sabato 26 ottobre 2019

Le avventure del Giardiniere Garibaldi e Jane Tempesta da 1 a 10


Le avventure del Giardiniere Garibaldi e Jane Tempesta

1.

C'era una volta e c'è ancora un meraviglioso giardino con laghetti e salici piangenti, fiori e tante api. Il Giardiniere Garibaldi, che non si chiama proprio così ma somiglia talmente tanto all'eroe dei due mondi da essersi guadagnato quel prestigioso appellativo, pota le siepi per far sì che abbiano sempre una forma aggraziata, falcia l'erba affinché il prato sia sempre ben raso, concima e annaffia le piante cosicché siano ben rigogliose.
Un bel giorno arrivò nel giardino una donna con una lunga treccia bionda e si addormentò tra la capelvenere e i gigli, cullata dal suono soave del ruscello.
Quando Garibaldi la vide ebbe la sensazione di da sempre.
La coprì con una coperta decorata al tombolo da una ninfa con le code delle stelle comete e la lasciò riposare. conoscerla
Le preparò una colazione con frutti di bosco, panini, croissant, marmellate e nettare di rosa, accese un fuoco chiedendo un fulmine ad un nembo di passaggio e aspettò che si svegliasse.



2.

“YAWN” sbadigliò Jane Tempesta quando il sole raggiunse una ragguardevole altezza sopra l'orizzonte più orientale, proprio oltre una splendida quercia.
Si guardò intorno e, vedendo tutte quelle premure e la squisita colazione si chiese se per caso non fosse finita nel bel mezzo di una fiaba.
“Buongiorno”, le sorrise Garibaldi porgendole un fiore e chiedendole se avesse dormito bene.
Lei si stropicciò gli occhi.
Forse stava sognando?
Era Garibaldi quello che le stava porgendo del nettare di rosa?
“Buongiorno”, ripeté il giardiniere che si affrettò ad aggiungere: “dormito bene?”
Jane Tempesta si sentiva confusa e un po' stralunata.
Tutto le sembrava alquanto irreale.
“Sì, grazie ma... dove sono?“
Il Giardiniere Garibaldi ridacchiò, “Oh beh, in un giardino direi”.
Jane era al culmine della confusione: non era certo sua abitudine dormire all’aperto e non ricordava di essersi recata in un campeggio. Peraltro, non vi erano tende intorno a lei, né roulottes, camper o qualunque altro elemento che potesse far pensare ad un camping. Sembrava davvero un giardino, e allora cosa ci faceva lì?



3.

“Vuole qualcosa da mangiare?”, sorrise Giuseppe Garibaldi stranamente vestito da giardiniere.
Lei lo aveva sempre visto ben fiero col suo poncho nei libri illustrati oppure su cavalli di bronzo nelle piazze delle città.
E comunque, a prescindere dal poncho o dal grembiule da giardinaggio, le pareva proprio che fosse vissuto parecchi anni prima di quel giorno.
L’odore di un croissant caldo e fragrante disperse per qualche istante la nebbia di dubbi, ringraziò e divorò tutto il contenuto del cestino che le aveva portato il giardiniere: panini, salsicce, croissant, fette biscottate, marmellate e tante altre prelibatezze.
“Ha cenato ieri sera?” le chiese soddisfatto di tanto appetito Garibaldi
“Mi pare di no”, rispose Jane cominciando a ricordare qualcosa.
Le immagini le riaffioravano alla memoria lentamente, srotolando una matassa di onirismi che si intrecciava con la realtà. Le palpebre erano ancora bagnate dalla rugiada. Intorno a lei tutto era meraviglioso. I raggi del sole appena sorto si adagiavano comodamente sulle ragnatele e impreziosivano le piccole gocce di acqua del mattino.



4.

“Mi chiamo Jane”
Il Giardiniere Garibaldi strinse la sua mano.
‘Io quasi non ricordo più come mi chiamo, tutti mi chiamano Garibaldi, dicono che gli somiglio’
Jane rise senza pudore
GARIBALDI: Che c’è da ridere?
JANE: Niente di che
GARIBALDI: Ah no?
JANE: No è che
GARIBALDI: Cosa?
JANE: Pensavo di sognare ancora
GARIBALDI: E di aver incontrato Garibaldi in persona?
JANE: Sì
GARIBALDI: Mi spiace deluderla ma..
JANE: Diamoci del tu, va bene?






5.

