Kachina
1.
In un meraviglioso giorno d’inverno,
quando la neve cristallizza gli alberi e le montagne diventano un immobile
bianco oceano, il grande lago si era gelato al punto che una mandria di alci
avrebbe potuto danzare sulla superficie senza incrinarla minimamente e nel
villaggio si udì un vagito così armonioso da sembrare il canto di uno stormo di
uccelli primaverili.
Gli scoiattoli scesero dai grandi aceri,
si avvicinarono incuriositi e si poté distinguere anche lo sbadiglio di qualche
orso che pensava di doversi svegliare dal letargo.
Da quelle parti gli ursidi avevano il
sonno piuttosto pesante perché non era infrequente che gli inverni durassero
parecchi mesi per cui, invece di puntare la sveglia, amavano destarsi al soave cinguettio
degli uccelli migratori che annunciavano, senza tema di smentirsi, o quasi,
l’arrivo della stagione calda.
Il quasi è d’obbligo in quanto sarebbe
ingiusto non ricordare quella volta in cui un gruppo di ciuffolotti delle
pinete si divertì ad andare a bussare alle tane degli orsi col sonno più
pesante facendo loro credere che la primavera fosse già lì, quando in realtà
era soltanto l’inizio dell’inverno e loro erano appena andati in letargo.
O quell’altra in cui i marangoni dalla
doppia cresta sbagliarono la rotta e arrivarono durante una delle più imponenti
nevicate che si ricordino a memoria di esattinellidi, che come è noto sono
spugne, o meduse, vitree che vivono da tremila fino a diecimila anni e sono
molto sagge.
Questa volta, in ogni caso, non
c’entravano proprio i flussi migratori: era il vagito di un bebè, una
bellissima bimba che quando venne messa sul petto della madre per tagliarle
agevolmente il cordone ombelicale sembrò danzare e così venne chiamata Kachina,
che in Hopi vuol dire ‘danzatrice sacra’.
2.
Gli abitanti della foresta si
avvicinarono circospetti e uno svasso collorosso svolazzò piroettando nel cielo
bianco.
Non si erano mai visti tanti svassi
collorosso da quelle parti, tantomeno in quella stagione, e l’accadimento venne
registrato negli annali del Parco nazionale.
Chi ebbe modo di vederlo serbò per
sempre la memoria di quel volo, talmente bello da sembrare irreale, fantastico.
Ahote, il padre di Kachina, era molto
irrequieto per sua natura e quando vide lo svasso collorosso, il cui nome
scientifico è Podiceps grisegena, danzare in quel modo ebbe uno strano
presentimento.
Aspettò prima di parlarne a Soyala,
visto che in quel momento era piuttosto impegnata col parto ed era un po’
stanca.
Non riuscì, però, ad attendere più di
tanto, non era proprio nella sua natura, e dopo circa cinque minuti era accanto
a lei a raccontarle tutto.
“Lei è nata danzando e quanti svassi
collorosso hai visto da queste parti? Io non saprei proprio dirlo ma per certo
non se ne vedono in questa stagione.”
“E stava ballando, dici?” chiese Soyala
“Sì, ti dico, stava proprio, come dire,
danzando un ballo d’amore”
“Non puoi ingelosirti di uno svasso
collorosso”
“Non mi sono affatto ingelosito di uno
svasso collorosso”
“No?”
“Che c’entra?”
“C’entra che se cominci ad ingelosirti
di un podicipede dopo i primi vagiti non oso immaginare cosa potrai fare quando
crescerà”
“Non farò proprio niente di niente, lei
è libera e sempre sarà liberissima di agire come ritiene più opportuno però
vorrei proprio sapere cosa ne pensano i genitori di Ogaleesha, che come sai
benissimo, in Sioux vuol dire ‘colui che indossa una giubba rossa’ e ci manca
soltanto un Sioux nella nostra famiglia!”
“I Sioux sono bravissime persone, hanno
le loro usanze ma… e comunque non è detto che c’entri qualcosa, potrebbe essere
una semplice coincidenza, adesso, potresti portarmi una tazza di tisana calda
che sono un po’ stanca?”
“Sì sì certo, va bene va bene ne
parleremo dopo però proprio un Sioux, con tutti gli Hopi che ci sono!”
“Ahote?”
“Sì?”
“Anch’io ti voglio bene”
3.
La nascita di Kachina era stata un
evento per gli abitanti del Parco anche se non era stata ancora organizzata
alcuna festa.
