Fanny la Farfalla
C’era una volta e c’è ancora un campo di
lavanda a N 42°25’40.4” E 11°52’34.8” da
Greenwich, a Tuscania, vicino Viterbo, nel Lazio, in Italia, nell’Unione
europea, sul Pianeta Terra, nella Via Lattea, dove si affaccendano molte api,
in particolar modo bottinatrici, per produrre un miele eccellente.
Un bel giorno arrivò nel campo Fanny una
farfalla di rara bellezza e con idee un po’ stravaganti. Era convinta che in
ogni fiorellino vi fosse la possibilità di vedere il mare, di ascoltare i
ruscelli e di osservare le montagne ma nessuno aveva capito in che modo, anche perché
erano tutti sempre così indaffarati da non riuscire proprio a comprenderlo. Fanny
pensò che sarebbe stato carino far capire l’importanza della bellezza anche a
chi è talmente impegnato da non riuscire proprio a vedere cosa ci sia di
speciale in un semplice fiore, soprattutto quando c’è da raccogliere il nettare,
impollinare, fare il miele, rispettare le tempistiche dell’alveare, sbrigarsi,
non perdere tempo prezioso. Si alleò con una farnia, una faina, una foca felice
e, con furbizia, finse di essere una fata e inventò stratagemmi fantasiosi per
distrarre le api quando meno se l’aspettavano, un po’ come quando qualcuno, all’improvviso,
fa il solletico oppure frrrrrr sulla pancia. Una volta un’ape si arrabbiò
moltissimo e rincorse Fanny con pessime intenzioni: l’avrebbe proprio voluta
pungere! Fanny era più veloce e le sue amiche capirono che era giunto il
momento di agire, la foca felice fischiò alla faina che avvertì la farnia la
quale, da canto suo, mosse le foglie così da lasciar passare un raggio di sole proprio
in prossimità dell’ape, la quale si distrasse un’altra volta e… si accorse di
quanto fossero belli i fiori di lavanda: non erano soltanto utili a produrre il
miele, erano proprio belli. A quel punto Fanny si accostò e disse: “Adesso hai
capito che esiste anche il piacere oltre al dovere?”
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