giovedì 16 aprile 2020

Storielle jazz. Dibidibidù swing


Dibidibidù aveva dimenticato di chiudere gli scuri la sera prima.
“Non dimenticare le finestre”, gli aveva detto la mamma ma era troppo impegnato a provarsi e riprovarsi il cappello, bello, nuovo nuovo, gli stava proprio a pennello per ricordarsi di chiudere le imposte.
E così la luce del giorno lo aveva colpito in pieno viso.
Quanto aveva dormito?
Troppo poco, era appena iniziata l’estate.
All’idea dell’estate appena cominciata Dibidibidù, anche detto Dibù per gli amici, ebbe un fremito e cominciò a dondolare qui e là.
Si alzò di scatto, indossò il suo cappello e provò un passo di danza come quelli che aveva visto ballare lì, nel grande parco, la sera prima.
C’erano le luci colorate, l’orchestra jazz, donne con gonne e tacchi, uomini con giacca e cappelli, gracidare di rane e grilli, aria fresca e rumore di acqua che scorre: tutto era così perfetto e poi c’era lei, oh Juliette, lei era diversa da tutte le altre ragazze, lei aveva swing!
Ora sapeva cosa volesse dire l’amore ed era proprio qualcosa di grande perché
It don’t mean a thing if it ain’t got that swing
Doo wah, doo wah, doo wah, doo wah
Doo wah, doo wah, doo wah, doo wah


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