Soyala e Ahote non si decidevano ad
invitare parenti e amici per festeggiare il lieto evento, adducendo sempre la
spiegazione che il clima era troppo freddo durante l’inverno oppure troppo
caldo in estate. La bimba cresceva e gli abitanti del Parco cominciavano a domandarsi
se per caso ci fosse qualche dissapore tra loro.
Furono avanzate le congetture più
astruse e poi si arrivò, dopo lunghe consultazioni, ad una manciata di opzioni
e possibilità che avrebbero potuto fornire una spiegazione plausibile alla
questione.
Una delle prime teorie, che venne
scartata di fronte alle palesi evidenze della solidità dell’amore che li univa,
fu che Soyala e Ahote avessero litigato e non volessero più stare insieme.
La seconda ipotesi fu che avessero avuto
qualche presentimento e non volessero essere considerati superstiziosi, e anche
questa venne cestinata ma con qualche titubanza.
Vi fu anche chi propose di chiedere
direttamente agli interessati, idea che venne cassata con veemenza ma che
dovette poi, per vie traverse, essere rivalutata e fu così che vennero
individuati Chuchip, che significa ‘Spirito del cervo’ e che di tale animale
esprimeva la saggezza, e Chosovi, in Hopi ‘uccello blu’.
“Buongiorno Soyala, sono venuta a
portarti questo amuleto per la piccola Kachina. Come state?”
“Chosovi, che piacere vederti. Grazie
hai sempre un pensiero gentile, entra. Purtroppo Ahote adesso non c’è: è
passato prima Chuchip e sono andati a prendere qualcosa da mangiare insieme.
Sono proprio contenta che tu sia venuta a trovarci. Vuoi una tazza di tisana?”
“Con piacere e ciao Kachina, quanto sei
bella!”
4.
Chuchip e Ahote si conoscevano da sempre
e avevano sempre nutrito una certa simpatia mista a rispetto: andavano d’amore
e d’accordo, erano felici di incontrarsi o di chiacchierare insieme ma non
erano mai stati l’uno il miglior amico dell’altro.
Ognuno viveva la sua vita senza
interferire troppo con quella dell’altro, a volte si consultavano quando c’era
qualche decisione importante da prendere ma generalmente non parlavano molto di
questioni strettamente personali.
Questa lieve distanza anziché
allontanarli aveva consolidato la loro amicizia e Ahote si sentì quasi
sollevato da un peso quando lo vide arrivare.
Aveva proprio voglia di fare una
passeggiata e parlare del più e del meno, o quasi.
“Certo che Kachina è davvero una
splendida bambina, sono felice per te e Soyala”
“Grazie Chuchip, oh, lei è una gioia
costante e infinita”
“Immagino.”
“Già”
“Sono giornate perfette per camminare un
po’ all’aria aperta: né troppo calde, né troppo fredde, nevvero?”
“Sì, una passeggiata ci voleva proprio”
“Guarda quello stormo!”
Ahote a quelle parole si rabbuiò e,
invece di continuare amabilmente a chiacchierare, cominciò a rispondere a
monosillabi e grugniti vari. I suoi pensieri sembravano immersi in una cupa
irrequietezza.
Chuchip lo lasciò tranquillo a
sbollentare le sue ubbie e, dopo qualche chilometro, gli chiese, senza giri di
parole come al solito:
“Ahote, cosa ti preoccupa?”
“No, niente è che…”
“Che?”
“Sai…”
“Sono tuo amico, con me puoi parlare
senza temere di sembrare stupido. Siamo tutti un po’ scemi quando nascono i
figli”
“Hai notato anche tu la danza di quello
svasso collorosso quando è nata Kachina?”
“Sì, davvero meravigliosa”
“ECCO!”
Ciò detto Ahote si chiuse in un broncio
talmente infantile che cercare di continuare a chiedere delucidazioni sarebbe
stato inutile.
I due amici tornarono indietro,
camminando in silenzio.
5.
“Soyala dimmi, com’è essere mamma?”
“Chosovi, che debbo dirti? È
meraviglioso”
“Un po’ faticoso anche ma è proprio una
bella soddisfazione, nevvero?”
“Già, vuoi una tazza di tisana?”
“Volentieri e bidibididibidu Kachina che
fai? Vuoi anche tu la tisana?”
“Sì, la sua: il latte di mamma”
Le due amiche si rilassarono in una
sonora risata e cominciarono a parlare delle paure che in gravidanza sembrano
insormontabili e poi tutto, d’improvviso, semplicemente è.
La loro era una di quelle amicizie
essenziali, costituite da grandi risate improvvise e schiette che così, senza
dir niente, spazzano via la tristezza e la malinconia.
