Karl e Giuseppe, un incontro
internazionale
1.
Quel genovese era assurdo, non lo
sopportava, continuava a parlare di Dio, di Umanità, di paroloni con le
maiuscole e non aveva la minima idea di cosa fosse un’analisi economica
decente. Non si rendeva conto, non voleva comprendere la stratificazione sociale,
le enormi iniquità sociopolitiche che l’industrializzazione di massa avrebbe
portato. Massa, ecco una parola che racchiudeva in sé il segreto della
suddivisione in classi sociali. Era evidente, le macchine avevano portato alla
definizione stessa di massa, che trascende quella di popolo, di nazione, va
oltre i confini, i personalismi.
“Mazzini non ha capito niente: continua
a parlare di Umanità, come se le persone da sole potessero sollevarsi, come se
il proletario e il borghese potessero davvero avere qualche interesse in
comune.”
“Pensi che il borghese sfrutterà sempre
il proletario?”
“Ma certo Friedrich, io non capisco
davvero perché si ostini a cercare di convincere la povera gente a combattere
fianco a fianco con gli oppressori”
“Karl, all’Internazionale lo hanno
seguito in molti, non possiamo negarlo”
“Ah no, ma poi si porta sempre dietro
quel nizzardo col poncho che ha tanto di quell’ascendente”
“Certo che non ci è andato leggero con
le critiche eh?”
“Ma non capisce niente di economia, è
talmente evidente. È rimasto al Medioevo o ancorato a qualche idea patetica di
rivoluzione pacifica. Non ha capito che il mondo è diverso oggigiorno, le cose
cambiano e il proletariato deve essere il motore della rivoluzione di domani.
La classe operaia dominerà il futuro!”
“Però, Karl, non puoi negare che stia
riuscendo a mettere l’Europa e ferro e fuoco, sta facendo smuovere finanche gli
italiani”
“Sì, con i moti che non stanno ottenendo
altro che martirizzare giovani italiani”
“Da qualche parte dovranno pur cominciare”
“E come no? Ma sono soltanto monarchici
borghesi reazionari travestiti da rivoluzionari e poi con quella faccia da
prete che ha”
“Vogliamo rispondergli per le rime?”
“E come?”
“Scriviamo un Manifesto e portiamo
all’Internazionale. Combatteremo la sua retorica fatta di proclami e sette
segrete con slogan squillanti: che ne dici?”
“Ahahaha non è una cattiva idea,
proviamo”
2.
Uragano Jane stava cercando di decifrare
quel sorriso enigmatico, sghembo, stampigliato sul volto di Mazzini.
Solitamente era il preludio di qualche moto rivoluzionario e lei sapeva di
doversi tener pronta per cercare denari e per racimolare quegli strumenti
necessaria ad allestire improvvisati ospedali da campo.
“Questo Marx non ha capito davvero
niente, non capisce le persone, sembra che una delle teste rotolate dalla
ghigliottina della Bastiglia sia rotolata fino in Germania e si sia innestata
sul corpo di un contemporaneo. Ma poi lo seguono pure!”
“Che ha scritto?”
“Ma questo libro, Il Capitale, è una
cosa noiosissima, utilizza le stesse strutture mentali di quegli imparruccati
del Settecento”
“Mi pare che parli di giustizia sociale”
“Sì, del Paradiso in terra per i poveri,
l’aveva già detto Gesù Cristo mi pare”
“Ah beh allora non dice cose tanto
bislacche”
“Ma dai, leggi, leggi che dice”
“L’ho letto ma forse non come lo hai
letto tu”
“Hai trovato qualcosa di interessante in
queste pagine?”
“Sinceramente sì”
“E non hai notato che divide il mondo in
classi, esattamente come hanno fatto gli aristocratici e il clero per millenni?”
“Ora che me lo fai notare, sì ma c’è una
suddivisione in classi in fondo”
“No, da te cara la mia Miss Uragano,
proprio non lo posso accettare. Da qualcun altro potrei anche capirlo ma da te
proprio no”
“Ma perché; che c’è di tanto assurdo?”
“Quando hai combattuto, esistevano
persone o appartenenti a classi sociali?”
