venerdì 22 maggio 2020

Storielle jazz * Hadda


Hadda

Hadda non aveva mai accettato un no come risposta.
Era una volpetta molto molto testarda e sapeva rispondere con fare canzonatorio a chiunque volesse metterla in un angolo a fare altro, qualunque cosa ciò volesse dire.
Un bel giorno si attardò nei migliori club jazzistici della metropoli ma si sentiva proprio un po’ insoddisfatta, aveva voglia di sperimentare qualcosa di nuovo.
Le sembrava che non ci fosse abbastanza spazio per lei.
Si guardò intorno, proprio lì accanto c’era la strada per il porto.
Udì distintamente la sirena di una nave UHUUUU, stava forse invitando i ritardatari a salire a bordo?
Senza sapere neanche bene perché si avvicinò, dapprima a passi incerti, poi affrettandosi sempre più UHUUUU seguendo il suono di quella ammaliatrice sirena UHUUUUUU UHUUUUUU.
Correva, quasi, UHUUUUU o saltellava?
Appena vide quell’enorme massa di ferraglia che galleggiava sull’acqua sorrise con gli occhi vivaci e luminosi.
UHUUUUU
Chissà dove stava andando quella nave? Lo chiese ad un marinaio che sembrava molto indaffarato.
“In Australia!”, rispose
“E perché ci sta mettendo tanto a partire?”, chiese Hadda che ormai sentiva crescere in sé un gran desiderio di imbarcarsi.
“Perché il pianista che avrebbe dovuto imbarcarsi non si è presentato”
“Il pianista?”, chiese Hadda
“Sì”
“L’avete appena trovato”, affermò raggiante Hadda
“Ah sì?”
“Eccomi, io sono una pianista”
“Una pianista? Ma sai suonare jazz”
“Altroché”
“Beh, allora, bene, dai, sali a bordo, così potremo partire”

Hadda

Hadda non aveva mai accettato un no come risposta.
Era una volpetta molto molto testarda e sapeva rispondere con fare canzonatorio a chiunque volesse metterla in un angolo a fare altro, qualunque cosa ciò volesse dire.
Un bel giorno si attardò nei migliori club jazzistici della metropoli ma si sentiva proprio un po’ insoddisfatta, aveva voglia di sperimentare qualcosa di nuovo.
Le sembrava che non ci fosse abbastanza spazio per lei.
Si guardò intorno, proprio lì accanto c’era la strada per il porto.
Udì distintamente la sirena di una nave UHUUUU, stava forse invitando i ritardatari a salire a bordo?
Senza sapere neanche bene perché si avvicinò, dapprima a passi incerti, poi affrettandosi sempre più UHUUUU seguendo il suono di quella ammaliatrice sirena UHUUUUUU UHUUUUUU.
Correva, quasi, UHUUUUU o saltellava?
Appena vide quell’enorme massa di ferraglia che galleggiava sull’acqua sorrise con gli occhi vivaci e luminosi.
UHUUUUU
Chissà dove stava andando quella nave? Lo chiese ad un marinaio che sembrava molto indaffarato.
“In Australia!”, rispose
“E perché ci sta mettendo tanto a partire?”, chiese Hadda che ormai sentiva crescere in sé un gran desiderio di imbarcarsi.
“Perché il pianista che avrebbe dovuto imbarcarsi non si è presentato”
“Il pianista?”, chiese Hadda
“Sì”
“L’avete appena trovato”, affermò raggiante Hadda
“Ah sì?”
“Eccomi, io sono una pianista”
“Una pianista? Ma sai suonare jazz”
“Altroché”
“Beh, allora, bene, dai, sali a bordo, così potremo partire”

Molto liberamente ispirato a Hadda Brooks, nata Hattie L. Hapgood (Los Angeles, 1916 – Los Angeles, 2002)



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