Chosovi si sentiva un po’ in colpa per
essere andata da Soyala ‘in missione’: avrebbe voluto che la sincerità tra loro
fosse sempre rispettata. In fondo era un po’ quello il patto non detto che le
univa. Non si dicevano mai bugie, piuttosto non affrontavano proprio un
argomento.
Solaya si avvide dell’imbarazzo
dell’amica.
“C’è qualcosa che vuoi dirmi Chosovi?”
“No è che…”
“Dimmi”
“Ma no, niente”
“Dai, ti conosco”
Kachina gorgogliò contenta.
“Ma no, è una sciocchezza, davvero”
“Sei arrossita, non è poi così una
sciocchezza direi”
“Veramente…”
“Se non vuoi parlarmene non ti
preoccupare, capiterà l’occasione”
Mentre Chosovi stava per porle la
domanda, arrivarono Ahote imbronciato seguito da Chuchip più confuso di prima.
6.
“Ciao Ahote, ciao Chuchip”
“Ciao Chosovi”, risposero in coro
Soyala, vedendoli arrivare con quei musi
lunghi, si era un po’ preoccupata e decise, una buona volta, di affrontare
l’argomento insieme ai loro amici: sperava in tal modo di riuscire a convincere
Ahote della infondatezza delle sue supposizioni.
“Lo svasso collorosso?”, chiese dunque
“Una schioppettata!” rispose Ahote
“Ma che vi ha fatto quel povero podicipede?”,
chiese come liberandosi da un peso trascinato a fatica per tutta la passeggiata
Chuchip.
“A me niente”, rispose Soyala
“Ancora!”, aggiunse Ahote sottolineando
l’affermazione con un’eloquentissima smorfia.
Chosovi e Chuchip si guardarono senza
sapere cosa fare o dire, indi rivolsero lo sguardo verso Soyala, la cui
enigmatica espressione cangiava dal divertito al furibondo.
“È convinto”, rispose Soyala dopo un
lungo respiro e scandendo le parole senza togliere gli occhi di dosso ad Ahote
neanche per un istante, “che quel volo danzante”
“Nguèèèèèèèèè”, si intromise Kachina
interrompendo qualunque possibilità di chiarimento e qualunque attività ad
altro momento.
Chuchip e Chosovi salutarono i loro
amici e se ne andarono senza aver ascoltato la spiegazione ma con la sensazione
che l’ipotesi del presentimento non fosse poi troppo da scartare.
7.
Durante il tragitto Chuchip e Chosovi
parlarono a lungo: avrebbero dovuto attendere il corso degli eventi e lasciare
che Soyala facesse ragionare Ahote o sarebbe stato meglio che un saggio del
villaggio parlasse con lui per capire meglio la questione dello svasso
collorosso?
“Pensi che dovremmo riferire agli altri
le nostre impressioni, Chuchip?”
“Sinceramente, cara Chosovi, credo sia
meglio attendere: Ahote è un padre senza esperienza”
“Puoi avere mille figli ma sarai sempre
un padre senza esperienza”
“Questo è vero, i figli sono persone col
loro carattere e le loro esigenze ma…”
“Niente ma: a me sembra che Ahote sia
geloso di Kachina ma non può tenerla sotto una campana di vetro per le sue
ubbie.”
“Soyala saprà farlo ragionare: è una
donna molto forte”
“Io penso che Soyala in questo momento
avrebbe bisogno di vivere con un po’ di serenità la maternità: è un momento
meraviglioso e lui, a mio avviso, ha proprio esagerato.”
“È molto premuroso, la riempie di
attenzioni”
“A me Soyala ha fatto capire che lui non
è più gentile con lei come lo era prima di vedere quel podicipede. È convinta
che sia il suo modo di dimostrarle il suo amore e la sua preoccupazione per il
pericolo scampato durante il parto ma a me pare che lui non riesca a capire che
tutto quello che sta vivendo è semplicemente il momento, o uno tra i momenti,
più belli e importanti della sua vita”
“Questo è vero, però col tempo potrebbe
capirlo”
“Col tempo Kachina cresce e lui che
ricordo avrà di quando era talmente piccola da entrare per intero sul suo
avambraccio? Quello delle sue preoccupazioni di padre, lasciatelo dire, proprio
geloso?”
Camminando camminando erano arrivati,
senza neanche accorgersene, davanti al bosco dove Waki, che in Hopi vuol dire
‘rifugio’, soleva meditare e raccogliere frutti selvatici.
8.
