C’era una volta e c’è ancora una bellissima
laguna su cui gli uomini, durante secoli e secoli di storia, hanno costruito
splendidi ponti, coloratissime case, imponenti monumenti e meravigliose
cattedrali. Un bel giorno una bimba col cappello rosso, dopo aver camminato per
calli e campielli, si riposò su una panchina nel quartiere Giudecca. C’era un
bel sole e l’aria era fresca, i piedi le dolevano e le gambe erano stanche ma i
suoi occhi non erano mai sazi della bellezza della città lagunare e volevano
guardare, quasi bere quello che vedeva, le linee, i colori, i suoni. Dopo
qualche momento le si avvicinò una gatta. La bambina e la gatta si guardarono, si
sorrisero e poi la gatta iniziò a parlare: “Miao”, le disse dapprima cercando
di capire se la bimba fosse una di quelle bambine in grado di capire il linguaggio
segreto dei felini.
“Ciaao”, rispose la bimba allungando la ‘a’
per far capire alla gatta che avrebbe potuto tranquillamente parlare con lei.
“Come ti chiami bimba?”
“Cassiopea”
“Cassiopea?”
“Sì, i miei genitori sono appassionati
di astronomia”
“La scienza che studia stelle e pianeti?”
“Galassie e universi”
“Bello”
“Sì. E tu come ti chiami?
“Elena Lucrezia”
“Che nome particolare”
“Sì è il nome della prima donna laureata
d’Europa”
“Oh”
“Adesso riposati un po’ e poi andiamo a
fare un giretto, ti mostrerò i punti più belli di Venezia”
“Grazie”
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