domenica 13 novembre 2016

Zodiaco cinese (bozza)

Zodiaco cinese

Era giorno di festa e nell’aria si respirava una viva sensazione di opportunità da cogliere al volo…

Messer Shǔ il Topo aveva lavorato alacremente con tutta la sua famiglia. È noto che il mattino ha l’oro in bocca per cui s’era alzato prestissimo. Non c’era il tempo di perdersi in chiacchiere, bisognava praticare gli esercizi mattutini, sistemare la tana e prepararsi al meglio per arrivare primi e trovare così il luogo più adatto per posizionare il banchetto con le lanterne colorate e i dolcetti color giada. Parte del successo è saper cogliere le opportunità in anticipo sugli altri per questo Messer Shǔ non aveva detto niente al suo vicino il Gatto che aveva un buon udito ma a quell’ora non si sarebbe accorto di niente almeno fino a quando lui e la sua famiglia avessero venduto tutti i biscottini e le lanterne e si fossero potuti rilassare e godersi la festività. Era ora di uscire, il sole non era ancora sorto e gli uccellini si crogiolavano beati nei loro giacigli prima di cantare la loro melodiosa sveglia. In fretta e furia uscirono facendo attenzione a non dimenticare niente e le loro fatiche vennero premiate. Pian piano sarebbero arrivati anche gli altri ma la famiglia del Messer Shǔ era riuscita ad arrivare prima e questo, come è ben noto, per gli affari è un gran vantaggio.

Il sole stava per sorgere richiamato dal canto degli uccelli che non si stancavano mai di cinguettare. Niente a che vedere con la famiglia Niú, i Bufali. Loro erano, come si suol dire, di poche parole, quando parlavano le ponderavano bene, scegliendole con la cura con cui si decide qualcosa di importante e le loro opinioni erano tenute in gran considerazione, è che non capivano proprio come si potesse chiacchierare così tanto senza prender mai fiato. Non che desse loro noia, anzi, li allietava e avrebbero potuto ascoltarli per ore e ore ma era giunto il momento di andare alla festa, non volevano far troppo tardi e non avevano alcuna intenzione di mettersi a correre anche se sarebbe stato maleducato giungere in ritardo. Si prepararono con tutta calma come si addiceva ad una famiglia di Bufali, mangiarono un po’ di insalata fresca, scelsero gli abiti più belli e sobri, adatti alle grandi occasioni ma non troppo appariscenti. In un cesto misero germogli di bambù freschi da portare ai panda, eventualmente ci fossero stati, e quindi propiziarsi il favore degli animali più popolari dell’intera Cina. Arrivarono per secondi e acquistarono i dolcetti color giada e le lanterne da Messer Shǔ.

Tra le montagne all’orizzonte il luminoso astro stava sorgendo facendo capoccella con movimento lento e lesto tra le rocciose onde ornate da bianchissima neve. Gli uccelli, accertatisi che il Sole si era effettivamente destato, si dedicarono alla routine mattutina, così come Tigre Hǔ e la sua numerosa famiglia. Dopo aver sorbito una tazza di tè verde sul patio lasciando scorrere pensieri sparsi si immerse in un’accuratissima toilette, lavò con dolcezza il suo corpo sinuoso, spazzolò i setosi e lunghi capelli frizionandoli con una lozione di bacche di pino e fiori di albicocco, si guardò intorno, scelse con voluttà un libro da portare con sé, eventualmente avesse avuto un momento di tranquillità durante i festeggiamenti. Anche gli altri componenti della sua famiglia avevano svolto le abituali pratiche mattutine ed erano pronti. Tigre Hǔ appuntò sugli abiti da lavoro la targhetta con i suoi dati di riconoscimento, mentre per gli altri le festività erano una gran divertimento, ella doveva controllare, da una posizione rialzata, che tutto filasse liscio. Era un compito pericoloso ma non le era certamente mai mancato il coraggio. Quando arrivarono trovarono Messer Shǔ e la famiglia Niú.

L’aria frizzantina aveva stimolato la famiglia Tù, le Lepri, a cominciare la giornata con una bella corsa nel parco. Il modo migliore per procacciarsi clienti altolocati, affermava Messer Tù, mentre Donna Tù era convinta che fosse più giusto offrire banchetti e attività ricreative all’ora del tè. Visto che non era ancora pomeriggio, anzi era primo mattino, optarono per il jogging, l’ideale per tonificare muscoli e ritemprare il corpo per quella che sarebbe stata una lunga giornata di pubbliche relazioni. Arrivare troppo presto sarebbe stato poco fruttuoso, nessuno li avrebbe notati, arrivare troppo tardi avrebbe significato non riuscire a studiare nel modo giusto le mosse per poter trarre profitto dalla riunione di tutte le famiglie cittadine. Rientrarono dopo aver scaricato tossine corporee e pensieri negativi, che come è ben noto, sono deleteri per gli affari. Si preparano con solerzia ed uscirono. Giunsero quarti, come speravano. Acquistarono dolcetti e lanterne complimentandosi con Messer Shǔ e la sua famiglia, chiacchierarono brevemente con la famiglia Niú e finalmente ebbero modo di intavolare un’amabile conversazione con Tigre Hǔ prima che iniziasse il suo periglioso lavoro.

