sabato 11 aprile 2020

Storielle jazz. Benny Orso e Buddy Passero




Benny Orso aveva avuto una di quelle giornate ma di quelle giornate che è meglio non raccontare se non vuoi ridere fino a sentirti male.
Era andato di filato al pub dall’altra parte dell’isolato.
Pochi passi, cos’altro avrebbe potuto accadere?
Ecco, era proprio lì davanti alla porta del pub quando si sentì chiamare
“Hey Benny”
Quello era proprio il suo nome, giusto?
Quindi si girò con circospezione perché non sai mai cosa possa riservarti la fine di una giornata come quella.
Era Buddy Passero, non che Buddy sia un nome proprio adatto ad un passeraceo ma, beh, a volte queste cose vanno così e non puoi proprio farci niente.
Qualcuno inizia a chiamarti Buddy, per scherzo?, chi lo sa, e poi ecco che tutti quanti ti chiamano Buddy e tu neanche sai cosa fare per farti chiamare, che so, Passerotto, che sarebbe più adatto ma a quel punto che puoi farci? Niente. Nessuno capirebbe chi è Passerotto e tutti direbbero ‘ma chi, Buddy?’ e allora Benny rispose:
“Ciao Buddy che si dice?”
“Ah, ho avuto una di quelle giornate, sai..”
“Non me ne parlare”
“Anche tu?”
“Ah non mi far raccontare”
“Che ne dici di cantare?”
“Cantare?”
“Sì”
“No, al massino posso suonare”
“E sia, ti va?”
“Che domande: è sempre un buon momento per suonare”
“Fammi sentire che sai fare”
“Io suono il sax e tu?”
“La tromba?”
“Dai”

E fu così che quella giornata volò via, con tutte le sue disavventure, con le note che si libravano nell’aria trasportate dalle ali invisibili del jazz.

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