Waki, che era considerata unanimemente
una donna molto saggia, aveva intuito che, se l’esito della ‘spedizione’ da
Ahote, Soyala e Kachina fosse stato incerto, Chuchip e Chosovi avrebbero
percorso il sentiero che passava davanti al bosco molto meno affollato della
strada principale, dove qualche probabile incontro li avrebbe distolti dalle
loro cogitazioni, e si era recata senza indugio in quella direzione.
Quando li vide ebbe la certezza di aver
agito saggiamente. Finse di non averli scorti e passò loro accanto, a
pochissima distanza.
Appena Chosovi e Chuchip si accorsero di
lei, emergendo dalla nuvola densa di pensieri che li avvolgeva, si sentirono
molto fortunati: Waki avrebbe saputo certamente aiutarli a sciogliere i loro
dubbi.
“Waki, che piacere incontrarti qui”
“Chuchip, Chosovi, salute a voi. Che
cosa sono quelle facce preoccupate?”
“Oh Waki, parlarne con te ci aiuterà di
certo ad alleggerire il nostro fardello di preoccupazioni, è verò Chuchip?”
“Sì, penso proprio di sì Chosovi. Hai
tempo per stare ad ascoltarci Waki?”
“Certamente, carissimi, volete parlare
nel bosco oppure andiamo a prendere una tazza di tisana?”
“Una tazza di tisana ci farà bene e nel
tragitto potremmo cominciare a dirti quello che ci opprime”, rispose Chosovi
per entrambi.
Chuchip iniziò a raccontare che si erano
recati da Ahote, Soyala e Kachina per capire per quale motivo non si
decidessero a festeggiare la nascita della piccoletta e che avevano avuto una
strana sensazione.
“Una strana sensazione di che tipo?”
“Oh, Waki, che dire? Mentre Chuchip era
nel bosco con Ahote io parlavo con Soyala. Lei mi è sembrata molto felice ma forse
non capisce perché lui sia così ostinato e..”
“…e come dire? Arrabbiato, anziché felice,
per il ballo che lo svasso collorosso ha danzato quando Kachina è nata”
“Uno svasso collorosso avete detto?”
“Sì, ricordi quando nacque Kachina?”
“Sì, Chuchip, ora che me lo dite ricordo
benissimo e credo di aver capito anche il perché di tanta preoccupazione”
“Davvero?” chiesero in coro
“Sì, ma prima di chiarire questa
questione è bene chiedere qualche informazione in più ad una mia carissima
amica Quechua”
Chuchip e Chosovi non domandarono
spiegazioni a Waki sul perché avrebbe chiesto ad una persona che proveniva
dalle Ande: sapevano che avrebbe agito nel modo giusto e loro si sentivano
liberati da un’oppressione.
9.
Quando Chuchip e Chosovi se ne andarono,
Waki decise di andare a trovare la sua carissima amica Tamaya, che in Quechua
vuol dire ‘nel centro’ ed era nota per le sue risposte ponderate e per la sua
capacità di trovare soluzioni equilibrate.
Il viaggio sarebbe stato piuttosto lungo
ma Waki non si spaventò: i moderni mezzi di trasporto l’avrebbero aiutata. Si
recò dunque da un suo amico, Johnny, che le doveva un favore ed era un
istruttore di volo che sapeva pilotare qualunque tipo di mezzo volante, per
chiedergli consiglio su come arrivare fin laggiù nel minor tempo possibile.
“Waki, che bello vederti!”
“Ciao Johnny, che mi dici?”
“Che se non fossi venuta tu, sarei
venuto io a trovarti: devo chiederti un consiglio su una questione molto
importante”
“Ma pensa un po’ e io che sono venuta da
te per chiederti un consiglio su come arrivare nella Valle Sacra degli Incas”
“Oh, è un posto bellissimo. Senti, io
non ho niente da fare oggi, domani e dopodomani, se è una visita veloce ti
posso accompagnare e durante il tragitto mi aiuterai a trovare una soluzione
per ciò che mi angustia”
“Ti ringrazio Johnny, ma io non so
volare!”
“Oh, non ti preoccupare, c’è un aereo di
un mio amico che ha tanti aerei ma non sa mai dove andare. Gli dirò di
prepararsi a venire con noi”
“Va bene, grazie”
In men che non si dica l’amico di Johnny
si materializzò felice come un fiore a primavera e, dopo le presentazioni di
rito e la richiesta delle necessarie autorizzazioni, i tre partirono alla volta
della Valle Sacra degli Incas.
10.
