coltivare, l’acqua da bere e l’aria da respirare – non poteva esserci libertà. Ma se la libertà non si riusciva neanche ad immaginarla perché non c’erano le parole per costruire i concetti che avrebbero portato alla sua creazione pensare di agire per costruirla era complicato. Era dunque necessario applicare alla democrazia, la giovanissima democrazia di uno tra i più vetusti Paesi del Vecchio Continente, le medesime regole di pulizia, anche formale, del pensiero. Le stesse ovvie tutele indicate dalla perfezione della Natura. Se si fosse riusciti a pulire il linguaggio dalla propaganda fascista sul maschio progresso, si sarebbe riusciti a creare la pace, nel pieno rispetto dell’ambiente sociale, naturale, artistico e storico in cui si vive.
Disgiungere femminismo, libertà, pace, ecologia, che ancora non si chiamava così, era mancare di rispetto ai fondamentali diritti delle persone così faticosamente conquistati negli atroci anni della Resistenza in cui s’era lottato contro la distruzione di una Patria, di un territorio, di civiltà millenarie. Ma a che era servito difendere a spada tratta il Paese e il territorio se i ‘democratici’ lo distruggevano col cemento, con gli stabilimenti industriali e con le polveri inquinanti?
Provò a chiederlo alla rondine che le sorrise dal cielo lanciandosi, insieme a due sue amiche, in una bellissima evoluzione che prese la forma di uno splendido cuore.




[1] Liberamente ispirato, e senza un effettivo riferimento storico, alla memoria di Laura Conti. Fonti consultate: ANPI http://www.anpi.it/donne-e-uomini/1846/laura-conti Wikipedia  https://it.wikipedia.org/wiki/Laura_Conti Enciclopedia delle Donne http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/laura-conti/
[2] Laura Conti citata nell’interessantissimo articolo monografico pubblicato su Minervaweb n. 26 (nuova serie), aprile 2015   https://www.senato.it/3182?newsletter_item=1737&newsletter_numero=163

Nessun commento:

Posta un commento