venerdì 2 dicembre 2016

Una ballata celtica 6 (bozza)

Una ballata celtica 6 (bozza)

Non c’è da sorprendersi dunque se Felix il Gatto, capita l’antifona e temendo di non poter assaporare lo stufato di Samalaliliath, si guardò intorno con aria innocente, socchiuse sornione gli occhi, mosse le vibrisse e piroettando sulla coda fece un gran balzo fino a raggiungere il più alto ramo della impressionante chioma della Quercia più antica del villaggio segreto che proprio in quel momento giungeva movendosi, com’è d’uso, regalmente e con una nobiltà di portamento che incuteva rispetto e rispecchiava il grande senso di giustizia che contraddistingueva i nati sotto i suoi auspici. Ovviamente le Querce non arrivavano mai da sole, l’aura di rispetto che emanavano creava un vero e proprio corteo al loro passaggio. In prima fila, facendo attenzione ad essere ben visibili e a mostrare l’ultimissima tendenza in fatto di feuillage, con incedere elegante e istrionico, i Salice. Non lontano i Melo, sempre alla ricerca di un buon motivo per innamorarsi, come se ce ne fosse bisogno e la vita stessa non costituisse già di per sè un ottimo, validissimo motivo per essere perennemente tra le braccia di Venere e punzecchiati da Cupido. I Frassino, i quali, come è ben noto, non sopportano le ingiustizie, trovavano nella vicinanza alla grande Quercia un motivo di pacificazione del loro naturale bisogno, senza contare che questa volta erano stati particolarmente incuriositi dalla presenza di Felix il Gatto, una novità senza dubbio. Proprio a seguito delle dicerie che si erano sparse nel fogliame, i Pioppo, che avevano subodorato qualcosa ma volevano verificare, controllare, esaminare ed accertare con metodi scientifici la veridicità della effettiva presenza di un catus silvestris catus o felis catus. Cigolando cigolando si erano avvicinati anche i Tasso con
“Cos’è quel coso?”
“Già cos’è quell’aggeggio? Servirà mica a capire se il pelosetto sia o meno un gatto?”
“Con tutto il daffare che ho da fare devo dire che un affare del genere non l’avevo mai veduto”
“Oh oh oh Familia Tasso i miei ossequi, vedo che la novella è giunta fin negli anfratti più remoti nel giusto et opportuno tempore tale per poter discernere tra le molteplici informazioni…. Ma cosa accade sulla chioma della più antica Quercia?”
“I nostri ossequi, stavo propriamente per porre la medesima domanda? Per quale cagione un gatto trovasi tanto spaventato sulla mia chioma senza la minima intenzione di scendere senza aver prima ottenuto giustizia?”
“Oh oh oh ma è propriamente a cotello proposito che noi quivi stavamo approntando”
“Con tutto il daffare che ho da fare faccio prima a dirlo io. Ecco, vedete quello che avete sulla chioma si chiama Felix il Gatto. È un gatto che si è intrufolato nel villaggio mentre stava leggendo un racconto che non avrebbe dovuto leggere in quanto, appunto, gatto, e invece ecco che da occhiuto Lettore come pensavamo che fosse si è trasformato in ghiotto pretendente allo stufato di Samalaliliath e adesso gli Olmo vogliono celebrare un processo alle intenzioni presenti, passate e future perché gli Abete hanno espresso il timore che egli potesse in qualche misura essere dannoso per Scoiattoli e altri abitanti che vivono pacificamente tra le fronde degli alberi, oh con tutto il daffare che ho da fare anche da cronista mi tocca fare”
“No, per quanto riguarda la cronaca, noi Noce abbiamo steso una dettagliatissima minuta di quanto accaduto dal momento in cui si è posta la questione fino ad ora e le trascrizioni sono disponibili grazie all’alacre lavoro reticolare delle popolazioni ragnesche che ringraziamo per il sostegno logistico.”
“Ma insomma! Vogliamo chiarire una volta per tutte che cos’è questa storia? Se è un gatto e se è qui per mangiare lo stufato, lasciamolo tranquillo a fare le fusa fino all’ora di inizio di Bealtaine, che coincide, com’è noto, con la fine della cottura dello stufato e poi via”
“Madama Cedro ha ragione”
“Stai zitto tu pelosetto e scendi dalla Quercia che non è rispettoso”

“Giammai”

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