Dibidibidù aveva dimenticato di chiudere
gli scuri la sera prima.
“Non dimenticare le finestre”, gli aveva
detto la mamma ma era troppo impegnato a provarsi e riprovarsi il cappello, bello,
nuovo nuovo, gli stava proprio a pennello per ricordarsi di chiudere le
imposte.
E così la luce del giorno lo aveva colpito
in pieno viso.
Quanto aveva dormito?
Troppo poco, era appena iniziata l’estate.
All’idea dell’estate appena cominciata Dibidibidù,
anche detto Dibù per gli amici, ebbe un fremito e cominciò a dondolare qui e
là.
Si alzò di scatto, indossò il suo
cappello e provò un passo di danza come quelli che aveva visto ballare lì, nel
grande parco, la sera prima.
C’erano le luci colorate, l’orchestra
jazz, donne con gonne e tacchi, uomini con giacca e cappelli, gracidare di rane
e grilli, aria fresca e rumore di acqua che scorre: tutto era così perfetto e
poi c’era lei, oh Juliette, lei era diversa da tutte le altre ragazze, lei
aveva swing!
Ora sapeva cosa volesse dire l’amore ed
era proprio qualcosa di grande perché
It don’t
mean a thing if it ain’t got that swing
Doo
wah, doo wah, doo wah, doo wah
Doo
wah, doo wah, doo wah, doo wah
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