Rita
Levi Montalcini. Nemo propheta in patria.
Nemo propheta in patria, dicevano gli
antichi romani, figurarsi se quel ‘nemo’, quel ‘nessuno’ è una ‘nessuna’ per di
più nata in una famiglia ebrea e cresciuta durante gli anni più neri della
storia patria.
Chiunque l’abbia vista almeno una volta,
anche soltanto in fotografia o in video, non può scordarla. Rita Levi
Montalcini è l’emblema stesso di un certo tipo di persone, quelle che tengono
la schiena dritta senza piegarsi mai al volere degli altri, ai dettami della
società, alle ingiustizie e alle assurdità fanatiche.
Una donna che non ha mai rinunciato alla
sua femminilità e neanche ai suoi diritti di persona, anche quando tali diritti
venivano barbaramente calpestati con stentoree grida o con i silenzi subdoli
del maschilismo istituzionale.
Il concetto di uguaglianza nella
cittadinanza, senza distinzione di censo, di sesso, di religione, di opinione,
per lei più che un proclama o un ideale per cui lottare e battersi è stata
pratica quotidiana di libertà.
Scienziata di levatura intellettuale
talmente alta da meritare l’ambitissimo Premio Nobel, cui sono ovviamente
seguite onorificenze di tutto rispetto da parte finanche del Presidente degli
Stati Uniti d’America, interviste sulla stampa italiana, pubblicazioni e
fondamentalmente una indifferenza politica da far venire il dubbio che la
guerra partigiana di Liberazione e prima le battaglie del Risorgimento avessero
mai avuto luogo nel BelPaese.
Venne nominata Senatrice a vita quando
chiunque pensava che non avrebbe avuto la forza, vista l’età considerevole, di
presenziare alle sedute parlamentari.
Per quasi vent’anni non se n’era mai
fatto niente, non si era neanche pensato di insignire una donna nata in una
famiglia ebrea di tale levatura intellettuale da aver ricevuto il Premio Nobel
e moltissimi altri riconoscimenti, ognuno tra quali avrebbe singolarmente
coronato nel migliore e più auspicabile dei modi la vita accademica di
qualunque scienziato, del fondamentale riconoscimento di meriti scientifici da
parte del Parlamento italiano.
Qualunque scolaretto aveva chiaro chi
fosse quella donna minuta e indistruttibile con la mente di un genio e il
sorriso di una nobile d’altri tempi, lo sguardo dolcemente implacabile di una
persona che aveva agito quotidianamente la differenza, la bellezza, la libertà
del principio fondamentale di Uguaglianza, una di quelle tre paroline che hanno
animato le rivoluzioni, a partire da quella settecentesca francese in poi.
E forse, proprio espressione del Secolo
dei Lumi è stata Rita Levi-Montalcini, ed espressione del Risorgimento e del
Secolo Breve.
Come abbia fatto a tenersi sempre dritta
come un fuso, a camminare con la testa, perfettamente pensante è più che certificato,
alta e fiera attraversando pregiudizi, anni e regimi senza scomporsi,
cancellando dal suo volto umiliazioni e sofferenze spiegando con la forza della
pratica quotidiana i principi fondamentali della libertà è forse il busillis
più bello che la Premio Nobel e, dopo quindici anni, Senatrice a vita Rita
Levi-Montalcini abbia contribuito a dimostrare non alla comunità scientifica
internazionale bensì al mondo intero e a quella Patria che tanto l’ha fatta
tribolare prima di riconoscerle gli onori che sarebbe stato ovvio tributarle.
Quando fu nominata Senatrice a vita
invece di far notare che finalmente un Presidente della Repubblica Italiana
s’era ricordato di lei, si scatenò una ridda di polemiche[1], attraverso cui il Premio
Nobel Rita Levi Montalcini passò senza scomporsi, senza perdere per un momento
il sorriso bonario di elegante nobile d’altri tempi, con un’intelligenza, una
classe e un’eleganza che rarissimamente si erano viste nelle due Camere del
Parlamento italiano.
[1] Sulle polemiche che
hanno contraddistinto la nomina di Rita Levi-Montalcini molto interessante l’articolo
di Paolo Cucchiarelli pubblicato su America Oggi del 31/12/2012 http://americaoggi.info/2012/12/31/33932-dal-nobel-alla-politica-limpegno-di-rita-levi-montalcini-palazzo-madama
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