Una ballata celtica 6 (bozza)
Non c’è da sorprendersi dunque se Felix
il Gatto, capita l’antifona e temendo di non poter assaporare lo stufato di
Samalaliliath, si guardò intorno con aria innocente, socchiuse sornione gli
occhi, mosse le vibrisse e piroettando sulla coda fece un gran balzo fino a
raggiungere il più alto ramo della impressionante chioma della Quercia più
antica del villaggio segreto che proprio in quel momento giungeva movendosi,
com’è d’uso, regalmente e con una nobiltà di portamento che incuteva rispetto e
rispecchiava il grande senso di giustizia che contraddistingueva i nati sotto i
suoi auspici. Ovviamente le Querce non arrivavano mai da sole, l’aura di
rispetto che emanavano creava un vero e proprio corteo al loro passaggio. In prima
fila, facendo attenzione ad essere ben visibili e a mostrare l’ultimissima
tendenza in fatto di feuillage, con incedere elegante e istrionico, i Salice.
Non lontano i Melo, sempre alla ricerca di un buon motivo per innamorarsi, come
se ce ne fosse bisogno e la vita stessa non costituisse già di per sè un
ottimo, validissimo motivo per essere perennemente tra le braccia di Venere e
punzecchiati da Cupido. I Frassino, i quali, come è ben noto, non sopportano le
ingiustizie, trovavano nella vicinanza alla grande Quercia un motivo di
pacificazione del loro naturale bisogno, senza contare che questa volta erano
stati particolarmente incuriositi dalla presenza di Felix il Gatto, una novità
senza dubbio. Proprio a seguito delle dicerie che si erano sparse nel fogliame,
i Pioppo, che avevano subodorato qualcosa ma volevano verificare, controllare,
esaminare ed accertare con metodi scientifici la veridicità della effettiva
presenza di un catus silvestris catus o felis catus. Cigolando cigolando si
erano avvicinati anche i Tasso con
“Cos’è quel coso?”
“Già cos’è quell’aggeggio? Servirà mica
a capire se il pelosetto sia o meno un gatto?”
“Con tutto il daffare che ho da fare
devo dire che un affare del genere non l’avevo mai veduto”
“Oh oh oh Familia Tasso i miei ossequi,
vedo che la novella è giunta fin negli anfratti più remoti nel giusto et
opportuno tempore tale per poter discernere tra le molteplici informazioni…. Ma
cosa accade sulla chioma della più antica Quercia?”
“I nostri ossequi, stavo propriamente
per porre la medesima domanda? Per quale cagione un gatto trovasi tanto spaventato
sulla mia chioma senza la minima intenzione di scendere senza aver prima
ottenuto giustizia?”
“Oh oh oh ma è propriamente a cotello
proposito che noi quivi stavamo approntando”
“Con tutto il daffare che ho da fare
faccio prima a dirlo io. Ecco, vedete quello che avete sulla chioma si chiama
Felix il Gatto. È un gatto che si è intrufolato nel villaggio mentre stava
leggendo un racconto che non avrebbe dovuto leggere in quanto, appunto, gatto,
e invece ecco che da occhiuto Lettore come pensavamo che fosse si è trasformato
in ghiotto pretendente allo stufato di Samalaliliath e adesso gli Olmo vogliono
celebrare un processo alle intenzioni presenti, passate e future perché gli
Abete hanno espresso il timore che egli potesse in qualche misura essere
dannoso per Scoiattoli e altri abitanti che vivono pacificamente tra le fronde
degli alberi, oh con tutto il daffare che ho da fare anche da cronista mi tocca
fare”
“No, per quanto riguarda la cronaca, noi
Noce abbiamo steso una dettagliatissima minuta di quanto accaduto dal momento
in cui si è posta la questione fino ad ora e le trascrizioni sono disponibili
grazie all’alacre lavoro reticolare delle popolazioni ragnesche che ringraziamo
per il sostegno logistico.”
“Ma insomma! Vogliamo chiarire una volta
per tutte che cos’è questa storia? Se è un gatto e se è qui per mangiare lo
stufato, lasciamolo tranquillo a fare le fusa fino all’ora di inizio di
Bealtaine, che coincide, com’è noto, con la fine della cottura dello stufato e
poi via”
“Madama Cedro ha ragione”
“Stai zitto tu pelosetto e scendi dalla
Quercia che non è rispettoso”
“Giammai”
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