martedì 6 dicembre 2016

Senatori 8. Cipriano Facchinetti. Fratello d’Italia. (bozza)

Senatori Cipriano Facchinetti. Fratello d’Italia.

Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta

Chiunque abbia ascoltato anche soltanto una volta l’Inno di Mameli non può non aver riscontrato la fortissima presenza della Massoneria, o Libera Muratoria, Italiana nella stesura del testo e della musica. I confratelli sono gli adepti a tale setta segreta che ha visto in Giuseppe Mazzini un ispiratore, in Giuseppe Garibaldi un Maestro e in Giuseppe Verdi un divulgatore.
Goffredo Mameli, che scrisse il risorgimentale Canto degli Italiani, e Michele Novaro, che lo musicò, erano Massoni e tale era anche chi si fece promotore dell’adozione di tale inno quale inno nazionale, Cipriano Facchinetti.
Come molti Massoni era tutt’altro che un uomo dedito al quieto vivere e alla serena pace di tradizionali e immutabili valori. Facchinetti era un combattente, agguerrito e piuttosto indomito garibaldino, mazziniano, repubblicano, anche se il PRI, il partito politico che ha diretto e contribuito a far diventare un’importante realtà nazionale, non lo annoveri tra i suoi personaggi di spicco, tra le stelle del firmamento. Il suo nome manca indicativamente dal sito dell’attuale Partito Repubblicano Italiano[1] e questo è un punto d’onore, un’ulteriore conferma della sua fondamentale libertà di pensiero che travalica di certo i tetri confini delle salette di qualche sede di partito, seppur storicamente importante per l’Italia intera.
Combatté sempre, anche quando era stato congedato perché ferito in battaglia e mutilato degli occhi, seguì Ricciotti Garibaldi nei Balcani, riunì i combattenti repubblicani a Podgorica, si scontrò pesantemente col vigliacco Mussolini che lo sfotteva per le sue menomazioni nei luoghi pubblici e che gli tolse lo status politico dopo l’arroccamento aventiniano, costringendolo all’esilio in Francia.
Facchinetti non si perse mai d’animo, non lo avrebbe mai fatto nel corso della sua lunga e battagliera vita, riuscì a ricreare la Massoneria italiana in terra straniera, forzando i rigidi codici procedurali massonici relativi al territorio, venne arrestato più volte, prese nuovamente la via dell’esilio e senza esitare lottò con tutte le sue forze e anche con quelle che non aveva per le sue idee di libertà, eguaglianza, fratellanza e unità nazionale in una società di nazioni necessaria a mantenere e consolidare la pace e la giustizia.
È difficile parlare di Cipriano Facchinetti senza pensare alle giubbe rosse garibaldine, è quasi impossibile immaginarlo al di fuori del Risorgimento eppure egli fu un uomo del XX secolo più che del XIX. Seppe tradurre gli ideali ottocenteschi nel linguaggio, nelle esigenze e nelle pratiche politiche del Secolo Breve, mantenendo stabili le conquiste di libertà durante le peggiori burrasche della storia politica italiana, per un soffio non fu Presidente della Repubblica, ma divenne Ministro dell’Interno e ottenne che il Canto degli Italiani, espressione di quella Massoneria che tanto ha contribuito all’unione e alla laicizzazione dell’Italia, diventasse l’Inno di Mameli.

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