111.
CLEMENTE: Che altro indossi?
TEODOLINDA: Cinque gocce di Chanel
numero 5
CLEMENTE: Sei la mia Marylin
TEODOLINDA (canticchiando): Diamonds are
a girl’s best friends
CLEMENTE: Col ventaglio nero in mano
TEODOLINDA: Potrei appenderti al
lampadario
CLEMENTE: Vorresti farmi diventare la
tua cavia?
TEODOLINDA: Non ho ancora deciso
CLEMENTE: Sarò il tuo orsacchiotto
TEODOLINDA: Posso essere molto crudele
con gli orsacchiotti
CLEMENTE: Sono tenero
TEODOLINDA: Potrei essere spietata
CLEMENTE: Docile
TEODOLINDA: Ah bene, vedo che cominci a
sottometterti
CLEMENTE: Sei la mia…
TEODOLINDA: Oh no, tu sei mio
CLEMENTE: Certo
TEODOLINDA: Bene
CLEMENTE: Sarò buono
TEODOLINDA: O potresti dover subire le
mie punizioni
CLEMENTE: Chiedo venia
TEODOLINDA: Sei un peccatore
CLEMENTE: E tu il mio inquisitore
112.
Pierluca e Charlotte si presero per mano.
Le loro dita si sfiorarono in un istante
di assolutezza.
Non c’era niente oltre il loro respiro.
La vita è tutta lì.
In quell’attimo, in quell’istante.
Ogni passo scandisce il tempo.
Niente altro che qui, ora, adesso.
Cosa sarebbe stato della loro felicità?
Il loro futuro, presente e passato erano
a pochi passi da quel portone, in una casa modesta, profumata di biscotti e risate.
Era giunto il momento di tirare i remi
in barca.
Sarebbe crollato il loro sogno d’amore o
finalmente avrebbero potuto essere liberi?
Si fermarono.
I loro cuori erano pegasi imbizzarriti in
vorticosi voli.
Adrenalina pura attraversò le loro
membra.
Si guardarono senza baciarsi.
Si presero per mano.
Suonarono il campanello.
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