Messer Lóng, il Drago, non voleva proprio saperne di uscire, tanto meno per andare in un posto che sarebbe stato pieno di gente che lo avrebbe salutato nell’unico giorno dell’anno in cui gli era venuto il raffreddore. Inutili sarebbero stati gli sforzi di Donna Lóng e i capricci urlanti dei piccoli Lóng. Giammai avrebbe egli dato a vedere che s’era ammalato proprio il giorno delle festività. Era un’onta per la sua proverbiale salute di ferro e chissà cosa avrebbero pensato di lui se lo avessero visto intabarrato con cappello e sciarpetta anziché nella sua usuale tenuta che metteva in risalto il verde dorato del suo sguardo fiammeggiante. Il sole era alto nel cielo limpido e le sue erano le uniche grida in tutto il vicinato. Donna Lóng lo accarezzò, ella aveva deciso di andare e lui, per quanto si fosse impuntato, non l’avrebbe certamente avuta vinta. Senza scendere sul terreno dello scontro diretto, che evidentemente non avrebbe portato i risultati sperati, lo coccolò di fronte agli attoniti pargoli e inferse la stoccata chiedendogli se avesse dovuto chiamare il dottore. A quel punto Messer Lóng andò su tutte le furie, si vestì e uscì insieme alla sua famigliola. Arrivarono quinti.

Donna Shé, il Serpente, e la sua famigliola avevano scelto con molto equilibrio il momento propizio per uscire. Si erano destati senza pensieri particolari, si erano dedicati alle attività mattutine, accurata toilette, esercizi di respirazione e allungamento, mantra e canti per facilitare l’equilibrio psico-fisico. Avevano fatto un’abbondante e sana colazione adatta ai loro bisogni nutrizionali e rispettosa dell’ambiente. I piccoli si erano preparati senza fare capricci, avevano ripassato le lezioni del giorno precedente per non rimanere indietro ad inizio settimana. Donna Shé aveva preparato un cestino colmo di prelibatezze e piccoli doni da regalare ad amici e conoscenti in occasione delle festività. Aveva confezionato piccoli oggetti di foglie di bambù portafortuna, li aveva infiocchettati con fiori di violetta selvatica. Le piaceva preparare doni, la generosità era una sua naturale propensione e non era un problema se gli altri non avevano la sua stessa delicatezza d’animo, ognuno aveva un lato positivo e un suo modo per dichiarare il proprio affetto agli altri, bastava non essere impazienti. Quando tutto fu pronto uscirono e arrivarono, sesti, né troppo presto né troppo tardi. 

Donna Mǎ e Messer Mǎ, i Cavalli, non stavano più nella pelle, da settimane fremevano per andare a far festa, si erano preparati per tempo e avevano estesamente parlato con tutto il vicinato, parenti e amici di come adornare i lunghi capelli, quale colore fosse più propizio e ovviamente si erano ampiamente informati su tutte le novità di relazioni, parentele, liti ma soprattutto su matrimoni e bimbi in arrivo e tutti quegli aspetti della quotidianità che rendono interessante fare una bella chiacchierata. Non che a loro mancassero mai gli argomenti, tanto che la famiglia Niú aveva sovente pensato che i Mǎ fossero imparentati segretamente con gli uccelli mattutini, anche loro non prendevano mai fiato quando c’era da parlare di qualche argomento e se non c’era niente di cui parlare, riuscivano a trovare qualunque spunto per intavolare una gaia e felice discussione. Chiacchierando chiacchierando, erano usciti di casa quando il sole era già piuttosto alto, nell’ora in cui pensavano che avrebbero trovato più interlocutori per la loro allegria ciarliera. Uscirono non senza aver fatto capire a tutto il vicinato dove si stavano recando quindi si avviarono di buon passo ed arrivarono settimi.

Messer e Donna Yáng, Capra e Pecora, si erano svegliati con comodo, dopo aver trascorso una piacevole serata tra amici. Avevano l’abitudine di organizzare una cena della vigilia e si divertivano molto a stupire i loro ospiti con preparazioni elaborate presentate sempre in modo particolarmente scenografico. Amavano distinguersi sempre per qualcosa di speciale e c’era in tutto ciò che facevano un’allure unica. Indossò una stola di lana dipinta da lei stessa con fiori di elicriso, mentre lui aveva sfoggiato una capigliatura a palco decisamente elaborata. I pargoli erano stati impeccabili nel recitare le poesie e tutto si era svolto nel modo sperato. Destarsi troppo presto non sarebbe proprio rientrato nel loro carattere, preferirono infatti crogiolarsi nel tepore soporifero dell’alcova per poi alzarsi e sistemare le decorazioni in modo da suscitare meraviglia e apprezzamento da parte di tutto il vicinato. Uscirono senza fretta, camminando con incedere elegante e pacato, si concessero un brunch nel locale più alla moda, frequentato da intellettuali e artisti, commentarono senza troppi pettegolezzi la serata e così facendo giunsero ottavi. Acquistarono lanterne in tono con la loro mise.

