mercoledì 25 luglio 2018

Karl e Giuseppe, un incontro internazionale (bozza economia da 1 a 4)


Karl e Giuseppe, un incontro internazionale

1.

Quel genovese era assurdo, non lo sopportava, continuava a parlare di Dio, di Umanità, di paroloni con le maiuscole e non aveva la minima idea di cosa fosse un’analisi economica decente. Non si rendeva conto, non voleva comprendere la stratificazione sociale, le enormi iniquità sociopolitiche che l’industrializzazione di massa avrebbe portato. Massa, ecco una parola che racchiudeva in sé il segreto della suddivisione in classi sociali. Era evidente, le macchine avevano portato alla definizione stessa di massa, che trascende quella di popolo, di nazione, va oltre i confini, i personalismi.

“Mazzini non ha capito niente: continua a parlare di Umanità, come se le persone da sole potessero sollevarsi, come se il proletario e il borghese potessero davvero avere qualche interesse in comune.”
“Pensi che il borghese sfrutterà sempre il proletario?”
“Ma certo Friedrich, io non capisco davvero perché si ostini a cercare di convincere la povera gente a combattere fianco a fianco con gli oppressori”
“Karl, all’Internazionale lo hanno seguito in molti, non possiamo negarlo”
“Ah no, ma poi si porta sempre dietro quel nizzardo col poncho che ha tanto di quell’ascendente”
“Certo che non ci è andato leggero con le critiche eh?”
“Ma non capisce niente di economia, è talmente evidente. È rimasto al Medioevo o ancorato a qualche idea patetica di rivoluzione pacifica. Non ha capito che il mondo è diverso oggigiorno, le cose cambiano e il proletariato deve essere il motore della rivoluzione di domani. La classe operaia dominerà il futuro!”
“Però, Karl, non puoi negare che stia riuscendo a mettere l’Europa e ferro e fuoco, sta facendo smuovere finanche gli italiani”
“Sì, con i moti che non stanno ottenendo altro che martirizzare giovani italiani”
“Da qualche parte dovranno pur cominciare”
“E come no? Ma sono soltanto monarchici borghesi reazionari travestiti da rivoluzionari e poi con quella faccia da prete che ha”
“Vogliamo rispondergli per le rime?”
“E come?”
“Scriviamo un Manifesto e portiamo all’Internazionale. Combatteremo la sua retorica fatta di proclami e sette segrete con slogan squillanti: che ne dici?”
“Ahahaha non è una cattiva idea, proviamo”


2.

Uragano Jane stava cercando di decifrare quel sorriso enigmatico, sghembo, stampigliato sul volto di Mazzini. Solitamente era il preludio di qualche moto rivoluzionario e lei sapeva di doversi tener pronta per cercare denari e per racimolare quegli strumenti necessaria ad allestire improvvisati ospedali da campo.

“Questo Marx non ha capito davvero niente, non capisce le persone, sembra che una delle teste rotolate dalla ghigliottina della Bastiglia sia rotolata fino in Germania e si sia innestata sul corpo di un contemporaneo. Ma poi lo seguono pure!”
“Che ha scritto?”
“Ma questo libro, Il Capitale, è una cosa noiosissima, utilizza le stesse strutture mentali di quegli imparruccati del Settecento”
“Mi pare che parli di giustizia sociale”
“Sì, del Paradiso in terra per i poveri, l’aveva già detto Gesù Cristo mi pare”
“Ah beh allora non dice cose tanto bislacche”
“Ma dai, leggi, leggi che dice”
“L’ho letto ma forse non come lo hai letto tu”
“Hai trovato qualcosa di interessante in queste pagine?”
“Sinceramente sì”
“E non hai notato che divide il mondo in classi, esattamente come hanno fatto gli aristocratici e il clero per millenni?”
“Ora che me lo fai notare, sì ma c’è una suddivisione in classi in fondo”
“No, da te cara la mia Miss Uragano, proprio non lo posso accettare. Da qualcun altro potrei anche capirlo ma da te proprio no”
“Ma perché; che c’è di tanto assurdo?”
“Quando hai combattuto, esistevano persone o appartenenti a classi sociali?”
“Persone, nella loro meravigliosa complessità, certo”
“Ma il clero e gli aristocratici hanno tutto l’interesse a far credere che non siano persone bensì parte di qualche ceto, di qualche classe sociale. Tutto è più semplice in questo modo ma non è così che funziona. Le barricate parigine, milanesi erano fatte da persone, la libertà è considerare uomini gli uomini”
“E le donne”
“Lo sai che penso che uomini e donne siano gli elementi senza cui l’accordo umano non è possibile”
“Sì lo so ma tu sai bene che io non ho potuto studiare medicina perché donna”
“Ma hai dimostrato sul campo di esser più coraggiosa e valida di mille uomini inetti e pavidi”
“Grazie Giuseppe, comunque io non sono un medico”
“Ma sei un’infermiera e sai curare gli animi e i corpi, sai infondere coraggio e creare le condizioni affinché quella forza che ti anima possa esprimersi.”