Billo aveva sentito parlare della saggia
Waki e non vedeva l’ora di incontrarla, tra l’altro quel giorno non aveva molto
da fare e l’idea di Johnny lo aveva entusiasmato.
“Waki, non ti ho chiesto perché vuoi
andare nella Valle degli Incas”
“È una lunga storia, caro Johnny, ma
cercherò di riassumerla in poche parole: è nata una splendida bambina di nome
Kachina e i suoi genitori non si decidono a festeggiare il lieto evento sebbene
siano felicissimi che sia nata. Da quello che sono riuscita a sapere il papà di
questa bimba, Ahote, sembra che non voglia sentir parlare di quello che accadde
il giorno della nascita…”
“È successo qualcosa di brutto?”
“Oh no, al contrario Billo: uno svasso
collorosso ha danzato nel cielo”
“Forse era una danza di corteggiamento,
gli svassi lo fanno spesso durante la stagione degli amori”
“Giusta osservazione, Johnny, ma, vedi,
Kachina è nata in una gelida giornata d’inverno e…”
“E non è certo stagione da svassi
collorossi…” risposero in coro i due
“Esatto. Il punto è che lui avrebbe
dovuto rallegrarsi di una tale manifestazione di gioia anche da parte della
Natura ma pare che si sia, come dire?, ingelosito e la mamma della bimba,
Soyala, starebbe cercando di farlo ragionare ma lui sembrerebbe chiuso nel suo
riserbo e pare che non riesca nemmeno a godersi i primi mesi di paternità con
la dovuta serenità.”
“In che modo andando nella Valle degli
Incas si potrebbe risolvere la questione?”, chiese Billo meravigliato di tanto
amore disinteressato tra le persone del villaggio.
“Lì c’è una mia carissima amica Quechua
e lei potrebbe farmi comprendere le reali motivazioni di tale insensatezza, se
è tale”
“In che modo?”, incalzò il ricco Billo
che non capiva perché Waki non avesse semplicemente mandato un messaggio o
telefonato alla sua amica, visto che abitava tanto lontano.
“Quando arriveremo lo scopriremo”,
rispose la saggia Hopi.
Johnny annuì solennemente, sapendo che
se Waki aveva deciso di intraprendere un viaggio tanto lungo il motivo doveva
essere certamente valido. Billo sembrava perplesso ma pensava che in fondo quel
giorno si stava annoiando.
11.
“Waki?”
“Sì Johnny?”
“Avrei invece una domanda da porti
rispetto ad una questione che mi preme alquanto”
“Dimmi”
“Johnny non vorrai tediarci ancora con quella storia?”
“Sì, esatto Billo, proprio quella.”
“Oh no, posso dirgliela io allora? Così
evitiamo tutti i preamboli”
“I preamboli sono importanti, comunque
se pensi di essere più conciso di me…”
“Assolutamente sì: Johnny si è
innamorato di una donna che lo ama ma non hanno il coraggio di ammetterlo a
loro stessi per cui si dicono tantissime cattiverie. Se lui non fosse così
testadura e lei non fosse così orgogliosa si starebbero godendo, anziché
angustiando, la vita da parecchio tempo e in qualche luogo fantastico. Fine
della storia.”
“Mi sembra che il tuo amico abbia le
idee abbastanza chiare, in che modo posso aiutarti Johnny?”
“Oh voi due! Almeno smettetela di
ridacchiare e allacciate le cinture: siamo quasi arrivati”
La Valle degli Incas era davvero
incantevole e l’allegra combriccola si inoltrò sulle strade che avrebbero
portato al villaggio dove viveva Tamaya.
“Non per essere indiscreto, ma Tamaya sa
che stiamo arrivando?”, chiese Billo.
“Oh no, non ce n’è bisogno”
Billo ebbe la netta impressione di
trovarsi in una situazione alquanto surreale ma Johnny sembrava imperturbabile
per cui non si preoccupò più di tanto, comunque non aveva molto da fare quel
giorno se non dedicarsi alle solite cose.
Waki scrutò il cielo quasi in cerca di
una risposta e affrettò il passo verso una radura. Johnny e Billo la seguirono
senza profferire parola. Dopo un paio d’ore di cammino arrivarono in un
villaggio, giusto in tempo per evitare un acquazzone.
12.
“Waki! Che piacere vederti! Che ci fai
da queste parti? Ti stavo pensando proprio stamattina e sono venuta qui, ma io
ho percorso soltanto qualche chilometro… te invece! E i tuoi amici?”
“Abbiamo trovato Tamaya, Johnny?”
