lunedì 14 novembre 2016

Una ballata celtica 1. Prologo. (Bozza)

Una ballata celtica 1. Prologo. (Bozza)

C’era una volta, non tanto tempo fa e c’è chi afferma senza tema di smentite che ci sia ancor oggi ma soltanto per chi ha la capacità di vedere e sentire oltre le apparenze, un segreto villaggio celtico in un bosco ai lati della brughiera che affaccia sull’impetuoso oceano andando incontro alle onde d’improvviso, senza dir niente alle colline che guardano sornione il perenne abbraccio di Tir Nam Beo, la terra della vita che, come è ben noto, è situata sotto il mare al largo delle coste irlandesi e scozzesi, e Lochlann, la leggendaria terra abitata dai giganti.
Non si conosce con esattezza il nome di questo villaggio.
“E certo! Vorrei proprio vedere se un segreto villaggio può avere un nome conosciuto, se fosse noto non sarebbe segreto!”
Il Lettore dovrà perdonare questa interruzione da parte del folletto Leprechaun, ha un carattere un po’, come definirlo, tutto suo e guai a contraddirlo o fargli notare che le scarpe si cuciono in paia e non una soltanto.
“Una alla volta!”
Non gli faccia notare il Lettore che poi dimentica di cucire l’altra, altrimenti potrebbe indispettirsi.
“Sempre a criticare ma quando c’è da fare, eh, quando c’è da fare ognuno ha il suo bel daffare eh!”
“Possiamo continuare a raccontare del villaggio segreto?”
“Ma se non abbiamo neanche cominciato?”
“Ecco, appunto….”
“Uhhhh torno al mio daffare che è meglio altrimenti qua non c’è mai nessuno che si dia da fare a fare ciò che c’è da fare”
C’era una volta,
“S’è capito!”
“Ma non eri tornato al tuo daffare?”
“C’era una volta ma se c’era una volta chi sono io e chi siamo noi abitanti del villaggio segreto, une volte?”
“No, certo”
“Allora???”
Nel villaggio segreto il cui nome è conosciuto, forse, soltanto dai suoi abitanti perché altrimenti si violerebbe il vincolo di segretezza che, come ognun sa, è sacro ed è precondizione necessaria per poter accedere ai segreti villaggi sparsi nel meraviglioso multiversale fantastico luogo e tempo di Fate, Elfi, Folletti, Druidi….
“Leprechaun”
….Leprechaun e altri esseri talmente favolosi da essere eterni, fervevano i preparativi per la grande festa di Bealtaine la celebrazione della stagione calda, prima vera festività dopo il Samhain del primo novembre che saluta il nuovo anno.
Nella locanda di Samalaliliath
“Ma chi, quel partholoniano, che ha portato la birra?”
“Sì….”
“Mi è simpatico”
“Già”
“Che vorresti insinuare con quel laconico ‘già’?”
“Niente….”
“Soltanto perché mi piace bere un mezzo bicchierino la sera prima di andare a dormire..”
“Durante Samhain ti hanno ritrovato in una botte, vestito come Diogene, soltanto di doghe….pensavano che fossi affogato nel barile….”
“Uhhhhhh sempre a puntualizzare, si vede che non hai il tuo daffare, io invece ora vado a fare quello che ho da fare, ho il mio bel daffare io, che pensi? Ah”
Nella locanda di Samalaliliath l’odore inconfondibile del luppolo si mescolava con quello di pentoloni di stufato condito con fiori di brugo, patate e castagne che faceva venire l’acquolina in bocca. Chiunque passasse davanti alla porticina di legno verde rallentava il passo ascoltando i brontolii della propria più o meno affamata pancia. Il profumo denso delle pietanze che si insaporivano tra loro durante la lenta cottura nel grande pentolone posto sulla brace nell’enorme camino, tanto grande che il piccolo Samalaliliath doveva salire su uno sgabello costruito appositamente per fargli girare agevolmente lo stufato la cui notorietà aveva travalicato i confini del villaggio segreto fino ad oltrepassare quella sottile eppure solidissima linea di confine tra il mondo del fantastico e quello del reale
“E che io non sarei reale?”
“Che c’entra?”
“Se il mondo del fantastico e quello del reale sono divisi da una solidissima linea o non sono reale io o non lo è quel muso occhiuto che sta leggendo queste parole ora”
“Sottile eppure solidissima”
“Non tergiversare, rispondi”
“Certo che lo sei ma è meglio che al Lettore venga lasciata una via per uscire dal mondo del fantastico e ritrovare la strada del reale, altrimenti sai che noia, con tutti quei rissosi e belligeranti abitanti del mondo reale travasati nel mondo del fantastico?”
“Ah, beh, se la metti così io torno al mio daffare che con tutte le cose che ho da fare mi ci mancano soltanto quegli inquinanti, bellicosi e puzzolenti abitanti del mondo reale”
“Perché puzzolenti?”
“Perché inquinano e sono così stupidi da buttare nei fiumi, nei mari e nelle stelle la loro arrogante boriosa incapacità di vivere bene”
“Uhm”
“Su torna al tuo daffare che io ho da fare il mio daffare e non ho tempo da perdere”
“Nel mondo del reale ci sono i ciambellotti”
“Ah! E nel mondo del fantastico? C’è molto di più di quanto si possa immaginare e molto altro e molto altro”
“Anche nel mondo del reale”
“Sì ma nel mondo del fantastico non siamo così stupidi da distruggere tutto ciò che è bello e meraviglioso”
“Torno al mio daffare”

“Ecco, sì torna al tuo daffare che io ho da fare il mio bel daffare qui eh”

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