Senatori Cipriano
Facchinetti. Fratello d’Italia.
Fratelli
d’Italia
L’Italia
s’è desta
Chiunque abbia ascoltato anche soltanto
una volta l’Inno di Mameli non può non aver riscontrato la fortissima presenza
della Massoneria, o Libera Muratoria, Italiana nella stesura del testo e della
musica. I confratelli sono gli adepti a tale setta segreta che ha visto in Giuseppe
Mazzini un ispiratore, in Giuseppe Garibaldi un Maestro e in Giuseppe Verdi un divulgatore.
Goffredo Mameli, che scrisse il risorgimentale
Canto degli Italiani, e Michele Novaro, che lo musicò, erano Massoni e tale era
anche chi si fece promotore dell’adozione di tale inno quale inno nazionale,
Cipriano Facchinetti.
Come molti Massoni era tutt’altro che un
uomo dedito al quieto vivere e alla serena pace di tradizionali e immutabili
valori. Facchinetti era un combattente, agguerrito e piuttosto indomito
garibaldino, mazziniano, repubblicano, anche se il PRI, il partito politico che
ha diretto e contribuito a far diventare un’importante realtà nazionale, non lo
annoveri tra i suoi personaggi di spicco, tra le stelle del firmamento. Il suo
nome manca indicativamente dal sito dell’attuale Partito Repubblicano Italiano[1] e questo è un punto d’onore,
un’ulteriore conferma della sua fondamentale libertà di pensiero che travalica
di certo i tetri confini delle salette di qualche sede di partito, seppur storicamente
importante per l’Italia intera.
Combatté sempre, anche quando era stato
congedato perché ferito in battaglia e mutilato degli occhi, seguì Ricciotti
Garibaldi nei Balcani, riunì i combattenti repubblicani a Podgorica, si scontrò
pesantemente col vigliacco Mussolini che lo sfotteva per le sue menomazioni nei
luoghi pubblici e che gli tolse lo status politico dopo l’arroccamento
aventiniano, costringendolo all’esilio in Francia.
Facchinetti non si perse mai d’animo,
non lo avrebbe mai fatto nel corso della sua lunga e battagliera vita, riuscì a
ricreare la Massoneria italiana in terra straniera, forzando i rigidi codici
procedurali massonici relativi al territorio, venne arrestato più volte, prese
nuovamente la via dell’esilio e senza esitare lottò con tutte le sue forze e
anche con quelle che non aveva per le sue idee di libertà, eguaglianza,
fratellanza e unità nazionale in una società di nazioni necessaria a mantenere
e consolidare la pace e la giustizia.
È difficile parlare di Cipriano
Facchinetti senza pensare alle giubbe rosse garibaldine, è quasi impossibile
immaginarlo al di fuori del Risorgimento eppure egli fu un uomo del XX secolo
più che del XIX. Seppe tradurre gli ideali ottocenteschi nel linguaggio, nelle
esigenze e nelle pratiche politiche del Secolo Breve, mantenendo stabili le
conquiste di libertà durante le peggiori burrasche della storia politica italiana,
per un soffio non fu Presidente della Repubblica, ma divenne Ministro dell’Interno
e ottenne che il Canto degli Italiani, espressione di quella Massoneria che
tanto ha contribuito all’unione e alla laicizzazione dell’Italia, diventasse l’Inno
di Mameli.
[1] http://www.partitorepubblicanoitaliano.it/new/html/storia/storia.asp#
url consultato il 7/12/2016 ore 12.32
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