martedì 31 maggio 2011

Il porto di Kalive 1

Un vento leggero mosse i panni alla finestra. Come in un'eco magica quelli accanto si misero a danzare seguendo il ritmo della brezza primaverile. Un fruscio d'ali di piccioni si unì al canto dei gabbiani, dando inizio ad una fantastica coreografia aerea accanto alle barche dei pescatori.

A dire il vero, in base alle bislacche, ma non troppo, teorie del levriero del molo 22, tale Cartesio, i gabbiani si divertivano a danzare tango, salsa e altri balli imparati dai marinai delle navi da crociera senza ascoltare i piccioni che pure, stando alle teorie del saggio golden retriever Einstein della pescheria al molo 12, erano dei gran viaggiatori e sapevano ballare anche meglio dei gabbiani, tanto che erano stati ingaggiati dalle amministrazioni delle grandi città per intrattenere i turisti.

Una tipica discussione da porto con Jelly il topo che come sempre si sfregava le mani per il guadagno certo che prometteva la lauta raccolta di scommesse tra i sostenitori delle teorie di Cartesio il levriero e quelli che invece erano dalla parte di Einstein il golden retriever.

Prevedibilmente, infatti, si era radunata una vera e propria folla, se tale si può definire la popolazione del porto di Kalive, cittadina ridente “Tanto per dire” esplose in un ghigno la locomotiva elettrica che stazionava lì da un tempo biblico in attesa di essere collegata al suo treno veloce.
© 2010.2100

Nessun commento:

Posta un commento