La Piccola Patulla
C’era una volta e c’è ancora una radura
in una valle non lontana dall’antica montagna su cui torreggia un paesello con
un bel castello. In questo luogo molto originale vi è una bambina un po’
birichina e così piccolina da poter dormire comodamente dentro una tazzina da
caffè. “È una gran comodità – dice talvolta – quando mi sveglio la colazione è
già bella e pronta!”. Il suo nome… beh a dire il vero nessuno lo ricorda ma
tutte e tutti la chiamano Piccola Patulla e molte e molti aggiungono sottovoce,
in un bisbiglio, un borbottio, un sussurro ‘birbottola’, per sottolineare che,
seppur piccolissima, ne combina tante e ha sempre in mente qualcosa di
impertinente. Un giorno la mamma le proibì di dormire nelle tazzine da caffè: “Hai
la tua cameretta, dormi nel tuo lettino!”
La Piccola Patulla ne combinava davvero
tante. Un bel giorno la mamma le disse: “Piccola Patulla indossa il maglione e
il giacchetto prima di andare a giocare al parchetto”. La Piccola Patulla per
tutta risposta uscì saltellando fuori dalla porta indossando maglietta, sandali
e gonna corta. La mamma la rincorse col maglione, il giaccone, scarponi e
calzettoni ma in men che non si dica la piccoletta era già nel parco a giocare
sull’altalena. Era così scordarella, però, che si era sbagliata e tendeva le gambe
per andare indietro piegandole per andare avanti. “Piccola Patulla stendi le
gambe per andare avanti e piega le gambe per andare indietro”, le diceva la
mamma da lontano, sempre col maglione in mano che cercava di farle indossare
invano.
“Piccola Patulla, indossa il maglione, è
freddo!” diceva la mamma “Sì sì ora vengo ora vengo”, rispondeva la Piccola
Patulla e intanto si infilava sul gioco più alto prima di lanciarsi a capofitto
sullo scivolo finché un refolo di vento le soffiò sul pancino, sul collo e nell’orecchio
FIUUUUU FIUUUU FIUUUU…..BRRRRR BRRRRR BRRRRR fece la Piccola Patulla e subito
dopo ECCì ECCì ECCIÙ “Piccola Patulla vieni qui, indossa il giaccone!”, le diceva
la mamma e lei rispondeva “Sì Sì mamma ora vengo ora vengo”, prima di lanciarsi
in una corsa appresso ad un aquilone. Ma ecco che un altro refolo di vento, un
po’ dispettoso, le soffiò sulle labbra, sugli occhi e sulle ginocchia FIUUU
FIUUU FIUUUU e lei ECCì ECCì ECCIÙ BRRRRR BRRRRR BRRRRR COFF CAFF CUFF
“Piccola Patulla adesso di corsa a casa!”,
intimò la mamma che la prese per una mano e la portò in casa. “Ora nell’acqua
calda! Tutto si cura con un bel bagno caldo!”. La Piccola Patulla si divincolò
ma poi si rilassò, la mamma le portò anche delle pezze calde con cui le
accarezzò il viso infreddolito, una bella tisana con miele e propoli GLU GLU
GLU e una tazza di brodo caldo. La asciugò per bene con asciugamani ben caldi e
con il fon FRUUUUUUUUUUUUU.
La Piccola Patulla si addormentò come un
ghiro in letargo.
L’indomani il raffreddore era passato e
lei aveva imparato ad ascoltare la mamma…. Ehm… beh… il raffreddore passò dopo
un paio di giorni e, appena finito, la Piccola Patulla saltò fuori dalla porta
per andare a giocare al parco con la maglietta, la gonna corta e un
maglioncino.
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