Jane e Garibaldi stettero per qualche minuto a ridere e guardarsi di sottecchi poi

GARIBALDI: Dobbiamo sbrigarci
JANE: Per cosa?
GARIBALDI: Dobbiamo togliere tutte queste cose dal prato
JANE: Oh certo
GARIBALDI: Non per niente ma
JANE: No no certo, capisco capisco
GARIBALDI: Tra un po’ arriveranno i visitatori del giardino
JANE: I visitatori?
GARIBALDI: Non ricordi proprio niente eh?
JANE: No, sì, cioè
GARIBALDI: Siamo nel Giardino di Ninfa
JANE: Di Ninfa?
GARIBALDI: Sì, è uno splendido giardino non lontano da Roma
JANE: E tu sei un giardiniere?
GARIBALDI: Sì, il responsabile del settore manutenzione, tutela e conservazione delle aree verdi
JANE: Ah
GARIBALDI: Dai, sbrigati, poi ti spiegherò meglio



6.

Jane Tempesta e Giuseppe Garibaldi si rifugiarono presso un capanno segreto che conoscevano soltanto gli addetti ai lavori, buttarono le immondizie in appositi secchi, facendo attenzione a differenziare bene, Jane si lavò le mani e il viso, si rassettò i capelli e uscirono, come se niente fosse, dirigendosi verso l’ingresso principale da una via laterale per non destare attenzioni.

GARIBALDI: Usciamo da questa parte
JANE: Bene
GARIBALDI: Se vuoi, aspettami lì, vicino al grande leccio
JANE: Il leccio?
GARIBALDI: Sì è un albero con foglie vagamente simili a quelle di un ulivo e con ghiande
JANE: Ah ho capito
GARIBALDI: Benissimo
JANE: E quando arriverai?
GARIBALDI: Tra poco
JANE: Sicuro?
GARIBALDI: Certo
JANE: Grazie
GARIBALDI: Di niente
JANE: A dopo



7.

Jane sgattaiolò fuori dall’entrata laterale, cercò il grande leccio.
Non aveva grandi conoscenze botaniche ma la spiegazione di Garibaldi era stata esauriente e lo individuò ben presto.
Da lì poteva guardare i turisti entrare dall'ingresso principale, diligentemente in fila, chi con cappelli di paglia, chi con zaini, chi cercava di placare la curiosità di bambini e ragazzini cantando canzoncine orecchiabili quali, ad esempio, Oh mia bella Gigogin.
Senza farsi scorgere, canticchiò anche lei quelle arie tanto familiari e si rilassò.
Ripensò a quando anche lei era bambina e un senso di protezione e tenerezza la avvolse.



8.

Garibaldi non sapeva cosa pensare di quella giovane tanto confusa. Aveva letto da qualche parte che di fronte a tanta beltà, magari guardando un quadro o un'opera d'arte, le persone potevano, in alcuni casi, avere malesseri e perfino perdere conoscenza.
Garibaldi amava moltissimo il giardino ma avrebbe davvero potuto generare una reazione tanto forte?
Questo non lo poteva sapere.
Concluse in fretta le sue brighe e le sue faccende, dunque si tolse la tuta da lavoro e indossò i soliti abiti.  Si lavò mani, barba e viso, si pettinò i capelli e uscì.
Chissà se Jane, aveva detto di chiamarsi così, nevvero?, lo stava aspettando oppure se era scappata via?



9.

JANE: Pensavo che non saresti più arrivato
GARIBALDI: E io temevo di non trovarti
JANE: Certo che gli somigli proprio
GARIBALDI: a Garibaldi?
JANE: sì
GARIBALDI: Adesso ricordi dove sei?
JANE: Sì ma ho una gran fame
GARIBALDI: Sei una buona forchetta
JANE: No, è che... beh, sì

Il giardiniere e l'affamata turista risero come bambini e si incamminarono verso un luogo di ristoro nelle vicinanze.



10.

JANE: Chissà che penserai di me
GARIBALDI: Per il momento niente di male
JANE: Ah bene
GARIBALDI: Diciamo che impiego un po’ prima di formarmi un giudizio su una persona
JANE: E questo mi sembra alquanto sensato
GARIBALDI: Oh non so
JANE: Sei timido?
GARIBALDI: Un po’ è che
JANE: Cosa?
GARIBALDI: Solitamente vedo spuntare fiori o erbacce non fanciulle addormentate nel giardino, ecco
JANE: A me non capita spesso di addormentarmi in qualche giardino
GARIBALDI: Soprassederò
JANE: Su cosa?
GARIBALDI: Sul fatto che tu abbia definito il Giardino di Ninfa ‘qualche giardino’
JANE: Ah, scusa
GARIBALDI: Dai sto scherzando
JANE: È molto bello
GARIBALDI: È un po’ più di bello
JANE: Già
GARIBALDI: Per me è un luogo incantato
JANE: Oh, beh non posso proprio negarlo

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