“Penso proprio di sì Billo…”
“WOW!”
“Ciao Tamaya, sono contenta di averti
trovata subito: sono venuta a chiederti un consiglio”
“Dev’essere una questione ben
importante”
“Delicata direi”
“Venite, prenderemo una bella tisana e
mangeremo qualcosa, immagino che abbiate fame”
“In effetti, sì…” risposero in coro
“Bene bene, ho quello che fa per voi”
Ciò detto entrò in un posto da cui
proveniva un profumino alquanto invitante di prelibatezze locali, la tavola
venne imbandita e, dopo che si furono rifocillati per bene, Tamaya e Waki si
allontanarono dagli altri per parlare con tutta tranquillità.
Johnny e Billo guardarono le due amiche:
si erano abbracciate, avevano intonato un canto particolare, erano rimaste
sedute senza parlare e poi avevano detto poche parole. Waki aveva annuito
lungamente e si era rabbuiata. Tamaya le aveva accarezzato le mani,
sussurrandole qualcosa all’orecchio e sul volto della saggia donna si era
materializzato un sorriso luminoso, si erano abbracciate e poi erano tornate
verso Johnny e Billo.
“Grazie, ora possiamo ripartire”, disse
con aria trionfante Waki.
Johnny e Billo si lanciarono uno sguardo
carico di significati.
“Non abbiamo capito molto di ciò che è
accaduto ma il cielo qui è bellissimo e vorremo restare questa notte per
osservare le stelle”, spiegò Johnny.
Tamaya rise e trovò loro un posto dove
poter riposare.
“Immagino che abbiate ancora fame e
vogliate riposare un po’. Ecco, questo è un posto che potrebbe fare al caso
vostro e tra un po’ arriverà il cibo”.
I tre ringraziarono e si sistemarono per
la notte.
13.
Billo era emozionatissimo e felice di
aver seguito il suo amico. Estrasse dalla tracolla una macchina fotografica di
ultimissima generazione, creò un supporto abbastanza stabile da potergli
permettere di scattare foto astronomiche e si mise ad elencare ed indicare
stelle e pianeti.
Tamaya trovò la sua attività molto
interessante e chiamò a raccolta gli abitanti del villaggio, in primis i
bambini.
“Billo, potresti raccontare anche a noi
le storie del cielo?”
“Certo Tamaya, con piacere”
Aveva risposto senza pensare e non si
era ricordato di essere molto timido, o meglio di avere il terrore di parlare
il pubblico.
Johnny lo sapeva benissimo per cui gli
offrì il suo aiuto con lo sguardo e iniziò a descrivere la Via Lattea, il
sistema solare, i pianeti con la stessa naturalezza con cui avrebbe potuto
raccontare una bella fiaba.
I bambini erano incuriositi e contenti,
facevano domande e ridevano di alcune risposte.
Billo si rilassò e le sue paure
scomparvero, almeno per quella notte.
Cominciò a raccontare e parlare e
mostrare loro le immagini che si vedevano sul display della macchina
fotografica e tutto sembrò semplice.
14.
La mattina seguente Waki e Tamaya si
salutarono con un lungo abbraccio.
Billo si era addormentato subito dopo
l’alba che gli era sembrata immensa.
Johnny aveva voglia di bere un buon
caffè e poi parlare.
I bambini del villaggio avevano
preparato una treccia di erbe aromatiche da regalare a Billo per ringraziarlo
di aver raccontato loro le storie del cielo.
Partirono subito dopo la colazione,
c’era un po’ da camminare e il tempo era piuttosto variabile.
“È ora che andiate se volete tornare in
giornata”
“Grazie Tamaya, hai ragione, appena
Johnny avrà sorbito il suo caffè e Billo avrà raccolto le sue strumentazioni ci
incammineremo”
“Grazie Tamaya, è una buona idea, la
strada da percorrere non è tantissima e il tempo è splendido ma è meglio non
farsi sorprendere da un acquazzone improvviso come quello di ieri”
Johnny grugnì qualcosa e, dopo aver
preso un buon caffè, salutò calorosamente. Non parlò fino a che non arrivarono
all’aereo. Waki e Billo erano abituati alla sua mancanza di loquacità mattutina
per cui non si stupirono punto.
15.
“Sai Waki, sono proprio contento di
averti conosciuta”
“Grazie Billo, i bambini sono stati
davvero felici delle tue storie”
“Per me è stata un’esperienza
bellissima”
“Anche per noi, sai molte cose”
“Ero convinto di non poter parlare in
pubblico, sai, e invece non è così difficile”
“Sei timido?”