“Persone, nella loro meravigliosa
complessità, certo”
“Ma il clero e gli aristocratici hanno
tutto l’interesse a far credere che non siano persone bensì parte di qualche
ceto, di qualche classe sociale. Tutto è più semplice in questo modo ma non è
così che funziona. Le barricate parigine, milanesi erano fatte da persone, la
libertà è considerare uomini gli uomini”
“E le donne”
“Lo sai che penso che uomini e donne
siano gli elementi senza cui l’accordo umano non è possibile”
“Sì lo so ma tu sai bene che io non ho
potuto studiare medicina perché donna”
“Ma hai dimostrato sul campo di esser
più coraggiosa e valida di mille uomini inetti e pavidi”
“Grazie Giuseppe, comunque io non sono
un medico”
“Ma sei un’infermiera e sai curare gli
animi e i corpi, sai infondere coraggio e creare le condizioni affinché quella
forza che ti anima possa esprimersi.”
3.
“Sai cosa ha scritto quell’italiano?”
“No, Karl, cosa ha scritto?”
“Ah, guarda questa poi”
“Ma si può sapere cosa ha scritto?”
“No, davvero, quel che è troppo è
troppo”
“Ma perché che dice?”
“Leggi, leggi tu stesso”
“Sto scrivendo, leggi tu per favore”
“Ah no, guarda non ho intenzione alcuna
di ripetere quelle parole”
“Dai Karl, dimmi che scrive e poi
davvero non capisco per quale motivo abbia tutta questa importanza per te”
“Ah per me proprio nessuna ma a quanto
pare riesce a trascinare popoli interi quel prete mancato che sta sempre a
vaneggiar di Dio”
“Certo all’Internazionale ha convinto
molte persone”
“E non solo, con quella sua associazione
segreta, com’è che l’ha chiamata?”
“Intendi la Giovine Italia?”
“E non contento ha creato anche la
Giovine Europa!”
“Quel Garibaldi, poi, che lo segue
sempre”
“Ah quello poi, un corsaro nizzardo che
riesce nessuno sa in che modo a vincere sempre tutte le battaglie, ha costruito
la sua fama di invincibile sul niente”
“Beh, dovrai ammettere che in effetti è
molto amato”
“Ma sì e si batte sempre per cause buone
ma non ha metodo, non ha strategia, non ha visione politica ed economica, segue
Mazzini, poi si mette al servizio di Casa Savoia, non sa nemmeno lui cosa
vuole: è un Romantico”
“Illuminista non è e neanche socialista”
“Vagheggia e veleggia come un legno
trascinato dalle onde, senza unità logica, senza pensiero organico coerente,
lineare, strutturato”
4.
“Jane, sono preoccupato per il seguito
che hanno Marx ed Engels: stanno annebbiando le menti degli operai e della
povera gente”
“Cosa temi Giuseppe?”
“Ecco, io penso che abbiano intuito le
intenzioni della produzione industriale ma continuino a sottovalutare l’uomo, e
la donna. Ma tu ricordi i gagliardetti e… ma io dico… le giubbe rosse, quelle
scalcinate camicie cucite con i fili della speranza, in gran segreto e
rischiando l’indicibile?”
“Non potrò mai dimenticarle”
“Ecco, questi due non riescono nemmeno
ad immaginarli, non dico a vederli, che sarebbe già tanto, ma a pensarli”
“La storia della suddivisione in classi
non ti piace, vero?”
“È assurda e questi parlando di
dittatura del proletariato”
“In effetti…”
“Ma dico e gli artigiani che hanno reso
possibile la nascita della borghesia, di quelle persone che giorno dopo giorno,
generazione dopo generazione hanno modificato, aggiustato, abbellito, costruito
questa nostra società e le basi per la progressione del pensiero e dell’Umanità
stessa? Tutto sbagliato? Per loro esistono soltanto le categorie, gli schemi
rigidi e assurdi entro i quali infilare le persone soltanto per il lavoro che
fanno”
“Anche a me sembra poco comprensibile”
“Ma non è incomprensibile, è
pericoloso.”
“Dici?”
“Ma senti, Garibaldi ha lavorato nelle
fabbriche, e che è un operaio? O è un marino e il più valoroso comandante che
si possa sperare di avere nel proprio esercito?”
“Beh, Peppino sembra proprio invincibile
ma Anita qualcosa da ridire ce l’avrebbe pure”
“Ah beh, poi lei che si può dire abbia
partorito in sella ad un cavallo, un’altra che nelle categorie di quei due
andrebbe a finire tra i borghesi cattivi e demoniaci”
“A pensarci bene anche Garibaldi…”
“Sì appunto, anche lui e io e te non ne
parliamo che sei anche ricca: un diavolo in gonnella per loro, una strega o
qualcosa di simile! E poi dicono a me che sembro un prete”
5.
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