Bilancia (aria)
Giustino quella mattina si era svegliato
con tutta calma dopo una serena notte di placido sonno al non troppo soave
suono del portone sbattuto nervosamente dalla moglie Ariella che era uscita col
suo solito piglio peperino. La giornata si presentava lattiginosa, i rumori
ovattati esaltavano il melodioso canto degli uccellini e la nebbiolina metteva
in risalto il vermiglio dei pettirossi. Si alzò stiracchiandosi con la mente
fresca e riposata, entrò in bagno per le ritualità mattutine e gli venne una
gran voglia di fare una cosa che avrebbe decisamente indispettito suo moglie,
soprattutto di primo mattino. Ariella non c’era così diede libero sfogo ai suoi
bassi istinti e si mise a fischiettare Largo
al Factotum dal Barbiere di Siviglia
mentre si radeva senza praticare sul suo morbido viso neanche un graffietto. Entrando
nella doccia non poté trattenersi dal cantare l’aria, giocando con l’acqua “Figaro
qua, Figaro là ah che fortuna ah che fortuna lalalalalala”. Svegliarsi di
buonumore era insito nel suo carattere sempre equilibrato che gli faceva
apprezzare la bellezza della vita, affrontando i problemi se e nel caso si
fossero presentati, nel momento in cui ciò fosse eventualmente avvenuto, senza
preoccupazioni non necessarie. Era profondamente innamorato di Ariella, gli
altri pensavano che fosse un po’ fumantina ma a lui piaceva tantissimo il suo modo
di trovare sempre qualcosa di nuovo per cui infervorarsi. Quando si infiammava
e cercava di fargli i dispetti scatenava in lui un’ilarità, che doveva star
bene attento a trattenere, mista a tenerezza. Per quei momenti aveva elaborato
un’espressione che consisteva nel tenerle il muso con costernazione e tristezza
che la faceva placare. La colazione in cucina era una dichiarazione di guerra
per qualcosa che lui aveva inconsapevolmente fatto durante la notte, forse
aveva russato o semplicemente sorriso nel sonno e questo doveva averla fatta
andare su tutte le furie. Si vestì e uscì certo di trovare Ariella al
Fireplace, era il suo modo di riprendere la giusta calma e concentrazione per
affrontare qualche nuova avventura che doveva esserle balenata nella mente
sempre in movimento. La solida relazione di Giustino e Ariella si fondava su
alcuni principi, primo tra i quali era l’amore assoluto che
provavano l’uno per l’altra. Lei era un vulcano in eruzione e lui il mare calmo
in cui riversare le colate di lava. A guardarli dall’esterno facevano pensare
allo Stromboli, luogo che li faceva sentire bene. Inforcò la bici e si diresse
verso la bottega della fioraia che gli propose un bel mazzolino di garofani
purpurei e fucsia screziati di bianco, consiglio che lui accettò di buon grado.
Pose i fiori nel cestino di vimini ornato di simpatici animaletti di feltro ben
ancorato al manico della bici, si fermò poi ad acquistare i giornali per lui e
Ariella, che se n’era sicuramente dimenticata, e si recò senza indugio al Fireplace
prima che sua moglie cambiasse idea. Quando arrivò lei era lì in un dialogo
tutto suo col fuoco e con Leonessa, aspettò che inarcasse la schiena e
scrollasse dalla sua testa riccioluta i pensieri, quando poté chiaramente
scorgere la limpida luce che aveva rischiarato il suo volto, le si avvicinò
stampandole un bel bacio e porgendole il mazzolino di garofani e i giornali. I due
si guardarono con gli occhi inumiditi dall’amore sincero che li univa
indissolubilmente sotto lo sguardo bonario e protettivo di Leonessa. Il fuoco
nel camino sembrò ravvivarsi per un refolo di vento e danzare con l’aria che lo
rendeva vivo.
Chiacchierarono un po’, lessero i
giornali. Giustino scorrendo gli articoli dal primo all’ultimo mentre Ariella
saltellava da una notizia all’altra commentando con suoni di approvazione o
sdegno e finalmente egli riuscì ad avere la colazione che desiderava.
Prese un succo frizzante di mela
trentino, latte caldo di alpeggio con miele di castagno avellinese, cannella e
cardamomo, e una bella fetta di crostata con marmellata artigianale di
albicocche.
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