“No, è che non mi piace parlare in
pubblico, non so come spiegartelo”
“Ho capito anche se non me lo sai
spiegare”
“Eri già venuto nella Valle degli
Incas?”
“Sì ma questa volta è stato tutto un po’
magico”
“Magico?”
“Sì, sai, l’alba, i bambini, tu e la tua
amica che parlate senza parole e siete pronte ad intraprendere lunghi viaggi
soltanto per abbracciarvi, ecco, è stato bello”
“Parlare con Tamaya è stato molto
importante per me: ora ho le idee molto più chiare”
“E io ho capito perché non sarebbe
bastato chiamarla o mandarle un messaggio”
“Avresti potuto chiedermelo, te lo avrei
spiegato”
“Non avrei compreso le tue parole”
“Non te lo avrei certo spiegato a
parole”
“Non vorrei interrompere la vostra
idilliaca conversazione ma siamo arrivati, vado a rifornirmi di caffè e guaranà
e partiamo”
16.
Non si prevedevano turbolenze e il
viaggio di ritorno fu piuttosto veloce. Billo era felice.
“Waki, che ti ha detto Tamaya?”
“Johnny sei di nuovo sveglio, ci fa
piacere, ma non ti pare che se Waki volesse riferirci ciò che le ha detto
Tamaya…”
“Il fatto è che non mi ha detto qualcosa
ma abbiamo compreso in che modo agire per il bene di Kachina, la serenità di
Ahote e la felicità di Soyala.”
“C’è qualcosa che ti preoccupa?”
“No, Johnny”
“Eppure quando parlavi con Tamaya ti sei
incupita”
“Billo!”
“Johnny non ti preoccupare, avrei dovuto
immaginare che ci avreste osservate da lontano. Comunque, sì, è vero. Il fatto
è che Tamaya mi ha detto che quella danza di corteggiamento potrebbe essere il
motivo delle preoccupazioni di Ahote.”
“Quindi Chuchip e Chosovi avevano
ragione a dire che Ahote è geloso”
“Sì Billo, potrebbe proprio essere
geloso.”
“Se comincia ad essere geloso di uno
svasso collorosso non oso immaginare cosa potrà fare quando Kachina sarà
adolescente”, disse pensoso Johnny.
“Ecco perché Soyala non è serena”,
aggiunse Billo
“Il punto non è tanto la gelosia paterna
è che ci sono alcune prime nazioni che non vanno troppo d’accordo tra loro, per
usare un eufemismo, e ciò mi ha impensierita, ma poi ho pensato, o Tamaya mi ha
fatto capire, che potrebbe essere un’opportunità.”
“Tutto sta a farlo capire ad Ahote?”
“No, Johnny, tutto sta ad agire con
discrezione e un po’ di diplomazia”
“Ah, io non eccello nel parlare in
pubblico ma ho ottime capacità diplomatiche e di mediazione, e anche tu Johnny
te la cavi bene se la memoria non mi inganna”
“Ci aiutereste?” chiese Waki un po’
incredula
“Certo!” risposero in coro.
“Bene, vi ringrazio, ora dovremo pensare
ad una soluzione”
17.
Chuchip e Chosovi si incontrarono per
caso e quando videro Waki in compagnia di Johnny e Billo ebbero il sentore che
fosse accaduto qualcosa di importante.
“Salve Waki!”
“Oh Chosovi salve a te, sono proprio
contenta di avervi incontrati appena tornata.”
“Ciao Waki, tutto bene? Se possiamo
esserti d’aiuto sai di poter contare su di noi ma loro chi sono?”
“Chuchip, loro sono Billo e Johnny, due
amici che mi hanno accompagnata dalla mia amica Tamaya”
“Da Tamaya??? Ma non abita nella Valle
degli Incas?”
“Sì Chosovi, proprio lì, siamo appena
tornati”
I due rimasero sbalorditi. Billo e
Johnny trovarono molto interessante un punto lontano all’orizzonte, un luogo
indefinito che distoglieva i loro sguardi dalle osservazioni indiscrete di
Chosovi e Chuchip: sapevano che sarebbe stato sufficiente un’occhiata fuggevole
per rivelare ciò che forse Waki voleva raccontare in un secondo momento.
“Sì sì poi vi racconterò tutto, adesso
però è importante fare una piccola riunione, andiamo da me, avremo più
possibilità di parlare tranquillamente”
“Va bene, vuoi che andiamo a chiamare
Moki?”
