C’era una volta e c’è ancora uno
splendido bosco vicino ad un ruscello e ad un antico mulino ad acqua con tanto
di ruota flash flash flash. Nel bosco ci sono faggi, querce, funghi, felci, ciclamini,
tantissime piante e animali di ogni genere ma ce n’è soltanto uno con un gilet color
lavanda, un bel fiore indaco come bottone e un cappello col ciuffo: è Lilla, la
Cavalla Bianca, lì giunta dalla lontana Lapponia per una lunga vacanza.
Ispirata dal cinguettare degli uccellini cip cip cip, infatti, Lilla la Cavalla
Bianca aveva deciso di imparare a suonare il flauto traverso tatatu tata
tuttttt. Studia oggi, studia domani, perfeziona dopodomani, fatto sta che Lilla
era rimasta là. Un bel giorno arrivò il Cagnolino Minù, anche lui in villeggiatura.
Come è ben noto Minù poteva resistere a tutto tranne alla tentazione di una
bella jam session, ossia un concertino improvvisato tra musicisti capitati lì
per caso, e sentendo Lilla suonare non seppe, ovviamente, tenersi dal prendere
in mano spazzole e bacchette e suonare rullante, piatti, charleston e grancassa
tampatatumpatata. Gli uccellini, a quel punto, non vollero fare certo brutta
figura e tirarono fuori dalle loro custodie, sempre battendo col pugno TOC TOC
posso aprire?, i loro strumenti a fiato e gli ottoni. Tra trombe, paa paaa, ocarine
pee pee, flauti, piii piiii, fagotti poo pooo, ottavine puu puu, ce n’erano di
tutti i tipi. Udito quel concerto, Azul Cavalluccio arrivò al galoppo e
cominciò a suonare la cornamusa scozzese. Presto si sparse la voce e si radunarono
nel bosco persone da tutti i paesi vicini e finanche dalle montagne, dalle
città, dalle colline e dal mare che applaudivano, ballavano e cantavano in
coro.
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