lunedì 14 marzo 2022

La rivoluzione di Pero e Martina

 La rivoluzione di Pero e Martina

di Valentina Cosimati SIAE 513951


C’era una volta e c’è ancora una città molto carina con tante specialità, piatti tipici e bellezze artistiche. All’apparenza è un posto normale, come ce ne sono tanti, ma ha una particolarità. ‘Bella forza, ogni posto ha qualcosa di speciale!’ - si potrebbe pensare, eppure in questa città che si chiama Fattipiùinlà c’era qualcosa di proprio originale: la popolazione camminava a testa in giù, usando le mani come piedi e i piedi come mani. Il lato positivo era che non si offendeva nessuno quando qualcuno diceva: “Ma guarda un po’, questa pizza è fatta proprio coi piedi” perché era una cosa normale. Per salutarsi, a Fattipiùinlà, si usavano, di tutta evidenza, i piedi, coperti spesso da una specie di guanto-calzino e invece di stringersi la mano, ci si toccavano i talloni, muovendo un po’ l’alluce. Avere capelli lunghi poteva essere scomodo ma bastava acconciarsi per bene la mattina e fare una crocchia o una treccina. Un giorno, però, un bambino di nome Pero, chiamato così perché era nato sotto un albero di pere, decise di fare qualcosa di insolito e rivoluzionario: camminò coi piedi per terra. All’inizio gli sembrò tutto un po’ strano, gli girava la testa e si sentiva tutto scombussolato. I piedi gli formicolavano ma dopo un po’ ebbe a pensare che forse non era poi così male. Sentì bussare, o meglio calciare, alla porta e si rimise di gran fretta sulle mani. Il mattino seguente, però, Pero provò, riprovò e man mano che si abituava a quella strana sensazione più gli piaceva al punto che un giorno, senza neanche accorgersene, uscì di casa camminando a testa in su. Che trambusto, un vero quarantotto! Tutti lo guardavano in cagnesco, mormorando frasi di biasimo finché giunse l’Autorità che gli chiese cosa pensasse di fare. “Che ti sei messo in testa Pero? Vuoi sovvertire l’ordine costituito?”. Un vociare di folla lievitò: “Arrestatelo!”, “È un pazzo!”, “Cosa vuol fare?”, “Spostati che ti asfalto!”, “Fatti più in là!”, “Zittitelo!”, “Ora ti farò vedere io!”. Pero non arretrò di un passo ma scappò via a gambe levate. Ora, visto che correva sui piedi, era più veloce di chi lo rincorreva correndo sulle mani e poté facilmente raggiungere lo steccato che delimitava la città Fattipiùinlà. Dall’altra parte della staccionata, una gran folla, richiamata da tanto clamore, si era radunata dai paesi e dalle città vicine. Pero si sorprese enormemente perché tutti, ma proprio tutti, camminavano coi piedi per terra. Le guardie di confine lo raggiunsero e volevano rinchiuderlo, chissà cosa gli avrebbero fatto se non fosse intervenuta una bimba birichina che si chiamava Martina. Con tutta la forza che aveva in gola, che non era poi tanta a dire il vero, urlò: “Libertà!” e si rigirò sui suoi piedi, stessa cosa fecero altri bambini e bambine che erano stufe e arcistufi di mangiare le torte con gli alluci. I genitori urlarono, nonni e nonne ridacchiarono per l’improvvisa protesta, fratelli e sorelle più grandi gridarono: “Così non si pagano le bollette!” e una grande pernacchia si librò nell’aria. E fu così che i bambini e le bambine di Fattipiùinlà salvarono la città. Da quel giorno quasi nessuno cammina a testa in giù, tranne chi aveva preso talmente l’abitudine da non riuscire a fare diversamente e anche la città cambiò nome da Fattipiùinlà a Abbracciami.  


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