Octopus Charlie
C’era una volta e c’è ancora un
meraviglioso parco naturale in cui vivono moltissime specie animali senza
disturbarsi troppo e in cui è possibile ammirare una vegetazione spettacolare.
Il parco raggiunge dolcemente il mare, un lembo protetto anch’esso da una legge
nazionale, dove pesci, alghe e altri esseri viventi sguazzano senza essere disturbati
dagli umani. Un bel giorno arrivò nell’oasi un octopus con un carattere un po’
spigoloso. Aveva un muso sempre arrabbiato e sembrava che da un momento all’altro
dovesse girarsi di scatto e schiacciare qualcuno o qualcosa con le sue poderose
braccia. Era davvero molto intelligente ma gli altri pesci, i ricci e persino
le spugne ritenevano prudente non avvicinarsi troppo. Pipino, un pesciolino tanto
piccolo quanto coraggioso, si appropinquò all’octopus e, tremando di paura ma con voce
sicura lo apostrofò: “Octopus come ti chiami?”, l’octopus si girò verso di lui,
tutti quanti pensarono che per il pesciolino non ci sarebbe stato scampo… “Charlie,
piacere e tu?”
“I i i i iii io mi chiamo Pipino”
“Sai suonare?”, chiese l’octopus
“Suonare?”
“Sì, suonare”
“Ma io veramente….”
“Stavo cercando un mio amico, sai, per
fare una bella jam session, io suono la batteria ma qui non mi parla mai
nessuno, non mi pare un habitat molto socievole, sei il primo che mi saluta
dacché sono arrivato e tutti quanti scappano quando mi vedono”
“Ma tu non vuoi picchiare nessuno?”
“Oh no davvero! L’unica cosa che mi
piace battere è la bacchetta sulla pelle del tamburo ben tesa” rispose Charlie
l’Octopus ridendo sguaiatamente.
Si sentì distintamente un sospiro di
sollievo in tutta l’oasi e a quel punto, ma solo allora, tutti quanti si
presentarono e salutarono Charlie.
Dopo un po’ di tempo, quello necessario
per le varie presentazioni, Charlie poté finalmente mettere le mani su delle
bacchette e una batteria e cominciò a suonare così bene che non vi fu altro da
fare che starlo ad ascoltare.
Molto liberamente ispirato a Charlie Antolini.
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