domenica 2 febbraio 2020

Storielle jazz. Il pastorello e la grande festa


Il pastorello e la grande festa

C’era una volta e c’è ancora un parco naturale tra gli Appennini in cui si danno appuntamento, in un giorno e ad un orario che varia ogni anno in base a criteri imprevedibili, gnomi, elfi, fate, streghe e cernunni per celebrare il solstizio o l’equinozio oppure altre ricorrenze naturali. In realtà, più che per celebrare qualcosa, si incontrano per il piacere di stare insieme. Un giorno, un giovane pastorello si trovò per uno strano caso del destino a pascere le pecore del suo gregge a pochi passi dal luogo prescelto per la riunione. Il tintinnio delle campanelle e il belare quieto degli ovini lo stava quasi facendo addormentare quando gli sembrò di vedere uno gnomo e poi un altro e un altro ancora. Si stropicciò gli occhi e uno sciame di fate volanti gli accarezzò i ricci neri e folti, sbatté le palpebre e vide una strega a cavalcioni di un cernunno, una creatura enorme metà uomo e metà cervo, roteò le pupille ed ecco un gruppo di elfi dirigersi verso una radura al di là della faggeta. Il pastorello parlò coi suoi fedeli cani maremmani e disse: “Aspettatemi qui, voglio andare a vedere cosa succede”. Il cane più anziano gli abbaiò in risposta: “Lascia perdere, non ti immischiare, stai con noi”. Il pastorello ringraziò per il saggio consiglio, prese una tromba che portava sempre con sé e rispose: “Se dovessi essere in pericolo suonerò queste note” PEREPEREPE. “Va bene”, guaì il cane. Le pecorelle si strinsero l’una all’altra e si addormentarono mentre il pastorello si addentrò nella faggeta. Quale sorpresa quando vide tutto quel mondo colorato e vivacissimo che si affaccendava per quella che sembrava proprio una festa. Come avrebbe fatto a non farsi scoprire?
Decorò alla meglio i suoi calzari con foglie e bacche, intrecciò velocemente una coroncina con rami di quercia, si dipinse simboli sul volto con il fango e sfoderò la sua tromba: cosa c’era di più naturale di un trombettista ad una festa?
Il pastorello si aggirò indisturbato, con la meraviglia negli occhi e la felicità di una scoperta meravigliosa, poi trovò un piccolo poggio e soffiò con tutto il fiato che aveva nella tromba imitando i suoni che aveva sentito su un disco di un trombettista molto famoso che si chiamava Miles Davis. Gnomi, elfi, fate, streghe e cernunni si girarono a guardarlo, non lo avevano mai visto prima ma aveva proprio talento. Si lanciarono uno sguardo di intesa e di sfida, sfoderarono i loro strumenti e si lanciarono in una improvvisazione frenetica e complicatissima, sfidando il giovane a seguirli. Il pastorello capì al volo, li seguì senza sbagliare e, soprattutto, evitando di emettere la sequenza di note che avrebbe richiamato i suoi cani. Ad un certo punto, senza capire neanche perché, si addormentò di sasso, streghe e cernunni lo riportarono dal suo gregge lasciandogli tra le mani, però, una bellissima tromba nuova. Quando il pastorello si svegliò, si sentiva intorpidito e aveva la sensazione di aver sognato un sogno bellissimo, guardò i suoi cani che fecero finta di niente sorridendo sotto i baffi, lui toccò la sua tromba e… che sorpresa quando vide quello splendore luccicante! Da quel giorno il pastorello non smise mai di soffiare nella sua tromba e vennero da tutti gli angoli del pianeta per ascoltarlo suonare.

Storiella molto liberamente ispirata ad un racconto di Paolo Fresu ne 'La musica dentro', edito da Feltrinelli, sulle esercitazioni del grande jazzista italiano nelle campagne di Budoni, nei pressi di Berchidda.


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