sabato 7 luglio 2018

Spauracchio


Spauracchio

Spauracchio era un gatto che viveva tranquillo e beato in una discarica. Non era, beninteso, uno di quei posti sgradevoli, bensì un posto tutto ordinato e, strano a dirsi, pulitissimo.
Spauracchio si crogiolava molto nel suo ambiente e non si preoccupava di niente, c’era sempre da mangiare da quelle parti e si era organizzato proprio bene. Appena arrivato aveva iniziato a differenziare i rifiuti, li divideva, li puliva e li sistemava. C’era un posto per la plastica, uno per la carta, il metallo, il vetro e così via. A volte provava un po’ di nostalgia di qualcosa che non riusciva a definire bene e un giorno, sentendosi chiamare da una voce sconosciuta e familiare al contempo, gli venne da piangere. Stava aggiustando un elettrodomestico che era stato buttato, sussultò e rischiò di lanciarsi il cacciavite sulle dita.
La voce continuava a chiamare il suo nome: “Spauracchio, Spauracchio dove sei?”

“Chi mi cerca?”
“Spauracchio sei davvero tu?”
“Non so, dipende da chi mi chiama”
“Sono io, non mi riconosci?”
“Io chi?”
“Oh Spauracchio, ti ho cercato per mari e per monti, non ti ricordi di me?”
“Sì, certo, eccomi qua”
“Oh Spauracchio, che ci fai in questo posto?”
“Io? Ma se mi hai abbandonato qua tanti anni fa”
“Io non ti ho abbandonato mai e anzi, ti ho cercato e cercato dappertutto”
“Io stavo dormendo al calduccio, vicino alla stufa e mi sono trovato qui, per cui mi sono industriato a far qualcosa”
“Quello che fai è molto bello, vuoi tornare a casa?”
“Dovrei lasciare tutto quello che ho creato qui”
“Potresti non lasciarlo se vuoi ma tornare a casa lo stesso”
“Forse questo posto può anche andare avanti senza di me ma tu come farai senza la mia compagnia?”
“È quello che dico anch’io”

E fu così che Spauracchio tornò a casa dove ritrovò il suo lettone che lo aspettava e qualche altra piacevole novità.

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