Le
giardiniere
Costanza non aveva dormito tutta la notte,
o quasi, visto che ad un certo punto si poteva proprio dire che si fosse
addormentata, per pensare e ripensare ad un nuovo gioco da inventare.
Pensa che ti ripensa, nei suoi pensieri
si era proprio persa e i suoi sogni stavano lì ad aspettare l’ora propizia per
poter entrare.
Luci ed ombre nella sua stanza stavano esercitandosi
in una magica danza quando ad un tratto videro arrivare, tra le campanule e l’amaranto,
un gran temporale.
Forse fu proprio il tuono, o forse il
lesto lampo, che la fecero addormentare e il suo gioco come d’incanto scordare
con baldanza.
In suo soccorso arrivò Perseveranza, con
attenzione scrutò e rimirò, un’idea in testa le balenò, era certa che tutto
fosse fatto quando un castoro alla porta del suo sonno come un ariete si mise a
martellare.
Cos’è questo gran chiasso, chiese dando
uno sguardo alla stanza ma lentamente sbadigliò, e in poco men che meno nel
cuscino la sua testa sprofondò.
C’era poco da scherzare, forse l’avrebbero
potuta anche schernire, e all’orizzonte tra la magnolia e il girasole si era
presentato un bell’acquazzone, forse era proprio l’ora di andare a dormire.
Ad onor del vero aveva voglia di dormire
anche la Maestra Onore, quando udì provenire dalla stanza di Costanza un gran
fragore.
Un temporale, si poteva forse pensare,
ma c’era poco da immaginare quello che aveva udito era proprio il tuono che
segue la folgore.
Con le ciabatte e un cappello a cilindro,
una lanterna verde con una vivace fiammella, dal letto si alzò e bofonchiando accanto
a Perseveranza un bel garofano col suo stiletto pugnalò.
Non c’era proprio niente da fare, quella
notte non v’era verso di dormire, nella stanza di Costanza gessi, pennelli e
pennarelli erano intenti in un’ipnotica danza.
Cosa accade quassù, sussurrò la Maestra Virtù
guardando il garofano deposto dalla Maestra Onore accanto a Perseveranza che un
nuovo gioco voleva inventare insieme alla sua amica Costanza.
Sembra proprio che sia passato un
uragano, odo rumore di tuoni e fragore di avellane scomposte, sarà bene illuminare
i miei felpati passi con un azzurro candelabro.
Una farfalla o una falena volando le si
posò sul labbro, essenza di gelsomino e di alloro si diffuse nell’aria e con uno
starnuto soffiò via il temporale senza stare a pensarci più di tanto.
Niente alabarda o pugnale, sorrise, si
guardò d’intorno e come d’incanto nella stanza di Costanza si mise con le ombre
a saltellare, avrebbe voluto proprio ballare ma era ora di andare a dormire.
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