Scorpione (acqua)
Scorpio s’era destato di pessimo umore,
l’aria fuori sembrava decisamente umidiccia e nebbiosa, non si vedeva un raggio
di sole neanche a proiettarlo col laser e Tirella se n’era già andata senza
lasciargli alcuna prelibatezza da gustare per farsi passare il nervosismo che
lo attanagliava quando il tempo era tanto uggioso. Non lo sopportava, quella
nebbietta lattiginosa non aveva carattere non era niente altro che un’ovattata
umidità che ti entra nelle ossa in modo subdolo prendendoti per stanchezza. La notte
era trascorsa e c’era da affrontare una di quelle giornate in cui le liti
sarebbero state il male minore. Si capiva dal freddo che gli aveva offeso il
piede appena sceso dal letto che sarebbe stata una giornataccia. Niente, sua
moglie non ne voleva proprio sapere di dargli qualche soddisfazione culinaria. Organizzava
tutto e mancava sempre quello che lui voleva e desiderava, non riusciva mai a
soddisfare appieno le sue aspettative, che certo erano piuttosto alte, ma d’altronde
stargli vicino era un privilegio che qualunque donna dotata di senso logico e
di un minimo di sangue caldo nelle vene avrebbe cercato di ottenere. Sembrava proprio
che sua moglie non si curasse di tutto ciò e lo faceva apposta, era evidente!,
a non occuparsi di soddisfare i suoi appetiti. Ah, meno male che c’era il
Fireplace dove, bene o male, riusciva sempre a trovare qualcosa di buono e
Leonessa non era mai stata sgarbata con lui, così non aveva avuto la necessità
di gridarle contro quanto non fosse assolutamente in grado di svolgere il
proprio lavoro. Non gliene aveva mai dato modo e questo lo indispettiva un po’,
sembrava che fosse proprio in gamba seppur non lo avesse mai degnato di uno
sguardo in più del dovuto e tale noncuranza avrebbe potuto essere interpretata
come un’onta o un finto interessamento, non avrebbe saputo dirlo e quindi aveva
stabilito un tacito patto di non belligeranza con lei. Tirella era uscita senza
dirgli niente, senza neanche un biglietto, voleva proprio vedere dove era
andata così, senza preavviso, senza una parola, un bacio o un abbraccio. Credeva
di poterlo gestire ma non aveva capito che era lui a comandare. Gli aveva
preparato i vestiti da indossare e li aveva appoggiati sulla sedia accanto al
letto, come al solito, e lui li indossò non senza complimentarsi con la moglie
per il suo gran senso pratico, effettivamente erano proprio gli abiti adatti a
quel clima che ti si appiccicava addosso. Stava per preparare un caffè ma voleva
accertarsi che la moglie si fosse recata dove lui effettivamente pensava che avesse
deciso di andare. Non si poteva mai sapere e bisognava stare sempre attenti,
Tirella era una bella donna, piacente ed era la sua donna, non passasse neanche
per l’angolino di un occhio voglioso di guardarla in un modo che a lui non
piaceva perché altrimenti avrebbe escogitato qualche cattiveria per fargli
passare il vizio di mettere gli occhi sulle mogli altrui. Non che la bella
bionda con cui condivideva la vita privata, la casa e le festività natalizie
fosse frivola, però era piacente e sempre ben tenuta. Guardandosi allo specchio
notò con orrore un rotolino adiposo all’altezza delle maniglie di Venere e
decise di recarsi a piedi al Fireplace, camminando di buon passo, non senza
aver prima cosparso il suo torace giustamente villoso ma non troppo con una
nube di deodorante dall’intenso profumo di patchouli con punte cedrine.
Guardando la bicicletta gli venne il pensiero che se fosse andato a piedi forse
avrebbe fatto tardi, per cui inforcò il velocipede e optò per una sessione
suppletiva di GAT in palestra la sera. Mentre pedalava imprecava più o meno
mentalmente contro le goccioline nebulose che gli si formavano sulle
sopracciglia perfettamente depilate in forma di coda di scorpione, animale che
dominava il suo segno e che amava particolarmente.
Prima di entrare al Fireplace si asciugò
con un fazzoletto il volto umidiccio di sudore e guazza mattutina, si rassettò
e spalancò l’uscio facendo scattare un coro di ‘la porta!’ che, per l’appunto,
invitava a chiudere i battenti.
Tirella stava controllando l’orologio e
sorridendo lo accolse pensando che non era in ritardo neanche di cinque minuti,
lo baciò sensuale e svenevole, egli placò le sue ire funeste e si dedicò alla
scelta della colazione, che sua moglie gli aveva già fatto preparare.
Mangiò pane e composta di nespole, bevve
un succo di rabarbaro e un caffè di cicoria biologico amaro e deciso.
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