Donna Hóu la Scimmia s’era svegliata prima di Messer Shǔ il Topo e aveva lasciato che gli altri si preparassero e uscissero per la semplice curiosità di vedere che cosa avrebbero combinato durante il giorno di festa. Non tanto per curiosità quanto perché aveva deciso di stupirli con un’ingegnosissima invenzione che non avrebbe potuto presentare a dovere se non avesse avuto conferma dei suoi arzigogolati calcoli. Dire in cosa consistesse sarebbe un po’ come rovinare la sorpresa per cui sarà possibile affermare soltanto che effettivamente richiedeva non poca abilità per idearla, progettarla e realizzarla e oggettivamente bisognava riconoscere a Donna Hóu di aver scelto il momento giusto per presentarla. Si era, di tutta evidenza, preparata con grande cura, indossando un simpatico cappellino su cui aveva appuntato una targhetta col suo nome e aveva aspettato il momento propizio per uscire. A quell’ora il sole era alto già da un po’ e il cappellino le era tornato particolarmente utile. Uscendo incontrò Messer Hóu che l’aveva raggiunta giusto in tempo per assistere alla presentazione della sua invenzione e soprattutto alle reazioni di meraviglia che avrebbe suscitato. Arrivarono decimi.

Con la festività c’era un gran daffare, non si sarebbe mai riusciti a far tutto ciò che bisognava, a preparare tutto e c’era anche, addirittura, da prepararsi per arrivare in tempo. Messer Jī il Gallo era certo che sarebbero arrivati primi, chi volevi che si svegliasse a quell’ora di mattina, certamente non avrebbero trovato nessuno, non c’era proprio da agitarsi e correre di qua e di là come stava facendo Donna Jī. In fondo si erano organizzati per tempo, erano riusciti anche a far arrivare la Suocera nonostante tutto ciò che c’era da fare, organizzare, sistemare, aggiustare. Insomma in tutto quel trambusto erano riusciti, non s’era mai capito in che modo, a farla arrivare mentre il Suocero aveva preferito proseguire i suoi giri mattutini, andare a compare il giornale, leggerlo da cima a fondo comodamente seduto nel bar centrale tanto sapeva che sarebbero stati gli ultimi, o quasi, ad arrivare perché quell’impettito di suo genero non era mai riuscito a sbrigare tutto per tempo. Ebbe tutto l’agio di leggere anche il giornale sportivo, l’allegato scientifico e l’inserto culturale prima che la famigliola si decidesse ad uscire. Come aveva previsto, giunsero decimi, quindi terzultimi.

La famiglia Gǒu, il Cane, aveva approfittato della giornata festiva per godere un po’ di meritato riposo. Avevano lasciato spenta la sveglia e non si erano minimamente preoccupati dell’orario. Quando si destarono era già tardi e il sole si muoveva veloce nel cielo verso Ovest. Poco importava se in realtà era la Terra a muoversi e non il Sole, guardando il cielo l’impressione era proprio che fosse la nostra Stella a girare. Si prepararono con tutta calma, pigrando felici. La colazione era stata preparata la sera prima e consisteva in una nutriente e gustosa pietanza adatta a celebrare degnamente l’inizio di quella giornata che si preannunciava molto divertente. Si erano messi già d’accordo coi loro amici per incontrarsi anche se non avevano definito un orario preciso, una giornata di festa era prima di tutto un momento per recuperare le energie crogiolandosi nella propria pigrizia. Uscirono nel pieno della giornata e si dedicarono ad attività ricreative, quali andare a prendere il giornale con gli inserti festivi, leggerlo o quantomeno sfogliarlo, scovare qualche prelibatezza nelle botteghe di ghiottonerie e, fondamentalmente, bighellonare contenti e spensierati. Giunsero penultimi.


Per niente al mondo Messer Zhū, il Cinghiale, avrebbe lasciato a chicchessia l’onore di accompagnare la propria donzella, Donna Zhū, pertanto aveva iniziato a prepararsi di buon mattino. Era uscito dopo una breve toilette e si era recato di gran carriera dal barbiere per farsi tirare a lucido. Lì aveva chiacchierato del più e del meno e si era informato delle novità cittadine. Aveva chiesto informazioni su tutto, senza dimenticare nessuno, pensando che sarebbe stato scortese da parte sua non dimostrare il dovuto interessamento senza fare distinzioni. Con allegra baldanza si era dunque recato dalla fioraia dove aveva ordinato uno splendido mazzo di gerbere per la sua donzella e aveva fatto un salto nella cioccolateria belga all’angolo con il giornalaio. Fece confezionare una scatolina del più pregiato cioccolato, andando a scegliere le prelibatezze che sapeva ella avrebbe particolarmente apprezzato, tanto che era lì si concesse uno spuntino a base di croissant con crema di nocciole e cacao e una cioccolata in tazza con tripla panna. Quando bussò alla porta della sua amata venne accolto con un gran sorriso che lo inorgoglì le porse la mano galante, uscirono insieme e giunsero ultimi. 

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