3.

“Sai cosa ha scritto quell’italiano?”
“No, Karl, cosa ha scritto?”
“Ah, guarda questa poi”
“Ma si può sapere cosa ha scritto?”
“No, davvero, quel che è troppo è troppo”
“Ma perché che dice?”
“Leggi, leggi tu stesso”
“Sto scrivendo, leggi tu per favore”
“Ah no, guarda non ho intenzione alcuna di ripetere quelle parole”
“Dai Karl, dimmi che scrive e poi davvero non capisco per quale motivo abbia tutta questa importanza per te”
“Ah per me proprio nessuna ma a quanto pare riesce a trascinare popoli interi quel prete mancato che sta sempre a vaneggiar di Dio”
“Certo all’Internazionale ha convinto molte persone”
“E non solo, con quella sua associazione segreta, com’è che l’ha chiamata?”
“Intendi la Giovine Italia?”
“E non contento ha creato anche la Giovine Europa!”
“Quel Garibaldi, poi, che lo segue sempre”
“Ah quello poi, un corsaro nizzardo che riesce nessuno sa in che modo a vincere sempre tutte le battaglie, ha costruito la sua fama di invincibile sul niente”
“Beh, dovrai ammettere che in effetti è molto amato”
“Ma sì e si batte sempre per cause buone ma non ha metodo, non ha strategia, non ha visione politica ed economica, segue Mazzini, poi si mette al servizio di Casa Savoia, non sa nemmeno lui cosa vuole: è un Romantico”
“Illuminista non è e neanche socialista”
“Vagheggia e veleggia come un legno trascinato dalle onde, senza unità logica, senza pensiero organico coerente, lineare, strutturato”


4.

“Jane, sono preoccupato per il seguito che hanno Marx ed Engels: stanno annebbiando le menti degli operai e della povera gente”
“Cosa temi Giuseppe?”
“Ecco, io penso che abbiano intuito le intenzioni della produzione industriale ma continuino a sottovalutare l’uomo, e la donna. Ma tu ricordi i gagliardetti e… ma io dico… le giubbe rosse, quelle scalcinate camicie cucite con i fili della speranza, in gran segreto e rischiando l’indicibile?”
“Non potrò mai dimenticarle”
“Ecco, questi due non riescono nemmeno ad immaginarli, non dico a vederli, che sarebbe già tanto, ma a pensarli”
“La storia della suddivisione in classi non ti piace, vero?”
“È assurda e questi parlando di dittatura del proletariato”
“In effetti…”
“Ma dico e gli artigiani che hanno reso possibile la nascita della borghesia, di quelle persone che giorno dopo giorno, generazione dopo generazione hanno modificato, aggiustato, abbellito, costruito questa nostra società e le basi per la progressione del pensiero e dell’Umanità stessa? Tutto sbagliato? Per loro esistono soltanto le categorie, gli schemi rigidi e assurdi entro i quali infilare le persone soltanto per il lavoro che fanno”
“Anche a me sembra poco comprensibile”
“Ma non è incomprensibile, è pericoloso.”
“Dici?”
“Ma senti, Garibaldi ha lavorato nelle fabbriche, e che è un operaio? O è un marino e il più valoroso comandante che si possa sperare di avere nel proprio esercito?”
“Beh, Peppino sembra proprio invincibile ma Anita qualcosa da ridire ce l’avrebbe pure”
“Ah beh, poi lei che si può dire abbia partorito in sella ad un cavallo, un’altra che nelle categorie di quei due andrebbe a finire tra i borghesi cattivi e demoniaci”
“A pensarci bene anche Garibaldi…”
“Sì appunto, anche lui e io e te non ne parliamo che sei anche ricca: un diavolo in gonnella per loro, una strega o qualcosa di simile! E poi dicono a me che sembro un prete”
5.




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