“Sì, Chuchip, grazie mi sembra una buona
idea”
Moki, che in Hopi vuol dire Orso, era un
uomo molto ponderato e riflessivo. Non prendeva mai decisioni affrettate ed era
anche piuttosto riservato e leale, insomma la persona adatta ad affrontare una
questione spinosa senza far trapelare i dettagli all’esterno.
Chuchip andò a cercare Moki e gli altri
seguirono Waki nella sua dimora senza parlare.
18.
Appena Moki vide arrivare Chuchip da lontano,
mise da parte i suoi attrezzi, gli fece un cenno di saluto e si avviò verso di
lui.
“Ciao Chuchip, che dice Waki?”
“Ciao Moki, ecco, mi aveva proprio
chiesto di venire a chiamarti”
“Sì, sì. È successo qualcosa?”
“Sono successe tantissime cose”
“Intendo, è successo qualcosa o è sempre
per quella storia di Ahote, Kachina e Soyala?”
“Sempre quella”
“Ah sì sì. In famiglia tutti bene?”
“Sì, Moki, grazie”
“Hai un cestino?”
“Un cestino? Sì, ecco”
“Raccogliamo qualche frutto, sono ottimi
in questa stagione”
“Ma Waki ha detto di fare in fretta”
“Si pensa più velocemente quando si
mangia qualcosa di buono”
Chuchip pensò che Waki sapeva il fatto
suo e che Moki avrebbe potuto riportare un po’ di calma nella concitazione
generale.
Riempirono il cestino e arrivarono
giusto in tempo per la merenda.
19.
La giornata era molto gradevole e anche
Ahote, Soyala e Kachina decisero di fare una passeggiata.
Cammina cammina si trovarono nel bosco
dove raccolsero delle bacche commestibili.
La piccola Kachina sprizzava gioia da
tutti i pori, era felice di assaporare nuovi profumi e colori.
Senza neanche accorgersene arrivarono da
Waki.
Quando entrarono e trovarono tutte
quelle persone non capirono bene cosa stesse accadendo ma ebbero la certezza
che avrebbero avuto non poche difficoltà a spiegare con tutta calma le loro
esigenze. Soyala non si perse d’animo.
“Ciao Waki, stavamo facendo una
passeggiata e abbiamo pensato di passare a farti un saluto, ma vedo che hai
ospiti e non vorremmo disturbare”
“Ciao” risposero gli altri in coro
“Che piacere vedervi, una sorpresa di
certo inaspettata ma molto, molto gradita, sedetevi, volete fare merenda con
noi?”
“Con piacere” rispose Ahote senza
neanche chiedere l’assenso nello sguardo di Soyala.
In quel mentre arrivarono Chuchip e Moki
con il loro cestino di leccornie e furono tutti molto contenti di fare una
lauta merenda.
Billo e Johnny si guardarono tra
l’imbarazzato e il curioso.
Il pomeriggio trascorse chiacchierando
di questioni semplici e sgranocchiando prelibatezze.
20.
“Waki, penso di poter parlare
liberamente anche se qui ci sono tutte queste persone” disse Soyala mentre
stavano approntando la cena.
“Certo Soyala, siamo tra amici, dimmi”
“Ecco, pensavamo”
“Soyala lascia parlare me”
“Ecco sì lasciate parlare Ahote”, si
intromise Moki che ridacchiava sotto i baffi pensando che bisognasse sempre
lasciare tempo al tempo.
“Uh Ahote va bene basta che non cominci
con quella storia”
“Quale storia Soyala?”
“Ma niente Waki, una quisquilia che ha a
che fare con il ballo dello svasso”
“Ah, ma davvero? No ma sembrerebbe una
storia interessante, noi non ne sapevamo niente, vero?”
“No, no, niente di niente” si
affrettarono a rispondere gli altri
“Beh insomma, Waki, il punto è che
vorremmo organizzare una festa di compleanno per Kachina ma non sappiamo dove e
volevamo chiederti consiglio”
“Scusate, credo di non aver capito bene.
Qual è il motivo della vostra preoccupazione?”
“Ma niente, Waki, il punto che cercava
di spiegarti Ahote è che non vorremmo offendere nessuno e quindi abbiamo deciso
di celebrare una festa di compleanno ma non riusciamo a decidere il luogo”
“Il luogo? È questo il grande
problema?”, si intromise Billo
“Sì, perché?”
“Niente niente Soyala non ti
preoccupare. Piuttosto, Waki, cerchiamo di preparare una buona cena”, rispose
Moki mettendo tutte le perplessità a tacere con una risata calorosa.
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